Cara (nuova) Squadra

Il problema è che mi fido sempre di quello che dicono. Amici produttori, gente di cinema. Per loro non è affatto vero che il cinema italiano è in crisi. Voce fuori campo. Abbiamo registi che sono tra i migliori del mondo. Abbiamo grandissimi attori. Abbiamo sceneggiatori che tutti ci invidiano. Abbiamo questo. Abbiamo quello. Stacco. Faccio notare che in America l’industria della fiction televisiva ha superato in creatività quella del cinema tradizionale toccando vette per noi irraggiungibili. Parlo di Lost, di 24, di Heroes, tanto per fare i primi esempi che mi vengono in mente. Stacco. Primo piano. Parlo di CSI. Controcampo. Quelli scuotono la testa con sufficienza. Voci fuori campo. Ma checcazzo dici, anche noi abbiamo polizieschi di alta qualità come La Nuova Squadra. Ma dai. Dissolvenza. Una di quelle fiction italiane che non ho mai voluto vedere per paura di incazzarmi. Stacco. Voce fuori campo. Tu vedila, poi ci saprai dire. Stacco. Sono rimasto a casa per ben due serate. Due, non una. La prima e la seconda. Zoom in avanti. Primo piano. E mi sono incazzato. Stacco. Lo stile registico vorrebbe essere quello di New York Police Department, che risale al lontano 1993. Ma poi ho capito. C’è un motivo. Il montaggio aiuta a nascondere le defaillance dell’insieme. Gli stili di recitazione sono troppo diversi fra loro. Perché nella Squadra c’è gente che viene dal teatro, gente che viene dal cinema, gente che viene dalla fiction televisiva e gente che viene dal Grande Fratello. Un montaggio frammentato permette di gestire meglio la situazione. Stacco. Campo lungo per non mettere in difficoltà il vice questore. È evidente che Lisa Galantini viene dal teatro e non è ancora allenata a sostenere la macchina da presa che ti alita sul collo. Stacco. Si alterna con primi piani di colleghi più consumati, come Tony Sperandio, che reggono la baracca. Stacco. Anche Taricone regge. Stacco. C’è il primo interrogatorio. E qui, il colpo di scena: entra il vice questore sorridente, quasi materna con il giovane arrestato. Lo blandisce, lo fa sentire al sicuro. Si confida con lui. E lui si apre. Improvvisamente, a freddo, lei gli rifila il colpo di grazia e lo smaschera. Ma è The Closer! Però la Galantini non è Kyra Sedgwick e con una squadra di quindici sceneggiatori, non è possibile che ci si riduca a copiare in questo modo. Ormai è assodato: la nostra fiction è senza idee e recitata male. Flashback. Per anni ho conservato l’abitudine di assistere al saggio finale dell’Accademia di Arte Drammatica, nella speranza di veder nascere qualche speranza. Invano. Ancora oggi continuano a sfornare generazioni di attori difettati che ci metteranno poi una vita a levarsi di dosso quella maledetta impostazione. Molti di loro finiscono nel teatro italiano, dove sembra che si debba per forza recitare così. Altri finiscono nella televisione italiana dove si continua a recitare così. Stacco. Ma insomma, esistono in Italia attori che sappiano recitare come cristo comanda? Certo che esistono, ma non si vedono. Sono i doppiatori. Stacco. Primo piano di una mano che spegne il televisore. Voce fuori campo. Cara Squadra, non mi avrai mai più. La prossima volta esco. Dissolvenza. Fine.

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30 Commenti

  1. A proposito dei doppiatori, ma e’ una mia impressone dovuta all’aver cominciato a vedere i film in lingua originale, o il doppiaggio dei film italiani e’ scaduto tantissimo di qualita’ ?

    Per dire dure esempi stupidi: guerre stellari e’ doppiato da dio, stessi toni, stesse atmosfere, stesse dinamiche. Batman Returns mi parve all’epoca addirittura meglio che nella versione originale, soprattutto garazie al magistrale doppiaggio di Denny DeVito.

