The Classifica 49 – Ehi, ehi, guardatemi, anch’io voglio ricordare De André!!!

Buon anno! Il 2009 porta grandi novità in hit parade: Laura Pausini è n.1. Giusy Ferreri è n.2. Tiziano Ferro è n.3. Il resto della top 10 propone i nomi già in auge prima di Natale, da Irene Grandi (n.4) a Biagio Antonacci (n.10) passando per Jovanotti, Battiato, Negramaro, Giorgia, e per qualche motivo che mi sfugge, Zucchero. Ok, non c’è nulla da dire sulla hit parade, se non che è autarchica come nemmeno nel Ventennio. Sicché prendo come pretesto un anniversario e i 4 dischi di De André presenti in classifica (e destinati a salire) per parlarmi un po’ addosso. Vero, non è la prima volta – peraltro, lo fanno tutti i critici. Io sono l’unico scemo che lo ammette – così come sono l’unico scemo che sta per dichiarare cosa NON gli piace di Fabrizio De André. Ma a fin di bene.

Cominciamo da un segnale di distensione in questi tempi di guerra: sappiate che ho messo d’accordo due grandi litiganti, ovvero Frankie Hi-Nrg e Federico Zampaglione in arte Tiromancino. Tutti e due si sono incazzati con me. Il primo, perché su Rolling Stone ho scritto che mi aveva allattato le rotule quando a Sanremo, a chi lo criticava, ebbe a rispondere sventolando a mo’ di scudo Storia di un impiegato. Siccome nutro stima per Frankie – mai quanta ne ipernutro per gli avvocati di Zampaglione, che saluto – ho tentato di spiegargli le mie ragioni, che in questi giorni di celebrazioni espanse vorrei condividere con voi, o miei diletti: De André è un problema.

Nel senso che De André è un alibi. Oh, sia chiaro che gli riconosco uno spessore artistico enorme, il che non è in contraddizione col fatto che non abbia sue canzoni nell’iPod (d’altronde sono uno di quei critici che trovano legittimo canticchiare cose bieche e nefaste. So quanto male possano fare l’alcool e Luca Carboni ma ogni tanto cedo, così come cedo ai biscotti Oreo e ai Van Halen, alle patatine Sticky e a Madonna Ciccone, Iddio la stermini. I gusti personali di noi tutti sono un mistero e un segreto, e questa è la più grande verità critica che uno di noi sicofanti possa dirvi, miei cari e unici amici).

Il problema di De André è un problema italiano, è un problema dato da quello che lui rappresenta, dalla sua icona schiacciante di artista non compromesso che rifiuta i milioni di papà, sentimentalmente dolente e sociopoliticamente militante, che viene rapito e perdona i rapitori, che non si abbasserebbe a uno slancio di vitalismo cazzone come Buonanotte fiorellino o Fegato spappolato: anche quando canta Rimini, la città più pirlona d’Italia, lo fa con tono un po’ lugubre e di compassione per le umane miserie – ben diversamente da un Raf, che a Rimini va in palla per una coi sandali, come faremmo noialtri rimbambiti (cfr. Malinverno). De André è il santo cantautore di un paese necrofilo che non vede l’ora che tu muoia per renderti commosso omaggio, e un po’ se l’è cercata, essendo stato un grande fautore dell’accoppiata morte-redenzione: quando 10 anni fa è andato a dormire, dormire sulla collina, ci ha trovato metà dei personaggi della sua discografia, dagli Impiccati dell’allegra ballata a quelli che morirono a stento, dai defunti presi a prestito dall’Antologia di Spoon River all’uomo probo della Ballata dell’amore cieco; da Geordie a Miché, dall’amico Tenco (Preghiera in gennaio) a – naturalmente! – Marinella. Ha fatto più morti della strategia della tensione, lui e Francesco Guccini davvero sono i due stragisti del pop italiano.

