Chi tutela i tutelati?

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(nella tabella i prezzi totali del gas – linea blu, della sola componente energia – linea rossa, il valore della materia prima alla borsa di New York – linea verde/eurocents al metro cubo)

Il mercato del gas residenziale (per famiglie) è stato liberalizzato in Italia fin dal 2003, pur rimanendo attivo, in parallelo, un regime di prezzi controllati da parte dello Stato. Oggi è possibile scegliere tra un sistema di tariffe “libero” e uno “di maggior tutela”. A quest ultimo ancora aderisce la stragrande maggioranza degli utenti.

La scelta del mercato libero vuol dire affidarsi alla volatilità dei mercati, con il rischio di pagare di più o meno in base alla dinamica fra domanda e offerta. Ma che significa invece prezzo “di maggior tutela”? Significa che a stabilire quanto paghiamo per ogni metro cubo di gas è un organismo, l’Autorità per l’energia elettrica e per il gas, i cui vertici sono nominati dal Presidente della Repubblica su indicazione del Ministero delle Attività Produttive; organismo che ogni 3 mesi aggiorna il prezzo in bolletta per il gas da cucina e da riscaldamento. Il prezzo tutelato viene deciso a tavolino, in base ad indicatori di mercato (l’andamento del prezzo della materia prima, in primis) ma anche valorizzando componenti (costo distribuzione, di vendita, accise) che con il mercato non hanno niente a che fare e che vengono quantificati a livello politico (le componenti della tariffa possono essere viste qui).

Il prezzo di “maggior tutela” evoca una protezione dall’oscillazione indiscriminata dei prezzi. Un’offerta sostanzialmente governata da un soggetto dominante sia nella produzione che nella distribuzione (l’ENI che possiede il 51% di SNAM rete gas), di concerto con il governo e l’autorità, farebbe infatti pensare ad un meccanismo di protezione del consumatore dai maròsi provocati dagli speculatori anglosassoni.

Protezione e tutela quando il mercato sale. Ma quando il mercato scende?

Il gas naturale è la materia prima che più ha patìto la crisi economica. Il crollo della domanda di energia termoelettrica e del gas per uso industriale hanno impattato le vendite con crolli fino al 30% dei volumi e del 60% dei prezzi. La quotazione del gas naturale a Wall Street è scesa ai minimi storici nell’agosto di quest’anno (meno di 3$ per MMBTU). In più gli investimenti degli anni scorsi stanno moltiplicando sia la capacità estrattiva (scoperti di recente enormi giacimenti in Venezuela, Corea, USA ed Australia) che quella distributiva (l’accordo sul gasdotto south stream tra Russia ed Italia ha raddoppiato la capacità di trasporto annuo). Mentre la domanda è crollata l’offerta è esplosa. Il gas naturale oggi è pressoché gratis (più o meno 7 eurocents al metro cubo).

Come si è trasferito questo calo delle quotazioni nelle tasche dei consumatori italiani? Il prezzo tutelato ha cominciato a scendere 12 mesi fa, con una certa prudenza, ad un tasso ritardato rispetto al trend internazionale. L’Autorità ha aggiornato al ribasso il prezzo della materia prima (cosiddetta componente energia della tariffa) ma solo del 38%, ad oggi, contro un calo del 62% del gas nello stesso periodo. Dato che la componente energia rappresenta il 40% circa della tariffa finale il calo complessivo del prezzo per le famiglie ad oggi è solo -11% (a fronte, ripetiamo di un collasso delle quotazioni di -62%).

Chi ha beneficiato di questo “calo ritardato” delle tariffe? Sicuramente l’ENI. Nell’ultima relazione semestrale della società si legge quanto segue: I ricavi del settore Gas & Power sono aumentati di 497 milioni di euro (+2,9%) per effetto dell’aumento del prezzo di vendita del gas in relazione ai lag temporali di indicizzazione ai parametri energetici previsti dalle formule contrattuali di pricing. Nel semestre il prezzo medio di realizzo in dollari del gas è diminuito del 16,9% evidenziando una flessione meno accentuata del petrolio per effetto dei time-lag di indicizzazione ai parametri energetici contenuti nelle formule di pricing (…) . Insomma il gas scende meno del petrolio e della vituperata benzina alla pompa, in un mercato residenziale le cui tariffe si aggiustano lentamente e che per il crollo degli altri segmenti industriali vale ormai il 18% del fatturato rispetto al 13% di soli sei mesi fa.

