Vita da call center

E tu che vita vorresti fare?
Siamo fuori a fumare una sigaretta, un capannello di gente tra i venticinque e i trentacinque anni, ragazzi e ragazze di oggi perchè a trentacinque anni, oggi, sei ancora un ragazzo e non un uomo o una donna come lo erano i nostri genitori.
Cosa ti piacerebbe fare nella vita?
Operatori di call center, un call center “umano” con il team leader ma senza il motivatore, con le performances ma senza il premio aziendale per il miglior operatore, con il contratto a progetto ma con tutte le pause che vuoi purchè nella giornata tu faccia un certo numero di telefonate.
Se potessi scegliere il tuo futuro, come lo vorresti?
A rispondere per prima è Elisabetta trentatre anni, smette di ridere con le compagne e si fa seria, ci pensa un attimo e mi fa “vorrei avere un lavoro part time, quattro ore la mattina ma con un contratto a tempo indeterminato, nel pomeriggio vorrei passeggiare con il mio cane, un giorno vorrei avere dei figli e poterli andare a prendere a scuola, mi piacerebbe anche allevare cani ma non sono sicura che poi riuscirei a venderli. No, mi basterebbe avere una certa serenità economica, un lavoretto tranquillo e una famiglia a cui dedicarmi”.

Il secondo a rispondere è Duccio, trentacinque anni, team leader. “io vorrei vivere in campagna, vorrei lavorare in campagna”. Un agriturismo? “anche no, mi basterebbe anche qualcosa meno, forse un pezzo di terreno da coltivare e qualche animale”
Marta invece, trent’anni, vorrebbe avere una tabaccheria con ricevitoria del lotto. “mi è sempre piaciuta l’idea della ricevitoria che se qualcuno vince qualcosa tocca una percentuale anche a me” figli? Famiglia? “certo, vorrei avere due figli e una ricevitoria”.
Alessandro di anni ne ha ventisette, e tu cosa vorresti fare? “io vorrei soprattutto poter andare a vivere da solo, vorrei vivere da solo e poi vorrei un lavoro che mi permette di viaggiare. Non tanto però, qualche viaggetto ma non troppo lungo ne troppo lontano. Vorrei vivere qui a Firenze ma soprattutto da solo”.
Elena, l’ultima a rispondere, di anni ne ha venticinque. “io vorrei vivere al mare” e che lavoro vorresti fare? “anche quello che faccio, per me il lavoro è un mezzo e non un fine, mi basterebbe vivere in una località di mare e guadagnare qualcosa in più per potermi permettere di vivere da sola”. Famiglia? “non lo so, per adesso non mi interessa”.
Ambizioni modeste, forse ancor più modeste di quelle della generazione precedente, ambizioni che durano il tempo di una sigaretta. Poi si torna dentro. Si torna indietro.

(Visited 289 times, 1 visits today)

48 Commenti

  1. Mah, forse è vero, la nostra generazione (io ho 26 anni) ha ambizioni più modeste com’è naturale per chi è cresciuto nei grungy-90s pensarla in maniera molto diversa da chi lo faceva una generazione prima e compiva i suoi venti anni nel periodo di maggior splendore degli anni ’80, quando si guardava al futuro con occhi molto diversi, con il colletto della polo alzato e le timberland al piede (nella peggiore delle ipotesi!).

    E però d’altro canto, mi sembra anche che sia facile guardare fuori dalla propria realtà con occhi fin troppo ottimistici, magari prima di essercisi immersi.

    Un lavoretto tranquillo e gli affetti della famiglia, certo tutti d’accordo, ma poi cosa realmente siamo disposti a fare e a cosa siamo disposti a rinunciare in pratica ?

    Io ad esempio ho una certa esperienza sull’argomento “lavorare in campagna”, e di certo non si ha così tanto tempo di portare a spasso il cane: in compenso puoi ribaltarti in trattore sulle dolci colline senesi mentre giri tra le viti e rimanerci secco, o finire con le gambe maciullate dall’albero di trasmissione che c’è tra il trattore e la cisterna per i cereali che è una prospettiva forse un po’ più rock che finire con sindrome-da-stress da call-center ma ugualmente poco allettante, ti assicuro.

