Il Pompinismo e l’America, da Strauss-Khan a Bush

In un memorabile passaggio del romanzo di Philiph Roth, la Macchia Umana, l’autore parlava di quella stagione della politica americana (l’ultima fase della doppia presidenza Clinton) che era cominciata “quell’estate in cui il pene di un presidente invase la mente di tutti”  e che l’autore stesso definiva l’era del Pompinismo (o l’ossessione del pompino).

Come ricorderete stiamo parlando dello scandalo Clinton-Levinsky che occupò l’opinione pubblica americana per più di un anno. Uno scandalo sessuale che oggi viene parzialmente imitato dal presidente del fondo monetario internazionale, il francese Strauss-Khan, accusato di aver fatto favori alla sua amante all’interno dell’istituzione da lui stesso diretta.

Il Pompinismo dominò una breve ma intensa stagione alla fine del secolo scorso ma soprattutto ne inaugurò una nuova, che oggi ci sembra nefanda: l’epoca di George Bush. Non si può negare che possa essere stata proprio la reazione puritana, iconoclasta e conservatrice dell’elettorato a decidere le elezioni del 2000 (vinte da Bush), con gli americani che non ne potevano più della sovraesposizione mediatica del circo democratico e della famiglia Clinton: il negazionismo poi diventato pentitismo del Presidente (incluso il celebre paraculismo: “non ho avuto rapporti completi con la signorina Levinsky”), il finto giustificazionismo di Hillary, il cinismo del procuratore Kenneth Starr, il pochismo della stagista Monica.

Il Pompinismo rappresentò una variante del qualunquismo politico, la reazione dell’uomo della strada allo scandalo dell’abuso sessuale, alla rappresentazione squallida del Potere.

Fu così che gli americani votarono un Mr Nessuno (il texano dagli occhi strabici), il perfetto idiota che incarnò la pistola fumante nel delitto contro l’invasione dei politicanti nella sfera delle vite private individuali.

Come dicevano ancora i personaggi di Roth nella Macchia Umana: “il Presidente non avrebbe dovuto farsi fare un pompino, avrebbe dovuto incularla, così lei sarebbe sempre stata in suo potere” – ipotizzando una superiorità morale dell’Anal sull’Oral – “se si fosse limitato ad incularla nessuno oggi parlerebbe di questo scandalo”.

Gli Americani con Bush, nel 2000, hanno scelto la deregulation, l’assenza della politica interna, l’esiguità del profilo etico ed ideologico all’interno dell’Amministrazione di Washington.

Oggi gli stessi elettori americani si svegliano, in mezzo alla crisi finanziaria più vasta di tutti i tempi e realizzano che quel pompino forse, non era poi il maggiore di tutti i mali.

Lo scandalo Strauss-Khan (poco prima della fine del mandato di Bush) è forse la prima avvisaglia inconsapevole, la prima spia che un’epoca è finita: la fine del Pompinismo in America.

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17 Commenti

  1. LA LETTERATURA FALLOFORICA È FRUTTO DI DEVIAZIONI ADOLESCENZIALI MAI SUPERATE.
    SI MANIFESTA COME PRODOTTO DELLA CULTURA POST RELATIVISTA DOVE A CONTARE SONO I SIMBOLI DELLA DECADENZA DELLA CULTURA DI MASSA ESPRESSA CON I COLORI ROSSO E BLU.
    UNA LOBBY GIUDAICA TRASMETTE L’IDEA CHE NEL SISTEMA DEMOCRATICO CONTINO SOPRATTUTTO CAPITALI ESTERI CHE FINANZIANO UN PRESIDENTE VUOI STORICO, VUOI ESPRESSIONE DEL RIFIUTO ALLA VECCHIA GERARCHIA.
    E’ FROIDIANO ALLA NUOVA MANIERA. IL SIMBOLO, INFATTI, E’ DI COMANDO, E ALLO STESSO TEMPO NEGAZIONE.

    SUPER POLL!

    ps UGUALE…

  2. RIUNIONE DI CONDOMINIO MACCHIANERA: OPERAZIONE TESTUGGINE.
    O.D.G.
    1) FARSI SEMPRE I COMPLIMENTI TRA DI NOI;
    2) IGNORARE SUPER POLLICINO;
    3) INSISTERE CON POST AGIT PROP ANTIGOVERNATIVI E DESTABILIZZANTI.

