Vita da call center

E tu che vita vorresti fare?
Siamo fuori a fumare una sigaretta, un capannello di gente tra i venticinque e i trentacinque anni, ragazzi e ragazze di oggi perchè a trentacinque anni, oggi, sei ancora un ragazzo e non un uomo o una donna come lo erano i nostri genitori.
Cosa ti piacerebbe fare nella vita?
Operatori di call center, un call center “umano” con il team leader ma senza il motivatore, con le performances ma senza il premio aziendale per il miglior operatore, con il contratto a progetto ma con tutte le pause che vuoi purchè nella giornata tu faccia un certo numero di telefonate.
Se potessi scegliere il tuo futuro, come lo vorresti?
A rispondere per prima è Elisabetta trentatre anni, smette di ridere con le compagne e si fa seria, ci pensa un attimo e mi fa “vorrei avere un lavoro part time, quattro ore la mattina ma con un contratto a tempo indeterminato, nel pomeriggio vorrei passeggiare con il mio cane, un giorno vorrei avere dei figli e poterli andare a prendere a scuola, mi piacerebbe anche allevare cani ma non sono sicura che poi riuscirei a venderli. No, mi basterebbe avere una certa serenità economica, un lavoretto tranquillo e una famiglia a cui dedicarmi”.

Il secondo a rispondere è Duccio, trentacinque anni, team leader. “io vorrei vivere in campagna, vorrei lavorare in campagna”. Un agriturismo? “anche no, mi basterebbe anche qualcosa meno, forse un pezzo di terreno da coltivare e qualche animale”
Marta invece, trent’anni, vorrebbe avere una tabaccheria con ricevitoria del lotto. “mi è sempre piaciuta l’idea della ricevitoria che se qualcuno vince qualcosa tocca una percentuale anche a me” figli? Famiglia? “certo, vorrei avere due figli e una ricevitoria”.
Alessandro di anni ne ha ventisette, e tu cosa vorresti fare? “io vorrei soprattutto poter andare a vivere da solo, vorrei vivere da solo e poi vorrei un lavoro che mi permette di viaggiare. Non tanto però, qualche viaggetto ma non troppo lungo ne troppo lontano. Vorrei vivere qui a Firenze ma soprattutto da solo”.
Elena, l’ultima a rispondere, di anni ne ha venticinque. “io vorrei vivere al mare” e che lavoro vorresti fare? “anche quello che faccio, per me il lavoro è un mezzo e non un fine, mi basterebbe vivere in una località di mare e guadagnare qualcosa in più per potermi permettere di vivere da sola”. Famiglia? “non lo so, per adesso non mi interessa”.
Ambizioni modeste, forse ancor più modeste di quelle della generazione precedente, ambizioni che durano il tempo di una sigaretta. Poi si torna dentro. Si torna indietro.

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49 Commenti

  1. E quando il 90% (non ti chiedo fonti) delle persone che conosci vivono al di sopra delle loro possibilità, compensando il margine con i risparmi di famiglia (che in quanto accumulo hanno un termine anche calcolabile senza nemmeno troppe nozioni di economia), quando l’asfalto arriverà sulla loro schiena tu invocherai i sindacati e il padrone ladro dicendo che la colpa è loro e del loro non permetterti di prolungare ulteriormente il tuo tributo in perdita (già dieci anni prima dell’impatto con l’asfalto) alla società dei consumi?

    Il mondo vive di superfluo, esatto.
    Quella società dei consumi, la cui indispensabilità tu difendi, è il superfluo portato a livello di necessario.

    Ma il problema non è, come facevi pensare tu moooooolti commenti sopra, che c’è chi vorrebbe che il povero non godesse del superfluo perché deve puzzare di fame e fottersi, ma il fatto che a spostamento verso il basso del target “tv plasma” perché, poesia, anche il povero deve vederei i colori brilliant, non è corrisposta una conseguente taratura verso il basso del loro prezzo MA solo una dilazione dello stesso per venire incontro alle esigenze di superfluo del povero ma non alle sue reali potenzialità economiche.

    Tu questo lo difendi perché guardi la parte ‘superfluo garantito a tutti’ del meccanismo e per questo lo chiami progresso e per questo cerchi modi per difenderne la sopravvivenza (del meccanismo) anche a costo dei risparmi dei tuoi genitori che sono gli unici che ti avrebbero dato da mangiare quando, tra dieci anni, l’asfalto si porterà via non solo il tuo bel tv al plasma ma pure il frigorifero.

    Io questo lo considero un meccanismo pazzo e sconsiderato che ha potuto trovare terreno fertile in italia solo perché condiviso sia dai carnefici che dalle vittime e il tuo ragionamento a sua difesa (del meccanismo) lo dimostra.

    Chi ha parlato di non avere auto?
    Io ho detto che con una si può lo stesso arrivare al lavoro e fare pure la spesa.
    Chi ha detto che non si deve avere la tv?
    Io ho detto che anche senza quella da 3000 euro il calcio lo vedi lo stesso e in più in tasca hai quei 2900 euro che ti portano dritto dritto alla quarta settimana per più di un mese consecutivo.
    Chi ha detto che non devi avere un cellulare come tuo nonno?
    Io ho detto che anche con meno di cinque in nuclei familiari da tre elementi, ci si sente lo stesso e pure con una discreta frequenza.

    “E allora risparmiare, perchè?”