Sia chiaro: non è un problema di De André ma mio, se lui canta i vinti e mette a disagissimo noi che forse coltiviamo il sogno piccoloborghese di essere perlomeno pareggianti e ogni tanto, meschini, ci crediamo assolti ma siamo lo stesso coinvolti e – ouch!, ecco le pantere venute a morderci il sedere. Il vero problema diffuso sta nel fatto che i libri e film e dischi che lo ricordano ci stanno assediando. Il fatto che l’altra sera lo celebrava Vincenzo Mollica e ieri sera lo celebrava Maurizio Mannoni e sabato pomeriggio lo celebrava Francesco Facchinetti, e oggi lo celebra Aldo Grasso sul corrierone dicendo che non gli va che Mollica celebri uno che lui, Grasso ascolta (a suo dire) ogni singolo giorno. Ed eccoci finalmente al punto.

Sì, il punto è questo, e se amate De André e finora siete riusciti, magari contorcendovi, a tollerare quanto ho scritto, sappiate che è QUI che vi farò incazzare. Il problema di De André è che è il pret-a-porter poetico più comodo da indossare in Italia. Che sostenere di amare De André è come giocare l’asso di briscola: chi può negarti un’anima nascosta di purissima e sofferente poesia, se dici di amare De André? E credetemi, tra le persone che mi hanno detto di amare De André ci sono alcuni dei più viscidi arrampicatori che io abbia mai conosciuto – però De André monda da ogni nequizia, come nemmeno Padre Pio (e prima o poi mi aspetto di vederlo in una fiction Rai, interpretato da Sergio Castellitto, visto che dopo Padre Pio ed Enzo Ferrari, Don Milani e Fausto Coppi, tra i tanti di cui il Paese non è stato degno e che lui ha tristemente interpretato, un cantautore gli manca). Il fatto è che se dite di amare Francesco De Gregori o Neil Young, con tutte le puttanate che hanno fatto, è evidente che vi prendete sul gobbone anche le loro puttanate, e siete indulgenti con loro come siete autoindulgenti con voi. Ma con De André, non c’è niente da perdonare. Chissà, forse ascoltando lui, davvero potete credervi assolti. E a proposito di essere assolti, se pensate che sulle navi da crociera un futuro presidente del Consiglio cantava straziato le sventure di Marinella, forse capite cosa intendo dire. Quindi, gente, credetemi: la cosa migliore che posso fare in memoria di De André è NON parlarne bene e non chiamarlo “Faber” come se fosse un mio amico: l’ho visto solo una volta in vita mia, presentava la riedizione – in duetto con Mina – di quella cazzo di canzone di Marinella, e non sapevo veramente cosa dirgli, perché come amico non so se lo vorrei, uno che non scrive né fa mai puttanate. Vuoi mettere frequentare Tiziano Ferro e andare con lui a toccare le sise alla Arcuri? Non sarà spessore artistico, ma è spessore umano.

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43 Commenti

  1. beh, il gioco pero’ e’ sempre lo stesso. tutti ne parlano bene, se ne parli male ti senti un figo, ma non ne esci. forse era meglio tacerne

  2. (ma che tiziano ferro abbia toccato le sise alla arcuri per fingere eterosessualità è ovvio, no?)
    comunque boh, come sempre madeddu ha ragione, de andrè è diventato il santino istituzionale del cantautorato italiano. parlarne male farà figo, ma a volte è anche salutare.

  3. ma allora si può dire? si può? o è lo stesso sconveniente? ..bè tanto qui sono sotto mentite spoglie… quindi lo dico: non amo De André. Un po’ mi piace, ma solo un po’.

  4. Sono uno di quelli a cui De Andrè piace. E rigo la macchina a chiunque lo chiami Faber. Avrò visto 5 o 6 suoi concerti detestandone il pubblico per ogni istante (mi è capitato anche coi REM). E in ogni caso alla terza canzone devo mettere su il primo dei Beastie Boys o qualcosa di simile oppure mi casca l’occhio sinistro per la tristezza implicita. Essendo una droga (po)etica, il caro cantautore estinto va assunto a piccole dosi.

