Basta così Robin. Avanti Kyoto.

 

Il Governo italiano ha visioni ed allucinazioni di politica economica che cambiano a cambiare del sole, o del vento. Viene così il sospetto che il ricorso sistematico ai decreti legge per intervenire sull’Economia non sia tanto una prassi anti-democratica bensì l’unico modo di cambiare idea in corsa, in modo eguale e contrario, senza aspettare il compimento del lungo iter di una legge normale.

Qualche mese fa la Robin Tax introduceva un prelievo straordinario sugli extra-profitti di banche, assicurazioni e società energetiche. La spiegazione del novello ladro gentiluomo (il ministro Giulio Tremonti) fu che mentre gli italiani non arrivavano a fine mese a causa dei rincari dei beni di consumo, le grandi società facevano profitti mostruosi grazie alla tecnofinanza ed alla crescita dei prezzi delle materie prime come il petrolio.

Non più tardi di oggi, a seguito del solenne impegno governativo a non far perdere nemmeno un euro ai correntisti italiani, il governo si impegna a prestare almeno 15 miliardi di euro alle banche italiane per farle superare ‘a nuttata della crisi di liquidità e della necessaria ricapitalizzazione. La mano destra tassa, la mano sinistra ti presta i soldi. Un po’ come se Robin Hood rubasse ai ricchi e poi gli prestasse i soldi per venirlo a cercare.Qualche settimana fa le altre società protagoniste colpite dalla Robin Tax, quelle energetiche, sono tornate al centro dell’attenzione. Il Governo Berlusconi (attraverso il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo) ha sonoramente protestato contro Bruxelles per l’iniquo carico che si prevede piomberà in capo alle stesse società (ENI ed ENEL su tutte) per l’attribuzione delle “multe Kyoto”, vale a dire la valorizzazione del “più inquini più paghi” che ha rappresentato l’architrave del protocollo (già firmato dall’Italia) per ridurre le emissioni serra ed il riscaldamento globale del pianeta. Il totale delle multe Kyoto, secondo i calcoli,  ammontarebbe ad almeno 18 miliardi l’anno. Un costo insostenibile secondo il Governo. Che però poche settimane prima parlava di clamorosi extra profitti delle società energetiche. La mano destra tassa, la mano sinistra tampona le perdite.

Ancora nella giornata di oggi il Ministero dell’Economia, attraverso una lettera del suo ufficio stampa al Corriere della Sera, ha difeso la Robin Tax sostenendo che i 4 miliardi di prelievo annuo della tassa non avrebbero gli effetti distorsivi sui prezzi di servizi e prodotti finali (con effetti già oggi visibili per la benzina, secondo il giornalista Sergio Rizzo); mentre fungerebbero da riequilibratore sociale grazie al finanziamento aggiuntivo della spesa pubblica (”della cosiddetta spesa sociale: sanità, assistenza, etc.”, recita il comunicato). Per non parlare dell’arrivo prossimo venturo della Carta Acquisti (detta anche Tessera della Povertà).

Lasciamo perdere la destinazione ignota dei 4 miliardi di gettito che si può ipotizzare dietro le vaghe parole “cosiddetta spesa sociale” ed “etc.”. Lasciamo pure la Carta dei Poveri nell’ambito dell’immaginazione e dell’improvvisazione, in un paese come l’Italia che evade il 20% dei redditi e dove tra le famiglie che non arrivano a fine mese, secondo il modello 740, ci sarebbero anche quelle di dentisti e commercialisti vari.

L’ironia storica della Robin Tax è che è arrivata appena prima del precipizio economico, della recessione, dell’entrata in vigore di Kyoto. E’ una tassa piccola, inutile e dannosa. E arriva quando le imprese hanno bisogno di sostegno e non di crollo degli utili. Finisce per tassare banche, assicurazioni ed energetiche per 4 miliardi l’anno e poi gliene presta 15 per non fallire, oppure manda all’aria Kyoto (con relativa figuraccia internazionale anche nei confronti dei francesi, che è tutto dire) per non fargliene pagare altri 18.

