Capaci di tutto.

giovanni-falconeScaraventare il cadavere di Giovanni Falcone ai piedi dell’avversario politico – come su Unità di lunedì, articolo «Berlusconi avrebbe strozzato anche Giovanni Falcone» – resta un’attività prediletta delle persone che tutto sommato trovo più schifose in questo Paese: se tra coloro che ne  scaraventano il cadavere poi c’è appunto l’Unità, quotidiano che contro Falcone condusse la campagna più infamante, violenta, meschina e vigliacca che l’eroico magistrato abbia mai subito – campagna che l’accompagnò sino al giorno della sia morte – allora l’effetto è quello che i revulsivi hanno sullo stomaco. E non mi ci si posso abituare.

Nel settembre 2003 capitò la stessa cosa: Berlusconi criticò il concorso esterno in associazione mafiosa ed ecco che l’Unità titolò subito «Contro di noi, contro Falcone» con l’annessa intervista a vari procuratori palermitani (Grasso, Scarpinato, Lo Forte, Natoli) che dipinsero le affermazioni di Berlusconi come «gravemente offensive» nei confronti di Falcone, ridotto a santino da parabrezza regolarmente esposto dal mondo che il giudice più detestava.

Intendiamoci: il 17 luglio 1987 c’era la firma di Giovanni Falcone in una delle prime sentenze che prefiguravano (prefiguravano) l’appoggio esterno in associazione mafiosa; il giudice, nell’ordinanza del cosiddetto maxi-ter, si pose effettivamente «il problema dell’ipotizzabilità del delitto di associazione mafiosa anche nei confronti di coloro che non sono uomini d’onore, sulla base delle regole disciplinanti il concorso di persone nel reato» (Tribunale di Palermo, Ufficio Istruzione, 1987, p. 429). Ma, nei fatti, Falcone non si sognò mai di contestare questo reato da solo, senza un corollario di altre e individuate ipotesi di reato.

L’Unità, ieri, attribuiva la frase «Berlusconi avrebbe strozzato anche Giovanni Falcone» a Marcelle Padovani, colei che intervistò il giudice nel profetico libro «Cose di cosa nostra». Ma nello stesso libro, per dire, a proposito del 416 bis, Falcone vedeva lungo: «Non sembra abbai apportato contributi decisivi nella lotta alla mafia. Anzi, vi è il pericolo che si privilegino discutibili strategie intese a valorizzare, ai fini di una condanna, elementi sufficienti solo per aprire un’inchiesta».

Infatti. La definizione specifica del reato, dopo la strage di Capaci, è diventata impalpabile, creta nelle mani del magistrato: il 416 bis è stato imbracciato per cercar di sanzionare ogni presunto e opinabile collaborazionismo della politica, dell’amministrazione, dell’imprenditoria, delle professioni, della stessa magistratura. E Falcone, come detto, è divenuto un santino da parabrezza usato di volta in volta da un Paese senza memoria. L’abolizione del concorso esterno in associazione mafiosa, per il resto, nel 1996, fu proposta dal diessino Pietro Folena; poi fu ipotizzata dall’ex diessino Giuliano Pisapia – poi passato a Rifondazione comunista – che fece una proposta di legge di un solo articolo «volta a superare l’equivocità giuridica sull’ipotesi definita concorso esterno in associazione mafiosa… una nuova figura di reato non prevista da alcuna norma di legge e in contrasto con il principio di tassatività della norma, che è uno dei cardini dello Stato di diritto», ciò che ha determinato «la contestazione nei confronti di medici responsabili di aver curato persone ritenute partecipi a un’associazione mafiosa, di sacerdoti per aver prestato presenza spirituale alle medesime persone e addirittura a vittime di estorsioni» (Camera, atto. n.854, 14 giugno 2001).

Ecco, dov’è finita questa sinistra contraria al concorso esterno? All’esterno, è finita. Folena, avversario di Veltroni, lasciò i Ds nel 2005. Pisapia, candidato alla poltrona di guardasigilli nel 2007, dovette cedere il posto al fondamentale Mastella.  Pisapia, poi al a capo della Commissione per la riforma del Codice penale, ripropose l’abrogazione del concorso esterno dopo che ci avevano lavorato anche le commissioni Pagliaro, Grosso e Nordio: niente da fare. Il leitmotive risuonò e risuonerà: chiunque ne riparli fa  il gioco della mafia. E di Berlusconi.

Da parte di una certa sinistra – compresa quella schifosa che strumentalizza Falcone – per il resto ricordo due solo forme di autocritica.