    Adesso invece quei pochi film che mi tocca vedere doppiati in italiano mi pare abbiano voci piatte, dialoghi mal fatti e spesso anceh dei fuori sinc.

  2. /V : no , direi che i nostri doppiatori siano bravini .
    Il fatto è che l’ originale è comunque troppo superiore .
    Poi , vabbè , la fiction italiana fa schifo anche non doppiata.

  3. Bruno: sì, il problema è che ti fidi di quello che dicono!

    Scherzi a parte, e tralasciando tutte le altre complesse questioni, mi è capitato di lavorare con un bravissimo doppiatore che si è dato anche alla recitazione.
    E’ vero: sapeva sempre le battute; è vero: le recitava con l’intonazione perfetta in qualsiasi situazione; è vero, era uno dei pochi a comportarsi da vero professionista.
    Il guaio stava nel fatto che bisognava anche inquadrarlo ;-)

  4. i doppiatori sono bravi.
    a volte e non tutti
    poi bisogna vedere chi fa i copioni. e parlo da persona che ha fatto per lavoro la dialoghista
    poi bisogna vedere quanto e SE pagano.
    perchè poi se i professionisti non li paghi, e ti rivolgi a traduttori improvvisati, gente che non ha esperienza di doppiaggio, i copioni fanno schifo
    poi bisogna vedere chi dirige il doppiaggio, se lo sa fare, o no
    e anche in questo caso, se vuoi quelli bravi, quelli della vecchia fonoroma per intenderci…. tocca pagarli

    molti anni fa, si era soliti doppiare gli attori cani che venivano -come oggi- imposti alle produzioni.
    sia che fossero il volto noto equivalente dell’attuale tronista, fossero la squinzia schiantadivanetti
    non sapevano recitare? e che problema c’è, doppiamoli.
    ora no.
    ora qualunque ex tronista o defilippino, recita.

    c’è una differenza sostanziale di approccio fra il nostro mondo e quello americano:
    loro lo chiamano Show Business
    con le maiuscole
    niente mistificazioni da settime, ottave e none arti. semplice lavoro, affari, soldi
    fatti seriamente con precisione, professionalità.
    e infatti loro vendono show al mondo intero.
    da madonna a batman, da “Reds” a “Gigi” passando per “Matrix” loro vendono, noi compriamo.
    perchè lo fanno bene ed è bello.

    noi, facciamo la nostra ben nota arte
    prodotta da note fidanzate di ex ministri,
    da pseuintellettuali miracolati da partiti di ex lotta o ex governo,
    recitata cagnescamente da noto zoccolame di tutti e tre i sessi
    abbiamo le sovvenzioni statali, l’arte di stato
    ma grazie a dio non ci si incula nessuno più nel mondo

    ah, per inciso poi tutti giù, a farsi rodere il culo se alcuni -pochissimi tra produttori, registi, attori, attrici, costumisti, tecnici delle luci o della fotografia, scenografi, musicisti- nostri conterranei lavorano, prosperano e hanno successo SOLO fuori dell’italia
    paese di invidiosi?
    paese di gente con talmente alto il senso del tricolore che non perdona l’assenza oramai definitiva dal patrio suolo di questi vili traditori asserviti a mammona?
    ma noooooooo, è che noi facciamo arte

    ah, l’ultima produzione di questa alta espressione dello spirito umano…. com’era il titolo… non mi ricordo….
    carabinieri 17? chirurgia d’urgenza dell’alluce valgo?
    azz, non mi ricordo… ah già ecco perchè: è la sindrome di stendhal!

