Training Autogeno

Dal sito dei ds.
Gli agenti si esercitano agli scontri con gli incendiari, ma rischiano di bruciarsi vivi tra loro.
Questa è una storia che se non fosse vera m’accusereste di essermela inventata. Il luogo: la caserma Ps di Genova-Bolzaneto (vi ricorda nulla questo luogo?). Il giorno: il 20 giugno dell’ormai lontano 2002. Il fatto: una esercitazione di “tecniche di ordine pubblico”. I protagonisti: settanta agenti divisi in due squadre, su un fronte i finti-insorti (in abiti civili) e sul fronte opposto (in “tuta da ordine pubblico”) i comandati a reprimere i Disobbedienti. E, finalmente, il fatto: nel corso della così detta esercitazione – di cui trapeleranno i particolari solo quindici mesi dopo – un finto-insorto scaglia una molotov contro gli agenti in divisa e colpisce il povero ausiliario Gianluca Paderi. La vittima rischia di esser bruciato vivo, e se la caverà con serie ustioni alla gamba sinistra: quindici giorni di ospedale più il triplo (tra complicazioni e convalescenza) a casa.


La prima morale (quando si riescono a conoscere, a fatica, i primi particolari: l’interrogazione è solo del 18 marzo di quest’anno) la trae Aniello Formisano, senatore della Margherita. Il quale si è rivolto al ministro dell’Interno per porgli due questioni: come mai gli agenti non indossavano indumenti ignifughi e resistenti alle lacerazioni (e infatti prima il vetro della molotov aveva prima tranciato il pantalone e poi la bomba incendiaria aveva fatto il resto)? e come mai vengono utilizzate in esercitazioni quelle “bombe di qualsiasi tipo e le bottiglie e involucri esplosivi o incendiari” il cui uso è esplicitamente vietato dalla legge 105 del ’75 e dal decreto del presidente della Repubblica n. 359 del ’91?
La risposta, almeno questa, non è tardata troppo rispetto alla norma del governo Berlusconi: appena sei mesi, ferie comprese, e affidata al sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano (An). Il quale Mantovano però, coraggiosamente smentendo la fama di politico prudente e moderato, ha inanellato una verità, che aggrava le cose, con parecchie amenità. La vera verità che non sapeva neppure il senatore Formisano? Fatto è che il danno è stato grosso perché la bomba, cadendo, ne ha colpita – “per mera sfortuna” –un’altra che era a terra, rimasta inesplosa: “Ne è scaturita una imprevedibile doppia fiammata” con i risultati che si sono visti. E passiamo alle amenità. La prima: l’esercitazione “prevedeva l’impiego di bottiglie incendiarie preparate e lanciate dagli artificieri con le cautele del caso”. Alla faccia delle cautele: se davvero fossero state adottate, almeno la molotov inesplosa andava immediatamente neutralizzata. La seconda: “Le bottiglie…erano a bassissima combustione (15% benzina, 85% sapone liquido di Marsiglia”. Si sono visti i risultati. Terza: è vero, gli agenti che fronteggiavano i finti-insorti non indossavano le tute ignifughe ma, che volete?, faceva caldo e la fatica era tanta. Pardon: “A causa della elevata temperatura della giornata e dello sforzo fisico richiesto dall’esercitazione non era stato disposto l’uso della nuova tuta”. Con quel po’ po’ di effetti. Quarta e ultima amenità: sarà pure vero che, oltre alla legge 110, c’è il decreto 359 (che determina l’armamento del personale Ps e non prevede le molotov) ma “il combinato disposto” di vari articoli di quello stesso decreto “ammette l’assegnazione per finalità addestrative di armi diverse da quelle in dotazione”. Immancabile, mitico, questo riferimento al “combinato disposto”: utilizzandolo puoi uccidere anche tua moglie ma te la cavi sempre, almeno secondo la risposta data al sen. Formisano.
Ma insomma, al dunque chi paga per tutte le “mere sfortune” e le leggerezze, le castronerie e le ustioni di quella giornata? Ovviamente c’è una bella inchiesta in corso: “Ove emergessero violazioni…saranno adottati i provvedimenti sanzionatori previsti dall’ordinamento”. L’agente ausiliario Gianluca Paderi ringrazia e resta in attesa. Naturalmente “ove emergessero…”. Ove.

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9 Commenti

  1. e allora? il pressapochismo all’ italiana è universalmente riconosciuto in ogni parte del globo. al massimo ci sarà materiale per nuove barzellette sull’ arma. quello che trovo sconcertante è il fatto stesso che siano necessarie tali esercitazioni. evidentemente qualche Bravo Ragazzo che si diletta a tirare molotov sulla polizia esiste, e dubito che il suddetto si ponga il problema della legittimità della sua arma o della sua composizione o menchemeno su dove questa vada a finire o di come sia vestita la persona che si beccherà questo regalino. ma sbaglio o tutto questo non traspare da questo profondissimo post?

  2. Qualcuno suggerisca al coso qui sopra che potrei anche non essere io (ossia il Filippo Facci originale) a fare sempre commenti vuoti. Controllate. Solo ogni tanto sono miei. Che ci devo fare se faccio sempre tendenza.

  3. Più che altro, Angelo, questo post richiama alla memoria tante cose che sono successe a Genova non dietro le quinte, ma davanti alle telecamere – ad esempio alcuni Bravi Ragazzi che solo momentaneamente non erano in divisa, e che, dopo aver provocato devastazioni e incitato alle stesse, si recavano a fare rapporto a personaggi in divisa o rientravano in qualche caserma. Oppure, sempre a proposito di molotov, di quel sottufficiale che ha confessato ai magistrati di aver piazzato lui le famose “molotov dei teppisti” che furono ritrovate dentro la scuola Diaz e che servirono da pretesto per i massacri.

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