Una – se vogliamo considerarla di sinistra – fu di Ilda Boccassini, che ebbe la forza di urlare nella aula magna del Tribunale di Milano, rivolta ai colleghi di Magistratura democratica:

«Voi avete fatto morire Giovanni, con la vostra indifferenza e le vostre critiche; voi diffidavate di lui; adesso qualcuno ha pure il coraggio di andare ai suoi funerali».

Due giorni dopo la strage di Capaci, ancora, su l’Unità, l’allora vicedirettore Piero Sansonetti fu di una sincerità disarmante:

«Questo giornale, negli ultimi mesi, e più di una volta, ha criticato Giovanni Falcone per la sua nuova amicizia con i socialisti e per la sua scelta di lasciare Palermo. E ha osteggiato la sua candidatura alla direzione della superprocura. In queste ore terribili una cosa l’abbiamo capita tutti, credo: Giovanni Falcone era un uomo libero. Abbiamo invece fatto prevalere il dubbio politico: forse non è uno dei nostri. Forse è politicamente ambiguo. Forse è il cavallo di Troia. E così abbiamo giudicato la sua scelta tattica una sorta di abbandono. Siamo stati faziosi».

Dopodiché, ora, fare la mia parte – strattonare Falcone a mia volta – sarebbe un attimo.

Basterebbe ricordare meglio di quando l’Unità (12 marzo 1992) spiegava che Falcone non doveva fare il procuratore antimafia, mentre La Repubblica esaltava Leoluca Orlando che Falcone l’aveva infamato per anni. Quando invece si parlerà di separazione delle carriere, mi basterebbe rilanciare l’articolo de La Repubblica (3 ottobre 1991) in cui Falcone si diceva favorevole a una riforma in questa direzione; quando ci sarà poi da sostenere l’inesistenza del Terzo livello mafioso, poi, ritroverò l’articolo della Stampa (30 luglio 1989) in cui Falcone lo riteneva inesistente; per le critiche alla politicizzazione della magistratura mi soccorrerà un’intervista a Falcone de La Stampa (6 settembre 1991) mentre, ancora, per le critiche alle correnti del Csm, basterà ancora La Repubblica (20 gennaio 1990) e via così. Nello schifo in cui è ridotto il giornalismo, farò la mia parte.

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50 Commenti

  1. filippo, scusami perchè è una domanda che non c’entra nulla con il tuo articolo, ma è comunque una cosa che mi incuriosisce.
    qual è la tua posizione sul recente referendum”anti-minareto” in svizzera?
    cosa ne pensi?
    scriverai qualcosa in proposito?

  2. beh, parli di ipocrisia dei giornali a distanza di oltre 15 anni, come fossero persone. Non so quanti della redazione dell’Unità di allora siano ancora nell’Unità di oggi…

  3. Probabilmente, come sostiene Davide, nella redazione dell’Unità di oggi non c’è neppure un giornalista di allora: io contesto solo il fatto di mettere in prima pagina un simbolo, giusto per avere una sorta di licenza morale nell’appoggiare una determinata posizione…

  4. non mi torna il titolo, se questi cattivoni di sinistra sono -capaci di tutto- come si potrebbero definire i protagonisti della destra italiana?
    Cos’è Berlusconi che ha appena detto che un dittatore è fico perchè ha un grande consenso?
    Cosa sono i trogloditi razzisti della Lega?
    Cos’è l’associazione a delinquere che sta mettendo al sacco Milano?

    e nella Sicilia del cappotto, come si può definire la maggioranza che supportato Cuffaro, Cammarata, Scapagnini e altri soggetti platealmente inadatti quanto contigui a noti mafiosi?

    e che ha fatto di Marco Biagi un santino da parabrezza battezzando con il suo nome una legge che certamente non aveva scritto lui?

    il malcostume politico non è mai responsabilità di una parte sola, ma in Italia abbiamo anche la fortuna d’assistere al fenomeno per il quale chi ha fatto stracci di ogni decenza alza il dito, sale in cattedra e si atteggia a maestrino, non potendo convincere nessuno dell’eticità dei propri comportamenti, si prova a dire che sono tutti brutti e cattivi

    tutti ladri, nessun ladro, è il vecchio adagio craxiano, no?