Se il Ministro dell’Economia accetta un consiglio (non appena riemergerà dallo sciocchezzaio dei valori perduti e della battaglia contro il Mercatismo Globale) si risolva ad abolire questa tassa sbagliata ed introduca piuttosto un meccanismo contabile per cui le multe di Kyoto vengano regolarmente attribuite alle imprese energetiche ma vengano poi restituite (ecco il vero Robin) sotto forma di contributi a fondo perso per investimenti in ricerca e sviluppo di energie rinnovabili. E’ noto il progetto di ENEL di quotare una sua controllata per effettuare lo spin off delle attività sulle rinnovabili: questa new company potrebbe essere capitalizzata (invece di andare sul mercato o indebitarsi in questa fase difficile) attraverso un Fondo di Ammortamento delle multe Kyoto che verrebbero cosi restituite all’ENEL sotto forma di partecipazione al rischio. Insomma, ti tasso di un miliardo perché inquini ma se decidi di investire in energia pulita io quel miliardo te lo ridò indietro.

Le aziende energetiche non investono abbastanza in ricerca e sviluppo ecologici perché i bilanci trimestrali (soprattutto quando il costo del petrolio scende) preferiscono concentrarsi sulle entrate nel breve periodo trascurando gli investimenti che hanno un ritorno solo sul lungo termine. Costrigendo a reinvestire nel verde le società che oggi inquinano di più le si accompagna tramite un meccanismo di rientro virtuoso che non sarebbe possibile pensando solo al business immediato. Lo Stato svolgerebbe così il suo vero ruolo che è quello di intervenire quando il mercato è miope nell’orizzonte intertemporale (come nell’investimento sulla green energy) e non quando ci vede benissimo (i cosiddetti extra profitti tosati dalla Robin Tax).

E la carta dei poveri lasciamola agli emirati islamici che elargiscono l’elemosina alla popolazione dall’alto dei loro palazzi reali con i rubinetti d’oro, facendo gocciolare solo un po’ delle royalties che ricevono dai paesi occidentali.

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12 Commenti

  1. Tra l’altro così Robin Hood ce lo mette in quel posto due volte: c’é qualcuno convinto che la tassa l’abbiano pagata le società petrolifere piuttosto che chi fa il pieno di benzina?

  2. Alla luce degli interventi di sostegno alle banche che, ove fossero effettivamente realizzati, ingesserebbero ogni possibilità futura di spesa pubblica aumentando il debito pubblico,fa quasi tenerezza la robin tax. Ma anche la robin tax sugli energetici, a parte le condivisibili considerazioni del post, non era in una certa misura una partita di giro, considerando la quota dell’ Eni in mano pubblica? Si tassavano i dividendi pubblici dell’ Eni? Senza contare che la prospettata robin tax ha fatto scendere il valore di Borsa del titolo e quindi ha ridotto il capital gain sulle plusvalenze. E poi, Tremonti oggi parla di tornare all’ economia reale e lancia strali contro la finanziarizzazione dell’ economia. Giusto, ma come non ricordare che nel precedente Governo Berlusconi disse che esisteva una ricchezza non valorizzata e cioè l’ incremento di valore degli immobili (la bolla immobiliare c’è stata anche da noi) che poteva essere sfruttata innalzando il mutuo dei mutuatari? Il maggior finanziamento sarebbe servito ad alimentare la spesa. Esattamente lo stesso meccanismo che ha messo in crisi l’ America.

  3. Ok, preferisco non esprimermi sulle grandi idee di Treconti.
    Però, possibile che sia l’unico all’ aver qualche scetticismo sul pagare delle multe per roba connessa al “global warming” . Posso capire l’ inquinamento (che secondo me comunque si riversano ugualmente sui consumatori , quasi come le geniali idee di cui sopra) , ma sul global warming … boh , proprio non mi convince.

    Per il resto ovviamente non si può che compiacersi del post . Dissento solo su una parte . Secondo me non si può “costringere” a investire nel “verde” ( in questo caso) . Non mi sconfinferano neanche i finanziamenti , al max potrebbe andar bene concedere una tassazione praticamente nulla a tali attività.