    Ma nessuno ti dice che devi risparmiare.
    Sono affari tuoi, voglio dire.

    Quello che dico io è che se per tuoi calcoli economici e per tue posizioni filosofiche rispetto al tuo ruolo sulla scacchiera della società dei consumi, secondo te non solo è giusto che ti possa comprare più di quanto ti possa permettere ma addirittura che tu DEBBA farlo per garantire che il meccanismo non crolli perché il tuo ruolo di consumatore è quello, è per decenza che non dovresti stare in cima al corteo di quelli che dicono che se non si arriva a fine mese la colpa è di chi ti leva l’indispensabile.

    Se a quel famoso tavolo è seduto uno che fa tv al plasma in un paese che non se li potrebbe permettere, non è perché lui è molto furbo ma perché dall’altro lato ci sei tu che stai lì seduto impossibilitato a trattare perché te li sei comprati e mo in qualche modo li devi pagare e per di più contento per il fatto che hai contribuito al sistema che li ha messi sul mercato generando indebitamento generale e certo.

    Voglio dire, se quel ladro è lì, è perché di fronte ha gente che ragiona come te.

    Che è quello che dico da moooooolto più su.

  2. Forse, forse eh magari mi scazzo alla grande, Broono intendeva più genericamente che spesso oltre ai reali problemi del mondo lavorativo con cui tutti ci confrontiamo c’è una buona percentuale di ragazzotti che tutta stà voglia di darsi da fare non è che ce l’abbia…un esempio giusto per dire, io mi sono laureata a 23 anni vecchio ordinamento (era storia dell’arte per carità) e nella mia famiglia (meridionale quindi calcolate parecchie unità) non è neanche concepita la possibilità di andare fuori corso e non per problemi economici sia chiaro (tutti mooolto più bravi di me per altro tra medicina, giurisprudenza, odontoiatria etc). Tra gli amici la situazione è un po’ diversa…giusto così per dire.

  3. Azz, Viss,
    e io che ero rimasta ai ceci come punizione da scolara impenitente!

    @Amilcare:
    Broono è così, è contrario alla cir-concisione e anche alla circo-ncisione, ci abbiamo provato tutti a circon-vincerlo, ma niente o lo ami o attivi lo scrolling nel mouse e ti vai a fare una corsetta al parco o prepari con molta, molta calma la circon-cena.
    Per quanto ci riguarda, noi lo amiamo:)

    @Piti:
    sto ridendo di gusto…lion of ….ahah :)

  4. Ho letto tutti i commenti.
    Quoto l’invito alla circoncisione e Faccio notare l’abbandono di Facci, per questo Faccio una faccina. ;-P

  5. Bel post, e commenti molto interessanti (un paio strepitosi). Forse un po’ di boria qui e là, ma comunque niente di particolarmente fastidioso. Cercate solo di essere più sintetici: sono argomenti complessi, però qualche accorciatura non sarebbe dannosa.

  6. Urge un barbiere per un’accorciatina, ordunque.
    Un cliente a caso: inizia con la [b] e finisce con la [o].
    ah, 2 vocali all’interno.
    Quis est?

  7. “Sei soggettivo come tutti.”

    …e meno male :D

    l’oggetività è sempre relativa, i sistemi formali sono incompleti, la realtà è fuzzy

    posti questi necessari presupposti filosofico-scientifici, posso permettermi di semplificare un pelino:

    attribuire colpe alle vittime non sposta di un millimetro le responsabilità dei carnefici
    se in tribunale difendi uno scippatore dicendo che il derubato esibiva incautamente il portafogli, ti ridono in faccia, ci sarà un perchè, c’è un perchè e si ritrova già nelle istituzioni di Diritto Romano.

    la considerazione secondo la quale il derubato avrebbe dovuto nascondere il portafogli e portare in bella vista un revolver non appartiene alla discussione sulla responsabilità del ladro, sono chiacchiere da bar inammissibili in un contesto serio

    ugualmente nei casi sopra esaminati, l’istituzione di un sistema preposto alla creazione di bisogni indotti per stimolare al consumo, di paure inconsistenti per mantenere il controllo sociale e alla demolizione dell’intelligenza (guerra all’intelligenza, la chiamano così in Francia, anche sul mainstream) per fregare meglio masse di ignoranti

    – è esclusiva responsabilità della classe dirigente-

    quella ce l’hanno tutta e non può essere “colpa” di chi nasce immerso in una Matrix del genere se non ha mai trovato la maniera di procurarsi la pillola rossa o di evadere dall’incanto

    allo stesso modo la crisi della finanza americana non è colpa delle classi subalterne americane, ma esclusiva responsabilità di chi ha creato, governato e abusato le istituzioni finanziarie

    allo stesso modo le pessime condizioni dei lavoratori nel nostro paese sono responsabilità di chi da anni concerta per deteriorarle, non sono mai andati i lavoratori a richiedere tagli agli stipendi e orari più lunghi, così come i lavoratori non hanno mai chiesto tagli ai servizi in cambio di sgravi fiscali tanto modesti da risultare ridicoli

    quindi > non si può che considerare, nel loro insieme, gli uni vittime e gli altri loro carnefici

    …a me hanno insegnato a rispettare le vittime, sempre
    allo stesso modo mi hanno insegnato a non ridere degli ignoranti e dei vinti, ma mi rendo conto che erano altri tempi e che già allora non era più aria…

  8. Complimenti a tutti per la civiltà della dialettica, di solito questi argomenti svaccano rapidamente :)

    @ mazzetta:
    “l’oggetività è sempre relativa, i sistemi formali sono incompleti, la realtà è fuzzy” ti puoi spiegare un po’ meglio per cortesia? :)

    @ Broono:
    Ferma restando l’oggettiva situazione congiunturale, penso che i tuoi discorsi sui danni del credito al consumo e sul sindacato siano sacrosanti. Bravo!