    … è per questo che l’articolo sembra ipocrita, forse con un titolo diverso…chissà…

  5. Bene così Facci. Che si torni a parlare delle questioni senza pensare se favorirà o meno l’avversario politico.

  6. ottimo articolo, cui aggiungerei una riflessione: il fatto che il giudice Falcone sia morto in un attentato mafioso secondo me non rende tutte le sue affermazioni sulla giustizia automaticamente delle verita’ oracolari. Ne’ le rende automaticamente delle falsità. Credo che la creazione e l’uso di questi miti-coperta da tirare dove fa più comodo leda profondamente la ricerca del fare la cosa più giusta e corretta secondo i principi della nostra costituzione e del buon senso e buon governo. E questo vale per tutti, SB & Company compresi. Direi che il tuo lavoro di ricerca degli articoli sia molto prezioso, Grazie

  7. sono pienamente d’accordo con Filippo Facci per quanto riguardi i migliori uomini di questa repubblica osannati e riveriti solo dopo che sono morti,soprattutto da quei quotidiani di sinistra che dovrebbero invece osannarli da vivi.
    Per la questione berlusconi invece,vorrei chiedere a Filippo se è veramente convinto della innocenza ed immacolatezza del presidente del consiglio,dato che a tutt’oggi non ha spiegato e forse non spiegherà mai da dove provennero tutti quei soldi (giorgio bocca sin dal 1973 dalle colonne di Repubblica domandava ” da dove prende un signore di appena trent’anni 500 milioni al giorno necessari ai cantieri di milano2…”) domanda restata insoluta…
    Da profano realista sono molto scettico sull’uomo che si è fatto da solo,e forse il giornalista Facci potrà in tal senso,si spera,fare chiarezza.
    Mi piacerebbe scrivesse di quell’intervista,l’ultima di Borsellino alla tv francese,mai andata in onda in italia,in cui il magistrato diceva che vi erano connessioni tra la mafia siciliana e un imprenditore milanese,denominato “signor B”.
    Grazie della risposta che sicuramente darà.

  8. Già, bel titolo, ma che dite, sono pazzo, io me lo chiedo veramente se il luogo sia stato scelto anche per quel motivo, siamo capaci.

    Ah, mi sono dato una missione, quando trovo “ultima intervista di Borsellino”
    Se è l’intervista a cui penso io, son stati capaci di taroccarla (taglia e cuci) per far dire a Borsellino ciò che non aveva detto.

  9. L’articolo a me, ad una prima lettura, è parso interessante e in alcuni momenti persino bello, va mò là. È vero che da parte di molti a sinistra c’è stato un voltafaccia spaventoso, e che vi è una generalizzata – generalizzata – appropriazione indebita sull’immagine di Falcone. Ed è molto giusto ricordare queste cose.

    Però il sospetto che anche Filippo Facci si metta a fare lo stesso gioco meschino di cui accusa l’odiato blocco nemico viene, ed è un peccato.

    È un peccato perché il pezzo è interessante anche quando parla del concorso esterno in associazione mafiosa e ricorda (forse citando Carlo Panella, dal quale la frase è ripresa quasi testualmente) che Falcone non contestò mai il reato di concorso esterno da solo, ma solo come corollario ad altre e circostanziate e provate e specifiche contestazioni di reati specifici.

    Come è noto, il concorso esterno in associazione mafiosa non è un reato a sé, non essendo previsto da alcuna norma di legge; questo è un argomento molto speso da chi ama considerare la magistratura come una sorta di loggia di sovversivi fancazzisti, per farle dire questo o quello, nella fattispecie per sminuire il suo operato contro la mafia e attribuire ad esso un significato politico. Si dice: guardate che roba, si sono inventati un reato che non è previsto dalla legge e lo usano per fini politici (i.e. contro Berlusconi, ma non importava nemmeno dirlo).

    Senonché, nessuna sentenza ha mai condannato nessuno per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, giacché il reato contestato è quello di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.c.) in concorso con altri (art. 110 c.p.): la dicitura “esterno”, che è quella che desta tanto scandalo, non viene richiamata da nessun capo di imputazione.

    E ancora, per fare un esempio di attualità. A Marcello Dell’Utri non è stato contestato il solo reato di associazione mafiosa in concorso, ma anche, direttamente, il reato di associazione mafiosa “non in concorso”. Che persino Filippo Facci (non sto a citare Falcone a sproposito) ammetterà che è possibile contestare “da solo”, senza la necessità di altre fattispecie di reato che facciano da corollario.