  5. @ alexio & franco: certo, si ispira a The Shield come storia. Ma io mi riferivo alla struttura del montaggio che in questo caso era perfetto per coprire la pessima recitazione. Quel ritmo veloce di primi piani, controcampi e campi lunghi, “sporcato” da carrelli brevissimi per spostarsi da una zona all’altra di uno stesso ambiente, è stato lanciato da NYPD e noi ci arriviamo oggi (15 anni di differenza!). Con la differenza che in più quelli recitavano maledettamente bene. Il mio preferito era Dennis Franz (Sipovitz). Poi, certo, se vogliamo parlare dei contenuti c’è da sbizzarrirsi. Il primo riferimento è The Shield. Nella prima puntata, poi, c’era una scandalosa copiatura di The Closer. Dice: “Ma sono citazioni!”. Sì, citazioni….

  6. Ben vengano i doppiatori, che con un po’ di esperienza
    alle spalle fanno il mazzo ai nostri attorucoli (vedi “Boris”).
    Il problema è quando gli attori si mettono a fare i
    doppiatori senza passare per un corso di dizione, e così
    ci ritroviamo il pur bravo Santamaria che trasforma
    Batman in un pariolino che si mangia le parole.

  7. vERO GRANTURISTA, HAHAHAHAHAHAHA!
    Il piatto del giorno: pariolino allo scilinguo con una spolverata di erre grattuggiata. HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!

  8. Anacreontica chiunque tu sia ti adoro! Il tuo commento è perfetto…sulla “nuova squadra”, sicuramente copiata a piene mani, è il cast completamente sbagliato ad aver sancito l’abbandono del pubblico, su Taricone e Sperandeo sarei più cauto, facce incisive si ma recitazione assolutamente incomprensibile. Prodotto dignitoso il precedente, non capisco perchè si sia voluto cambiare e chi ha deciso il cambiamento paga? ha pagato? pagherà? Ecco il grande problema in questo paese chi sbaglia non paga mai o meglio è sempre qualche pedina a pagare!!

  9. Apprezzo davvero questa galleria di opinioni che rivelano competenza.

    Però, mi permetto di nutrire seri dubbi sul fatto che il successo di una serie di telefilm, dato il pubblico medio e il relativo livello culturale e mentale, dipenda dal livello di professionalità di autori, doppiatori, attori, sceneggiatori ecc.

    Credo che molta gente assista ai programmi della de filippi e simili: è forse perchè si tratta di bella roba, di trasmissioni ben fatte?

    La tv, detto senza snobismo, è sempre più la deriva dei derelitti (oh, ci casco dentro anch’io, le constatazioni non sono insulti), e quindi qualunque roba ci piazzi, qualcuno la guarderà, punto più punto meno di audience.

    Bella discussione la vostra, ma direi che scervellarsi per produrre telefilm sia come regalare gli acchiali da vista al maiale perchè così possa leggere dostoevkij anche lui.

  10. d’accordo su tutto piti, anche su quello che scrive anacreontica.

    ho volutamente tralasciato di entrare nel merito della questione perché è, purtroppo, mia nausea quotidiana.

    qui volevo solo raccontare un aneddoto personale per alleggerire e… sì, evitare la discussione.

  11. Non sono d’accordo, Ballardini, non con le fiction si misura la qualità del cinema italiano. Sarebbe come dire che gli spaghetti aglio e olio (mi raccomando, il sale solo quando si ripassano in padella) sono abominevoli se manca il prezzemolo. Stacco.
    Posto che non amo il cinema “d’evasione” (i galeotti in fila a Natale non si contano) e le commedie per i bradipi del pensiero, sono convinta che non è solo col ritmo, la misura dei tempi, il montaggio sapiente, la recitazione serrata (a volte isterica), le scenografie e le musiche da mestiere che s’accarezza l’ingegno. Per quello ci vogliono anche idee e suggestione del tempo. Il nostro tempo, illusorio o riprodotto che sia.
    Quanti difendono il cinema italiano, credo guardino soprattutto a questo.
    Il cinema è ridicola finzione laddove s’inventano realtà insussistenti (non dico certo della fantascienza o dell’horror o del musical…) e dialoghi inverosimili fra gente improbabile che mette in scena virtuosismi inutili. Mentre è finzione creativa se impianta – trapianta – in sé il genio dell’osservazione che non smette; sull’omo, sulle cose, e con originalità progettuale. Comprese ironia, divertimento e avventure farsesche, s’intende (ah! i Vanzina permettendo).
    Solo quest’anno, fin qui, “IL DIVO” e “GOMORRA”, la dicono lunga in tema di talento, non credi? E poi insisto sul recente: “TRE DONNE MORALI”, intelligente, ludico, raffinato «… molto lucido nel guardare con amarezza gli orrori di ieri e quelli di oggi» [Paolo Mereghetti].
    Lascia perdere chi s’arrangia a recitare, chi improvvisa talenti da sballo che durano qualche scopata (siamo carichi di dilettanti libidinosi anche in politica, e questo l’abbiamo voluto!), guardiamo invece i programmi di Fuori Orario per avere idea del cinema d’attori. Dissolvenza. E poi, scusa… ma Gianni Bongioanni, l’apprezzabile regista televisivo che fa pure cinema, potrebbe aversela a male!
    GM