  9. Viss, non ho espresso una considerazione risolutiva, ho attribiuto ANCHE al lavoratore o ipotetico lavoratore (riferendomi appunto alla selezione del personale) delle responsabilità. Anche. Senza tirare in ballo il potere contrattuale.

  10. Prima volta che scrivo su Macchianera. Splendido dibattito, complimenti Viscontessa, anche per come lo hai gestito.
    Guai ad accorciare Broono, mi oppongo! (bilibbo bacci :-DD). Il “concorso di colpa” di cui parla, un po’ ha fatto rabbrividire anche me. Ciò non toglie che la contraddizione da lui evidenziata esiste, e il constatarlo, spesso mi ha spiazzato. Detto questo, condivido Mazzetta. Non è così semplice sottrarsi a un sistema a cui ci hanno abituato (e di cui i 110 telefonini sono la deriva più patetica, oltre che inquietante) fin da piccoli. I miei nonni non avevano più di me (sono un caso-scuola per questo discorso: ho appena compiuto 30 anni, sono precaria da 12, nel frattempo sto cercando di laurearmi, ho una macchina vecchissima, un cellulare da 5 anni, non vado in vacanza) però avevano molte meno sollecitazioni ad “avere” (detto da loro). Di conseguenza capisco, pur comportandomi diversamente (ho detto che non è facile, non impossibile, e comunque non ne sono felice), chi non riesce a “resistere”. Stupidi? Forse, ma pur sempre vittime, come scrive Mazzetta (ps. comunque non ho avuto percezione che Broono ne ridesse. Ma non sono il suo avvocato, ne’ lui ne ha bisogno…)

    @Matilde: come “era [solo] storia dell’arte, per carità”! Ehi!! :)

    Ciao

  11. Sono parzialmente ot, e dunque mi appresto a rovinare lo splendido dibattito, splendidamente condotto da viscontessa e da tutti i partecipanti.
    1. sono giunta alla conclusione che la coppia di cui racconta g.neri a proposito della blogfest è la morosita+piti. l’invidia mi sta uccidendo, suonate felici come campane a festa ;)
    2. sono una libera professionista (ho una partita iva) ma lavoro presso un’azienda privata come fossi, di fatto, un loro impiegato. ma che cosa dico mai!(topo gigio): siccome non ho le tutele di un impiegato vero e proprio, io lavoro presso un’azienda come se lavorassi per me stessa col massimo dell’impegno, senza orari, senza fine settimana, perché prima viene il risultato, come succede quando, da libero professionista, lavori per te. oibò: ma non lavoro per me, ma per l’interesse dell’azienda per cui lavoro.
    in più, dato che il mio mestiere è il mio “ingegno” (incredibile, vero?) si sono assicurati che i frutti del mio ingegno siano loro, solo loro, sempre e comunque loro. Oh, però, fuori, figuro come dirigente, capito?
    Meglio che lavorare al tornio, sono d’accordo. Però, dal tornio a stabilire che la partita iva sia la bandiera della libertà e della stabilità che sventola sulle barricate, ecco, ce ne passa. E ce ne passa quel tanto che sta tra la possibilità di raccontare ste porcate e il non poterlo fare.
    Chiaro che questa è stata una mia scelta. Altrettanto chiaro, anche dato quanto scritto fino ad ora, che non è stata una “””libera””” scelta.
    3. Cosa vorrei fare nella vita. Quello che ho sempre saputo di voler fare e che ho fatto larghissimi giri per conquistare. Forse, tra poco, ce la faccio. E? E rischio tutto, che poi il tutto è quanto detto sopra, più la stima (spero) di chi ha lavorato con me, una qualifica che è stata significativa, le ire del mio potente boss e l’affetto di chi contava su di me (e sulla mia capacità di rinunciare a tutto).
    Ah, poi ci sono le rimostranze degli stronzi che non ti sanno più incasellare e la concretissima possibilità di andare gambe all’aria. Però ci provo lo stesso, è questione vitale.

  12. come spesso accade siamo partiti dalle aspettative mutate e siamo finiti su altro
    resta il fatto che la regressione sociale è evidente a tutti e che l’iperconsumo è uno dei fattori in ballo, quello nessuno lo contesta a Broono, che poi un po’ alla volta mi sembra sempre più vicino anche se tiene a distinguersi ;)

    risp.
    – “oggettivo” è tale all’interno del contesto di riferimento
    – è stato enunciato un teorema dell’incompletezza dei sistemi formali, molto tempo fa. Significa che i sistemi formali (es. la matematica, ma vale per tutti) prima o poi producono attraverso le loro regole degli enunciati che non appartengono al sistema formale che le ha generate. Brutalmente potrei dire che “non si chiudono”
    – la logica fuzzy (peloso, sfumato) è una logica -non binaria- che è utilizzata per leggere e rendere fenomeni complessi. Si tratta di scienza anche se molti scienziati ne ridono. A dimostrazione, l’esistenza di una miriade di elettrodomestici programmati impiegando la -fuzzy logic-
    che sovrintende anche al traffico semaforico di Tokyo ed altre metropoli, è impiegata nella gestione delle borse e in molti altri ambiti.
    Credo discenda dalla sua natura essenzialmente agli antipodi dell’aristotelismo, il fatto che in Occidente sia misconosciuta e non se ne parli quasi. Resta il fatto che in Oriente ne fanno un gran uso con ottimi risultati.
    Come per altre evoluzioni scientifiche, anche questa si porta dietro robuste implicazioni filosofiche, ma ancora non sembra che ci siano volontari per approfondire la questione. Di sicuro il Vaticano non gradirebbe :D

