Fiuggi, vent’anni di meno

Dopo 15 anni ho smesso di scrivere sul Giornale e dopo dieci mi sono dimesso da Mediaset.
Questo mio articolo è uscito ieri su Libero.

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Il mio terrore è che dietro la burbanzosa sicumera di certa destra governativa – dietro la neo ostentazione di uno schematismo destra/sinistra che si è tornati a tagliare con l’accetta, in questo Paese – si celi una progressiva involuzione di tutta la destra italiana. La mia paura, cioè, è che il famoso complesso delle catacombe missine, poi trasfigurate nella nuova e moderna destra di Fiuggi, si stia ri-trasformando in una becera rivendicazione di pulsioni datate e che non hanno niente a che vedere col progetto che il Pdl si era dato da principio. Temo, per dirla malissimo, che una larga parte del Pdl si stia trasformando in pratica nella Destra di Storace: senza che nessuno, tantomeno gli elettori, gli abbia mai chiesto di farlo.

Aggiungo che la frequente militanza ex missina o ciellina di molto personale giornalistico di centrodestra, temo ancora, rischia di avvitarsi in una corsa a inseguimento del lato estremista della consueta «gente»: quella di cui ciascuno, ovviamente, si sente interprete genuino e infallibile.

A chi ritenesse che sto esagerando – com’è possibilissimo – risponderei che in questo centrodestra c’è comunque un clima nervoso, palesemente corroborato dall’ebbrezza di un potere rimasto notoriamente senza avversari. Così gli avversari si fabbricano in casa. Sembrano quasi, certe declarazioni ostentate, come pervase da un afflato liberatorio: e Gianfranco Fini, o meglio il caso Fini, su questo sfondo è divenuto il reagente di tutte le contraddizioni, lo sfiatatoio di apnee che forse duravano da troppo tempo, forse addirittura dal 1994. Perdonate se non mi curo dei presunti retroscena da analisti malati di politica, cioè le corse per il Quirinale o le improbabili successioni a Berlusconi: io mi limito a registrare un paio di cose. Una è questa: non gliene frega più niente a nessuno di atteggiarsi a conservatore illuminato ed europeo, non importa più a nessuno che certe asserzioni di Fini, nella destra di Cameron e Sarkozy, o nei cristiano-democratici della Merkel o dello spagnolo Rajoy, sarebbero considerate addirittura banali. Altro che «compagno Fini». Non importa a nessuno, neppure, di voler incarnare il sogno moderno dei Leo Longanesi, del Mondo di Pannunzio, di Montanelli, della famosa destra risorgimentale e libertaria e balle varie: macché, c’è piuttosto da imitare il lato peraltro inimitabile e sanguigno della Lega, c’è da inventarsi «l’Italia delle piccole comunità e delle periferie urbane» che l’ex socialista Maurizio Sacconi, in un’intervista al Corriere della Sera, ha descritto come se al governo ci fosse ancora Amintore Fanfani; c’è da pensare alle regionali, c’è da bollare come «radicale» chi non lo è stato mai, da laicista di chi è laico e basta; e c’è in generale, e soprattutto, una classe politica che è stata eletta con liste blindate, che spesso non ha neppure mai visto un collegio elettorale in vita propria – al limite qualche patinata cena elettorale – ma che adesso ti parla della piazza anche se ha frequentato solo quella di Ballarò. Ci sono anche i sondaggi, come no: nel caso di certe generiche affermazioni di Fini, però, non valgono neanche quelli, anzi, non vengono menzionati. Il 70 per cento degli elettori di centrodestra (fonte: Crespi Ricerche) è contro il testamento biologico che il governo sta cucinando, ma guai a dirlo; il 51 per cento degli elettori del Pdl è favorevole a un riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, ma è roba da froci, roba da sinistra o, peggio ancora, da destra europea. C’è poi una faccenda che mette in presidente della Camera in una posizione oggettivamente eccentrica – ne convengo pienamente – ed è quella sul voto agli immigrati, posizione che oltretutto è la stessa di Santa Romana Chiesa: e però guardate la disparità di trattamento.
Lo dicessero alla Chiesa, «rientra nei ranghi».

E’ vero, la sinistra applaude Gianfranco Fini: e allora? Applaudirebbero anche un carciofo, se fosse alternativo a Berlusconi. E’ solare che mirano a fomentare divisioni, ci stanno pure riuscendo. Ma non dite che le idee di Fini siano uguali a quelle di un Franceschini, e questo sia perché sono diverse e basta e sia perché, spesso, non sono neppure idee, sono solo uscite genericissime e dettate dall’ecumenismo che il suo ruolo richiede o almeno permette: uscite che ogni volta, però, sono sottoposte a plurimi processi alle intenzioni.