  12. piti: fatto! (vedi n.3)

    Certo, di racconti ce ne sarebbero tanti ancora, ma…

    – non vorrei rovinare a nessuno l’idea che si è fatta del mondo della fiction (pietosa bugia)

    – devo lavorare (dura verità)

    bah.

  13. Cara Giulia, da quanto dici mi rendo conto che non segui affatto la fiction. E quindi parli senza sapere le cose. E fai dei distinguo minimalisti. Insisti sulla pagliuzza senza vedere la trave. Esattamente quell’atteggiamento per cui la sinistra ha perso e continua a perdere (ma questo è un altro film). Dunque. Il ragionamento era semplice. In America, dove il cinema è comunque superiore al nostro, il cinema è stato superato dalla fiction. Ma va? Essì. Ma no dai è un paradosso? Mica tanto. Iniziamo a parlare di quello che si vede: gli attori. È facile dire che anche i nostri attori sono bravi quando da anni i nostri sceneggiatori sono abituati a scrivere in funzione delle loro (scarse) capacità. Normalmente lo sceneggiatore scrive come cazzo gli pare e poi l’attore dev’essere talmente bravo da saper interpretare anche quello. Da noi per molto tempo gli attori famosi facevano scenate da primedonne stracciando i copioni che non gli andavano bene e urlando: “Ma che è sta roba? Sono un professionista, io!”. In realtà con questo meschino trucchetto costringevano lo sceneggiatore a riscrivere le battute come volevano loro, perché altrimenti non sarebbero stati in grado di recitare. In America, c’è un’idea diversa di professionismo e non solo gli attori sono in grado di recitare tecnicamente qualunque copione ma accettano con entusiasmo anche una parte in cui c’è solo un’alzata di sopracciglio, quella che le nostre primedonne avrebbero rifiutato sdegnate. E la fa maledettamente bene. Quanti dei nostri ottimi attori sarebbero capaci di recitare parti come quelle che vedi nella migliore fiction americana? Parlo dei ruoli in Dr. House, CSI, The Closer, Cold Cases e Lost, dove c’è una recitazione a livelli da Oscar. Non sto scherzando. Tu puoi arrivare a dire che un ruolo come quello di Adrian Monk potrebbe recitarlo qualunque bravo caratterista italiano. “Ne abbiamo così tanti!” A parte il fatto che non credo che sarebbe poi così facile, perché Tony Shalhoub è di una bravura mostruosa, ma poi i nostri farebbero solo quello, cioè una parte corrispondente alla loro solita macchietta. Shalhoub invece te lo ritrovi come taxista italiano in Wings e come venditore di armi in Men in Black. Con recitazioni e ruoli assolutamente diversi. Quindi non sa fare solo quello. Io volutamente non faccio esempi più eclatanti perché è troppo facile dimostrare come i professionisti della recitazione americani siano tecnicamente superiori e più dotati dei nostri. Dico solo che quell’industria costringe tutti ad un professionismo che per noi è ancora di là da venire. Cito un esempio che parla per tutti: il cameo eccellente fatto da Roger Daltrey ex chitarrista degli Who come ospite d’eccezione in una puntata della scorsa stagione di Doctor House. Chi l’avrebbe mai detto. Nessun