    Se poi si vuole mettere in discussione la costruzione giuridica che giustifica il concorso esterno in associazione mafiosa, cioè che giustifica la configurabilità di un concorso nel reato associativo di mafia, pur senza essere stabilmente appartenenti a Cosa Nostra, lo si può ovviamente fare, ed è una questione complessa e dibattuta. Personalmente, i requisiti richiesti dalla Cassazione per ipotizzare tale tipo di responsabilità mi paiono assolutamente idonei ad individuare un vero e proprio concorso nel reato; al riguardo ricordo la massima della famosa sentenza delle Sezioni Unite del 2005: «Risponde di concorso esterno in associazione mafiosa il soggetto che, pur non inserito stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio e privo dell’affectio societatis, fornisce tuttavia ad essa un concreto, specifico, consapevole, volontario contributo, sempre che questo esplichi una effettiva rilevanza causale e cioè si configuri come condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione o di un suo particolare settore, ramo di attività o articolazione territoriale, e quindi per la produzione dell’evento lesivo del bene giuridico protetto che nella specie è costituito dall’integrità dell’ordine pubblico, violata dall’esistenza e dall’operatività del sodalizio e dal diffuso pericolo di attuazione dei delitti-scopo del programma criminoso (la corte ha precisato altresì che sul piano dell’accertamento della causalità non è sufficiente una valutazione ex ante del contributo concorsuale, risolta in termini di mera probabilità di lesione del bene giuridico protetto, ma è necessario un apprezzamento ex post, in esito al quale sia dimostrato l’effettivo nesso condizionalistico tra la condotta stessa e la realizzazione del fatto di reato, come storicamente verificatosi hic et nunc, con tutte le caratteristiche essenziali connesse alla dimensione plurisoggettiva e associativa dell’evento lesivo)».

    L’autore dell’articolo qui non dice se condivida o meno tale ricostruzione della fattispecie, né ovviamente si può invocare il “santino” Falcone per tirarlo dalla propria parte, visto che la sentenza è successiva alla sua morte. Filippo Facci si limita a dire che l’art. 416 bis c.p. «è stato imbracciato [olè!] per cercar di sanzionare ogni presunto e opinabile collaborazionismo della politica, dell’amministrazione, dell’imprenditoria, delle professioni, della stessa magistratura», e il gioco è fatto. In pratica la questione più importante, se le sentenze siano giuste o meno, viene liquidata en passant, in tre righe: la verifica delle circostanze, migliaia e migliaia di pagine di provvedimenti, intercettazioni, testimonianze, documenti, tutto, viene semplicemente buttato nel cesso. Ed allora viene la fastidiosa sensazione che l’obiettivo dell’articolo non sia quello di parlare di mafia, o di Falcone, ma semplicemente di andare lì col ditino puntato contro i nemichetti di Filippo Facci (la sinistra, la Repubblica, magari Travaglio..) e dire voooi non potete parlare di Falcone, voooi non potete parlare di mafia, così, in modo sterile. Questa è l’impressione che ho ricavato ad una lettura più attenta dell’articolo, e per me è un vero peccato, una buona occasione perduta.

  10. è chiaro che il male sono Folena e Pisapia

    mica Berlusconi e Dell’Utri

    adesso è chiaro perchè l’Italia si è mafiosizzata

    e nonostante lo sforzo lodevole degli elettori siciliani, che pure danno consensi bulgari al centro destra

    certamente un voto di contrasto alla mafia, ma reso vano da quei mostri di Pisapia e Folena

    sì, deve essere così, il senso complessivo della cosa

  11. grazie Luigi dei link a cui mi hai inviato anche se conosco i risvolti della vicenda…
    ma da uomo di logica ti/vi chiedo :
    se cosi fosse,se il signor B è immacolato,se l’intervista è manipolata,se i pentiti mentono,se la mafia è stata sconfitta,ebbene ti/vi domando :
    perche dal 92 non esplodono piu bombe e berlusconi sta al governo ANZICHE starci i comunisti assieme alle “toghe rosse”???
    anche da questo si evince che “gli uomini vollero le tenebre piuttosto che la luce”…
    O no?????

  12. Ma sostituire il commento 11 di Fiandri all’articolo non si pole? Mi sembra assolutamente più padrone dell’argomento, il facci gioca a figurine con i morti ed i vivi, Fiandri mi sembra andare al nocciolo.

  13. il titolo alla Travaglio mi piace ….
    comunque, i politici ed i politicizzati, si sa, spesso cambiano idea e di ciò che scriveva nel 92 l’unità io onestamente non lo sapevo…
    cambiano i giornali in base a editori e direttori…che dire del GIORNALE di Montanelli ? lo paragoniamo a Feltri ?