Davvero, io Fini neppure lo conosco e della sua ascesa politica m’importa relativamente. Certe sue uscite forcaiole non gliele perdonerò mai, per quanto possa interessarvi. Però so, e ho visto, che ha fatto un percorso mica da ridere, ha pagato prezzi salati e senz’altro discutibili – certi suoi bagni penitenziali li ho trovati, quelli sì, cattocomunisti – e comunque ha elaborato e sofferto lo scioglimento di un partito storico per ben due volte.

Ha fatto bene? Ha fatto male? Chissà. A oggi sappiamo solo che tutto questo è servito per ritrovarsi stampate nero su bianco, un bel mattino, le ciniche espettorazioni giornalistiche di chi gli ha intimato di punto in bianco: «Rientra nei ranghi, sei ridicolo».

I ranghi.
A pensarla come Gianfranco Fini sono in milioni, nel centrodestra, e in milioni fisiologicamente non la pensano come lui: volete smembrare gli uni dagli altri, ciascuno nel suo preciso rango? Non è difficile: basterebbe tornare alla Repubblica multipartitica, basterebbe non mettersi in testa fondare il più grande partito della storia d’Italia come però, ecco, è stato fatto: un crogiolo composito, complesso, ridondante, soprattutto molto più e ambizioso dei ranghi da caserma prefigurati da qualche bollito con in mano il Winchester. La terza parola che compone il nome del partito – il Pdl – forse andrebbe riletta e riletta sino a stamparsela nel cranio una volta per tutte.
Mica i ranghi.

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30 Commenti

  1. Bel pezzo, sarebbe da postare un’articolata riflessione a commento, ma forse risulterebbe troppo lunga e magari noiosa.
    Sintetica e necessarissima (bello, il superlativo assoluto di necessaria…) si pone, invece, un’altra questione: ma FILIPPO FACCI ce lo dice dove diavolo scrive o andrà a scrivere dopo aver concluso con il Giornale?!?!? A me piaceva anzichenò leggere i suoi articoli e mi piacerebbe, altresì, sapere se posso (o potrò a breve) ancora farlo.
    Dicci, Facci!

  2. Si parla di grandi opere, sono state re-introdotte ronde, leggi razziali e divise scolastiche. I motti governativi sono: dio (quando fa coimodo a loro), patria fortunatamente non ancora e famiglia (sempre quando fa comodo a loro) senza dimenticare che abbiamo un presidente pelato e megalomane. Chissà, forse sono io ad essere prevenuto, ma mi sembra di aver già sentito questo…

    p.s. dimenticavo la “nuova campagna di Libia”

  3. scrive su Libero…d’altronde questo articolo da lì proviene…
    possiamo confortare il lettore Michele… finchè ci saranno DiPietro, Grillo e Travaglio, anche su Libero troverà sempe articoli di Facci…

  4. caro Facci,
    allora ci racconti retroscena di quando eri al giornale?
    e’ vero che chiedevano ai giornalisti ” chi e’ che vuole impallinare Mauro oggi?” Te ne sei andato per questo?
    Feltri ti sta sul cazzo?
    dai, interagisci con la piazza…

  5. Grazie, balthazar, sono effettivamente ricncuorato. Credevo che il pezzo qui sopra fosse solo, come dire, un singolo intervento e non che fosse, invece, l’inizio di una nuova e fissa collaborazione di Facci con Libero.
    Per mitch: sui battibecchi (piacevolissimi da leggere) tra Facci e Feltri puoi trovare molto in rete, basta che tu faccia una ricerca su Google: scoprirari, ad esempio, un aspro bisticcio sul riconoscimento dell’Ambrogino a Farina.
    Saluti

  6. Dopo questo articolo, si comincerà a parlare del compagno Facci…
    Scherzi a parte, nn concordo su alcuni dettagli e giudizi minori ma nell’economia del discorso hai descritto bene questa deriva della destra o, meglio, delle destre.
    ciao
    z

  7. Ah, Facci ci arriva ora che si sta un filino esagerando. E poi che coraggio: la sinistra che cerca di mettere divisioni. Berlusconi che cerca di corrompere senatori invece no, eh?
    Piacerebbe sapere quali sarebbero le uscite forcaiole. Ma solo per non farle un processo alle intenzioni, tanto si sa che confonde “forcaiolo” con “mettere in galera i ladri”.

    Perchè ha lasciato il Giornale? Era un tranquillo e monotono tran-tran: attacco IdV-DiPietro-Grillo-Travaglio e via che si ricomincia.

  8. A me che Facci torni a scrivere qui fa piacere, sarebbe il caso di attaccarlo e discuterlo sui contenuti e non perché e per come.

    Di Facci non amo le esagerate “attenzioni” di su Di Pietro. Ma a destra mi sembra uno dei pochi che ancora mette un po’ di sale nella minestra. Io la mail a Belpietro l’ho mandata. Il libro su DiPietro lo comprerò anche se so già che non sarò d’accordo con quello che c’è scritto.

