“1992” spiegato piano e con parole semplici per chi non ha Sky (2a puntata)

1992

(clicca qui per la prima puntata)

  • Antonio Di Pietro: Signorina Bibi, posso chiamarla così? O preferisce signorina Mainaghi?
  • Bibi Mainaghi: Por mo à oguola, foccio camo proforesce.
  • Antonio Di Pietro: Eh?
  • Bibi Mainaghi: Suca.
  • Antonio Di Pietro: Signorina Mainaghi, se fossi in lei smetterei di fare la spiritosa: qui ci sono elementi per metterla in galera a vita. Con un compagno di cella logopedista.
  • Bibi Mainaghi: Nan foccio lo sparotaso, sta saltonta porlonda an malanosa.
  • Antonio Di Pietro: Pastore, io non capisco una ceppa di quello che dice questa. Lei che è uno di mondo?
  • Luca Pastore: Aridaje. Posso ribadire ancora una volta che non sono gay?
  • Antonio Di Pietro: Ora non mi si metta a sindacare sulle definizioni. A me quello che fa in privato con i suoi amici non mi interessa.
  • Luca Pastore: Guardi che io con questa ci sono andato a letto.
  • Antonio Di Pietro: Con questa? Non con l’altra, quella che si è fatta tutti i titoli di testa e parte di quelli di coda, fino a “La produzione desidera ringraziare…”?
  • Luca Pastore: No, con questa.
  • Antonio Di Pietro: E lei conferma?
  • Bibi Mainaghi: Canformo.
  • Antonio Di Pietro: Che ha detto?
  • Luca Pastore: Non lo so: non le ho nemmeno visto aprire la bocca.
  • Antonio Di Pietro: Forse è ventriloqua.
  • Luca Pastore: Richiamo il pupazzo di prima? Magari è suo.
  • Antonio Di Pietro: Sì, richiami il ramarro, e già che c’è anche tutti gli altri.
  • Luca Pastore: Tutti gli altri chi?
  • Antonio Di Pietro: Massì, Pastore, forza: quello di Publitalia, la zoccoletta e il leghista.
  • Luca Pastore: La zoccoletta sta copulando con quello di Publitalia.
  • Antonio Di Pietro: Ecchemmenefrega ammè? Li stacchi. Oppure intanto faccia entrare il leghista.
  • Luca Pastore: Non vuole entrare nemmeno lui. Dice che dopo è il turno suo.
  • Antonio Di Pietro: Minchia, ma questa a UnoMattina che cosa faceva, gli alzabandiera? Li separi con una secchiata d’acqua, basta che me li fa rientrare.
  • Luca Pastore: Eccoli.
  • Antonio Di Pietro: Signori, di nuovo buongiorno. Prego, sedetevi.
  • Antonio Di Pietro: Signorina Castello, ognuno su una sedia diversa, prego.
  • Veronica Castello: Mi scusi. Ha ragione. Io non sono così.
  • Antonio Di Pietro: E com’è, invece?
  • Pietro Bosco: E’ zoccola, casso!
  • Antonio Di Pietro: Lo perdoni, è leghista. Però, signorina, mi permetta di dire che il troglodita, qui, non ha tutti i torti. Mi faccia ricapitolare: lei, in sei puntate, si è fatta, nell’ordine: il papà della signorina Mainaghi; il nostro Leonardo Notte; un suo collega di Publitalia; un funzionario Rai; un direttore dei programmi di Mediaset; il troglodita leghista, e tutto per cosa?
  • Veronica Castello: Volevo condurre Domenica In.
  • Antonio Di Pietro: Però, signorina, qui per la buona volontà e l’impegno dovevano darle almeno Sanremo.
  • Veronica Castello: Non è colpa mia: è che sento dentro un grande vuoto.
  • Pietro Bosco: Un vuoto di casso!
  • Veronica Castello: Zitto, impotente!
  • Antonio Di Pietro: No, fermi, volete dirmi che nella sceneggiatura c’è anche questo, il leghista che dice che ce l’ha duro e poi non gli tira?
  • Pietro Bosco: E’ l’emozione, casso!
  • Antonio Di Pietro: Fatemi ricapitolare: il nostro Pastore, qui, trombava con la signorina Mainaghi, il cui padre scopava con la signorina Castello. La signorina Castello, da parte sua, si zompava rispettivamente anche i signori Notte e Bosco. Il che fa giungere a una sola conclusione: gli unici due che in questa serie non ne hanno vista mezza siamo io e il ramarro.
  • Pupazzo Five: Parli per lei.
  • Antonio Di Pietro: Signori, io qui ho chiuso l’inchiesta. Potete andare.
  • Leonardo Notte: In che senso?
  • Antonio Di Pietro: Nel senso che potete andare: non ho più bisogno di voi.
