Lettera ad Angelo*

(da leggere ascoltando I Get Up, I Get Down degli Yes o Look Into The Sun dei Jethro Tull)

Avevi ragione tu. Ci pensavo proprio l’altro giorno. Passavo per Piazza San Cosimato, e mi ha preso il magone. Così, mi sono seduto per terra, lì da qualche parte, come si faceva un tempo. Le memorie di allora si sono sovrapposte immediatamente alle immagini di oggi. Giurerei di essermi seduto nello stesso posto di trentasei anni fa. Hai voglia a dire “nulla è cambiato”. Mi veniva da piangere, Angelo. Guarda come è ridotta questa gente, non si accorge di nulla. Avevi ragione tu. Saremmo dovuti andare in Parlamento. Sono passati tanti anni, e tanti, tantissimi capelli, ma non potrò mai più dimenticare quei pomeriggi a Trastevere. C’era mariagiovanna nell’aria e suonavamo la chitarra in ogni angolo di strada. Si finiva tutti a casa tua, in via Tittoni. La sede della redazione di Fallo! era il tuo enorme lettone coperto di lettere che arrivavano da tutta Italia. C’eravamo io, Chiara (la mia fidanzata di allora), Fernanda Pivano e Mauro Pagani della Premiata Forneria Marconi. Tu andavi su e giù lasciando su quell’immensa trapunta, fogli scritti a mano e riviste straniere. Lanciavi idee appena abbozzate, fatte apposta per essere condivise. E continue illuminazioni. Non ti fermavi mai. Infatti, non c’era tempo da perdere. Eravamo braccati dalla Storia. Io e Chiara eravamo i più giovani del gruppo, sceglievamo le lettere più belle da pubblicare. Fernanda ci assisteva amorevolmente. Mauro, ad un certo punto, si allontanava e andava ad allenarsi col violino nella stanza accanto. Poi, per quelli che venivano a ritirare l’ultimo numero da distribuire, c’erano le istruzioni per non farsi beccare dalla polizia quando vendevi la rivista davanti a scuola. Si doveva lanciare il pacco il più lontano possibile e poi correre e correre. Nessuno capiva perché ce l’avessero con noi. In fondo facevamo apologia di cose buone che fanno bene: sesso, droga (allora c’era solo l’erba, quelli che parlavano di acidi in realtà non ne avevano mai visto uno) e soprattutto rock & roll. Epperò se ti beccavano con una copia del giornale andavi dentro. Così pure come andavi dentro tre giorni buoni in fermo preventivo se il tuo nome figurava sull’agenda di qualcuno che era stato già arrestato. I no-global di oggi ci fanno una sega, Angelo. Io ero qui. Proprio qui, su questo gradino della fontana di Santa Maria in Trastevere. Ma checcazzo dico, Santa Mariagiovanna in Trastevere! Ho visto le menti migliori della mia generazione. Poi non le ho più viste. Sarà che ci siamo persi di vista? Però negli anni è stato bello scoprire ogni tanto che c’eravamo ancora. Prendi ad esempio, l’avvento di Internet. Tra i fondatori della Electronic Frontier Foundation c’era, indovina chi? John Perry Barlow. Uno di noi! Uno del movimento. Barlow è del 47, però non è mai stato il solito sessantottino del cazzo. Lui scriveva le liriche per i Grateful Dead. E oggi, dopo tutte quelle canne è ancora consulente per gruppi d’avanguardia come la Global Business Network e la Diamond Technology Partners. È membro anche dell’External Advisory Council della National Computational Science Alliance. Quel bastardo di un visionario è la dimostrazione vivente che le canne fanno bene! I dig it. Che importa poi se Internet è diventata quella mezza merda che è adesso? Oggi in rete ci sono tutti, proprio tutti. Anche gli stronzi. E pazienza. Noi almeno c’eravamo dall’inizio. Ci abbiamo provato. E ci proveremo ancora. Io me ne sto qui seduto ancora un po’. Sono stanco, Angelo. Neppure la rivoluzione sessuale si è mai realizzata. I repressi si sono riversati in rete a caccia di facili rapporti, nascondendosi dietro nickname idioti e protetti dallo schermo dei loro computer. Altro che rivoluzione. Lo sai cosa succede se metti in mano un strumento di comunicazione così potente a gente che non è liberata? Finisci per amplificare la repressione che c’è in giro. Con Internet, gli stronzi e i repressi hanno avuto fra le mani un mezzo potentissimo per continuare a rimanere stronzi e repressi. O per diventarlo ancora di più. Avevi ragione tu, dovevamo andare in Parlamento. Qualcosa sarebbe successo. Io me ne sono andato quando hai trovato ospitalità dai radicali. Non puoi ricordarlo, ero uno dei più giovani