  5. de andrè è come il barolo con il brasato
    un grande piatto, ma se lo mangi tutti i giorni diventa pesante

    certo, stavolta viene voglia di citare il sofri minore, che diceva -parlando di altro (di chi dichiara di detestare Allevi):

    “una diffusa psicologia da gregge che si crede lupo radicata nel paese”

    forse il madeddu è incappato (anche, in parte, ha pure delle buone ragioni) in questa psicologia ecc

    poi, il santino è odioso, a partire dagli ingenui che ne venerano le scelte personali. Chi è figlio di un ricchissimo, se non è scemo (e FDA non lo era) può benissimo scendere nei carrugi e vivere con puttane e ladri. Tanto, la rete di protezione sa di averla, lui.

    nessuno rinuncia ai soldi di papà. Li tira solo per aria e aspetta che gli cadano in testa intanto che fa il suo numero.

  6. La fiction è stata fatta su Dalida.

    Io tutta la roba di questo post la penso su I Nomadi, che sono come la maglietta col Che alle manifestazioni studentesche.
    Se anche solo la metà del loro successo nazionale fosse attribuibile a reale passione (condivisione), a ogni natale i negozi di dischi di quel mezzo paese dovrebbero essere invasi da cofanetti degli Inti Illimani.
    Che invece, superfluo ricordarlo, le ultime due generazioni di fan dei Nomadi quasi manco sanno chi sono.

  7. Dai Paolo, quello che dici è vero ma può essere traslato ad ogni latitudine.
    Se dici di amare gli Stooges sei un rozzo bastardo.
    Se dici di amare i Police (o David Bowie) sei un avido e un freddo.
    Se dici di amare Nick Drake sei un inguaribile tenerone.
    Se dici di amare Gino Paoli sei un romanticone.
    Se dici di amare i Devo o i Kraftwerk sei un Nerd.
    Se dici di amare i Tiromancino invece nessuno ti crede.

  8. se dici di amare la vanoni sei socialista
    se dici di amare ramazzotti sei una maestrina che cerca eccitazione nel ragazzo di strada
    se dici di amare celentano sei un ciellino
    se dici di amare jennifer lopez ci vedi bene ma ci senti poco
    se dici di amare michael jackson ti menano anche in carcere
    se dici di amare nilla pizzi sei a carico dell’inps
    se dici di amare lucio dalla stai attento che lui non dica di amare te
    se dici di amare phil collins quello buono era nei genesis
    se dici di amare i bronski beat nessuno ti vuole alle spalle
    se dici di amare laura pausini hai meno di 9 anni, almeno come età mentale
    se dici di amare wagner hai i baffetti
    se dici di amare i beatles, erano meglio gli stones
    se dici di amare gli stones, erano meglio i beatles
    se ami i beatles in gruppo, era meglio lennon da solo
    se dici di amare i flatwood mac, sei clinton
    se dici di amare morandi eri seduto in fondo al pullman nella gita di prima media
    se dici di amare de andrè sei dori ghezzi

  9. se dici di amare la Tatangelo sei D’Alessio
    se dici di amare Ruggeri ti dicono che sei di destra poi tu dici Ma quello dei Decibel e allora ti dicono Ah ok
    se dici di amare Arbore sei napoletano poi ti dicono che è pugliese e dici evabbuò.
    se dici di amare la Spears ti rispondono ANKIOOOOOOOOOOOOOOOO
    se dici di amare Malgioglio lui ti risponde Parliamone
    se dici di amare Lauzi ti chiedono Quello della Tartaruga?
    se dici di amare Povia eri gay
    se dici
    Amare Mariano
    di mariano Amore
    sei Bondi

  10. se dici di amare i duran duran sposerai Simon Le Bon
    se dici di amare Elio ti senti confusa
    se dici di amare gli Offlaga Disco Pax ti dicono: “chi?”
    se dici di amare gli Who ti dicono “chi?”
    se dici di amare “le luci della centrale elettrica” sei una ragazzina che impara i testi a memoria
    se dici di amare i negrita erano meglio prima della svolta sudamericana
    se dici di amare gli Afterhours non puoi accettare l’idea che vadano a Sanremo (di M.Agnelli : Il paese è reale, dirige l’orchestra il maestro Vessicchio, cantano gli Afterhours)