    SUPER POLL!

  3. si però vorrei ricordare che l’elezione del 2000 è stata quella del riconteggio dei voti della Florida, dove l’America era divisa in due. La rielezione di Bush invece è stata netta… un po’ come succede in Italia tra l’altro.

    @Superpollicino

    FROIDIANO? Did you mean: FREUDIANO?

    Ti si è per caso incastrato il Caps Lock?

  4. ma il fatto che Clinton si sia fatto fare solo un pompino si lega a quello degli americani che con Bush hanno scelto l’assenza di politica “interna”?

  5. Senza quel pompino probabilmente sarebbero rimasti al governo i democratici, dopo un decennio di fortune e crescita economica per gli stati uniti grazie anche alla rivoluzione di Internet.

    Non è detto che avrebbero fatto meglio di Bush.

    Ma un po’ quel pompino ha cambiato la storia del mondo.

  6. DICIAMO PIUTTOSTO CHE ANCORA NON ERA STATO SCOPERTO IL VIAGRA E CHE QUEI POVERI AMMOSCIATI DEI DEMOCRATICI FACEVANO QUEL CHE POTEVANO.
    CHECCHE!

    SUPER POLL!

  7. si diceva appunto…

    cade proprio a fagiuolo la fatica di Facci :D

    che però non tira al bersaglio grosso, ma alla macchietta bollita e se lo dice pure da solo

    invece con il bersaglio grosso:
    “Anni fa. dopo che avevo criticato durissimamente Maurizio Costanzo, i vertici di Mediaset mi dissero che se non l’avessi piantata mi avrebbero licenziato: gli opposi l’articolo 21 della Costituzione (Costanzo è un pezzo di storia della Tv, prima che un dipendente aziendale) ma per educazione smisi comunque.”

    ghghghgh

    Che coraggio, quale sprezzo del pericolo, quanto drittume di schiena
    Com’è educato Cuor di Leone, non si è dimesso come Buckley, capace di mollare nientemeno la National Review, bibbia conservatrice fondata dal padre.
    Là ha reagito alle minacce con educazione (servile?), qui ci dice semplicemente che gli piacerebbe andare al Riformista (che giustamente situa a destra) e che intanto spara sulla Croce Rossa avendo ormai sfinito con Travaglio.

    Forse che ha chiuso con il Giornale? Importa poco davvero, vale solo come caso di scuola

    Negli states c’è gente di destra dotata di dignità che non ci sta a perdere la faccia scendendo sotto certi standard democratici, da noi non ci sono nemmeno gli standard

    Comunque se queste star wars, che piacciono tanto a Facci, sono una tattica per emergere alla notorietà, non mi pare che sortiscano un gran effetto, nemmeno il passaggio al clubbino Riformista mi sembra una genialata in questo senso.

  8. Occhio, perchè ne ho visti veramente tanti: ma questo forse è il più scemo di tutti i tempi.

  9. Ci mancava proprio una bella schizzata di Facci. Ormai è un caso clinico, non riesce a fare un articolo senza saltare alla gola a qualcuno. Forse Virginia gli ha attaccato le mestruzioni, che nel suo rarissimo caso sono infettive.

  10. prima o poi doveva succedere da Dagospia: La lunga risposta di Travaglio alla lettera di rettifica di Facci pubblicata oggi su “l’Unità”, ha convinto l’editorialista del “Giornale” a querelare Marcolino.

  11. La fedina penale di Facci e le querele pagate da Mediaset

    Sembra che il mechato sbatterà il muso un’altra volta

    Ritratti d’autore
    105
    commenti

    Vignetta di Roberto Corradil’Unità, 21 ottobre 2008

    Gentile direttore, ai sensi della legge sulla stampa le chiedo di rettificare l’affermazione diffamatoria scritta da Marco Travaglio nel suo articolo a pagina 11 dell’Unità di venerdì 17. Dopo avermi definito «biondo mechato» (falsità trascurabile) egli scrive che io avrei subito «una caterva di processi persi, con abbondanti risarcimenti dei danni ai pm di Mani pulite per le balle diffamatorie che lui rovescia loro addosso da una vita». Ebbene, il mio casellario giudiziale non riporta nessuna (ripeto: nessuna) condanna penale da parte dei pm di Mani Pulite. L’unico risarcimento che compare nel mio casellario, inoltre, per decisione del tribunale di Trento, è un modesto risarcimento a beneficio dell’avvocato Giuseppe Lucibello per quanto scrissi in un mio libro del 1997.
    Filippo Facci