  13. @Mazzetta:

    Oh, eccomi qui in una pausa lavorativa (eh, gli orari di noi liberi professionisti che lavoriamo in casa e scegliamo quando e quanto cioè sempre e sempre, toh, la mia pausa sigaretta è arrivata ora che sono le 4 del mattino) pronto a rintuzzare il camino per l’arrivo domattina dei simpatici dialoganti.

    Andiamo al dunque, ché poi mi dicono mi dilungo, io, bah.

    “attribuire colpe alle vittime non sposta di un millimetro le responsabilità dei carnefici”

    Vero.
    Se però partiamo dal presupposto che le vittime sono tali perché esenti da colpe al 100%.
    E da questo presupposto, da due giorni a questa parte tra me e te parti solo tu.
    Io continuo invece a dirti che per me è la teoria dei vasi comunicanti.

    Dire che i ‘padroni’ hanno colpe significa dire la verità, dire che le hanno tutte no.
    Focalizzarsi solo sulle colpe dei padroni, tacciando di tafazzismo chiunque provi a citarne anche qualcuna dei lavoratori, gridando al Montezemolo non appena uno prova a spostare un po’ lo sguardo, non significa dire che le colpe sono tutte dei padroni, ma significa utilizzare un metodo molto furbo per tenere sul tavolo solo le loro, così che la percezione sia che il 100% sia dei Padroni ma senza sporcarsi le mani al punto da non poter negare di averlo detto.

    Io invece ti faccio il ragionamento opposto.
    Non ti nego le colpe dei padroni, ma segnalanti anche
    quelle dei lavoratori ti spariglio il tavolo e ti rompo molto le palle perché ti impedisco, come ho fatto, di continuare a definire il tuo quadro ‘oggettivo’ come facevi nei primi commenti e come hai smesso di fare in questi ultimi.

    Allora vedi che se qualcuno, in mezzo ai duecento che si uniscono al coro del “La colpa è dei padroni!” si prende la briga di mettere sul tavolo anche quelle dei lavoratori, certo non sposta le responsabilità dei primi, ma almeno ne riduce un po’ la carica esplosiva che gli davi nei tuoi primi detonanti commenti senza contestazione.

    E quindi una funzione, l’individuazione di colpe anche dall’altra parte, ce l’ha.
    Ridimensiona un po’ il carattere oggettivo che avevano le tue analisi all’inizio.
    E’ un po’ poco, dirai tu.
    No, vista la graniticità con la quale dividevi l’italia in buoni e cattivi, a me sembra tantissimo.

    “se in tribunale difendi uno scippatore dicendo che il derubato esibiva incautamente il portafogli, ti ridono in faccia, ci sarà un perchè”

    Certo che c’è.
    Il perché è perché non difendevi uno stupratore.
    In quel caso, se dici che è lei che aveva la minigonna e lo aveva provocato, non ti ridono in faccia, ti fanno socio dello studio legale perché 9 su 10 farai assolvere l’animale.

    So che ve la menate tanto con i miei numeri e i tuoi numeri e io parlo ma non si sa di che e tu parli e c’hai le tabelle, ma non credo che in questo caso sia necessario linkarti anni di storia del foro di mezzo mondo, spero sia sufficiente il fatto che viviamo sullo stesso pianeta per chiudere questo esempio nel mio solito simpaticissimo modo:
    Pensa quanto tutto è relativo.

    Tanto relativo che l’esempio non l’hai potuto fare solo perché oggi il caso legale ‘stupro’ viene usato per altre tesi, quelle che ‘era un rumeno’ e sarebbe stato poco chiaro il discorso economico.

    “la considerazione secondo la quale il derubato avrebbe dovuto nascondere il portafogli […] sono chiacchiere da bar inammissibili in un contesto serio”

    Vallo a dire alle donne in minigonna uscite dalla stessa porta dalla quale è uscito quello che le ha stuprate.

    “l’istituzione di un sistema preposto alla creazione di bisogni indotti per stimolare al consumo […] per fregare meglio masse di ignoranti
    – è esclusiva responsabilità della classe dirigente-”

    Vero.
    Responsabilità della massa, invece, è riferita all’essere ingoranti.
    Ignoranti al punto da non saper mettere un paletto tra lo stimolo indotto e il consumo avvenuto.

    Sono sotto stimolo io, sei sotto stimolo tu, è sotto stimolo la massa.
    Uguale esito?
    No.
    Io non traduco lo stimolo in azione, tu non corri a comprare il digitale terrestre per la paytv, la massa sì.
    Dov’è la differenza?
    Se le scelte della massa dipendessero dalle azioni della classe dirigente, oggi io e te dovremmo avere un tv al plasma in casa perché stimolati al consumo.
    Tu ce l’hai?