  11. Madeddu, di’ la verita’. Odi de Andre’ perche’ lui ha dato lustro alla Sardegna e tu ancora no.

  12. Bastardi, i vostri commenti sono così divertenti che il mio pezzino impallidisce, mi vendicherò, scoprirò dove abitate e verrò a cantarvi le canzoni di Venditti sotto casa. Comunque:

    – Tantecose, Dio ti benedica: con quell’ “ancora no”, mi concedi più di quanto avrei osato sperare – soprattutto come nonsardo;

    – Agony, era in offerta al mediaworld – comunque dopo due Creative fusi bisognava fare qualcosa;

    – Piti, continuo a riguardare la frase sofrica della psicologia del gregge, ma ho paura che ne escano i megaspettri dei Predatori dell’Arca Perduta e mi si sciolga la faccia;

    – Diamond: ho capito cosa vuoi dire, ma non mi viene in mente nessuno che possa essere tentato di ascoltare Bowie per il proprio fabbisogno di avidità o per poter ostentare un’anima fredda. De André è un caso curioso di coerenza poetica feroce, quasi integralista, e questo lo rende difficile come interlocutore, non lo puoi discutere, e di certo è faticoso criticarlo, nessuno ci prova mai, anche se io dal punto di vista musicale non sempre lo trovo ispirato, e soffro un po’ il suo declamare. Ma la verità è che io personalmente ho bisogno di poter sorridere con chi me le canta, o incazzarmi con lui, o stupirmi di qualcosa di cui lui stesso si stupisce, o riconoscere le sue debolezze e consolarlo persino un po’. In questo senso, De Gregori (da giovane) o Vasco sono stati ottimi compagni di strada, e se oggi mi capita di mandarli affanculo è perché sento una certa vecchia complicità con loro. De André ha giocato un gioco totalmente diverso, e davanti al sacrale rispetto di chi lo ricorda, da Paolo Villaggio a Ivano Fossati, capisco perché non riesco a stabilire un contatto. Però, lo ripeto, e l’ho detto da subito: questo è un limite mio. Ma sono persuaso che De André si presti più di Guccini, Dylan, Lennon o chi volete voi a incarnare una specie di integralismo poetico dogmatico: De André non si discute. Il che mi fa sospettare che molta gente lo adotti per questo, e ogni tanto se ne faccia scudo come Frankie. Che mi fece ancora più arrabbiare perché da uno come lui mi aspettavo che desse scacco matto a Mughini in due parole, mondo bigolo.

  13. mah…amare un cantante non dovrebbe voler dire che lo si idealizza e prende a maestro di vita, si possono amare quelli più diversi senza che significhi un piffero, è una questione di gusti, no?

    non mi stupisce che qualcuno usi -l’idea di De andrè- per darsi un tono o qualche piccola autogratificazione e magari sia in realtà uno spietato insensibile o comunque non lo si ritenga all’altezza, in fondo nemmeno a quelli che amano -l’idea della Ferrari- si richiede di essere in grado di guidarle in pista, tanto più che la presenza di fenomeni del genere non dovrebbe disturbare il sano godimento di De Andrè per quelli che lo amano d’ammmorre verrro

  14. Si compromise, fece cazzate, scrisse canzoni “leggere” a modo suo. E queste cose credo che anche lei, esimio critico, le sappia. Solo che c’era il pezzone in canna e andava scritto.

    Comunque se un fan di Faber (per quanto fragile è amico mio)le sta sul cazzo provi a chiedergli cosa ne pensa degli zingari e avrà modo di sputtanarlo.

    Detto ciò,a un certo punto cesserà di essere un alibi; e continuerà a essere amato per la musica e le parole che ha scritto. Tiziano Ferro allora non sarà nemmeno un lontano ricordo.