regista italiano è in grado di far recitare bene la gente comune. E non tiratemi fuori di nuovo Pasolini che mi incazzo: con lui la gente qualsiasi non recitava, era semplicemente se stessa. Ma evidentemente l’obiettivo era un altro. I nostri attori recitano bene al massimo uno o due tipi di ruolo. Gli attori del cinema e della fiction americana recitano tutti i ruoli in tutte le condizioni. E sai perché? Perché altrimenti vengono fatti fuori. E c’è un’offerta enorme. Ci sono casting di decine di migliaia di professionisti tutti con un buon livello di recitazione. E quindi per mantenere il posto devi essere bravo. Oppure semplicemente il più bravo. Da noi il confronto è fra pochi guitti raccomandati (dalla Loren a Muccino) e una lunga lista d’attesa di dilettanti. Certo che i guitti sono meglio dei dilettanti. Ma non c’è storia. Invece quando è uscito Confidence abbiamo visto attori quasi sconosciuti reggere magistralmente la scena alla pari con Dustin Hoffmann senza problemi. La bravura è data dal talento insieme alla tecnica. Noi crediamo ancora che basti il talento.
    Vogliamo parlare di sceneggiatura e di produzione? Ti suggerisco di osservare con attenzione due esempi irraggiungibili: Lost e 24. Entrambi lavorano sulla struttura. La storia è la cosa meno importante. Come nella nouvelle cuisine è importante come cucini, gli ingredienti sono meno importanti (e sappiamo bene che devono essere di qualità anche quelli). Ma Kiefer Sutherland, da una stagione all’altra, ha creato un sito web dove fa mea culpa e confessa apertamente che per fare la serie successiva hanno riletto e passato al setaccio tutti gli errori e i punti deboli della stagione precedente elencandoli, descrivendoli e facendoci sopra pure dell’ironia! Tu adesso dimmi quale produttore e quale regista italiano avrebbe l’umiltà, l’onestà e l’enorme professionismo che ha dimostrato con questo il figlio di Donald. Te lo dico io: nessuno. La solita ipocrisia italiana. Dovremmo avere altrettanta umiltà, pari almeno a quella di Sutherland, e rimetterci urgentemente a studiare. Non abbiamo più scuse. Gli esempi ci sono e sono disponibili. Didattica? A metà degli anni 80 il mio amico Lampo Calende ha avuto la bella idea di portare in Italia Robert McKee con seminari che hanno fatto storia. Prima e dopo di lui, il vuoto. Vatti a leggere i programmi del Centro Sperimentale di Cinematografia. Guarda cosa insegnano nel Corso di Sceneggiatura e che testi usano: Age, Cerami (“Consigli ad un giovane scrittore”? Ah ah ah!) e ancora, sinistramente, Propp! Nel frattempo la tecnica è andata avanti di altri mille anni. Oggi c’è Internet e si possono scaricare gli script e gli screenplay di film e fiction e leggere tutto. E studiare. Oggi ci sono i software per lavorare addirittura sulla struttura (ne ho scritto tre settimane fa sul Sole 24 Ore). Mica penserai davvero che Lost l’abbiano scritto a mano con la tecnica di Ugo Pirro? No, vero? E allora, che altro ci manca per fare del buon cinema e della buona fiction anche noi?