    Evidentemente c’è qualche altra variabile.
    Io la considero, tu fai un po’ come credi.

    “allo stesso modo la crisi della finanza americana non è colpa delle classi subalterne americane, ma esclusiva responsabilità di chi ha creato, governato e abusato le istituzioni finanziarie”

    Mi viene in mente il periodo nel quale in Italia tutti giocavano in borsa.
    Gli anni precedenti il caso Parmalat, per capirci.
    Passavi nelle strade e vedevi davanti ai monitor in vetrina nelle banche, file di casalinghe, pensionati che per qualche mese hanno sostituito il cantiere con il monitor della borsa, gente che aveva scritto in faccia che era passata dai soldi nel materasso ai soldi in bond argentini, in BBTD, in Pitipitì, in DDT, nel giro di mezz’ora perché avevano letto su Eva3000 che tale Gino di Roma era diventato milionario per un colpo di culo a Wall Street.

    Li guardavo e mi chiedevo cosa capissero di quei numeri che gli passavano davanti.
    Niente, mi dicevo, eppure erano lì, file di dieci quindici persone fisse davanti a quei monitor come stesse trasmettendo la Carrà che dava i numeri della ltteria di capodanno.
    Per qualche anno in italia tutti sono corsi a prendere i loro risparmi per metterli tutti in un monitor del quale non capivano manco la collocazione.

    Poi un giorno puf.
    Il sogno è finito e hanno visto un tale scappare con la cassa, la loro cassa, senza nemmeno la competenza per capire come avesse fatto.
    Oggi sono tutti lì in fila, con Grillo in testa, a dire che lo stato deve restituire loro tutti i soldi perché sono stati fregati.

    Sono stati fregati, sì.
    Come quelli che sono stati fregati da Wanna Marchi e dal suo sale nell’acqua che ti fa fare terno.

    Sono stati truffati, quelli che han dato 20 mila euro alla Marchi per fare terno?
    Secondo la legge sì.
    Dire che son stati anche dementi loro sposta in qualche modo la responsabilità della Marchi?
    No, affatto, hai ragione tu.
    Però ne ridmensiona la quantità (di responsabilità) riguardo a quel totale che serve per mettere in atto la truffa.
    La Marchi ha la sua, i truffati , le ‘vittime’, la loro.

    Ecco io ogni volta che leggo di un truffatore che dopo aver spillato 20 mila euro al piccolo povero risparmiatore, viene arrestato e condannato, applaudo alla giustizia e seguo il tuo ragionamento sulle responsabilità.

    Poi però proseguo nel ragionamento e passo a guardare quelle della vittima.
    Nel 100% dei casi vorrei che il tribunale, finito di occuparsi del truffatore, si occupasse del truffato e gli togliesse la tutela dei figli, la cui educazione al mondo non può essere lasciata nelle mani di tali dementi.

    Ti è chiaro il parallelo con la finanza e chi perde tutto?

    Sul resto ti rispondo domani, ché la pausa sigaretta è finita e devo riprendere a lavorare.

    Chiudo giusto con una nota di colore (rosa):

    “quindi > non si può che considerare, nel loro insieme, gli uni vittime e gli altri loro carnefici
    …a me hanno insegnato a rispettare le vittime”

    Se per smettere di guardare le statistiche per preferirgli il totale dei singoli ho dovuto attraversare la fase ‘selezione del personale’, per smettere di rispettare le ‘vittime’ sempre e comunque solo perché hanno attaccato al collo il cartello di vittime, m ci sono dovuto fidanzare quattro o cinque volte.

    Non so che competenza tu abbia in materia di ‘crocerossine’, ma se poco poco te ne fosse capitata almeno una, nello spazio che passa tra il concetto di vittima e quello di carnefice non ci faresti passare manco più uno spillo.

    Ma anche lì, di chi è la colpa?

  14. “Io invece ti faccio il ragionamento opposto.
    Non ti nego le colpe dei padroni, ma segnalanti anche
    quelle dei lavoratori ti spariglio il tavolo e ti rompo molto le palle perché ti impedisco, come ho fatto, di continuare a definire il tuo quadro ‘oggettivo’ come facevi nei primi commenti e come hai smesso di fare in questi ultimi.”

    NO
    non è così, tu non hai evidenziato colpe dei lavoratori, ma comportamenti individuali che non ti piacciono

    dove sbagli è proprio qui, perchè le responsabilità della classe dirigente sono sistemiche, mentre quelle che tu individui in capo ai lavoratori, non lo sono
    quando mai “la colpa di essere ignoranti” può bilanciare in qualche modo la colpa di essere sfruttatori fuori dalla legalità?

    ———————————

    “Allora vedi che se qualcuno, in mezzo ai duecento che si uniscono al coro del “La colpa è dei padroni!” si prende la briga di mettere sul tavolo anche quelle dei lavoratori, certo non sposta le responsabilità dei primi, ma almeno ne riduce un po’ la carica esplosiva che gli davi nei tuoi primi detonanti commenti senza contestazione.”