    Ai sensi della legge sulla stampa, mi felicito per l’intuito di Facci che, mai nominato nel mio articolo, s’è riconosciuto nel “biondo mechato” e nella “Yoko Ono di Craxi”. Si vede che è fisionomista. Purtroppo è altrettanto smemorato sulle sue cause perse e i suoi processi penali. Finora non ho mai voluto usare, per polemizzare con questo o quel collega (o sedicente tale), i processi per diffamazione. So bene, anche sulla mia pelle, che sono incerti del mestiere poco rilevanti (salvo che riguardino parlamentari: nel qual caso, se le sentenze non sanzionano legittime opinioni, ma falsità conclamate, è giusto che gli elettori sappiano). Anche perché, per smontare le balle di chi mente sapendo di mentire, non c’è bisogno delle sentenze: basta conoscere i fatti. Come quando Facci venne ad Annozero a sostenere che Mangano non era mai stato condannato per mafia: fui costretto a rammentargli che era stato condannato in due processi istruiti da Falcone e Borsellino a 13 anni di reclusione per associazione a delinquere con la mafia e traffico di droga.

    Ma ora, visto che il mèchato naturale ci tiene tanto, mi corre l’obbligo di rinfrescargli la memoria. Il suo casellario giudiziale non riporta “un modesto risarcimento”. Riporta una condanna penale definitiva per il reato di diffamazione per il libro “Di Pietro, biografia non autorizzata” (Mondadori), a 500 mila lire di multa e 10 milioni di provvisionale, più le spese, decisa dalla Cassazione il 20 novembre 2002. Dunque il Facci che l’altro giorno mi dava del “pregiudicato” (falsamente: la mia condanna è solo in primo grado) è, lui sì, un pregiudicato. Quanto al “modesto risarcimento”, Facci non pagò i 25 milioni di provvisionale inflittigli in primo grado, anzi scrisse sul Foglio che li avrebbe spesi “in droga, orge, donne, financo uomini, piuttosto che darli a Lucibello”. Così si vide pignorare pure il Bancomat. E, nella successiva causa civile persa in primo grado, dovette pagare (lui o, più probabilmente la Mondadori, cioè Berlusconi) altri 50 mila euro all’avvocato diffamato, più 10 mila di spese legali e riparazione pecuniaria. Alla faccia del “modesto risarcimento”.

    Quando, nel processo penale, il pm gli domandò dove avesse tratto le notizie diffamatorie sul lavoro di Lucibello a Vallo della Lucania, lui tentò di sostenere che il suo era “giornalismo di costume”, “descrizione pittoresca” di “fatti comici”; ma poi, messo alle strette, il presunto comico dovette ammettere: “Non ho svolto un approfondimento particolarmente intenso…mi sono rifatto a un paio di racconti e alla pubblicistica peraltro scarsa… qualcosa ho letto, qualcosa mi è stato detto, dovrei fare una disamina parola per parola…non sono mai andato a Vallo della Lucania”. Poi concluse che quel “passaggio non lo giudicherei diffamatorio neanche se fosse falso”. Il pm, allibito, domandò: “Ma lei ha fatto verifiche sul passato dell’ avv. Lucibello?”. Risposta: “Non so cosa significhi ‘verifica del passato’…”. Un figurone.

    Altri 10 mila euro di danni il nostro ometto ha sborsato (lui o il suo santo protettore) in sede civile a Enzo Biagi, per averlo insultato sul Giornale dopo che era stato cacciato dalla Rai, già molto anziano e malato, chiamandolo “il non-giornalista per tutte le stagioni” e accusandolo di confezionare “insulsi brodini” e “insipide sbobbe” (sentenza del Tribunale di Milano, 12 luglio 2006, non appellata e dunque definitiva).