  9. Ciao Filippo, secondo me la tua analisi è, a tratti, opinabile: la deriva della nostra destra verso un estremismo populista ed un integralismo filo-clericale (ammesso che ciò effettivamente si stia verificando e che di “deriva” si tratti) mi pare sia, infatti, imputabile non tanto al “complesso delle catacombe missine”, quanto piuttosto alla presenza, nell’attuale Governo, di una forza politica autonoma rispetto al PDL, che registra una crescita elettorale consistente e progressiva da un po’ di anni in qua e che nasce già (se non altro nei “toni”) con quelle connotazioni estreme che tu rilevi. Sto parlando, ovviamente, della Lega. E gli elettori di quel partito, credo, la vogliano eccome la famosa “deriva” di cui sopra.

    Il problema “Fini”, invece, non sta nel fatto che il Presidente della Camera sostiene tesi “non (più) di destra”, come ritiene – erroneamente, a mio avviso, Feltri – e nemanco si può dire che le uscite Finiane non siano in linea con le posizioni del PDL (perlomeno non tutte); il punto è un altro e precisamente quello della radicalità e della repentinità di cambiamento di opinione, da parte del buon Gianfranco, su taluni significativi temi politici. Proprio qui si inserisce il problema che tu, Filippo, esplicitamente rifiuti di affrontare: alludo “ai fini di Fini”. Sono credibili sì tante e importanti “conversioni” o non sono esse strumentali al perseguimento di un obiettivo che nulla centra con ripensamenti improbabili, per via – come detto – del loro marcato “salto” ideologico?

    Nulla questio, inoltre, sulla bontà dei numeri richiamati nei sondaggi che citi; tuttavia, mi chiedo: basta che la maggioranza virtuale (in quanto “sondaggistica”), ma pur sempre maggioranza, voglia chiaramente una cosa affinché questa cosa debba essere concretizzata da chi quella stessa maggioranza rappresenta a livello parlamentare? Secondo me, no, altrimenti basterebbe mandare a casa tutti politici e legiferare soltanto attraverso referendum propositivi o leggi di iniziativa popolare. Per rimanere nella provocazione, ti immagini il risultato di un sondaggio riguardo alla necessità di ridurre la pressione fiscale? Quale esito darebbe? E quell’esito, prefigurando il sondaggio preveda anche l’indicazione quantitativa circa la citata riduzione, potrebbe dai politici essere tradotto, sic et simpliciter, in una legge che rispecchia fedelmente tale esito? Evidentemente, no. E non mi pare che a proposito valga l’eventuale obiezione secondo la quale “alcune” questioni e non “altre” vanno regolate tenendo debitamente da conto la volontà popolare, posto che non è mai ben chiaro quali siano i temi da trattare seguendo quel criterio. E non è mai ben chiaro, semplicemente, perché è difficilissimo collocare un determinato problema in un ambito meritevole di essere considerato sulla base non della volontà governativa, ma di quella, per l’appunto, popolare.

    Il fatto, infine, che più a nessuno freghi di atteggiarsi a conservatore illuminato ed europeo, è stravero, ma mi pare ciò valga a prescindere dal “caso” Fini: è da tempo, ormai, che la (nostra) destra non è più destra (nel senso di quel tipo di destra che potrebbe ispirarsi, non dico a Cavour, ma almeno a Regan o alla Tatcher); d’altronde, se c’è qualcuno che, nell’accezione suggerita, di destra non lo è stato mai, quello è proprio Fini: ricordi alcuni punti qualificanti la politica, soprattutto quella economica, voluta da AN, un paio di legislature or sono? Forestali della Calabria, contratto degli statali, salvataggio Alitalia; ti dicono niente? A me danno l’idea di anti-riformismo, di “partito della spesa”, maggiore ostacolo, in Italia, alla modernizzazione. Era Fini, il capo di quel partito. E, su quello, è probabile non abbia affatto cambiato opinione.

  10. roncioso, mi levato la parola di tastiera…

    quanto a come è questa destra (prescindendo da topi in fuga), mi viene in mente una frase del lessico di famiglia (la mia), quando ero un ragazzino

    quando uno di noi capiva in ritardo qualcosa (una battuta, un riferimento, un sottinteso) che tutti gli altri avevano già capito da un pezzo, gli si diceva E l’ultimo ad arrivar fu Gamba Storta.

    Ecco, mi pare che Facci sia un po’ Gamba Storta.