    NO, quello è ciò che ricerca chi ricorre a questi espedienti tipici della retorica qualunquista, ma non hai spostato niente
    ——————————-

    “E quindi una funzione, l’individuazione di colpe anche dall’altra parte, ce l’ha.
    Ridimensiona un po’ il carattere oggettivo che avevano le tue analisi all’inizio.”

    le mie analisi non hanno “carattere oggettivo”, si fondano su -realtà oggettive- che è diverso
    non ho detto che non hai una funzione, au contraire, mi sembri la Marcegaglia con le spalle al muro

    ————————————————
    “E’ un po’ poco, dirai tu.
    No, vista la graniticità con la quale dividevi l’italia in buoni e cattivi, a me sembra tantissimo.”

    L’italia? ti sei perso un pezzo ;)
    te lo credo che ti sembra tantissimo, anche perchè TU avevi pensato che la fine del discorso fosse -morte agli imprenditori-

    ——————-
    “se in tribunale difendi uno scippatore dicendo che il derubato esibiva incautamente il portafogli, ti ridono in faccia, ci sarà un perchè”

    Certo che c’è.
    Il perché è perché non difendevi uno stupratore.
    In quel caso, se dici che è lei che aveva la minigonna e lo aveva provocato, non ti ridono in faccia, ti fanno socio dello studio legale perché 9 su 10 farai assolvere l’animale.”

    non nascondo di aver usato una vecchia vignetta di disegni & caviglia per cercare di spiegare una cosa che non hai capito
    ci sei caduto dentro tutto

    dopo un discorso del genere, mollo, se non capisci perchè lo capirai un giorno (spero)

    Questa è una maniera di affrontare i processi per stupro che poteva passare qualche anno fa, ma -esattamente- come la retorica che usi per dare “la colpa di essere ignorante” alla massa, questo è l’espediente di un troglodita per salvare uno stupratore
    oggi rischi l’accusa di favoreggiamento, che è esattamente quello che hai fatto finora con la pretesa di mettere all’indice le colpe di chi subisce una ripartizione dei rischi decisa altrove

    Se non lo capisci adesso che sei come quegli avvocati che provano a dare della puttana alla vittima per slavare gli stupratori, non perchè sanno che sia giusto e vero, ma solo perchè sanno che tra chi giudica ci può essere qualcuno abbastanza ignorante e stronzo da accogliere l’argomento, vuol dire che sei in evidente malafede

    tchuss

  15. Dire che le colpe le hanno i padroni significa stare dalla parte dei dipendenti lavoratori. Significa prendere le parti di chi nei secoli ha dovuto combattere per vedersi riconosciuti i propri diritti di sicurezza, di salute, di diritti sul lavoro, di equa retribuzione e distribuzione delle risorse umane. Di diritto alla progettualità della propria vita.
    Lo sguardo sulle responsabilità dei lavoratori lo sposto dopo una regolare trattativa in cui le due parti in causa hanno definito i termini del rapporto lavorativo e sono giunti ad un accordo con la firma di un contratto.
    Dipende sempre da che parte stare.
    Certamente non sto dalla parte del fotografo parolaio che ha scoperto l’alchimia dei vasi comunicanti ed è riuscito a fotografare il quadro con tutti gli elementi, riuscendo ad essere obbiettivo pur dal punto di vista soggettivo, della propria esperienza.
    Mai stato dalla parte dei geni, pur avendo tutti i geni a posto.
    Il sistema “ti do cinque euro l’ora e firma qui. Se non ti va bene, avanti un altro” è sbagliato, formalmente, eticamente, schifosamente sbagliato. Che poi esista, e la gente ci si assoggetti, non è perché si vuole comprare la tv al plasma, ma perché lo reputa un primissimo passo per rendersi economicamente ed individualmente indipendenti dalla famiglia. Diritto sacrosanto di ognuno.
    Faccio l’insegnante di nuoto come secondo lavoro. Negli spogliatoi della piscina si alternano quattro ragazze ad aiutare i bambini nella doccia e nella vestizione. Una è laureata in lettere, l’altra in architettura, e un’altra in matematica. Un’università seria dovrebbe garantire no, non un lavoro a tutti e subito, ma un impegno, un’occupazione che riconosca gli studi conseguiti e possa indirizzare e sostenere il neo laureato nello sviluppo dei propri progetti. Che invece non garantisce affatto.
    Questo per rimanere in Italia.
    Spostandoci all’estero, mi prendo la briga di soddisfare ulteriormente l’oratoria di Broono chiedendogli quali responsabilità, oltre alla propria ignoranza, hanno le masse di schiavi sparsi per il mondo che lavorano per un euro al giorno. I cinesi nelle maglierie, i congolesi nelle miniere di coltan, i contadini colombiani che raccolgono coca, i bambini-soldato liberiani, i conciatori di pelli indiani…
    Insomma se è applicabile anche qui l’enunciato dei vasi comunicanti da lui citato.
    Ah, le affermazioni sulle ragazze stuprate. Mi sfugge il senso della similitudine con loro. Se può spiegare meglio.
    Giusto così, per capire fino a dove si spinge la sua singolare soggettività.
    Un’ultima impressione: secondo me Broono è pagato dalla gentile e simpatica, magari pure bbbona titolare del post per stabilire il record dei commenti.
    Per questo non mollerà mai l’ultima parola. ;-)

  16. no, broono non molla mai. Questa caratteristica lo rende il miglior compagno di ascensore che uno possa augurarsi.

