Una sentenza di assoluzione

Quando, dopo una sentenza favorevole, si dice: “Aspettiamo le motivazioni” tu, in fondo, ti chiedi: “Ma perché? Non abbiamo vinto? Non basta saperlo?”.

Oggi ho capito perché si aspetta: per scoprire di aver avuto ragione ed essere stati creduti *nel dettaglio*. Che non è poco: è qualcuno che ti ha ascoltato, e ha deciso che avevi ragione tante piccole volte, in ogni singolo punto che era in discussione. E di questo sono immensamente grado a chi si è preso il tempo per farlo.

Questa è una sentenza di assoluzione dopo 7 anni di apprensione e angoscia.
E’ bene specificarlo, perché qualcuno aveva già iniziato con le eccezioni: eh, ma è solo perché mancava la querela. No, e c’è finalmente scritto (dicevamo appunto: il bello di aspettare le motivazioni).
Qualcun altro aveva detto: eh, ma è solo perché il reato doveva essere un altro. No: c’è scritto chiaramente anche questo.

E’ dedicata a mia madre, perché fu lei – in un momento in cui non stavo rispondendo al telefono a nessuno – a avvisarmi che a causa di questa faccenda mi avevano tolto di punto in bianco la trasmissione che avevo alla radio, nella quasi generalizzata indifferenza di chi mi conosceva bene, e io quello sguardo di angoscia e dolore non voglio vederlo mai più.

…ma è dedicata anche a Davide ParentiLuigi Pelazza (riporto la battuta che non ricordo chi -perdonami – fece su Facebook su di loro in seguito a questa assoluzione: “Vedrai che ora le Iene verranno a chiederti scusa. Loro lo fanno”).

Qui il mio intervento alla trasmissione “Legge o Giustizia”, di Radio Cusano Campus, in cui commento la vicenda.

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