Io Finanza, tu Tomba. Capisc?

L’ex campione di sci Alberto Tomba è stato assolto dall’accusa di frode fiscale per 23 miliardi non dichiarati, riscossi da contratti di sponsorizzazione “paralleli”. Non stupiscono tanto l’entità della cifra o le conclusioni della sentenza, quanto le motivazioni. Peccato che il giudice, certo che qualsiasi parola scritta sarebbe risultata incomprensibile allo sciatore, abbia deciso rendere oscuro a chiunque il significato della propria decisione, facendo abuso di vocaboli obsoleti o appartenenti al dizionario “Italiano-Klingon/Klingon-Italiano”: «i non obliterabili aspetti formali possono in questo quadro essere ricondotti alla descritta sconoscenza sesquipedale di aspetti fondamentali della vita di relazione e fondare un dubbio concreto sulla sussistenza dell’elemento psicologico non solo sul disvalore degli atti compiuti, ma sul loro stesso significato». In sostanza: Tomba è stato assolto per ignoranza. È in ogni caso lecito chiedersi se il giudice non meriti, al contrario, di essere condannato per saccenza: dire “sesquipedale” al posto di “grande” dovrebbe essere considerato reato, alla pari dell’evasione fiscale. Sconcerta in ogni caso il fatto che l’ex sciatore, dopo opportuna traduzione, abbia gioito per una sentenza che lo ha descritto come «fanciullo inconsapevole», incapace di «condurre una vita di relazione, che comporta anche lo scambio di danaro con modalità universalmente conosciute». È come essere esonerato dal servizio militare, ma trovarsi stampata sui propri documenti la motivazione: “è un coglione”. L’accusa, chiedendo 10 anni di reclusione, si è dimostrata indubbiamente più clemente. La seduta si è conclusa in anticipo, alle 19:25, per permettere all’ex campione di non perdere la nuova puntata di “Dragonball GT“.

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