C.V.D.

C’è voluto un po’, ma ho scoperto il segreto per leggere Rolli senza dover tenere il Maalox a portata di mano.
Il sistema è semplice, bastava pensarci. I pezzi che Rolli sceglie di citare sono ingegnosi quasi quanto la crittografia. Prendete un suo post a caso (questo, ad esempio: un articolo di Massimo Teodori per il Giornale), cancellate mentalmente le cose di destra che vi trovate e lasciate dove sono quelle di sinistra.
Scoprirete, calcolatrice alla mano, che se ne va a remengo soltanto il 30% del testo.
Il rimanente 70% di Rolli, sapientemente occultato dall’insegna “Arbeit macht frei”, è inesorabilmente di sinistra. Che lo voglia o no.
È tempo che se ne faccia una ragione. Ma deve anche sapere che col tempo sapremo accettare la cosa, le vorremo bene e non le faremo pesare questa diversità.

Qui di seguito, la prova del nove.

Sono in circolazione persone e giornali che si eccitano solo a sentir parlare di “Pidue”. Deve essere un’irrefrenabile piacere onanistico quello provocato dall’evocazione della famosa Loggia, del suo fu-Gran Maestro Gelli e dei suoi accoliti, il cui appellativo “piduista” viene ormai utilizzato come il più losco insulto che si possa rivolgere ad un nemico.
Per questi cultori del piacere solitario, P2, piduismo e piduista non sono più termini legati a una specifica vicenda che ha segnato una determinata stagione, dagli anni settanta ai primi ottanta, bensì una categoria universale al di fuori del tempo che va mantenuta sempreverde per essere utilizzata ogni qualvolta si vuole passare dal ragionamento all’insulto, dalla realtà alla metafora, e dall’intelligenza delle cose all’ottusità dell’ideologismo.
In questi giorni la Repubblica si è di nuovo immersa in questo piacere. Qualche giorno fa ha inviato la brava Concita de Gregorio ad intervistare l’ultraottantenne Licio Gelli titillandolo sui temi da sempre cari al giornale del fondatore.
Il Gran pensionato di Arezzo, ovviamente, non si è lasciata sfuggire l’occasione portagli sul piatto d’argento dall’organo del progressismo, ed ha dato fondo al consueto repertorio di allusioni trasversali, di ricatti piccoli e grandi, di chiamate in causa di uomini del potere a cominciare da Berlusconi, passando per Cicchitto e non trascurando Fini, Cossiga e Maurizio Costanzo. Figuriamoci.
Dopo più di vent’anni di astinenza ricattatrice e di deprivazione narcististica, il fu-Gran Maestro, sotto l’impulso titillatorio della Repubblica non poteva che riproporre rinfocolandolo il bidone del sedicente “Piano di rinascita nazionale”, cioè a presentarsi di nuovo sotto specie del grande architetto della riforma politico-istituzionale dell’Italia allo sfascio.
Ma il godimento che produce Gelli, per i cultori del suo sport preferito, va prolungato oltre ogni ragionevole pudore. Così, dopo l’incontro di Arezzo, non poteva mancare una bella intervista a Tina Anselmi che rimpiange la sua stagione aurea quando riuscì, con il pieno sostegno dei comunisti oltre che della sinistra DC, a far credere agli italiani che quell’allegra brigata di mascalzoni, affaristi e sostenitori delle forze del compromesso storico nel cui interesse oltre che in quello personale conducevano gli sporchi affari partitocratici, era in realtà un esercito politico golpista.
“Ha vinto Gelli, l’uomo del ricatto, la nostra battaglia è stata inutile”, esclama la vecchia staffetta partigiana, come suole definirsi, disvelando che il bersaglio nella riesumazione del Gran maestro è in realtà il presidente del consiglio e la sua maggioranza di centrodestra.
In questa logora rappresentazione di un tempo che fu e non è più, non poteva mancare il professore Nicola Tranfaglia che, dalle colonne della Unità, ripropone senza sosta la teoria del “Doppio stato” che è stata e continua ad essere il suo cavallo di battaglia nell’interpretazione storiografica dell’Italia contemporanea. A tal fine Gelli va sempre bene, benissimo, anzi è indispensabile.
Per lo storico torinese “il filo nero che ha caratterizzato la storia repubblicana è emerso attraverso tentativi di colpi di stato, stragi, azioni terroristiche culminate con la stagione drammatica che molti ricordano… Nella sua intervista Licio Gelli non ha fatto altro che prendere atto della sua vittoria quasi postuma, del successo proprio degli uomini, Berlusconi, Cicchitto, che vent’anni fa aveva scelto per la sua azione, la stima e l’amicizia per Cossiga…”. Ecco che il cerchio si chiude sotto l’eccitazione piduistica.

Caratteri cancellati: 885 su 3007. Ovvero il 29,4%.
Più facile delle divisioni con il resto. Come volevasi dimostrare.

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4 Commenti

  1. Questa è geniale. Bisogna segnalare a Labranca che Emilio Isgrò, con le sue opere grafico-poetiche di cancellazione delle parole, è diventato finalmente utile a qualcosa!

  2. qualche republicone redazionalmente corretto direbbe che rolli e teodori sono inconsapevolmente gregari. oppure, giustamente (ndgiulio), che sono straincazzati con l’establishment curturale de sinistra

  3. Andrea’s version – Neri’s version

    Questo post aderisce alla campagna: ” Fatti leggere anche da Gianluca Neri !”Andrea’s versionTitolo del nuovo libro: “Il sangue dei

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