19 Commenti

  1. fantastico fantastico fantastico.. chi e’ che riesce a farmi il clone di postal market per il mio weblog!???

  2. Carino, pero’ una volta queste cose le facevano personaggi misteriosi che si celavano dietro provider russi che rimbalzavano su siti bulgari che rimandavano a pagine rumene che portavano al nulla assoluto.
    Insomma lo facevano con un certo stile, erano gli imprendibili pirati del web, figure un po’ mitiche e un po’ misteriose.
    Qui invece c’e’ una colonnina a sinistra con le scuse e le precisazioni dell’autore che si alliscia anche un po’ quelli di repubblica, dicendo in pratica, se da fastidio, vostre maesta’, ditelo che lo cancello.
    Eh sì, fa bene e dire cosi’, anche perche’ il tipo (o tipa) ha un blog su splinder, mica un sito nero/verde su server da.ru con redirect nel buio profondo.
    Splinder, come tutti i provider, e’ obbligato a fornire tutti i dati in caso di azione penale, quindi qualche rischio in effetti e’ plausibile.
    (Anche se io dico che Zucconi e soci sono persone di spirito…).

    Ma il punto e’ un altro: fare un blog e’ facile, forse troppo. Si usano questi servizi tipo splinder ecc. et voila’, il gioco e’ fatto.
    Pero’ alla lunga c’e’ un rischio: si tende a perdere la vecchia mania di smanettare con le tecnologie, i server, l’ftp, gli script ecc.
    Si diventa utenti semplici anziche’ artigiani del web, come molti di noi furono in passato.
    E come utenti semplici, lontani anni luce dal comprendere i meccanismi profondi dello strumento che usiamo, rischiamo di essere sempre piu’ in balia di chi comanda , sempre piu’ esposti e controllati.
    Il tempo dei cavalieri solitari è passato: i servi della gleba lavorano la terra del padrone, il quale, ovviamente, ha potere di vita e di morte su di loro.

  3. x Paul Olden: concordo con te su buona parte delle argomentazioni. Ma intendo fare qualche precisazione. La “tipa” in questione (io), senza dubbio ha preferito pararsi il culo in partenza, anche per i motivi da te citati. Ma escludendo il fatto che sono su uno spazio “visibile” e che quindi i miei dati sono facilmente rintracciabili, in generale non amo molto fare le cose di nascosto. Non getto il sasso e poi ritiro la mano. Metto sempre firma e indirizzo su tutto. Questo anche perchè la mia (chiamiamola così) “opera di ritocco” si basa sul lavoro e sul sudore di qualcun’altro. A cui può dare notevolmente fastidio quello che ho fatto. Non sono il cavaliere mascherato, o il giustiziere che deve perorare non so quale causa. Non mi sembra giusto fare oggi come oggi il cavaliere misterioso, con i siti che rimbalzano da un dns a un altro. Credo che questi personaggi abbiano fatto il loro periodo; oggi ancor di più perchè probabilmente sarebbero comunque rintracciabili… Perchè nascondersi dietro un dito (o un sito fake), quando le stesse cose si possono dire apertamente, ma con un rapporto tra chi prende per il culo e chi è vittima un po’ (si spera) più civile? ;-)

  4. Oh, si, dal tuo punto di vista hai perfettamente ragione. Pero’ la mia era una riflessione ( che mi riprometto di sviluppare meglio) , sui cambiamenti in atto.
    E’ vero: l’anonimato puo’ essere vigliaccheria, puo’ essere anche deleterio e pericoloso.
    Ma il mio discorso verte su altre considerazioni, di carattere piu’ tecnico e, se vogliamo, anche un po’ filosofico.
    La conoscienza tecnologica dei meccanismi e dei linguaggi di programmazione sara’ sempre piu’ roba da addetti ai lavori?
    Perche’ c’e’ stato un tempo in cui non era cosi’ , c’e’ stato un tempo in cui erano gli utenti a smanettare. E a capire come funziona.

    Io questo lo riengo importante, per questo mi preoccupa il fenomeno dei servizi “crea il tuo blog in pochi semplici passaggi” . Mi preoccupa che sempre piu’ gente che gestisce un sito non abbia idea di come funzioni un server.
    La rete e’ anche nostra nella misura in cui sappiamo metterci le mani.

  5. Olden, ma è chiaro che più aumenta il numero degli utenti, e più diminuisce la percentuale di quelli che “ci sanno mettere le mani”. Però se guardi la cosa con numeri assoluti ti accorgi che invece il numero di smanettoni, aspiranti tali, o futuri tali è aumentato! Non puoi pretendere che tutti gli utenti della rete siano in grado di mantenere un server ftp, scrivere un sito in PHP o un’applet Java… pensa al paragone con l’automobile: agli albori i pochi che se la potevano permettere facevano da sè le riparazioni, poi con la mobilità di massa sono venuti fuori i meccanici! Mi sembra abbastanza normale, anche se in effetti il paragone fa acqua da tutte le parti la sostanza è che quello che intendi tu è materialmente impossibile, a meno di non insegnare linguaggi di programmazione web fin dalle scuole elementari e lasciar perdere la Divina Commedia…

  6. Si, anche questo e’ vero, Geps.
    Tu prendi atto della situazione con lucidita’, io forse sono disturbato dal sentimentalismo.
    Eppure c’e’ qualcosa che non mi quadra. Penso che il web non sia il solito elettrodomestico o la solita tecnologia venduta alle masse di consumatori svogliati. Penso alla rete come ad un vero e proprio territorio che merita conoscenza e partecipazione da parte di tutti.
    Diversamente ci saranno solo i baroni di turno che faranno i loro latifondi, lasciando ai contadini la coltivazione del grano, ma non il mulino , che sara’ sempre rigorosamente nelle loro mani.
    Per questo i contadini devono avere la conoscenza, la cultura e gli ideali per confrontarsi senza timore con i signorotti.
    Quante volte i tentativi di imporre restrizioni e regole vessatorie sono stati vanificati dalle capacita’ tecniche degli smanettoni che le rifiutavano?
    Sara’ ancora cosi’ in futuro?
    La naturale propensione all’anarchia della rete mondiale continuera’ a vincere sui tentativi di imbrigliamento?

    La rete e’ quella che e’ anche grazie alla diffusione delle conoscenze tecniche tra gli utenti. Sara’ ancora cosi’ in futuro?

    Sono domande che mi faccio, non ho le risposte.

  7. Il mio esempio faceva acqua da tutte le parti perchè il web, al contrario dei mezzi di locomozione, non è un semplice strumento tecnico, ma un veicolo per trasportare le idee. E questo non moriranno mai, a prescindere dal mezzo che si adotta per trasportarle. A seconda del momento storico che viviamo può essere prevalente la voglia di esprimersi liberamente o l’azione vessatoria dei “padroni del vapore”. Ma stai sicuro che la veicolazione delle idee non si fermerà mai,indipendentemente dalla tecnologia. Non possono impadronirsi di tutti i canali, è materialmente impossibile, ma soprattutto un sistema che riuscisse a farlo collasserebbe sotto il peso della propria struttura di controllo. Chiamami ottimista, ma penso che le cose stiano così…

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