  4. Kluz, la fiscalità oltre ad essere uno strumento di comunità e di solidarietà, è anche uno strumento di indirizzo economico industriale. Più una cosa è inutile e dannosa al mondo e più deve essere penalizzata. Le tecnologie verdi fanno parte della grande rivoluzione dell’umanità in corso.
    In fondo solo la terza dalla nascita dell’uomo dopo il passaggio dal nomadismo alla stanzialità, la prima, e dal lavoro animale a quello meccanico della rivoluzione industriale, l’altra, la seconda. Ora, quella che stiamo vivendo è la terza in milioni di anni, è quella del passaggio dalla società dei combustibili fossili a quella delle rinnovabili, dallo sviluppo a risorse illimitate, classico degli Stati Uniti (questo è il principale motivo per cui sono in crisi, la resistenza all’enorme cambio di modello industriale e di sviluppo, quello che li ha fatti grandi e leader incontrastati per 100 anni) a quello dello sviluppo sostenibile, da una struttura di produzione concentrata energetica ad una distribuita, etc. Il cambiamento relativo che ci attende, è il futuro. Chi si attarda, chi non si adegua, paga e zitto, e perde.

  5. Bèh , Ventomare , concedere un trattamento fiscale da tappeto rosso , una, praticamente, illimitata esenzione , non mi parebbe poco. Rispetto alle altre attività che non ne goderebbero. Più aiuto di cosi’ . Tendenzialmente , tranne casi particolari (es. rete ferroviaria ) , ma il caso da noi preso in considerazione , proprio per la sua struttura estremamente distribuita non rientra nella casistica, lo stato deve restarci fuori .
    Dati anche gli odierni casini spero che la gente cominci a diffidare delle geniali iniziative dei governi, specie in tali campi . Se sono un investimento conveniente avranno seguito , ma non vedo perchè il pubblico debba rischiare di scegliere arbitrariamente, a discapito del benessere dei cittadini, tecnologie non ancora sufficientemente efficienti.
    Se come dici tu questo “futuro” è così prossimo e netto da non perdonare un , eventuale, ritardo (cosa che , data la facilità di distribuzione e la inesauribilità delle fonti utilizzate da tali tecnologie , non mi pare verosimile) , ci sarà una corsa a intraprendere in tale campo.
    Tra le altre mi pare che Google ha recentemente illustrato un suo piano di una certa portata.
    Benissimo, che lo facciano anche altri , e lo mettano in atto.
    Che ci entri la discrezionalità dei governi che andrebbero ad elargire enormi finanziamente pubblici , non mi ispira alcuna fiducia.

    p.s. : gli Stati Uniti son in crisi semplicemente perchè , in soldoni , vivevano sopra le loro possibilità (compreso l’ immenso imperialismo). Il governo statunitense invece di fare le mansioni semplici e fondamentali, ha maneggiato/indirizzato/spinto , creando , alla resa dei conti, ancora maggiori problemi.

  6. klutz, il global warming si presume provocato dall’inquinamento atmosferisco, ti multano se inquini l’atmosfera, mica se scaldi ;)

    poi non si tratta di costringere nessuno, si mettono incentivi alle rinnovabili e si fa pagare quello che sporca a chi usa le non rinnovabili

    nessuna costrizione, se hai soldi e te li vuoi spendere di più per inquinare sei liberissimo di farlo

  7. Kluz gli americano sono in crisi perché devono passare da un modello di sviluppo a risorse illimitate, condizioni di limiti al contorno zero, ad un modello di sviluppo a risorse limitate, nel quale l’Europa ad esempio è molto più abituata. Cambiare i restraint non vuol dire solo cambiare le strategie aziendali e statali, vuol dire cambiare proprio la mentalità americana, quella degli spazi senza limiti, della nuova frontiera sconfinata, dell’infinità delle risorse. Intese come risorse hardware di trasformazione. L’abbondanza adesso va ricercata nel software e nel brainware, cose il cui uso senza moderazione non porta danni ma solo vantaggi.
    Obama rappresenta l’intelligenza, almeno idealmente, al posto del petrolio e del dominio militare.
    Questo è l’enorme cambiamento che è avvenuto con le elezioni americane, gli USA si sono accorti che cambiare era irrinviabile, pena la loro fine, ed hanno scelto la persona più adatta.
    Ora gli ultimi siamo noi. Resistiamo al cambiamento, ma non penso che Berlusconi resisterà al vento dell’Ovest. Cadrà prima della scadenza naturale.

