Mini tassa sull’editoria, perché no

E’ già tramontata (mi veniva da dire “tremontata”) l’ipotesi di tassare la banda larga per sussidiare i giornali online, proposta lanciata dall’incauto Malinconico della FIEG pochi giorni fa.

Pare difficile, in una fase in cui si tagliano i sussidi pubblici da parte del governo, che si proceda a una “tassa privata” imposta agli operatori telefonici, sempre una tassa verrebbe considerata e il governo verrebbe sospettato di fare il gioco delle tre carte.

In ogni caso penso che il sussidio all’editoria online sia sbagliato dal punto di vista della teoria economica. Ho già scritto che trovo sensata una tassa di scopo (distratta dall’IVA) per la pirateria musicale: nel caso degli Mp3 piratati c’è una chiara violazione della legislazione sul copyright, lo Stato non riesce a far rispettare la legge e a tutelare gli aventi diritto, il sussidio pubblico sarebbe dunque una equa riparazione fiscale per danni oggettivi dell’industria.

La stessa cosa non si può dire dell’editoria. I giornali su Internet guadagnano poco non perché venga violato l’accesso restricted alle loro pagine online ma perchè i valori unitari della pubblicità sono più bassi (per motivi di mercato legati al mezzo specifico) rispetto ai ricavi che arrivano dal cartaceo (semplificando per rimpiazzare 1 euro di prezzo di copertina servono qualcosa come 1000 page views); l’aumento dei ricavi da pubblicità online cresce così più lentamente rispetto alla caduta dei ricavi nel fisico e i bilanci degli editori ne soffrono. La supposta cannibalizzazione da parte di blogger e altro tipo di digital free press, con le loro rassegne stampa giornaliere basate su articoli e notizie dai giornali maggiori, sembra al contrario più una forma di pubblicità aggiuntiva che un danno, aumentando la visibilità e il traffico della fonte, quasi sempre linkata correttamente.

Non c’è quindi, per l’editoria su Internet, una seria violazione di leggi di tutela del diritto d’autore, non come nel caso della musica ma anche del cinema o del software, nessuna esternalità negativa per la teoria economica, nessuna ragione per inventarsi un sussidio riparatorio, una tassa a carico di operatori telefonici e consumatori.

Credo che il futuro dell’editoria sarà un equilibrio misto fra smart subscriptions (abbonamenti di cui l’utente sottostima il costo, come parte di un bouquet media flat fee o come abbonamento premium concordati con gli stessi telefonici) e entrate pubblicitarie online, che però saranno più basse in media rispetto ai ricavi complessivi della vendita della copia cartacea e della pubblicità tradizionale. La torta sarà inevitabilmente più piccola, gli editori dovranno ridurre i costi complessivi e diversificare i propri investimenti.

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5 Commenti

  1. Non ho capito perche nessuno propone un network di micropagamente per leggere gli articoli.
    Se voglio accedere hai contenuti pago per ogni articolo che leggo in automatico, 0.001 o meno.
    Per una cosa cosi premierebbe anche chi e è fuori dal giro dei soliti noti ma lavora bene, e chi scrive per il corriere guadagnerebbe comunque, forse anche di più.
    È che nessuno cerca la soluzione si cerca solo i mantenimento dello status, si è visto con gli mp3 che se costano i giusto la gente alla fine li compra.

  2. @tacus,

    perché c’è una tendenza dei consumatori online a cercare sempre la soluzione gratis, anche se l’altra costa un millesimo, è una iper-reazione al prezzo rispetto al consumo off-line, gli mp3 al giusto prezzo hanno un certo mercato, ma sicuramente minore a quanto erodono alle vendite potenziali.

    E poi ricordati che non è facile raccogliere micropagamenti online, e quanto poco è diffusa la carta di credito da noi, senza contare il margine che richiederebbe il gestore di pagamento

  3. Quindi è giusto pagare ma solo me.
    raccogliere pagamenti non è complicato oggi abbiamo piattaforme che fanno molto di più, il problema è che volete sostituire il sussidio pubblico con un altro sussidio, controllabile, in mano ai soliti noti.
    iTunes mi sembra che qualche soldo lo porti a casa, il solito ragionamento stagno a caste di un paese medioevale. Si scrive per se stessi e la propria cricca e non per essere letti follia.

  4. Tacus, che succede? Cos’è ‘sta sbrocca del lunedì mattina con le caste e i medievalismi?

    Quali sarebbero ‘ste piattaforme di pagamento diverse da carte di credito, SIM cards e paypal che oggi hanno margini tali da non consentire di pagare le frazioni di centesimo?

    Apple qualcosa lo vende, certo, ma è l’unico che ci guadagna in un settore che complessivamente si sta impoverendo. E chiedi un po’ quali sono le vendite di iTunes fuori da USA e UK

  5. Abbassando i prezzi dei CD e dei DVD, li venderebbero! E bene! Lo dimostra iTunes!

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