  11. Di Facci non condivido quasi nulla, ma ritengo che quando si debba riconoscere qualcosa, si debba riconoscere. In questo caso concordo su molto di quanto scritto. UNico appunto: la destra italiana quasi mai (adessere buoni) è stata destra storica liberale (o per dirla con Facci, europea). Pannunzio, Montanelli, Longanesi, sempre minoranza sono stati, in una destra italiana che si nutre di cattolicesimo, uomini della provvidenza e semplice giustificazionismo delle più sottopanzute pulsioni populistiche.
    Per dirla con Montanelli, apunto: “sembra sempre che la destra in Italia, non possa evitare di finire col manganello”.
    Che sia un manganello reale, mediatico o semplicemente economico, sempre di manganello si tratta.
    Forse sarebbe il caso di pensarci.

  12. C’è un modo per togliere i post di un singolo autore dal feed di questo blog? Seriamente, dico.

  13. Togli i feed. A cosa servono? A evitare di girare cercando articoli nuovi? Se approdiamo qui è perché abbiamo comunque tempo da perdere o tempo per informarci.

  14. basta prendere per il culo facci . . è sufficente qualche secchiata di merda . . . giusto per ricordargli che qui non siamo a mattino5

  15. Articoli di oggi su Il Giornale contro Fini:
    C’era una volta il “dittatore” del partito. Fini.
    Così parlava il “badogliano” Gianfranco….
    E i fan del grande centro tifano per Gianfranco
    Gianfranco leader dei popolari europei? non è possibile
    Sugli immigrati non accettiamo voltafaccia
    Mi pento di averlo difeso. Sta sprofondando nel follinismo.
    Fini spara ma perde ancora colpi.
    Li trovate sulla rassegna stampa della Camera.
    Manco fosse la Daddario.

  16. scusi, ma come fa a dire che l’elettorato non approva la svolta becerona?
    non mi sarà anche lei un “genuino interprete della ‘gente'”?
    [già me le vedo, le deluse folle destrorse, piangenti e rimpiangenti in un sol coro montanelli, e pannunzio, e longanesi… sigh..:°°((

  17. Al di là di qualunque cosa ci sia scritta in questo articolo, ma come si fa a scrivere “burbanzosa sicumera”? E’ come dire: “voglio che 9 italiani su dieci non capiscano quello che ho scritto”. “Arrogante sicumera”, “immensa presunzione”, “traboccante spavalderia”, “spavalda arroganza” etc, etc, potevano essere valide alternative, almeno più comprensibili. Scusate la burbanza, ma per quanto “burbanzosa sicumera” possa rendere meglio certi comportamenti, penso sia comunque più opportuno farsi comprendere.

  18. Facci,
    pericoloso, passare dal Giornale a Libero: dopo Libero, infatti, uno può scrivere solo sui muri degli orinatoi della stazione Termini.
    Anche se devo dire che certi commenti sui suddetti pisciatoi erano molto, molto migliori della maggior parte dei commenti di Libero.
    Quindi, Fili’, stai attento: lo dico per il tuo bene.
    Ciao,
    Michele

  19. “ha pagato prezzi salati e senz’altro discutibili – certi suoi bagni penitenziali..”

    Che prezzi ha pagato ? Occupa una delle piu’ alte cariche dello Stato – e’ l’incarnazione dell’ Italiano che salta sul carro del vincitore – sia esso Berlusconi o Israele – In un’ipotesi fantascientifica – se ci fosse un predomino arabo – Fini si convertirebbe all’Islamismo e andrebbe a fare i pellegrinaggi alla Mecca.

  20. Facci descrive un suo punto di vista che non ha riscontri ne smentite. Difficile dire quali siano le motivazioni dell’agitazione nella destra italiana. Probabilmente vera la deriva troppo a destra spinta dalla Lega, dalla destra di Storace e da un leader troppo anti.

  21. non condivido alcuni punti dell’articolo ma importa poco. c’è però una questionesu cui vorrei un pò di chiarezza: cosa significa essere di destra oggi. Dall’articolo di Facci sembrerebbe una roba figa, ma se leggiamo Feltri, se ascoltiamo capezzone o gasparri i riferimenti sono diversi.
    Gli immigrati sono buoni o cattivi, la chiesa è buona o cattiva, le mignnote sono buone o cattive, le veline? le unioni civili? la precarietà? le guerre per la democrazia?
    In verità credo che dopo 15 anni c’è solo una certezza: Berlusconi. Tutto ciò che è con lui è buono, tutto il resto è noia

  22. Caro facci , capisco che un litiggio in televisione con Feltri ti abbia ferito, però non giustifica che tu lasci una dichiarazione ad annozerro, dove anche tu ti metti dalla parte di Di Pietro dichiarando che in Italia ci sia la censura.(.)

    Cordiali saluti
    Luigi Berto

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  2. irgendwo
  3. Segnali | Il blog di lucacicca
  4. Tipo strano, ma interessante. « Pizzeriaitalia
  5. di’ qualcosa di destra « lo scorfano
  6. Abbandonare la nave « Blog del circolo online del PD “Barack Obama”
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