  8. Dicevo banalmente , che dato il grande deficit del paese , l’ abuso dell’ utilizzo del debito da parte dei cittadini , le costanti immense spese , la creazione di inflazione etc., non è una grande sopresa , (specie per chi non è del tutto assuefatto al credo del spendi che fai girare l’ economia) che prima o poi lo dovessero pagare e ridimensionarsi un attimo.
    Se volevano del “Change” , che non fosse “spare” , dovevano votare un altro candidato , non presente in “finale” . Con O quantomeno per quanto riguardo i costumi sociali evitano le idee della Incubatrice col Fucile , ma sulla politica economica, ma anche estera, è non dissimile agli ultimi 16 anni .

    Per il resto , davvero non capisco cosa di parli nel concreto , mi paion argomentazioni un po’ filosofiche / poetiche . Sarà un limite mio , ma non capisco neanche in cosa esattamente “resisteremmo al cambiamento” , cosa sarebbe il “vento dell’ ovest” , ne perchè l’ attuale governo dovrebbe cadere premature.

  9. Poetiche? La resistenza al cambiamento è forse il fattore più critico nell’esistenza di un essere umano. Se parliamo ovviamente di un contesto nel quale i bisogni primari siano risolti.

    Quando il modo in cui sei, e che ha funzionato bene fino a ieri, non funziona più, parlo nei pregi ma specialmente nei difetti, non si adatta più alla realtà che cambia, ti devi adattare alla nuova situazione. E fioriscono le resistenze e anche le difese.

    Per noi italiani è il familismo che non regge più la modernità, per gli americani l’idea del consumo illimitato delle risorse.

    Il familismo non regge perché l’individualismo non basta a risolvere le complessità del mondo di oggi, rende poco dinamica ed adattabile la società.
    Il consumo illimitato perché altri esseri umani, miliardi, hanno deciso, finalmente, di arrivare al proscenio della vita e le risorse fisiche non bastano per tutti con i livelli di consumo USA. Perciò bisogna pensare ad un mondo a risorse fisiche finite e immateriali infinite. Cosa che non è connaturato agli americani. Almeno fino ad ora. Sarà Obama a gestire questo difficile passaggio del carattere nazionale della loro storia.

    Cara Kluz, non è filosofia è bruciante realtà.

  10. L’allarme contenuto nell’Outlook 2008 dell’Agenzia internazionale presentato a Londra
    “La domanda cresce malgrado la recessione, servono investimenti o sarà caos ambientale”
    Energia nella morsa di crisi, costi e clima
    “Consumi insostenibili, serve una rivoluzione”
    Il rapporto prevede prezzi del petrolio ancora volatili, ma destinati a impennarsi sul lungo termine

    http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/ambiente/energie-pulite/previsioni-iea-2008/previsioni-iea-2008.html

  11. beh adesso non è che abbiano molte lternative

    Bush ha preso il potere che il paese non aveva debiti
    adesso ha il debito più alto del mondo ed è pure in impennata, visto che non hanno investito un dollaro per ridurre gli sprechi di un modello di sviluppo suicida

    dovranno indebitarsi ancora e investire per trovare un assetto nuovo e sostenibile che gli permetta pure di ripagare i debiti senza diventare schiavi degli interessi come noi italiani, dovranno provare a crescere nel mezzo di un calo epocale

    non è esattamente un giochetto, sapendo gli interessi in gioco

    p..s sì, la co2 è emissione malvagia a tutti gli effetti, se aumentano le parti per milione in atmosfera (e lo fanno costantemente), alterano non solo il clima, ma la composizione stessa dell’aria che respiriamo

    non ‘è solo la co2, ma come i mari non sono pozzi infiniti per i rifiuti, così l’atmosfera non può essere la discrica di chiunque produca fumi

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