La parata degli entusiasti

Il BelgioE’ sempre un giorno strano quello in cui una società che fattura quanto il Belgio minaccia di denunciare per diffamazione te, che al massimo puoi permetterti di coprire due sedute di manicure di Megan Gale.
Stranezze del business: Omnitel, comunque, “ha deciso di denunciare per diffamazione il fondatore del portale Clarence, Gianluca Neri, per alcune dichiarazioni rilasciate oggi al quotidiano .Com. Neri ha dichiarato che Omnitel avrebbe lanciato l’iniziativa di costituire un cartello fra gestori cellulari, per impedire l’invio di sms gratuiti dai portali Internet”.
Insomma, pagine e pagine sul portale di spunti, notizie e proteste, e vieni preso per un’orecchio per un articolo su un quotidiano emergente che riporta una frase che non hai mai pronunciato.
Anche perché, detto francamente, è irrilevante chi abbia dato inizio alle danze: il problema è che le danze sono iniziate, e in sala ballano in pochi. Se la notizia fosse stata vera l’avremmo data noi in anteprima, invece che cederla alla concorrenza. Invece, nelle pagine di Clarence, è scritto soltanto che “verificheremo quali operatori aderiranno al progetto di interconnessione“.
Sta tutto qui, nero su monitor, e su questi interventi (gli unici ufficiali, che non possono essere travisati o reinterpretati) può partire qualsiasi proposta di discussione, ogni tipo di protesta o incazzatura da parte di chi si senta preso ingiustamente in causa.
Noi continueremo nell’azione, rimettendoci soprattutto alle iniziative delle associazioni dei consumatori (che al pari di noi presenteranno un esposto) e al giudizio dell’Authority a cui comunque tutti, accusati e accusatori, saremo vincolati.


La giornata di ieri a Clarence è stata paradossale: non capita tutti i giorni di perdere più tempo per rispondere a comunicati stampa, invece che a scrivere qualcosa di nuovo sul portale che sia abbastanza importante da meritare un comunicato stampa.
Davanti alle tre maggiori agenzie che riprendevano i botta e risposta veniva quasi da dire “Ma insomma, sono solo SMS!”. Invece il problema è più vasto, e riguarda la mutazione della rete così come la maggior parte degli utenti la conoscevano o la concepivano. A piccoli passi anche questo mondo fatto di bytes sta cambiando: nel ’95 la prima grande protesta riguardò l’invasione dei banners pubblicitari sui siti; nel ’96 fu il turno dell’intrusività dei “cookies” piazzati dai programmi di navigazione nei pc degli utenti; e via dicendo, fino al boom del 2000 e la recessione del 2001. Piano piano, tutte le innovazioni che instradavano Internet verso un approccio decisamente commerciale sono scivolate giù nel gargarozzo della comunità virtuale, ingoiate a malavoglia come uno sciroppo cattivo. È come fumare: le prime volte si tossisce, poi ci si abitua.
Lascia solo uno po’ sconcertati assistere alla parata degli entusiasti, quelli che hanno colto la palla al balzo soffiando sul polverone alzato dalla nostra iniziativa, e che non solo auspicano la fine dell'”Internet Gratis”: vogliono anche che finisca ora, subito.
Ecco, noi qualche dubbio su questo l’avremmo. Se è vero che Internet cambierà, è anche vero che non sarà un processo indolore, e che richiederà tempo. Il cammino che ha portato alla Rete così come oggi la conosciamo è costellato da fallimenti di operazioni di vendita di contenuti o servizi a pagamento: è un dato che sarà bene gli entusiasti mettano in conto, a meno che non abbiano dati certi che dimostrino che qualcosa è cambiato nella mentalità degli utenti. Nel frattempo muore Napster, muoiono i siti di e-commerce, muoiono anche le suonerie sotto i colpi del diritto d’autore (perché, certo, la tesi è: “Adesso che ho la suoneria di Ricky Martin sul telefonino, posso evitare di andare a comprare il disco”, non fa una piega), ma nessuno dice come faranno le istituzioni o le aziende a contrastare fenomeni spontanei come il “peer-to-peer“, (GNUtella, ad esempio) che sono protocolli, pacchetti di dati, e non aziende verso cui si può sporgere denuncia.
Nella truppa degli entusiasti non possiamo fare a meno di annoverare Massimo Ciociola (ci perdonerà: ha iniziato con noi l’avventura del wireless e degli SMS quando nessuno ancora ne parlava, e in più ci ha regalato delle mozzarelle di bufala fantastiche, per cui gli saremo eternamente riconoscenti), uno dei fondatori di Wireless Solutions, e quindi nostro fornitore per il servizio SMS, che a commento della nostra iniziativa ha dichiarato: «Di fronte a un’evoluzione inevitabile ci si può porre in due modi: lamentarsi o cercare soluzioni. I siti più grandi hanno scelto la seconda: cioè, individuare nuovi servizi e nuove forme di pagamento. Come accade all’estero. I portali devono adeguarsi se non vogliono morire». Insomma, un po’ come chiedere al fornaio se il pane è buono. Stà a vedere che viene fuori lo scoop e dice di no. Poi si viene a scoprire che Ciociola include CiaoWeb tra i “siti più grandi” di Clarence: sono affermazioni che fa quando ha poco campo, non è colpa sua, ed è in ogni caso una questione di misure: qui da noi non si fanno di queste discriminazioni, per questo continuiamo ad apprezzarlo comunque.

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