Più temibile di un “Tua suora!”

DogvilleIo di Dogville, l’ultimo film di Lars Von Trier, fate il piacere, non voglio sapere niente di niente.
Von Trier, avete presente? Quello con la fissa della camera a mano, delle riprese tremolanti, della visione della vita come un’insieme eterogeneo di atroci sfighe che si susseguono fino alla morte.
Il regista de “Le onde del destino”, insomma. Quello che, dovendo descriversi, ha scelto la seguente frase: «Io, Lars Von Trier, sono un semplice masturbatore del grande schermo». Un genio: la parola “fine” al dibattito sul significato delle riprese sussultanti e sulla preferenza per la cinepresa retta con una sola mano.
È sufficiente sappiate che con i film di Von Trier non si diventa ciechi, ma ci si tocca ugualmente.

Se proprio non potete perdervelo, ricordate che le riprese del vostro regista preferito riescono a simulare i vuori d’aria meglio delle “Space Mountains” di Disneyland. La visione è controindicata alle persone più soggette a disturbi quali nausea e vertigini. Prevenite assumendo una compressa di Xamamina o applicando cerotti di scopolamina almeno quattro ore prima della visione, e ricordate che, in caso di necessità, tutte le poltrone dei cinema che proiettano Dogville sono dotate per legge di “sickness bags” da utilizzare prontamente in causo di nausea.
Non tutti – questo va detto – disprezzano la vacillante tecnica di Von Trier: pare che le sue tipiche riprese siano particolarmente apprezzate per la fluidità da steadycam in giappone, durante i terremoti, e da Giovanni Paolo II.

Di Dogville, dicevo, non voglio sapere trama, inizio o finale. Preferisco impiegare il tempo lasciandomi intrattenere da storie più allegre e nelle quali la gente soffre meno, molto meno che nei lungometraggi del danese instabile. Tipo “La via Crucis”, “E.R.”, o gli annunci mortuari.
Non l’ho visto, né andrò a vederlo, anche perché visto uno, visti tutti, e la trama non può che svolgersi suppergiù questo modo: “Una ragazza povera ma avvenente esce da una tabaccheria e viene rapinata della schedina del Totogol. Cadendo, resta zoppa. I medici non sono ottimisti: barcollerà per sempre. Per questo motivo il fidanzato la lascia, ma prima le dà un ultima botta per assicurarsi che rimanga in stato interessante. A causa dell’unico rapporto prematrimoniale i genitori, ferventi cattolici oltranzisti, la ripudiano. Diseredata – non ha più neanche i soldi per pagare l’affitto -, viene sfrattata. Sceglie la vita di strada ma, non avendo un protettore, le colleghe la riempiono come una zampogna. Perde il bambino e, quando sporge denuncia presso la polizia, quelli non capiscono e si mettono a cercarlo. Le chiedono come si chiama, com’era vestito, e lei risponde che presume fosse nudo, e che non ne conosce ancora il nome. La sbattono in gattabuia, accusata di violenza carnale, atti di libidine su minore e occultamento di cadavere. Lei sulle prime la prende bene, se non fosse che un gruppo di lesbiche che non si depilano se la gioca a poker tutte le sere. Esce di galera dieci anni dopo, invecchiata. È irriconoscibile. I genitori la aspettano al di fuori della prigione, pronti al perdono ma, appunto, non la riconoscono. Lei pensa al suicidio e sceglie l’ossido di carbonio, ma non ha una casa, figuriamoci una macchina. Decide di rubarne una e a) scopre che è elettrica; b) la beccano in pieno e la riportano in galera, dove le lesbiche villose hanno ormai imparato a giocare a Bridge. Finale travolgente e, per la prima volta in Von Trier, foriero di speranza: il tizio che l’ha rapinata della schedina fa 6 al Totogol”.

Più o meno.

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14 Commenti

  1. il movimento della cinepresa in dogville e’ piu’ tradizionale (e, soprattutto, non fa vomitare), e ti consiglio di vederlo. ovviamente, per evitare spoilers, non ti posso dire perche’.

  2. e invece stavolta sbagli, caro Gianluca : nel finale di Dogville, la sfigata di turno si prende una bella rivincita !

  3. ahi, intervento completamente sbagliato. va bene non amare il cinema, ma hai sbagliato proprio con la storia. come ha già detto qualcuno, qui la sfigata di turno non è proprio candy candy…

  4. Che brutto deve essere sentirsi in obbligo di scrivere di tutto…soprattutto di ciò che non si ama perchè non lo si comprende.

  5. Intervento diveretente, perchè ridicolo in se stesso, soprattutto ora dopo aver visto il film. Com’è vero che solo i grandi sfuggono ai classici stereotipi.

  6. vabbe’, ognuno puo’ avere i suoi gusti. a Neri non piace Von Trier, amen. certo, parlar male di un film prima di averlo visto e’ peccato mortale, ma la punizione e’ gia’ nel fatto che non vedra’ un film stupendo ed epocale come Dogville…

  7. sì, intervento sbagliato e pure un po’ ‘gnorantello, però – confesso – mi sono divertita leggendo la possibile trama :)

  8. ok, ok, stroncarlo prima di vederlo non è elegante.
    io prima l’ho visto.
    come anche gli altri. con somma fatica.
    non scrivo recensioni ma se la scrivessi ricalcherebbe la tua, secondo me profetica.
    più di ogni vanità registica, questa volta, mi infastidisce il tono, ancora più profetico del solito. ti spiega tutto, perchè oltre a credersi oltremodo intelligente, ti prende anche per un idiota.
    snocciola il suo teorema con una bella voce fuori campo e non lascia spazio a nessuna contestazione.
    ma vaffanculo va’…
    per una volta d’accordo,
    Il Mullah.

  9. L’enorme libertà di espressione che la rete fornisce a ciascuno qualche volta finisce con il dare alla testa.
    L’affascinante possibilità di esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento ci passi per la testa sembra provocare, perlomeno in certi soggetti, una irresistibile (quanto molesta) coazione alla tuttologia.
    Non diversamente spiegabile è il fatto che una persona all’apparenza intelligente e raziocinante quale Gianluca Neri si abbandoni alla recensione di un film che egli stesso dichiara di non avere visto (“Non l’ho visto, né andrò a vederlo.. ), lasciandosi andare a considerazioni che dimostrano la sua totale ignoranza del cinema di Von Trier, i cui film, contrariamente a quanto singolarmente sostenuto ( ..anche perché visto uno, visti tutti”) sono estremamente diversi l’uno dall’altro

  10. È meglio parlare male di un film bene, oppure parlare bene di un film male? La tua recensione al buio fa a gara (di bellezza) con il film.
    Grazie, e non andare mai al cinema!

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