Il cittadino invisibile

Giusto ieri mi interrogavo riguardo al motivo per cui un sito come la Città Invisibile (un tempo punto di riferimento del web italiano) sia sostanzialmente annegato nell’anonimato. Poi, poco fa, girovagando per blog sconosciuti, ho (ri)trovato la risposta. La Città Invisibile, buttando alle ortiche le buone intenzioni iniziali, si trasformò in un MinCulPop composto da burocretini come Alessio Bragadini. Gente, per dire, che si sentiva qualcuno perché poteva concedere o negare l’apertura di un gruppo di discussione. Anche Bragadini si ricorda di me: “Ho avuto contatti, diversi anni fa, con Gianluca Neri (ora Clarence) è la sensazione è stata quella di un c*****o che cercava pubblicità personale”. La Città Invisibile ospitava il sito ufficiale di Cuore, e Bragadini era uno di quelli che rompeva le balle – in un periodo in cui il web era per lo più bicolore: background grigio di default e Times New Roman – perché lo sfondo era verde, perché pubblicavamo le immagini delle vignette invece che descriverle, o perché ci era venuta l’idea di mettere a disposizione tutte le pagine del giornale in pdf, un nuovo (allora) formato grafico. Le immagini o la tag <table> erano, insomma, la locomotiva – il demonio – che, sbuffando, entrava nella stazione della Città Invisibile per corrompere gli animi degli Htmlisti più sensibili. Oggi la gloriosa Città Invisibile è diventata un vorrei-essere-slashdot-ma-non-posso, o un Punto Informatico infinitamente più palloso. E Bragadini si è fatto un blog. Voglio sperare, per il suo bene, che nel frattempo abbia trovato in sé la forza per cedere anche alla corrente elettrica e alla penna a sfera.

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5 Commenti

  1. Non entro nel merito delle polemiche personali con Alessio Bragadini (lo ho conosciuto all’università e riconosce che aveva un carattere particolare. O ti era simpatico oppure lo odiavi).

    Non entro nel merito de “Citta Invisibile vs Clarence”. Amo Clarence tuttavia riconosco che le suonerie in prima pagina stonano con i contenuti.
    Ma riconosco anche che da qualche parte occorre trovare i soldi. E se per avere i contenuti devo sopportare le suonerie sopporto.

    Tuttavia ho assistito alla nascita del web. E vorrei farti presente che quelle note di colore che stavate introducendo erano le avanguardie a quello che sarebbe sucesso dopo.
    E sono situazioni come quelle che hanno messo all’angolo una piccola ditta come Netscape incapace di adeguarsi alle estensioni proprietarie di un gigante come Microsoft.
    L’introduzione di non-standard (anche se la storia li avrebbe fatti diventare “standard de-facto” e dopo “standard” e basta) ha portato a un periodo in cui se volevi vedere tutto dovevi usare due browser. E non potevi scegliere il sistema operativo.
    Le note di colore, sicuramente positive a breve, brevissimo termine forse si sono rivelate negative per l’utente nel lungo termine.

    P.S. C’é un modo per avere l’intero archivio di Cuore da Archive.org?

  2. Accidenti Gianluca, senz’altro hai buona memoria e mi fa piacere
    vedere che non sei candidato per l’arteriosclerosi (vorrei poter dire
    lo stesso); senz’altro hai anche qualche problema a smaltire le
    incazzature del passato dopo tanti anni!

    Però mischi un poco le cose, e l’ordine temporale, e così gli
    avvenimenti non si capiscono esattamente: per esempio il fatto che
    parliamo del 1995, e che tutto il web era ben diverso dai frizzi e
    lazzi di adesso, soprattutto era diversa la portata dei server e delle
    linee. E la Città Invisibile ospitava gratis diverse associazioni e
    pubblicazioni, quasi tutte con le loro paginette spartane come era
    d’uso, e opportuno. A un certo punto però notammo che gran parte del
    nostro traffico (e di quello del provider) era utilizzato dalle pagine
    di Cuore: senza avvertirci (per pura cortesia verso chi ti ospita) le
    pagine erano piene di decine e decine di immagini, e questo in
    aggiunta all’indubbio appeal della rivista generava un traffico per
    noi insostenibile. Neri all’epoca mostrò di non comprendere la logica
    in cui si muoveva Città Invisibile di sostanza (e buon funzionamento)
    prima della forma, e ci scontrammo visto che ero il webmaster
    dell’associazione.

    Riguardo Città Invisibile sembra poi che sia stata la mia presenza
    “luddista” a rovinare un progetto meraviglioso: non è esattamente
    così, se è vero che dell’associazione sono stato uno dei fondatori
    (nel 1994) e tra essi il più “web-oriented”. Se fosse stato per gli
    altri membri storici forse ci sarebbe stato ancora meno web e più FTP,
    o mailing list. Di quel gruppo, è buffo dirlo, ero il più giovane e
    “trendy” ma sono ormai in giro da abbastanza tempo da capire che ogni
    nuova generazione seppellisce la vecchia!

    L’anima del MinCulPop l’abbiamo sempre avuta, non ti preoccupare, e
    d’altro canto le ragioni della nostra sempre maggiore
    marginalizzazione sono essenzialmente due, come sempre una interna e
    una esterna: quella esterna il fatto che la ragione principale
    dell’associazione era “la diffusione di Internet” – detta adesso fa
    ridere ma dobbiamo ricordarci che parliamo di otto anni fa – e quando
    Internet ha avuto bisogno di tutto meno che di essere ulteriormente
    diffuso (in Italia) l’obiettivo principale si è annacquato; quella
    interna il disimpegno di diversi membri storici per soppravvenuti
    figli, lauree, noia, opportunità professionali e anche scazzi
    reciproci, e l’uso sempre più “ludico” di Internet che rende difficile
    reclutare nuovi amici, che spesso fanno altre iniziative, quasi sempre
    più belle e interessanti.