  • Luca Pastore: Non ho capito neanch’io. Di chi è la colpa, alla fine?
  • Antonio Di Pietro: Non è sua, tranquillo, Pastore. Non è colpa sua se lo spunto di questa serie è che lei abbia ordito tutta Mani Pulite avvalendosi di un pirla – che poi sarei io – che assecondasse il suo desiderio di vendetta su chi l’aveva fatta ammalare di AIDS.
  • Luca Pastore: No?
  • Antonio Di Pietro: No. E non è nemmeno sua, la colpa, signor Notte. Né del cognome, né dell’essere stato concepito come una banale macchietta da Bagaglino per veicolare l’originalissimo e inedito messaggio che la pubblicità ci ha rovinato tutti.
  • Leonardo Notte: Non ho capito.
  • Antonio Di Pietro: Non è colpa sua se non le hanno voluto bene, mentre la scrivevano. Lei è un cattivo molto semplice, molto inutile, senza sfaccettature. A Tony Soprano hanno voluto bene, mentre lo scrivevano. A Walter White hanno voluto bene. A Don Draper. A lei no. Lei è una vittima come tutti gli altri, qui. E la stessa cosa vale per lei, signor Bosco: bisogna essere bravi per saper scrivere un cretino. E a lei non l’hanno scritta bene, mi creda. Ma dovrebbe esserle di consolazione il fatto che non può essere colpevole della mancanza di fantasia altrui.
  • Pietro Bosco: L’avevo detto io, casso!
  • Antonio Di Pietro: Signorina Castello, si avvicini.
  • Veronica Castello: Posso?
  • Antonio Di Pietro: Venga.
  • Veronica Castello: Ooh, sì… sììì… così…. più forte… scopami senza un costrutto… sìììì… fai di me la tua troia… daiii… sììì…
  • Antonio Di Pietro: Signorina Castello?
  • Veronica Castello: Sì?
  • Antonio Di Pietro: Intendevo dire che si può avvicinare senza problemi.
  • Veronica Castello: Eccomi, mi scusi, l’abitudine.
  • Antonio Di Pietro: Appunto. Lei è quella che è stata trattata peggio di tutti. L’hanno mandata in televisione a dire che la televisione è il diavolo. E l’ha fatto gente che scrive per la televisione. Come se scriverla male, così male, fosse peggio di ambire a farla. Lei non ha qualità signorina, eppure voleva essere famosa. E’ stata questa la sua colpa. Ma, mi creda: l’unica differenza tra lei e chi l’ha crocifissa a questa parodia di una soubrette è il trovarsi davanti alla telecamera, invece che dietro.
  • Bibi Mainaghi: A ia, passa ondora oncha ia?
  • Antonio Di Pietro: Stavo appunto arrivando anche a lei, signorina Mainaghi: non li ascolti. L’hanno mandata allo sbaraglio: hanno scelto una che che ha le patate in bocca per recitare una che parla con le patate in bocca. E poi si sono messi tutti a prenderla per i fondelli su internet, anche dopo i primi dieci minuti in cui era ancora divertente. Si lasci dare un consiglio: lei è terribile, è vero, ma ha vent’anni e un sacco di tempo per imparare e anche qualcosa in più per livellare le ambizioni sulle sue capacità. Quelli che continuano a infierire non ce li hanno più, vent’anni. E si sono anche scordati quanto era bello e incosciente averli.
  • Bibi Mainaghi: Grozie.
  • Antonio Di Pietro: Prego. Oh, ho detto tutto, mi sembra. Credo sia arrivato il suo momento, signor ramarro.
  • Pupazzo Five: Il mio momento per cosa?
  • Antonio Di Pietro: Per dire la cosa che deve dire sin dall’inizio.
  • Pupazzo Five: Ah, giusto. Posso?
  • Antonio Di Pietro: Prego.
  • Pupazzo Five: E niente, io volevo solo dire che alla fine tutto questa voglia di rivoluzione, di colpevoli e di galera è stata tutta inutile, perché ha spianato la strada a Forza Italia.
  • Antonio Di Pietro: Ecco, l’ha detto. Contento?
  • Pupazzo Five: Sì, abbastanza. Vi ho presi di sorpresa?
  • Antonio Di Pietro: Certo, come no.
  • Pupazzo Five: Però, se posso, lei mi sembra… cambiato.
  • Antonio Di Pietro: Sì?
  • Pupazzo Five: Sì, lei non parla affatto come parlerebbe Antonio Di Pietro. Di tutti quelli che sono qui, lei sembra quello più fuori personaggio di tutti.
  • Antonio Di Pietro: Ma infatti: non lo so nemmeno io che c’azzecco, qui.
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