Aumentare il fatturato di gas in un semestre orribile come il primo 2009 è sicuramente un bel colpo per il cane a sei zampe che addirittura ha deliberato un acconto sul dividendo annuale, pari a 50 cents per azione da pagarsi in questi giorni agli azionisti (tra i quali il Governo che possiede la quota di controllo della società). Per non parlare della tenuta dei ricavi di SNAM Rete Gas che nonostante le proteste dei partner europei perché – caso unico nel continente – è ancora controllata dall’ex monopolio pubblico, ha incassato un fee politico per la distribuzione, costante nel tempo e deciso dall’autorità, protetta dalle oscillazioni di prezzo.

Che succede intanto nel mercato libero? gli operatori (ENI, A2A, ENEL etc.) anziché indicizzare la componente energia alle reali fluttuazioni del mercato preferiscono “bloccare il prezzo” di tale componente per un periodo di almeno 2 anni, cosa che protegge l’utente dai rialzi (futuri ed incerti) e non fa guadagnare nulla dai ribassi (attuali e certi). In ogni caso lo scarso appeal del mercato libero deriva anche dal fatto che il consumatore non percepisce un’immediata convenienza e non capisce bene il meccanismo dato che solo una parte del prezzo è variabile mentre il resto (trasporto, costi commerciali e tasse) rimane invariato a livello politico.

Per concludere, cosa sta succedendo in un mercato che è ancora quasi completamente controllato e non liberalizzato (a differenza, ancora, della tanto vituperata benzina) e dove il prezzo finale è deciso dalla politica? Sta succedendo che per il momento la “maggior tutela” sembra rivolta più all’industria nazionale (ENI) con un’Autorità che mantiene il prezzo eccessivamente elevato rispetto alle condizioni generali di mercato anche se sbandiera i recenti ribassi come colpi mortali all’inflazione percepìta dalle famiglie. Un prezzo costante, in momenti come quelli che stiamo vivendo, serve sopratutto a garantire flussi di cassa agli operatori di settore impegnati in giganteschi investimenti (vedi le campagne napoleoniche in Russia di ENI). Ed anche allo Stato, le cui casse pubbliche sono sempre più affamate, che non disdegna gli utili pro-quota, preferiti ai risparmi dei consumatori.

Poco male direte voi. Se il mercato risale l’Autorità farà risalire lentamente anche i prezzi, recuperando il gap nel pricing e facendoci passare tutto l’inverno 2009-2010 con ulteriori ribassi anche in presenza di gas più caro sui mercati. Se invece il gas continua a scendere l’Autorità continuerà a far scendere il prezzo in ugual misura recuperando anche in questo caso il gap precedente.

Ne siamo sicuri? Con tutto quello che sta spendendo l’ENI in giro con la sua spaventosa necessità di capitali? Con un evidente conflitto di interessi tra lo stato azionista-rialzista dell’ENI contro il cittadino-ribassista?

Ma tant’è, aspettiamo questo inverno per capire se il conflitto di interessi è palese o meno, per sapere se la tariffa scenderà ancora più in fretta o tornerà a risalire. Nel frattempo un segnale negativo è già arrivato. In occasione dell’annuncio delle nuove tariffe per il terzo trimestre 2009 l’Autorità per l’Energia e per il gas ha deciso di ristrutturare la tariffa di maggior tutela riducendo dal 40% al 30% l’impatto complessivo della componente materia prima (quella che sta scendendo a picco) ed incrementando al 70% la quota di tariffa che tra fee distributivo, infrastruttura ed imposte viene decisa a tavolino dai regolatori. Già questo avrà il potere di ridurre l’oscillazione della tariffa stessa, garantendo agli operatori di mercato flussi più costanti nei prossimi mesi. Decisione già salutata dai vertici degli operatori stessi come una “opportuna de-stagionalizzazione” delle tariffe.

Per passare un inverno meno freddo, almeno in certi consigli di amministrazione.

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11 Commenti

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