    In compenso spalare la merda per qualche mese apre i polmoni e allontana le allergie che puoi prenderti solo nello smog milanese, quello si… però non perdiamo di vista la realtà.

    Lo stesso vale per l’ipotetica ragazza delle 4 ore di lavoro part time, che va anche bene da dire: ma quante di queste persone poi riuscirebbero ad accettare un tenore di vita corrispondente a lavorare solo quattro ore al giorno?
    Senza andare a camden town a Londra con Ryan a fare il weekend di saldi, senza poter comprare la cintura di prada o gli occhiali grossi di Gucci ?
    Tante conquiste degli ultimi decenni sono una risultante diretta della corsa alla produttività che ha generato tutta questa ricchezza e ne ha portato i benefici un po’ a tutti: se si sogna una produttività “rilassata” bisogna anche essere consapevoli che si può fare un salto indietro nel tempo in quanto a qualità della vita, nel bene ma anche nel male.
    Quante di queste persone che sognano di andare in giro al parco col cane lavorando solo quattro ore al giorno ne sono consapevoli ?

    Boh, sembrerà una cosa stupida quella di richiamare a una percezione ragionevole del rapporto tra quello che si fa, quello che si “produce” e quanto tutto ciò “vale”, ma non vorrei che d’altro canto si andasse un po’ tutti troppo sul new age, ecco. Mia umile riflessione, chiaramente.

  2. Io da grande volevo fare prima il marinaio, poi il pilota, poi il pilota di marina (avevo visto top gun), poi lo scienziato pazzo (letteralmente: pazzo), poi il pompiere, poi il programmatore (avevo visto war games), poi lo storico, poi ancora il ricco.

  3. Una precisazione, quello che vuole andare a vivere in campagna non è lo stesso che vuol portare a spasso il cane anche perchè i cani in campagna (anche io ho una certa esperienza di concime da spalare:-)) se ne vanno allegramente a spasso da soli.
    Per quanto riguarda invece le eventuali esigenze sul tenore di vita, probabilmente hai ragione ma nessuna delle ragazze con le quali ho parlato è comunque tipa da occhiali di Gucci e week end a Londra.
    Mi verrebbe da dire che paradossalmente sono più io (ventenne nei favolosi anni ottanta) a soffrire di più di questa situazione ma poi fa tanto anche i ricchi piangono ed è meglio lasciar peredere:-)

  4. Virno, eh… ribaltarsi col trattore sulle dolci colline senesi: perché l’immagine della vita bucolica è tutt’altra?
    Meglio il call center?
    boh…
    Io sto in quella generazione (più o meno) che descrive Viscontessa, però, cacchio!, sognare non costa mica niente. Il problema è gestire le delusioni.

  5. Ma come è bello ribaltarsi / sulle colline modenesii / col mio trattore Special che / mi dà dei problemiiiiii

  6. A me sembrano aspirazioni bellissime… Ho 40 anni e da giovane ne avevo tutt’altre, ma ora ne comprendo l’inutilità. Se questa è la nuova generazione, mi sembra più saggia della mia.

  7. Al di là di fantasie lisergiche quali ” la produttività ci ha fatto ricchi” e delle favole che un’elite dissoluta e predatrice spande per derubare le collettività, c’è da dire che quel che emerge ovunque è una enorme rassegnazione. Piccoli sogni di modestissime TAZ che permettano di vivere una supposta normalità al riparo dai grandi spaventi che l’epoca ci procura.

    Le collettività del ventesimo secolo sembrano anestetizzate e rassegnate e con gli individui non va tanto meglio, ci si accontenta di sopravvivere e a volte nemmeno quello.