    Certamente ci sono tuttora ampi spazi di dibattito su *cosa* debba
    essere Internet e forse su questo si può costruire qualcosa ma è
    inerentemente più difficile in un contesto dove non ci sono più 30
    siti ma 30mila, e gli interessi in ballo, pubblici e privati, sono
    enormi. In più, non è detto che le stesse persone che erano d’accordo
    per propagandare Internet siano ora d’accordo nello scegliere la
    direzione in cui andare; è fatale, e forse la soluzione più saggia è
    quella di chiudere (ci abbiamo pensato) o quella di auto-ridursi a un
    settore specifico senza pretendere di essere “il punto di
    riferimento”, cosa che onestamente nemmeno per un momento ho mai
    pensato fossimo.

    L’idea del weblog come prima pagina dell’associazione era stata mia,
    un paio d’anni fa (prima dell’esplosione dei blog in Italia, a occhio
    e croce) e devo dire che è stato il resto dell’associazione a non
    seguire più di tanto questa nuova possibilità; anche per questo il
    sito vivacchia anche proprio ora ci stiamo mettendo mano (so che
    sembra la cosa classica che si dice in questi casi, ma però è proprio
    così!).

    Dire invece che “mi sono fatto il blog”, beh è decisamente fuori
    strada: il piccolo blog
    personale non è altro che uno dei molti esperimenti che faccio con
    diversi software, in questo caso Movable Type usato giusto da
    questo sito. Io di mestiere (non essendo diventato miliardario con la
    dotcom-bubble) faccio appunto questo, e devo dire che continuo a
    divertirmi. Piuttosto devo capire come si è sparsa la voce del blog
    (che ho chiamato nella maniera più autoironica che sono riuscito a
    concepire in cinque minuti di intensa meditazione) visto che non l’ho
    letto a nessuno ma sono arrivati lettori e commenti! Possiedo anche un
    lettore DVD e un antenna satellitare (non vivo più in Italia), ma devo
    dire che continuo a farmi la barba con la lametta, anche se trilame.

    Riguardo Gianluca Neri e Clarence, beh, rimango con i miei giudizi di
    allora: un giovanotto intelligente e capace che si è introdotto come
    “esperto Internet” nella redazione di Cuore (quando era un’icona per
    tanta parte della sinistra) per poi costruire a partire da quello un
    sito che non mi piace e non mi è mai piaciuto e che è stato venduto
    come portale non appena possibile facendo, era stato scritto da
    qualche parte, un sacco di soldi. In tutto questo percorso non ho mai
    notato un briciolo di motivi fondanti oltre la soddisfazione
    personale. Ma, devo dire, credo di avere pensato a Gianluca tre o
    quattro volte negli ultimi sei anni, sarà che delle cose poco
    interessanti me ne dimentico rapidamente, o sarà forse
    l’arteriosclerosi di un vecchio webmaster!

  3. Ho conosciuto Alessio Bragadini quando ero capo ufficio stampa della Città Invisibile. Carattere difficile e intelligenza affilata (hai presente quei coltelli giapponesi di ceramica?), sotto la scorza ruvida dell’hacker di razza nasconde un animo generoso e sensibile. Ammetto che capirlo non è da tutti :-)

    Alessio di Blog se n’è fatti ben più d’uno. Anzi, ne ha fatti talmente tanti da diventare lo … “slashmaster” nazionale, avviando alcune comunità molto vitali (tra cui il nostro accordo.it, credo il più frequentato sito Slash in lingua italiana). Lo ha fatto sempre con intelligenza, mai per quattrini, sempre con la voglia di capire, crescere, migliorare. Insomma, se Clarence è utile a se stesso, Alessio è utile al suo prossimo. Avercene di burocretini così.

  4. Nel 1995 la Citta’ Invisibile fu entusiasta di inserire tra le sue pagine web un mio progetto che riguardava l’arte e la disabilta’. Per la prima volta un gruppo di disabili partecipo’ direttamente al progetto “Il Prato aperto e chiuso” utilizzando sia le pagine della Citta’ invisibile che la mlist volontariato. Alessio Bragadini incoraggio’ tutto questo e rese possibile l’inserimento dei riusultati per sei anni consecutivi. Anche se il carattere dell’uomo e’ frizzante e spesso scorbutico, tuttavia la sua generosita’ intellettulae e’ un esempio di intelligenza e solidarieta’.

  5. La storia della CI e` sempre stata piena di gente che ha cercato di approfittarne per fare soldi o farsi un nome. Quando si scontrava con il nocciolo duro tecnico, Alessio, Andrea Dell’ Amico ed il sottoscritto, si faceva veramente male. Nessuno sosterra` mai che non fossimo una triade insopportabile dall’ altro della nostra arroganza di hackers ma e` anche vero che le notti passate a cavare un altro decimo di performance da calvino (il nostro caro i486) non si contavano. Il tutto perche` eravamo affascinati dall’ idea e da quello che si faceva in CI.

    Certo, poi i furboni se ne andavano pieni di astio e trovava il modo di dire peste e corna della CI perche` non erano riusciti a fregare quel nucleo di persone che veramente se ne fregava della lira.

    Poco male, come diceva Goethe la gratitudine e` degli uomini eccellenti. La CI di gratitudine ne ha ricevuta a bizzeffe da persone eccellenti di cui serbo ottimi ricordi. A me basta quello, ad altri invece interessa la lira.

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