E tua madre è un negro

I giornali di opposizione non hanno ancora niente a cui opporsi: e allora, per ingannare il tempo, sparano balle.
Non è un’opinione che Giorgia Meloni sia il ministro più giovane della storia della Repubblica, non è un’opinione che ci siano ben quattro ministri sotto i quarant’anni, non è un’opinione che l’età media del nuovo governo sia eguale a quella del famoso governo Zapatero. Ma ecco l’editoriale del Manifesto: «Il vecchio che avanza», dove peraltro non si argomenta in alcun modo e ci si limita a ripetere che il governo «sarebbe potuto andar bene vent’anni fa». Perché? Perché sì.
Sicchè l’Unità, per non essere da meno, il giorno dopo ha replicato con un articolo di Lidia Ravera titolato «Il governo dell’andropausa». E uno può dire: vabbeh, è la Ravera, è disinformata. E invece no, è informata: «Nonostante il ringiovanimento generale dell’organico (52 anni di media contro il 55,6 del governo Prodi) questo mi pare un governo senile». Cioè: nonostante sia giovane, secondo me è vecchio. Nonostante il sole spacchi le pietre, secondo me sta piovendo.


I ministri del nuovo governo, poi, sappiamo, sono 21. Non è un’opinione. E uno può dire: ma Berlusconi aveva detto 12. E un altro potrebbe replicare: in effetti quelli con portafoglio sono 12, gli altri sono senza. Difesa debole? Se ne può discutere. Sta di fatto che, anche comprendendo i vice e i sottosegretari, non ci saranno più di 60 persone (per legge, oltretutto) mentre il governo Prodi ne annoverava 111. Non è un’opinione.
Ma ecco i titoli del’Unità: «Governo, troppe poltrone», «Il governo c’è ed è abbondante». Basta scriverlo.

Per quanto riguarda gli attacchi ad personam, infine, si stanno scaldando. Alla sorvegliatissima Giustizia è andato quell’Angelino Alfano che pare inattaccabile, maledizione: è giovanissimo pure lui e ha pubblicamente recitato quel genere di mantra antimafia che piacciono tanto a sinistra.
Che fare? In mancanza d’altro hanno scritto che «solidarizzò con Dell’Utri». Ma è robetta. In mancanza d’altro, Di Pietro ha detto che è solo una marionetta di Berlusconi. E che in Italia vige «una dittatura dolce». Perché? Perché sì. Ma è poco, non basta.
Vediamo. Angelino Alfano è laureato in giurisprudenza, è avvocato, insegna all’università, è un antimafia Doc ed è decisamente stimato anche a sinistra, soprattutto tra i giovani. Persino il presidente dell’Associazione magistrati, bestia nera di ogni Guardasigilli, ne ha elogiato il percorso professionale. Ma fa niente, ecco Giovanni Sartori sul Corriere: «Alfano è a qualificazione zero». Ah sì? E perché? Non lo spiega.
Poi sull’Unità torna il solito Marco Travaglio, uno che semplicemente ha il pubblico che si merita: «Alfano è totalmente digiuno della materia». Fine. Anche a lui basta scriverlo. Secondo lui è incompetente.
Perfetto: E allora, secondo me, Marco Travaglio è Lino Toffolo. E l’Abruzzo è un isola. E Di Pietro è garantista. E Ferrara è magro.

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