  14. @ L’Eternauta

    tu dici “se cosi fosse,se il signor B è immacolato,” (nessuno lo afferma)
    “se l’intervista è manipolata” (lo dice lo stesso giudice che ha condannato Dell’Utri) “,se i pentiti mentono” ( e qui e’ incontrovertibile perche’ si contraddicono tra loro) “,se la mafia è stata sconfitta” (e quando mai?) “,ebbene ti/vi domando :
    perche dal 92 non esplodono piu bombe e berlusconi sta al governo ANZICHE starci i comunisti assieme alle “toghe rosse”???”
    Non riesco a seguirti bene. Se l’intervista e’ manipolata, questo non vuol dire altro che qualcuno ha voluto “incastrare” Berlusconi manipolando Borsellino. Non vuol mica dire che Berlusconi e’ innocente! Sono due cose distinte e separate. Berlusconi puo’ benissimo esser il mandante di tutte le stragi di mafia che vuoi. Solo che per dire cio’ non si puo’ portare quell’intervista come prova, perche’ e’ manipolata. Si potra’, presumo, fare ricorso ad altre prove!
    Buondi’.

  15. ” Solo che per dire cio’ non si puo’ portare quell’intervista come prova, perche’ e’ manipolata. Si potra’, presumo, fare ricorso ad altre prove!”

    Infatti. Per esempio, si porta come prova un’ALTRA intercettazione dell’Utri -Mangano in cui si parla di cavalli e ” piccioli”.

    ( luigi, io ti consiglierei di non dare troppo credito a cronachedall’imbecillario, perchè spesso fa ciò che imputa ad altri, ovvero omissioni interessate che a volte alterano la sostanza)

  16. Questa mj passa la vita, da un blog all’altro, a dare patenti di credibilità a questo o a quello. Dal pulpito del niente.

  17. Però mi devo correggere, perché a Dell’Utri è stato contestato solo il reato di concorso in associazione mafiosa, non il reato di associazione mafiosa “non in concorso”.

  18. @ Mj
    ciao Mj, piacere di ritrovarti.
    Non credevo certo che Dell’Utri fosse stato condannato per quella intercettazione.
    L’unica cosa che traggo dal sinottico e’ che la “ultima” intervista di Borsellino è stata manipolata.
    Poi non voglio dire altro perche’ non me ne intendo.
    Chissa’ perche’ ho l’impressione di girare per i blog e trovare sempre le stesse persone con Nick diversi ;-)
    Buona serata

  19. Caro Filippo,Consiglio non richiesto.
    Perchè, in piena era di mitizzazione dei pentiti, non approfitti per raccontare a modo tuo la storia del “pentito” Di Maggio e dei suoi “cani al guinzaglio”?
    Credo che sia proprio il paradigma della “utilizzazione” del pentitismo anche da parte della mafia.

  20. Filippo Facci: no, sono due distinte fattispecie di reato, richieste cumulativamente: 416 e 416 bis, entrambi in concorso (pagg. 2-5 della sentenza). E sono state entrambe accolte, infatti il dispositivo reca una condanna per entrambe le fattispecie (pag. 1767 della sentenza). La sentenza si trova qui: http://www.narcomafie.it/sentenza_dellutri.pdf.

  21. sì, in effetti si dovrebbe argomentare, ma non ce la faccio.
    tutto quello che mi viene, leggendo l’ennesima mappazza di parte è: che palle.

    scusa il francesismo.

  22. @ Fiandri
    non mi funziona il link della sentenza Dellutri

    @ MJ
    mi e’ venuta una curiosita’. Se la intercettazione giusta e’ un’altra perche’ dappertutto (Travaglio, per esempio) si parla sempre di quella taroccata?
    (Non e’ una domanda ironica)

  23. ” Se la intercettazione giusta e’ un’altra perche’ dappertutto (Travaglio, per esempio) si parla sempre di quella taroccata?”

    Non direi che si parla sempre di ” quell’ intercettazione” taroccata, semmai si parla spesso dell’intervista di Borsellino. Anzi, mettiamola così. Chi ha interesse al polverone sulla questione focalizza l’attenzione sulla parte dell’intervista modificata.
    Ma tutta l’intervista non è taroccata. E in quell’intervista Borsellino parla di Mangano, dei suoi collegamenti con Dell’Utri e dei suoi interessi ad agganciare Berlusconi e del coinvolgimenti di Dell’ Utri con mafiosi. E di ” indagini ” sulle questioni.
    Faccio notare che Borsellino parla di ” indagini” su queste questioni nel 1992, ben prima che Berlusconi ” scenda in campo”, il che prova che Berlusconi e cari sono stati sotto l’occhio di polizia e magistratura da ben prima del suo ingresso in politica. E per questioni come traffico di droga e agganci mafiosi, mica per divieti di sosta o simili.