  15. Dimenticavo: per tutti i fan di Faber – lo chiamo così ancora un po’, non le spiace vero, Madeddu? – sulla nonciclopedia c’è una pagina davvero bella pesa… insomma leggerla è un bell’esercizio. La consiglio anche a lei, dottor critico.

  16. – Mazzetta, dici bene, ma aggirarsi nel magico mondo della musica secondo me richiede anche la registrazione di questi piccoli fenomeni, diciamo che si fa un po’ della psicosociologia d’accatto per spiegarci i nostri simili e i tempi. Poi se dico cazzate sono qui a risponderne, mica scappo via. E quindi,

    – Kuntz, questa cosa del “pezzone in canna” mi pare esagerata. Siamo qui a chiacchierar di dischi senza impegno, come fossimo a tavola, e io ho cercato di descrivere lo strano caso del cantautore che tutti paventano criticare e tutti ricordano con la stessa soggezione con cui viene ricordato Wojtyla. E se ho peccato straparlandomi addosso, perlomeno l’ho detto prima di farlo. Fermo restando che non mi pare di aver detto niente che possa indurre qualcuno a non ascoltare De André. Anzi, guarda: a me è venuta voglia di riascoltare Il suonatore Jones. Anche se, a proposito di peccati, non capirò mai perché abbia cambiato oltre che spostato quell’inizio fantastico di Lee Masters: “The earth keeps some vibration going there in your heart – and that is you”. La Pivano all’epoca avrebbe dovuto cazziarlo, invece di prostrarsi.
    PS
    Grazie per avermi segnalato Nonciclopedia. Non perché scrivano alcunché di degno di nota – il picco umoristico è “Se fosse nato a Bologna, con ogni probabilità sarebbe stato un noto cantautore e puttaniere bolognese”. No, mi hai solo dato un elemento in più per constatare come va montando in questo Paese una pulsione spastica a essere “irriverenti” come fosse una necessità fisiologica, perpetrando tale attività con lo stesso equivoco di fondo dello Zoo di 105: dire stronzate pensando che siano “ironia”.

  17. se rivendichi l’indagine etologica con me sfondi porte aperte :)

    il problema della cannibalizzazione dell’icona eroica (o no) per mano del business è un fenomeno relativamente recente e non è facile capire che conseguenze porterà nell’evoluzione della tribù, la sua sostituzione con quella dei tronisti non appare praticabile

    putroppo sembra che la velocità del business nel concentrarsi e coordinarsi attorno ai personaggi popolari sia diventata tale da provocare sempre più spesso questo effetto di disgusto e banalizzazione

    così le modeste virtù di Padre Pio diventano Disneyland e le celebrazioni degli artisti assumono toni e dimensioni imbarazzanti, sono fenomeni anabolizzati dagli investimenti giusti e dalle produzioni seriali, se non ci fosse un business enorme dietro non occuperebbero le Tv

    alla fine Padre Pio, Garibaldi, De Andrè, Ferrari pari sono, anzi diventano come ha scritto tu

    che poi sia un bene non lo so, ma come e perchè succeda è chiaro, anche la sovraesposizione è un fenomeno ben noto, questi saturano la comunicazione senza nemmeno rendersene conto, eppure dovrebbero essere tutti espertoni

  18. C’è anche da dire che l’icona De Andrè oggi, oltre che ammantare di umanità aggiuntiva chi la espone, vende e fa vendere.
    A parte le n raccolte, masterizzate e de-masterizzate, controvento e col vento a favore eccetera (un fenomeno che si sta paurosamente avvicinando a quello hendrixiano e che inizio a sentire maleodorante), ostentare De Andrè penso possa dare un plus anche in termini di vendite perlomeno se sei un musicista o cantante.
    Ti conquisti un nuova fettina di pubblico o generi comunque interesse.
    Come mettere De Andrè tra i preferiti sul proprio facebook.

  19. Via, dotto’ , un po’ di autocompiacimento c’è, e guardi che ci sta pure: mi ha fatto piacere come al solito leggerla. Credo che sia cosa buona e giusta non lasciare stare i santi, sopratutto se quelli che han portato avanti il processo di canonizzazione son delle fave.

