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L'IndignatoCapita sempre più spesso che l’Indignato, il blog di Davide Ruda, entri a far parte della mia rassegna stampa quotidiana (intendendo i primi blog che leggo quando mi alzo, o quando ho tempo, perché in realtà non saprei contare quanti ne ho visitati a fine giornata). Prima mi capitava di farlo perché era ospitato sullo stesso server di Macchianera; ora perché ci trovo piccole perle come quella di oggi, a firma Stefano Sgambati: Preferisco ascoltare la mia canzone preferita, steso sul letto, con un braccio sugli occhi a generare buio. Preferisco parlare con un amico in macchina, a fine serata, osservando la brace della sua ultima Lucky Strike prima di salutarlo e andare a letto. Preferisco camminare in Via del Corso, girarmi quando passa una che mi piace e spiare da dietro l’effetto della sua camminata sulle pieghe dei bluejeans. Preferisco fare gol il sabato pomeriggio nelle partite di calcetto ed esultare come se avessi deciso la Coppa dei Campioni. Preferivo le sensazioni dell’ultimo giorno di scuola, quando la campanella suonava e allora altro che scudetto all’ultimo minuto. Preferivo la classica notte prima degli esami, per dirla alla Venditti, quando la tensione ti divorava il sonno e ti faceva pentire di non aver studiato solo un po’ di più. Preferivo i cornetti caldi a mezzanotte di qualche anno fa, quando si era ancora piccoli per una macchina e spesso ci si muoveva in autobus. Non li fanno più cornetti così. Non le fanno più estati come quelle, passate a fare a gavettoni sotto casa. Non le fanno più ragazze come quelle che guardavo quando avevo quindici anni, irraggiungibili, belle, quasi diciottenni. Preferivo le partite di una volta, quelle che si immaginavano per radio. Preferisco ricordare la sensazione che mi ha preso la prima volta che ho ascoltato Gli Angeli, di Vasco. Preferisco gli occhi chiusi prima di un bacio: quell’imminenza elettrica e quel buio impregnato di Obsession e lacca per capelli di qualche altra marca sconosciuta. Preferisco restare qui su questa spiaggia immaginaria a guardare l’onda arrivare e ritirarsi. Montare e sfaldarsi. La ruota gira e la notte cambia in giorno. Preferisco tutto questo al pensiero ormai insistente che oddio, forse, solo forse, sto invecchiando.”

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