nel gruppo. Ma i radicali no, Angelo, non li ho mai sopportati. Ci hanno scippato l’idea di liberazione. Ci hanno scippato quella di liberalizzazione. Ci hanno scippato l’idea stessa di movimento non violento, loro che sono di una violenza mal digerita e mal trattenuta, che è perfino peggio di quella aperta. E le loro donne cercavano di scimmiottare anche la rivoluzione sessuale scopando a destra e a manca. Insomma, sembravano dei nostri. Ci sei cascato perfino tu. Maledetto il giorno in cui ti hanno offerto la sede per il “Partito Ippi”. Una stanza in via di Torre Argentina in un appartamento del Partito Radicale. Tu sei tornato in redazione trionfante: “Abbiamo la sede gratis! Fondiamo il Partito e andiamo in Parlamento!”. La verità è che i radicali avevano offerto ospitalità anche ad altri gruppi di sfigati: le lesbiche, il F.U.O.R.I (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), la Lega Italiana per la Cremazione, e gli anarchici. Ma noi eravamo l’avanguardia, Angelo, come cazzo siamo caduti così in basso? I radicali offrivano ospitalità in cambio di consenso, cioè implicitamente in cambio di voti alle prossime elezioni. Un metodo vagamente mafioso, se ci pensi. Uno anticipa un regalo per poi creare un debito. Non li ho mai sopportati i radicali. Nemmeno in seguito, quando hanno avuto la fantastica idea di creare il partito “transnazionale” collegando in Telnet corrispondenti sparsi in vari paesi. Una genialata, se pensi a quanto ignoranti fossero i politici italiani di allora. All’epoca di Agorà ero diventato amico di Olga Antonova una ragazza di Mosca figlia di uno scienziato, un fisico. Mi raccontava che suo padre vendeva cetrioli all’angolo della strada piuttosto che cedere, come invece facevano altri suoi colleghi, alle proposte di svendere segreti militari al mercato nero. Lei si arrangiava facendo l’interprete per Pannella le rare volte in cui andava in tournee in Russia. E poi traduceva i suoi discorsi. L’intranet di Agorà era gratis, se volevi uscire su Internet pagavi un piccolo canone. La bbs ebbe fra i primi abbonati nientepopodimeno che Radio Free Europe, ovvero la CIA. Nessuno avrebbe mai negato alla CIA il diritto di fare un abbonamento ad Agorà per collegarsi a Internet ma, per dirla alla Di Pietro, che ci azzeccava la CIA con i radicali? Me lo sono chiesto anche all’epoca della guerra in Jugoslavia. Oggi invece mi chiedo per quale cazzo di motivo la diretta dal Parlamento debba essere trasmessa da Radio Radicale anziché dalla RAI che è il servizio pubblico. La diretta trasmessa da un partito politico, ti rendi conto? Cosa sarebbe accaduto se il PD di Veltroni avesse ottenuto l’esclusiva delle trasmissioni parlamentari al posto del Partito Radicale? E pensa che faccia farebbe oggi Veltroni se dovesse trasmettere i discorsi di Angelo Quattrocchi, presidente del Partito Ippi! Sai le risate. Avevi ragione tu, dovevamo andare in Parlamento. Questo pensavo l’altro giorno a Santa Marijuana in Trastevere. Soltanto questo. Io sto bene e così spero di te. Chiara si è risposata un paio di volte e insegna yoga in America. The kids are alright. E l’ultima volta che ho avuto notizie di Fernanda me le ha date il mio amico Enzo, poco prima di di andare a morire in Iraq. Una sera, durante una presentazione a Milano, l’ha messo in mezzo giocando a fare la groupie. Lo sai com’è fatta lei, sempre uguale. Una magnifica groupie di 90 anni! Mai come adesso, nella politica italiana, ci sarebbe voluto quello spirito che Fernanda incarna così bene. Avevi ragione tu. Invece, in Parlamento ci sono andati i ragazzini saputelli di allora, i capetti spocchiosi della FGCI, D’Alema e Veltroni. Ricordi? Li consideravamo nostri nemici politici prim’ancora dei fascisti. Perché per noi era intollerabile che qualcuno potesse guidare un movimento giovanile essendo già così vecchio dentro. Hanno distrutto la sinistra e ogni idea di socialismo. Hanno distrutto i sogni di tanta gente. E noi? Noi che non siamo mai stati comunisti abbiamo assistito a tutto questo scempio come dei drop out. È andata così, Angelo. Peace & love, fratello.

* Angelo Quattrocchi, padre fondatore del movimento hippy italiano (e del “Partito Ippi”).

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6 Commenti

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