    Però… però… Raf dei pareggianti che va a Rimini in inverno e urla con il mare mosso e la pioggia addosso… fa V-E-R-A-M-E-N-T-E cagare da dritto. Non prendiamoci per il culo (siamo mica tutti Tizianoferri!).

  20. Ops, ho dimenticato un pezzo di nuovo…

    Un modestissimo consiglio: invece di sputtanare soldini nell’ennesima inutile raccolta, provate a cercare “Luna Persa” di Max Manfredi, se avete un po’ di fortuna potreste anche riuscire a trovarlo.
    L’album è tutto bello (cantautorame duro e puro) e al fondo ci troverete “La fiera della Maddalena” cantata in duetto proprio con De Andrè.

  21. Sono parzialmente d’accordo con il pezzo. A me Marinella e Bocca di Rosa sono sempre state ferocemente antipatiche. Ma qualche canzone bella il tipo veramente l’ha scritta.

    Vi racconto un aneddoto. Da noi a Savona avevano cominciato a ricuperare la zona della vecchia darsena: vecchie case restaurate, tanti locali, forse un po’ troppo
    fighetti, ma atmosfera piacevole.
    Mi affascinava un vecchio albergo a un solo piano, una stamberga fra i vicoli. Ecco, chissa’ quante canzoni tipo citta’ vecchia, o storie di marinai e coltello, vi si sarebbero potute ambientare.
    Era transennato, l’hanno abbattuto. Al suo posto e’ arrivata, pesante come un macigno di ghiaccio, la speculazione immobiliare sotto forma di alcuni palazzi e un grattacielo di vetro e acciaio. Talmente estraniato e inutilmente ambizioso quel quartiere che non ci abita nessuno, a sera ci saranno una luce o due, non ci sono locali o negozi. Una scenario a meta’ fra second life e i film di zombi. Atmosfera rovinata. Hanno preteso che si trattasse di un omaggio alla citta’. Hanno fatto una inaugurazione fastosa della distesa di cemento che copre i garage. Vuoti.

    L’hanno chiamata “piazza De Andre’ “. E’ venuta pure Dori Ghezzi per l’inaugurazione.

    Ecco, se lui detestava davvero il potere dei ricchi, degli arroganti e dei vincenti, quel potere l’ha bellamente fagocitato.

  22. Però “Attenti al gorilla” era divertente, “La ballata dell’amore cieco” giustamente feroce, “Andrea” disintegra diecimila Povia e “Zirichiltagghia” la potevi ballare. “Coda di lupo” ci voleva una laurea per capirla, “Don Raffae'” invece la capivi subito e ti dicevi “Cazzo, che coraggio, una canzonetta su Cutolo!”, “Il pescatore” stemperava la malinconia con il banjo e “Avventura a Durango” era una scelta mica banale per uno che vuol rendere omaggio a Bob Dylan.
    Questo per dire, insomma, che l’uomo era tutto fuorché banale. Poi, che di omaggi ce ne siano stati fin troppi, è vero.

  23. Se non ci si prostra a un mostro sacro si è dei cazzoni ignoranti, va bene, lo accetto. Umberto Bindi, Luigi Tenco e Gino Paoli anni ’60 mi piacciono di più. Ci sono andata a una serata-tributo a De Andrè, in realtà perché c’era Morgan. Star della serata comunque fu Mauro Pagani ex-Pfm. Due palle a terra che non ti dico.

  24. >Ha fatto più morti della strategia della tensione, lui e Francesco Guccini davvero sono i due stragisti del pop italiano.>

    Penso di essere pronta a darti un figlio.

    Anche se con la cassetta TDK registrata dall’amico più grande e “sperto” con la tournèe con la PFM ci ho passato i migliori pomeriggi della mia allora giovane vita.
    E prima di trasferirmi all’estero per qualche anno ho fatto scorta di De Andrè per non perdere le mie radici.