    Nessuno sembra accorgersi che la mistica del lavoro per tutti è un’illusione, così come è un’illusione la moltiplicazione dei pani e dei pesci nelle Borse, ancora peggio della fiducia nella mano invisibile del mercato.

    Il punto resta e resterà sempre nella redistribuzione delle risorse e dei profitti. Fino a quando non si darà corso a cambiamenti radicali,funzionerà che i profitti se li pappano quelli che sono già grassi e le passività saranno accollate agli altri. Succede in queste ore, nelle quali Bush sta per firmare un mega-assegno con il quale gli spericolati speculatori ripianeranno le loro perdite con i soldi dei contribuenti americani. Continuerà a succedere.

    Soldi veri per comprare titoli-spazzatura a fronte di -nessuna- sanzione per gli autori della più grande rapina del secolo. Rapina che, se ora passa la proposta di Paulson-Bush, è destinata a continuare e ad aumentare il bottino dei predatori.

    Pochi mesi fa lo stesso Bush ha messo il veto su provvedimenti che avrebbero permesso di aiutare 30 milioni di americani poveri e che costavano una frazione insignificante di quello che ora è pronto a buttare nel piatto per salvare qualche migliaio di ricchi.

    Il fatto che negli Stati Uniti, ma nemmeno altrove, nessuno sia sceso in strada con i forconi di fronte a cose del genere, è la migliore dimostrazione di quanto il sistema integrato di controllo delle opinioni pubbliche sia funzionale e funzionante.

    Allo stesso modo testimonia la sovversione delle democrazie occidentali, dato che non può esistere potere democratico senza responsabilità e che le elite occidentali (in primis quella italiana) si sono da tempo messe al riparo da qualsiasi responsabilità e dalla possibilità di essere rimosse dal potere attraverso il processo democratico.

    Tutto il resto è fuffa.

  8. Scusate se intervengo, per la prima volta su questo sito, ma volevo dire una cosa, piccolissima.

    Per Virno: non confondiamo “qualita’ ” della vita con “tenore” di vita.

    Sono due cose spesso diverse, qualche volta opposte.
    Il giorno in cui lo capiremo avremo fatto un passo avanti per liberarci dalla schiavitu’.

    Non dico che si stava meglio quando si stava peggio, non esalto improbabili arcadie, ma so, sono sicura, che esiste una vita migliore, con il necessario, con i servizi moderni, le cure mediche, la tecnologia utile ecc., ma senza il superfluo stupido.
    Ribadisco, se lo capissimo in tanti crollerebbe su se stesso un sistema fasullo che ci ricatta e ci umilia e ci toglie individualita’.

  9. voglio sopravvivere, con le mie forze, e non aver paura di non farcela.
    ambizioni tornate ad essere quelle dell’emigrante. a casa propria però.

    a me, 15enne negli anni ’80 mi mette una gran voglia di gas.
    (non giudico sti ragazzi, occhio! parlo di dove si è finiti)

  10. Di gas nel senso di ‘a tutto gas’ con il trattorino special che ti dà dei problemi?

  11. Viene da pensare come diavolo sia lontano lo “yuppismo”.
    Verrebbe anche da pensare se sia mai esistito veramente, per coloro che ai tempi non c’erano.
    Eppure c’è stato un tempo in cui il cinismo e l’arrivismo si erano impossessati dei giovani e la posizione sociale era tutto nella vita.
    Duole dirlo ma benvengano le crisi, se servono a recuperare contatto con i valori che contano.

  12. Diamonddog, forse una via di mezzo tra la yuppismo degli anni ottanta e la rassegnazione dei giorni nostri, sarebbe una soluzione migliore. Tu parli di valori che contano ma questi sono valori individualistici nessuno che abbia espresso il desiderio di fare qualcosa per gli altri o per la nostra società nella quale viviamo.