  24. Fiandri
    1) A Marcello Dell’Utri… è stato contestato… anche, direttamente, il reato di associazione mafiosa “non in concorso”. Che… è possibile contestare “da solo”, senza la necessità di altre fattispecie di reato che facciano da corollario
    Infatti anche la legittimità della configurabilità del semplice reato associativo non è affatto pacifica.

    2) Che da quasi vent’anni anni la magistratura, sentenza dopo sentenza, stia cercando di descrivere, aggiungendo sempre un nuovo elemento, ciò in cui consiste il concorso eventuale nel delitto associativo, è per me la dimostrazione migliore che il reato, in realtà, non esiste.

  25. Luigi: perché c’è il punto finale che non c’entra col link; prova così:

    http://www.narcomafie.it/sentenza_dellutri.pdf

    A me l’esegesi del pensiero di Falcone per fini propagandistici non piace.

    Mi chiedo piuttosto, e chiedo: è sbagliata o è giusta la ricostruzione delle Sezioni Unite, sui requisiti per individuare un concorso in associazione mafiosa anche da parte di chi non faccia stabilmente parte? Non sono requisiti abbastanza stringenti per determinare un concorso nel reato associativo? E sentenze come quella su Dell’Utri indicano requisiti analoghi o differenti? E quale punto della ricostruzione in fatto della sentenza Dell’Utri non sarebbe logico, coerente o ben motivato?

  26. Lorenzo, sul punto 1) forse non hai letto il mio commento successivo, nel quale mi correggevo.

    Sul punto 2) invece vorrei che mi spiegassi perché non sarebbe possibile configurare un concorso nel reato associativo, in presenza dei requisiti indicati. Intendo in termini giuridici.

  27. @ Fiandri

    grazie mille.
    Peccato che siano piu’ di mille pagine :-(

    @ MJ

    strano che mi dici cio’.
    Sbaglia allora Elio Veltri?

    Oggi, 24 novembre 2009, un noto quotidiano scrive: “1992, 21 maggio. Paolo Borsellino parla a due cronisti francesi di un’indagine in corso sui rapporti fra il boss Mangano, Dell’Utri e Berlusconi.”

    Non è vero. Non è così, non è affatto così.

    Borsellino NON PARLA MAI di “una indagine” (quale, dove, di che?) che coinvolge Mangano, Berlusconi e Dell’Utri. Accenna a inchieste varie, delle quali è venuto più o meno direttamente a conoscenza, e nelle quali compare Mangano, nelle quali compare di striscio Dell’Utri (del quale lui, Borsellino, non sa quasi niente), e nelle quali NON COMPARE MAI BERLUSCONI. MAI.

    Basti leggere, NELLA VERSIONE COMPLETA E NON MANIPOLATA DI QUELLA INTERVISTA, una risposta di Borsellino: “Non mi dovete fare queste domande su Dell’Utri perché siccome non mi sono interessato io personalmente, so appena… dal punto di vista, diciamo, della mia professione, ne so pochissimo, conseguentemente quello che so io è quello che può risultare dai giornali, non è comunque una conoscenza professionale e sul punto non ho altri ricordi”

    Poi lo ribadisce PIU’ VOLTE:

    da http://www.democrazialegalita.it/redazione/redazione_vere_parole_borsellino=24novembre2009.htm

  28. Luigi

    ” Borsellino NON PARLA MAI di “una indagine” (quale, dove, di che?) che coinvolge Mangano, Berlusconi e Dell’Utri. ”

    Luigi, non ho capito cosa tu voglia correggere.

    Io ho scritto

    ” E in quell’intervista Borsellino parla di Mangano, dei suoi collegamenti con Dell’Utri e dei suoi interessi ad agganciare Berlusconi e del coinvolgimenti di Dell’ Utri con mafiosi”

    Non ho scritto che Borsellino parla di indagini che coinvolgano tutti e tre i personaggi. Inoltre, ciò che tu riporti saranno le ” parole vere”, ma sono le parole incomplete. Perchè Borsellino dice ( e riporto dal link fornito da Facci )

    ” Dell’Utri non è stato imputato nel maxiprocesso, per quanto io ricordi. So che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme Mangano».