    Poi c’è una sfilza quasi interminabile di processi persi, in sede civile e penale, contro il pool Mani Pulite, che era solito diffamare a maggior gloria della sua carriera nel gruppo Fininvest. Se non sono giunti in Cassazione, e talora nemmeno a sentenza, è per un motivo molto semplice: Facci (anzi, il suo spirito guida) è solito pagare subito il risarcimento dei danni, ottenendo la rimessione delle querele. Lui dice che le transazioni avvengono regolarmente “senza il mio consenso”: segno che qualcuno decide e paga per lui (indovinate un po’ chi), anzi forse lo paga per diffamare. Ma poi, in calce alle lettere con le richieste di transazione ai denuncianti e le promesse di pagare i danni, compare regolarmente la firma autografa di Facci. Che firmi in stato di letargo? Non si tratta, beninteso, di opinioni negative sul Pool, magari orrende, ma legittime. Si tratta di balle a getto continuo, sempre all’insegna del motto professionale: “Verifica? Non so cosa significhi”. Per esempio le cause intentategli dagli ex pm Di Pietro (rimborsato tre volte in via transattiva), Davigo (idem, tre volte), e poi ancora Colombo e Ielo. Per una diffamazione contro Borrelli, Facci fu condannato in primo grado e in appello, poi in Cassazione lo salvò la prescrizione, ma il risarcimento danni fu confermato e pagato.

    Facci subì poi due processi, uno penale e uno civile, su denuncia dell’ex gip Andrea Padalino, diffamato a proposito del processo Caneschi. Nel primo, Facci fu condannato a 3 mesi e 30 milioni dal Tribunale di Brescia per un articolo sul Giornale in cui aveva – scrivono i giudici – “dolosamente sottaciuto o colposamente ignorato” fatti decisivi per la ricostruzione del caso e scritto “evidenti elementi di falsità”, anche perché le sue fonti erano “unicamente… la parte in causa: la famiglia Caneschi” e il suo avvocato. Nel processo civile Facci fu condannato definitivamente dalla Cassazione a rifondere 70 milioni di lire di danni per il libro “Presunti colpevoli” (Mondadori): “difetta – scrivono i giudici – sicuramente la verità delle notizie pubblicate”, visto che Facci è autore di “pura invenzione fantastica” e “finge di ignorare” i fatti veri “al fine evidente di seppellire il Padalino sotto un cumulo di ardimentosi equivoci, volti a minarne la credibilità… L’intento dell’Autore… si rivela precisamente quello di delegittimare il singolo magistrato… Il narratore si colloca all’interno dei Palazzi di Giustizia, ma non come un cronista obiettivo, e tanto meno come un ‘comune cittadino’, bensì come un abile sfruttatore di quelle innegabili anomalie del sistema, da cui trarre e alimentare l’onda della sfiducia verso la serietà del singolo operatore della giustizia, attraverso una trama sottile di espressioni calunniose … La diffamazione così perpetrata costituisce reato poiché la coscienza e la volontà del Facci di diffondere quella congerie di notizie inveritiere è fuori discussione”. Un bel ritrattino. Anche i giudici, evidentemente, sono fisionomisti.
    (Vignetta di Roberto Corradi)

    Precisazione:
    Nella puntata di Annozero del 19 aprile scorso, Facci non disse che Mangano non era mai stato condannato, anzi lo definì “mafioso”, anche se difese Berlusconi che in quei giorni aveva raccontato la superballa. Poi però dimostrò di sapere ben poco della vicenda del presunto “stalliere”: infatti scrisse sul Giornale che la famosa telefonata Mangano-Dell’Utri, a proposito di un certo “cavallo”, “non vi fu mai”. Invece vi fu eccome: fu intercettata dalla Criminalpol il 14 febbraio 1980 alle ore 15.44. Lo sa bene chi ha seguito il processo Dell’Utri, dove i pm ne fecero ascoltare l’audio e ne depositarono la trascrizione letterale. (m.trav.)

  12. Ma cos’è sta riunione anti-facci sul mio post?

    Oh, ma siete proprio ovunque? Non è che potete insultare Facci a casa sua invece che qui?

    Che poi non ho capito se ha dato del cretino a me o a voi.

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