  17. Grande Piti!! AH ah
    Broono è il classico tipo buono per ogni occasione.
    Te lo porti a un funerale e lui tesse l’elogio, pardon, l’eloquio funebre intessendo una serie di collegamenti tra mondo terreno e iperuranio che Platone impallidirebbe.
    Te lo porti ad un esame? Lui lo sostiene al posto tuo.
    Te lo porti al supermercato e lui ti sciorina tutte le promozioni inseguendoti con il carrello.
    Te lo porti in ascensore? Ti sciorina le previsioni del tempo del 1977 con la voce di Bernacca, poi si attaccherebbe al Big Bang, all’esperimento rimandato, alle teorie darwiniane e terminerebbe appeso ai tasti come un Australopithecus Boisei.
    Te lo porti in profumeria? Inizierebbe a provare compulsivamente dei gloss, a descriverti la texture con parole forbitissime e à la page, e alla fine te ne esci con una lavatrice.

    Broono,
    un uomo da sposare. In un acquario.

  18. Macchè Plessus, ad un certo punto avevo sentito il padrone di casa se si vinceva qualcosa alzando il numero dei commenti, magari un bonus ogni 50 commenti per l’acquisto di una poltrona relax che mi piace tanto o un batetria di pentole per la cottura dei cibi a castello, ma niente, mi ha detto che non vinco niente.
    Solo che ormai avevo già lanciato Broono 2.0 che si è autoinstallato nel post.

  19. No, io non mollo l’ultima parola finché l’ultima parola sarà una cazzata.

    E può essere una cazzata anche una parola molto ben scritta, non necessariamente dev’essere sgrammaticata e ignorante.

    La cosa più bella di questo scambio è il constatare come l’argomento ‘ignorante che richiede tutela’ si sia fatto spazio, lentamente ma inesorabilmente, non tra le parola di chi contesta, ma tra quelle di chi difende.

    Alla fine dello scambio abbiamo una difesa della ‘classe lavoratrice’ basata interamente sulla necessità di difendere la stessa dalle conseguenze della sua ignoranza congenita e incolpevole, a seguito della quale non si può che essere ‘inculati’ incolpevolmente se qualcuno non si prende la briga di mettersi a capo del movimento e fare da scudo contro chi si approfitta delle incolmabili lacune.

    Ma questa non era l’impostazione con la quale si raccontano gli elettori del cavaliere?
    In quel caso l’ignoranza mica era, eccome, una responsabilità (responsabilità, Mazzetta, responsabilità, non mi far riscrivere di nuovo tutta la spataffiata che ti ho scritto per spiegarti la differenza, diamo per compresi almeno i punti affrontati, su, ti ho già spiegato che io non do colpe ma segnalo responsabilità) dei cittadini?

    E come funziona?
    Quando l’ignoranza spiega il sostegno a questo governo, chi se la porta in giro ne è responsabile e si merita quindi quotidiane reprimende tutte personali basate sul fatto che si può, si deve, URGE, prenderne atto e correggere.
    Quando l’ignoranza spiega il sostegno alle idee della parte opposta è una cosa della quale si è vittime, della quale non si può correggere la linea, della quale si può solo essere discolpati e, come tali, difesi d’ufficio per manifesta incapacità?

    Funziona così?

    Sono ignoranti quelli che votano il cavaliere e sono ignoranti quelli che votano a sinistra e l’unica differenza tra i due è che l’ignoranza dei primi è personale e correggibile (altrimenti perché verrebbe segnalata e denunciata ogni giorno e in ogni dibattito) quella dei secondi è colpa della natura, della vita, del destino?

    L’ignoranza dei votanti a destra è un elemento dell’elenco ‘responsabilità personali’, quella dei votanti a sinistra è un elemento dell’elenco ‘motivi per cui van difesi’?

    Ma siete bellissimi.

    Una domanda, Mazzetta:
    Ma a Plessus qui sopra non dici nulla per quel fatto là che da questa parte le scemenze non sono considerate responsabilità personale o perché non ti è chiaro quanto sia la mia spalla migliore in questo dialogo?

  20. @Vis:

    Se c’è una cosa che metto in cima sempre e comunque a tutto è l’educazione e il rispetto.

    Il che si traduce nel fatto che se la mia autoinstallazione nel tuo post dovesse in qualche modo distrubare il buon flusso che volevi dar tu alla discussione o togliere in qualche modo spazio a ben altri temi che vorresti affrontare se solo mi levassi di torno, non hai che da chiederlo e mi vedrai farmi da parte molto serenamente e molto rispettosamente.

  21. Broono, non c’è nessuna responsabilità nelle vittime, non sarebbero tali senza i carnefici, nemmeno mantenendo intatte le stesse qualità che ti spingono a ritenerli responsabili del loro destino

    ti è chiaro adesso?

    tornando all’esempio di prima, lo stupratore è tale sia che si accanisca su una in minigonna, che su una in burka, la -sua- responsabilità non cambia una virgola e la realtà insegna che agli stupratori non importa una cippa delle qualità soggettive delle vittime, visto che si sono avuti casi di stupri anche ai danni di ultra sessantenni, per loro le vittime sono fungibili, esattamente come per altri tipi di sfruttatori, che non fanno prima un casting per procurarsi imbecilli da sottomettere, ma esercitano la loro forza per ottenere IL risultato e tanto basta loro

  22. Epperò va anche detto che in cima a tutte il mio amore va principalmente a Federica da anni e anni e anni.

    Morosita non avermene, ma anche tu c’hai pure Piti, quindi siamo pari.

