Se qualcuno di Amnesty fosse in ascolto…

È ufficiale: al 26° giorno i redattori del sito ufficiale del Grande Fratello hanno sbroccato. A giudicare dall’enfasi con la quale commentano i vari eventi all’interno della casa di Cinecittà (e quest’anno non è niente: l’anno scorso la cronaca notturna era affidata ad un Pascoli in erba), quelli che dovrebbero essere nominati e poi liberati, in realtà, sono loro.
Nel prefabbricato in cui sono stipati i redattori di Jumpy, adiacente l’acquario del Grande Fratello, qualcuno si droga. Oppure ha bisogno di uno specialista serio. Parlo in particolare di quello che, ispirandosi a De Crescenzo e al suo “Così parlò Bellavista” (permettetemi l’inglesismo: mej cojoni), ha disposto tutti i personaggi dell’ormai logoro reality show su un piano cartesiano (figura a lato) composto dalle assi delle ascisse “amore-odio” e delle ordinate “libertà-potere”.

Tra parentesi: la pagina coi i video delle varie stanze resiste imperterrita in linea ormai da 27 giorni, nell’indifferenza totale. L’anno scorso, sedici secondi dopo la messa online, un killer della Yakuza mi avrebbe seccato con un bussolotto avvelenato alla base del collo. Per quest’edizione niente di niente: che so, una diffida dalla Endemol anche via fax, una seppur vaga minaccia di fantomatiche azioni legali, una telefonatina. Mi sento trascurato.

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