    A Palermo?
    «Si. Credo che ci sia un’indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i particolari».

    Il fatto che poi Borsellino specifichi che lui non ne sa niente non significa che non ne abbia accennato e NEI TERMINI che ho usato io. Ancora, sempre dall’intervista linkata

    ” Si è detto che Mangano ha lavorato per Berlusconi
    «Non le saprei dire in proposito.. Anche se, dico, debbo far presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo poiché ci sono addirittura… so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito, per le quali non conosco addirittura quali degli atti siano ormai conosciuti e ostensibili e quali debbano rimanere segreti. Questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi è una vicenda – che la ricordi o non la ricordi – comunque è una vicenda che non mi appartiene. Non sono io il magistrato che se ne occupa, quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla».

    Ovvero, Borsellino dice che non ne sa niente, ma dice che gli risulta che ci siano ” indagini” in corso.

    Per cui, ripeto, esattamente cosa vorresti correggere, Luigi? Mi attribuisci cose che non ho detto per cercare di smentirmi? Lo hai fatto nel modo sbagliato, allora.Io so che la cosa più importante di tutta la faccenda è che risulta che Berlusconi, Dell’Utri e Mangano avessero a suo tempo suscitato, diciamo così, le attenzioni di polizia e carabineri. MOLTO prima dell ‘ “‘ingresso in campo “di Berlusconi.

  29. Fiandri
    1) intendevo sottolineare la assoluta discutibilità, ben prima che del concorso eventuale nel 416bis, della previsione del reato associativo di per sé. E’ cioè molto dubbio se sia legittimo punire qualcuno per il solo fatto di aver costituito una associazione con certe finalità: cioè, per non aver materialmente danneggiato né messo in pericolo niente e nessuno.
    Per questo la punibilità di un soggetto non associato suscita, in molti, riserve ancora maggiori.

    2) è sbagliata o è giusta la ricostruzione delle Sezioni Unite, sui requisiti per individuare un concorso in associazione mafiosa anche da parte di chi non faccia stabilmente parte?
    La ricostruzione della Cassazione potrà anche essere giusta. Purtroppo, però, non spetta alla Corte indicare gli elementi costitutivi di un reato: è compito del Parlamento. Si è puniti se si trasgrediscono i precetti contenuti in una previsione legislativa, non in una motivazione di un provvedimento giudiziale.
    Peraltro, se tu adotti come paradigma per il concorso eventuale in associazione mafiosa la sentenza del 2005, come spieghi le condanne per lo stesso reato emesse prima del 2005? Come si è potuto condannare qualcuno per un reato, prima ancora che fosse spiegato in cosa consiste questo reato? Come hanno fatto i giudici pre-2005 a condannare? Come hanno fatto gli imputati pre-2005 a difendersi?

  30. @ MJ
    cara MJ, guarda che sei tu che mi attribuisci atteggiamenti polemici che non ho. Sto solo cercando di ricostruire la faccenda, non sto cercando di smentirti a tutti i costi.
    Ora sono un po’ occupato, spero di potere continuare poi…

  31. Tra parentesi hai anche detto che “Faccio notare che Borsellino parla di ” indagini” su queste questioni nel 1992, ben prima che Berlusconi ” scenda in campo”, il che prova che Berlusconi e cari sono stati sotto l’occhio di polizia e magistratura da ben prima del suo ingresso in politica.”

    Le indagini riguardavano Dell’Utri. Quindi non Berlusconi e i suoi cari, ma solo i suoi cari, al limite.
    Ma guarda che veramente io voglio solo capire senza polemica.

  32. E aggiungo: se io, imputato per questo reato di creazione giurisprudenziale, fossi convinto della sua incostituzionalità, cosa posso chiedere di sottoporre all’esame della Corte Costituzionale? La sentenza della Cassazione del 2005?

  33. Luigi

    ” il che prova che Berlusconi e cari sono stati sotto l’occhio di polizia e magistratura da ben prima del suo ingresso in politica.””

    ” tenere d’occhio” non è indagare. Per il resto, basta leggere tutta l’intervista per capire che Berlusconi ( e il suo ruolo ) c’entra eccome.

  34. Lorenzo:

    1) se ho capito bene quello che dici, la legge prevede una fattispecie di reato, ma il reato non esisterebbe se non accompagnato da altri reati? Oh bella. E chi è che sostiene questa tesi? Dico davvero, chi?