  14. bb, ricordo ancora con raccapriccio quando alla “scuola” del noto paroliere, ad insegnare presenza sul palco, andava la cantante milanese strehleriana della mala, des bains e de la paix
    non resistetti: chiesi ipocritamente timida, se fosse la risposta italiana a madonna

  15. A Proposito di artisti e doppiatori,ce ne sono troppi improvvisati.Il mercato italiano non punta alla qualità ma al risparmio.Ricordo che l’Italia è l’unico paese che doppia i grandi film stranieri,gli altri mettono i sottotitoli,oppure come nei paesi dell’est il traduttore(uomo o donna), traduce tutti i personaggi.
    Che si debba doppiare in Italiano gli stessi italiani può significare due cose.
    1 gli attori fanno cagare,2 il fonico in presa diretta fa cagare,3 dopo le riprese per cause non chiare,l’audio delle conversazioni è stato danneggiato.
    Esistesse una vera concorrenza in Italia,forse le cose sarebbero diverse,Se le persone sono costrette a guardare certe cose…cosa ci investo a fare?

  16. In tema di professionalità, certo, non ci sono dubbi sulla superiorità degli attori americani rispetto ai nostri, più casarecci e spontanei, e, perciò, limitati a sé. E questo da sempre. ahimè! Ma tanto non è ciò che intendevo. (La Loren mi pare abbia avuto troppa risonanza, e l’Albertone faceva bene solo un personaggio; forse il suo. Non so, anche se l’ho conosciuto: un borghese piccolo, piccolo. A parte “IL MARCHESE DEL GRILLO”, dove, per solo merito di Monicelli, Sordi è stato sottile in volgatità apparente).
    Dicevo che “La squadra” non è il cinema – poiché iniziavi il tuo commento parlando di quello – e che certi rifiuti di bottega non sono “gli” attori.
    Tutto qui.

  17. La Squadra è fatta bene, recitata discretamente e nell’insieme piacevole. E poi fa a pezzi un tabù tutto nostro: anche i poliziotti, seppure a fin di bene, non sono dei stinchi di santo. Di meglio (in Italia), non c’è, Ballardini…

  18. Vabbè, qualcuno di voi vede pensato, prodotto e girato in Italia serie come Californication o Dexter??
    Se un alieno si sintonizzasse sulle tv italiane penserebbe che in Italia tutti sono medici, poliziotti o preti. Mai un’altra categoria sociale…..chessò la fiction “Muratori” (W la Gialappas)

  19. quale potrebbe essere la risposta italiana a californication?

    Marchettare? Abruzzombies? Molisegaioli? Piemonteppisti? Venetossico? Toscandalosa? Romaniaci? Baribrezzo? Nuorognosi?

  20. Fuori Saccà, dentro Del Noce.

    Come direttore di raiuno è stato un accanito presenzialista negli show della rete.

    Se tanto mi dà tanto, come direttore della fiction, o lo vedremo comparire qua e là stile Hitchcock in “Rex, Medici in famiglia, Donne detective” vari; oppure toccherà rileggere la storia e sfornare capolavori come:

    “Il Contesso di Castiglione”
    “Luiso Sanfelice”
    “Sorayo”

  21. Rwidam, mi sembra che nel caso di Del Noce tu faccia della pura dietrologia. Guardiamo avanti perdio! (ma comunque continuiamo a guardarci dietro che non si sa mai).

  22. Bruno, hai ragione, guardiamo avanti! Procediamo oltre!
    In fila indiana no, però.

    Pruno: sì una nuova merendina al solito inconfondibile sapore di Berlusconi.

  23. Mi è capitato per caso di leggere quest’articolo, post o come si chiama non so…e mi è venuta subito la voglia di

    dire la mia! (anche se credo di aver capito che è vecchio).
    E chissà che questo non sia proprio un complimento a lei, caro Ballardini…
    Comunque, in crisi il cinema italiano? Beh, mi sembra il minimo vista la crisi che con ardore si sta

    aggrappando a qualsiasi cosa su questa terra! Dove ci si gira, si gira c’è crisi!… di identità, di valori, di

    relazioni e via via la lista è lunga e allora?! Perchè non potrebbe esserci anche di cinema??! ….
    E’ chiaro che non voglio andare affatto fuori tema e quindi ritorno, non direi alla più piccola o banale certo che