  25. Io ti capisco, ma forse un artista integro – uno, uno solo – persino un paese come l’Italia può permettersi di averlo (avuto). Anche se mette a disagio. Anche se la figura dell’artista integro è una roba novecentesca, oggi impensabile. Anche se il santino che hanno costruito, e soprattutto il modo con cui lo stanno spremendo, gridano vendetta.
    (E poi cazzo, chi è che parla più di morte nelle canzoni?)

  26. ho ricevuto meno disprezzo la volta che mi sono finto necropedofilo, che la volta che ho detto che non mi piace de andrè.

    non mi piace ESATTAMENTE per i motivi che hai elencato e ti ho letto commosso, quasi con le lacrime agli occhi. de andrè prenderebbe questa sensazion e e ne farebbe un testo bellissimo e io mi arrabbierei ancora di più e lui ne farebbe anche uno più bello ancora.

  27. Madeddu, se fossi una donna ti leccherei.
    Ma solo se tu, lo fossi.

    Da un deandreiano viscerale, complimenti per l’analisi.
    E complimenti a chi ha scritto questo pezzo su nonciclopedia perchè è irresistibile.

    ciao, s.

  28. Quello che il buon Madeddu non coglie è che continuando con dei pezzoni così finirà per essere oggetto di mitopoiesi tanto quanto De André :-)

    A dissolutezza come sei messo, Paolo? Perché il mito ora non tira più tanto se non è maudit :)

  29. Avevo qualche dubbio su questo post fino a stamattina, quando la radio del supermercato dove facevo la spesa ha trasmesso quella canzone della bocca splancata della sconosciuta e volevo gridare Non qui, non qui.

  30. Non penso sia reato non amare De Andre’ eppure la maggior parte di voi dice che non ama il De Andre’ manipolato da Fossati, da Villaggio, da Mollica, da Morgan, da Di Cioccio, da chi ne fa le cover, dal suo pubblico, dai suoi adoratori e dai suoi critici.
    A volte ce la prendiamo con la popolarita’ di chi amiamo proprio perche’ vorremmo far parte di una aristocrazia di seguaci. E allora giu’strali. Il tritacarne dello show business e’ un conto, l’affetto vero e incredibilmente diffuso per chi ha scritto una manica di capolavori e’ un’altra.
    Prof. De Gustibus.

  31. Grazie, Madeddu, senza volerlo mi ha dato la forza per pubblicare il mio post su de andré.
    L’ho anche “linkata” ma non so se ci sono tecnicamente riuscita (vò a vedere).
    Erano anni che andavo a citrosodine e borse d’acqua calda. Ora il peso è miracolosamente sparito.

  32. Io aspetto che il prossimo Santo Natale esca la collezione dei dvd di Benigni che recita De Andrè.

    ps. Piti io amo i Bronski Beat…. posso starti dietro?

  33. (Notizia del 10 gennaio) – Per dieci anni, polizia e servizi segreti hanno studiato attentamente Fabrizio De Andrè

    E il dramma è che non hanno imparato nulla.

  34. L’avrei voluto scrivere io ‘sto pezzo… e a me De André piace (ma odio mollica).

  35. Da più di 10 anni non vivo in Italia e non avevo più nessun contatto con la musica italiana. Cioè, ZERO. Come se fossi una straniera.
    Per caso ho scoperto questo sito. Per caso ho cominciato a leggere i post di Madeddu (sono dovuta andar su a leggere di nuovo il nome). Con molte cose concordo, con altre meno, ma non è questo il punto. Volevo ringraziare per avermi fatto scoprire Giusy Ferreri.
    Ok: è un clone di Amy (ma è colpa degli arrangiamenti), mescolato con Patty Pravo, Loredana Berté, Rettore, Nada, anche Mia Martini. È un bieco prodotto commerciale. Lo so, lo so, lo so.
    Però mi piace. Oggi ho ascoltato Novembre e Non ti scordar mai di me almeno 20 volte.
    Io non so se con il passare degli anni è la nostalgia dell’Italia che mi fa ‘sti brutti tiri, PERÒ MI PIACE questa tipa che, per di più si chiama Giuseppa ed è di Palermo come mia nonna.
    È grave?

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