    2) Quindi la giurisprudenza non avrebbe il potere di indicare i limiti e i casi di applicabilità delle norme di legge? Ti ricordo che essa non ha inventato un reato nuovo ma ha descritto fattispecie nelle quali trova applicazione l’art. 416 bis c.p., cioè una norma di legge. Infatti, come dicevo nel mio primo commento, nessuna sentenza ha mai condannato nessuno per il reato di concorso esterno – non eventuale – in associazione mafiosa, giacché il reato contestato è quello di associazione mafiosa, in concorso con altri soggetti. Il lavoro dei giudici è di applicare le norme, e per farlo debbono verificarne prima l’ambito di applicabilità, per poi verificare se nel caso concreto si rientri in questo ambito oppure no. Ecco che cosa hanno fatto i giudici ante 2005 (fra cui quelli della sentenza Dell’Utri, che ho citato): il loro mestiere di interpretazione e applicazione della legge. E lo hanno fatto richiamando la copiosa giurisprudenza di Cassazione sul tema, che come ti sarà noto si era già espressa più volte al riguardo (se dai un’occhiata alla sentenza Dell’Utri vi trovi un excursus interessante in proposito: cfr. pagg. 48 e ss., in particolare 57 e ss.). Se poi lo abbiano fatto in modo corretto o sbagliato era quello che io domandavo, e tu mi hai risposto senza rispondermi, ma richiamando una teoria (quella del giudice come bouche de la loi) che è tramontata circa un paio di secoli fa nella scienza giuridica. Questo per quanto riguarda il caso concreto. Quanto poi al potere giurisprudenziale – anche nei Paesi a civil law – di indicare i criteri interpretativi in modo vincolante per gli altri giudici, cioè oltre il caso concreto, davvero debbo ricordarti la funzione nomofilattica della S.C., l’art. 65 dell’ordinamento giudiziario, il d.lgs. n. 40/2006? Dai, su, sto cercando di fare un discorso sul merito delle questioni e tu te ne esci con queste cose da avvocato Messina.

    3) Sul tuo ultimo quesito. Conosci le sentenze interpretative di rigetto e le sentenze manipolative della Corte Costituzionale? Bene, allora hai la risposta.

    Ora tornerei al merito della questione e riproporrei le domande che avevo posto in precedenza: è sbagliata o è giusta la ricostruzione delle Sezioni Unite, sui requisiti per individuare un concorso in associazione mafiosa anche da parte di chi non ne faccia stabilmente parte? Non sono requisiti abbastanza stringenti per determinare un concorso nel reato associativo? E sentenze come quella su Dell’Utri indicano requisiti analoghi o differenti? E quale punto della ricostruzione in fatto della sentenza Dell’Utri non sarebbe logico, coerente o ben motivato?

  35. Sarà che ci sono passato verso i 20 anni, ma gli animali da blog non li capisco. Leggere un articolo e commentarlo credo sia normale, ma queste faide e queste discussioni pseudo documentate proprio non le capisco.

  36. Secondo me hai torto. Se provi anche a leggerli, i commenti, vedi che non è una polemica sterile: si stava parlando di cose serie e a volte le cose serie non si esauriscono in un commento. Ci si stava in sostanza domandando se quello che viene denunciato da alcuni come l’azione politica della magistratura sia o meno il corretto esercizio della funzione giurisdizionale.

  37. invece uno che interviene a capocchia per dire una cosa neanche lontanamente inerente al post e totalmente autoevidente (ovvero che non capisce le discussioni basate su reali conoscenze) è comprensibilissimo.

    (chiedo scusa, anche questo commento è OT)

  38. Guarda a mio avviso uno può fare quello che meglio credo e se voglio continuare a leggere su articoli su Macchianera è evidente che sono il peggiore dei suoi frequentatori, dato che molto spesso leggo e tengo per me le miei opinioni. Però non è utile a nessuno nascondere che spesso nascono duelli tra blogger che sfociano in un nulla, dove tutti si tengono stretta la loro opinione e l’eventuale arricchimento e tardo a vedersi. Poi al contrario di “V” non discuto sulla serietà di argomenti ed argomentazioni. La mia è una nota su forma e fini. Quella che io ho espresso è una mancanza di comprensione, non un giudizio, su una modalità di discussione. Ed una mia eventuale ignoranza non è da escludere.

  39. Fiandri
    1) Non hai capito bene ciò che ho detto io.
    2) Non hai capito bene, e non solo ciò che ho detto io.
    E, poiché mi sembra che tu non abbia intenzione di capire, ti saluto.

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