    no, ma di sicuro a questa crisi che non fa altro, però, che rispecchiare quella vera, profonda e agghiacciante, di

    tutto l’universo che chiamiamo Uomo!(per carità e Donna!)…
    E’ così! il problema è a monte, no? Il problema è capire che razza di vita stiamo conducendo! E dove pensiamo di

    andare trattando il nostro pianeta come qualcosa che non ci appartiene!?? Chi sono le persone che

    incontriamo tutti i giorni???
    Ma quali bei film e fiction e quadri….potranno mai venir fuori dagli abitanti della terra???? Cosa hanno da dire

    a noi “comuni spettatori” gli “artisti” di oggi e del nostro bel paese e anche degli altri???
    Nel mio immaginario l’artista è…anzi era… quella persona che, non so se per maggiore sensibilità e per grandi

    qualità certo, (si pensi a Chaplin, Modigliani, Michelangelo, Pavese… e giusto per nominare qualcuno!!) non

    solo mi aiutava a provare emozioni, ma le sapeva descrivere con una…mi mancano le parole, maledizione!
    Insomma, Egli sapeva tirarmi fuori, facendomi sognare, piangere, ridere…dalla quotidianità della vita, mia e di

    quella che sentivo nominare intorno a me!!! Una quotidianità fatta di dispiaceri, fatiche, rinuncie e pochi, ma

    davvero pochi sogni! E come si permettono, oggi, gli pseudo artisti, tra cui i suoi amici produttori e gente di

    cinema, a fare di quell’Arte la loro, e solo loro, fonte esclusiva di Guadagno???!!! Ah, ma giusto… c’è crisi

    economica!…
    Leggevo da qualche parte che Pietro Taricone(ora attore!), che peraltro mi è anche simpatico, ci

    pagherà il mutuo con i soldi guadagnati nella fiction la “Nuova Squadra”! Wow!…E tutti gli altri italiani come li

    estingueranno i loro mutui? Di certo non “giocando” a fare i poliziotti!(non è una critica contro il tipo di lavoro

    perchè ogni lavoro è comunque faticoso, con delle differenze!… E’ giusto una battuta!).
    Ma soprattutto non potranno mai porre fine al fardello che hanno sulle spalle solamente lavorando per qualche

    misero mese in cui, sicuramente, tra una fatica e l’altra, il divertimento è assicurato!!! E non solo quello!
    Mi scusi, ma io mi incazzerei, e infatti lo sono, per questo!
    La “Nuova Squadra” altro non è che un prodotto che rispecchia i tempi…ma che a mio parere non è sicuro uno dei peggiori!!! Il motivo? Almeno… scritto male, interpretato peggio, tutto quello che vuole(anche se non sono d’accordo appieno) almeno, dicevo, non devo perdere… quanto durerà una puntata di un telefilm o di una fiction? un paio d’ore? Bene, non le devo perdere per vedere che a Gubbio, ad esempio, splendida cittadina umbra, ma soprattutto una piccola campana di vetro (per ora), un prete sconfigge i peggiori deliquenti di tutto il paese e risolve casi che nemmeno nel suo amato CSI avrebbero mai risolto!!!! E non voglio dilungarmi sul senso di questo esempio…sperando che sia chiaro!
    Concludo perchè devo uscire…e l’assicuro che è molto meglio di stare a casa a guardare la tv!
    Concludo dicendo: le abitudini, specie quelle cattive, sono davvero difficili da debellare, ma si faccia un piacere almeno una volta! NON VADA MAI PIU’ AI SAGGI DELL’ACCADEMIA D’ARTE DRAMMATICA!!! Le speranze non le riponga in luoghi del genere…ma in gruppi teatrali, al massimo, che cercano di ridare, con un lavoro di assidua ricerca, a questo meraviglioso mestiere, il suo vero senso!…
    Quindi la prossima volta, si, esca…”tocchi le femmine” parafrasando il mio concittadino Massimo Troisi…e buona serata!

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