    @Mazzetta:

    Guarda che quelli che si scelgono le ultra sessantenni lo fanno perché a loro piacciono quelle, non perché non c’è altro in giro.

    Anche perché è difficile parlare di ‘questo c’era, questo ho preso’, quando è di sesso con ultrasessantenne che si parla.
    Voglio dire, è una categoria per andare con la quale bisogna eccome essere sensibili alle ‘qualità soggettive’ della stessa.

  23. Brooooono, no dai la mia era una battuta, cioè ti consideravo un amico con il quale poter scherzare senza chiedere scusa o mettere faccine:-))
    Ho sbagliato? se si mi scuso non volevo assolutamente offenderti. (faccine q.b)

  24. Amico?
    …AMICO????

    In rete non esistono amici!
    Solo conoscIIIIenti.
    (lo diceva un amico carabiniere e mi è sempre piaciuta come frase anche se lui parlava del mondo fuori)

    A parte gli scherzi.
    No, non ero mica offeso (addirittura).

    Solo che il mio fregarmene delle richieste di parlare in 160 caratteri sms non implica il mio non rendermi comunque conto che a volte può disturbare e se delle lamentele dei tanti me ne frego, di quelle di chi ha scritto il post no, perché è un po’ come fosse ‘casa sua’ e quindi ho aperto parentesi seria per dirti che se PER TE è un problema, allora mi levo.

    Accorciarmi no, mi riesce più facile levarmi proprio.

    faccina anch’io!
    (l’unica cosa sintetica che mi riesce)

    Vabbè…non proprio l’unica.
    ;)

  25. sì, questo post è filato via liscio verso i 200 commenti quasi mai OT e tutto sommato senza darsi l’un l’altro della testa di cazzo.

    Complimenti a noi, anche a broono, sebbene sia alquanto capzioso nelle sue brevi apparizioni.

    Quanto all’esclamazione di morosita, per il fatto che ha anchre la mia disponibilità sentimentale ed erotica, mi domando se “che culo” sia riferito alla sua fortuna o al mio sodo posteriore.

    Adesso vado. Mi rintano sotto un piumone, mangiando la specialità locale. Le ostriche.

  26. Broono, ti conosco troppo bene per sapere che non posso chiederti di essere più sintetico, qualsiasi cosa ma non di essere più sintetico…. a proposito, c’hai mica una cinquanta messa male?
    Scherzi a parte i post, per quanto mi riguarda, sono sempre del pubblico:-)

  27. Una 50 messa male?
    Eh, che pretese…allora non scherzavi.

    Vedi il progresso e le aspettative…una volta con un onesto 15 si portava a casa anche una telefonata il giorno dopo.

    (va anche detto, però, che un onesto quindici è, a voler guardare bene la cosa, una ’50 messa male’…quindi la risposta potrebbe anche essere sì)

    :)

  28. date qualche soldino anche a Facci, così si paga un moderatore e non gli viene uno smalvino a star lì a far la guardia per impedirmi di rispondere ;)

  29. Che culo è un’espressione (ironica) toscana adoperata spesso dalla mia amica Martina che io amo molto. Sta per “hai capito che bellezza!” (e magari trattasi di una cosa di uno sfigato unico).
    Poi se tu, Piti, ne sia provvisto o no, proprio non saprei … tant mieux pour toi, en tout cas :)
    Baci!

  30. non ho letto ogni commento, sono al lavoro e non posso, ma ho letto alcune cose che mi sono sembrate azzeccate.
    sono capitato per caso su questo sito, cercavo una canzone.
    così ho letto alcuni interventi.
    ho superato la soglia dei 44 e non sono più un giovincello, quindi, ma mi trovo a concordare sostanzialmente con mazzetta e il suo intervento del 22 Settembre (credo).
    lavoro come dipendente a tempo indeterminato in una SSIS che, forse voi saprete, stanno per chiudere.
    sono circondato non da telefonisti ma da persone più giovani di me, con contratti a tempo determinato.
    contratti che grazie alla legge finanziaria di Prodi (appartengo alla sinistra ma sono fortemente critico nei confronti delle scelte demenziali dell’ultimo governo vagamente di sinistra che c’è stato) scadranno tra bre ve, senza possibili soluzioni.
    la domanda che mi sorge spontanea è perché tutte queste persone non hanno mai mostrato la minima politicizzazione?
    perché non si comprende che il disimpegno ha prodotto tutto questo?
    perché questo paese è governato da Berlusconi e il mito dei “giovani” restasta fare la Velina, il Calciatore, partecipare al Grande Fratello?
    perché i luoghi della politica sono vuoti, il ’68 lontano, distante, altro?
    mi spiace sono nipote di un partigiano, cresciuto in mezzo la politica, tra sindacalismo, compagni etc.
    ma fatico a comprendere i giovani di adesso (mi accorgo che mio nonno faceva lo stesso nei confronti di chi era giovane allora e non riesco a capire)
    ciao

  31. Enricos quando hai tempo leggi meglio i commenti. Ti stupirà vedere che non tutti i giovani di adesso sognano di fare veline, calciatori e grandi fratelli. :)

  32. @mazzetta: il dado è tratto (vedi 165 e 167).
    grazie del supporto, sei incluso nel brindisi :)

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