  13. @Mazzetta
    Vabbè allora raccontiamoci che in una società ideale in cui i profitti sono ripartiti in maniera più giusta possiamo lavorare tutti 20 ore alla settimana mantenendo il nostro livello di vita, compresa l’adsl e il computer, la TAC in ospedale e le vacanze alle Maldive. Che tutti sono stimolati ugualmente a fare del proprio meglio, che il mondo va avanti anche a crescita negativa come sostengono gli hippie della decrescita, ecc.

    Quando vedrò un esperimento anche solo parzialmente funzionante di questo ideale ci crederò, ma la verità è che storicamente la mano invisibile – funzioni bene o male – esiste e se il profitto non lo fa il capitalista brutto e cattivo (usa) lo fa storicamente il mafioso (italia) o il burocrate di turno (ussr, cina).

    Proprio la crisi americana che citi dimostra l’esistenza della mano invisibile, i contribuenti americani hanno vissuto per anni sopra le loro possibilità con le casette in suburbia a 50 km dal centro e i Suvvettoni da 12 miglia per gallone, con la cucina in granito con tv al plasma integrato, e ora ripagheranno tutto con gli interessi, come è giusto che sia … se sei deficiente devi pagare prima o poi la tua tassa sull’ignoranza: non puoi mica farla franca.

  14. A me sembrano sogni bellissimi.
    La prima: lavoro, soldi giusti, e tempo per godersi la vita
    Il secondo: vivere in un ambiente con ritmi, odori, vantaggi e svantaggi diversi
    la terza: vivere al mare!!!!!!!
    Alzarsi la mattina e dare un’occhio se il mare è calmo o mosso, le nuvole che portano acqua o il vento che libera il cielo.

    Io penso che questa gente abbia già sperimentato, tv, carriera, soldi, discoteche, e serenamente faccia scelte alternative.

  15. ma perchè sta ossessione del call center. così sembra che lo consideriate un posto dove lavorano dei poveretti. e i blogger non desiderano più niente, invece? hanno già tutto?

  16. @niuno

    ti ringrazio per aver imostrato la mia tesi sull’efficacia del controllo integrato

    il fatto che tu non abbia visto mai nulla di diverso testimonia solo che nulla di diverso è mai stato tentato

    il tuo tentativo di buttarla nel ridicolo è deprimente, così come il riferimento agli Hippie della decrescita

    la deficienza degli americani è speculare a quella di chi aspira acriticamente a quel modello e, se non te ne sei accorto, stai proponendo loro -esattamente- quello che dici propongano gli hippie della decrescita.

    tu rifiuti di decrescere, ma per gli americani è invece una soluzione giusta e consequenziale, non noti una vaga incongruenza?

    l’ignoranza degli americani è la tua stessa ignoranza, quella che ti spinge a rifiutare anche il solo pensiero di una “crescita diversa” dall’accumulazione di beni e capitali. Una pigrizia che risolvi ricorrendo allo scherno e all’esibizione di uno scetticismo che tu stesso ti incarichi di minare mentre lo dispieghi

    molto più facile buttarla in scherno e deridere chi cerca di far notare queste sottili incongruenze, vero?

    l’accumulazione materiale non può che risolversi in una rapina ai danni dei più deboli, visto che già domani (23/9) avremo consumato tutto quello che il pianeta era in grado di produrre quest’anno e poi passeremo a divorarci il capitale. Lo facciamo dal 1986 e suppongo che quelli come te non lo ritengano un gran problema, abbiamo ancora un sacco di capitale da consumare, no?

    Conosci qualcuno così stupido da segare il ramo sul quale è seduto? Se no, guardati allo specchio e vedrai qualcuno che con il suo atteggiamento sta aiutando a segare proprio il ramo sul quale sei seduto tu.

    Ovviamente non mi aspetto che tu ti preoccupi di un paio di miliardi di poveri per i quali non c’è trippa e nemmeno per chi darwinianamente inadatto soccombe alla legge della giungla turbocapitalista, ma ti dirò che mi preoccupa parecchio sentire che siete in più d’uno a ritenere impossibile rinunciare alla vacanza alle Maldive o allo shopping a Londra.

    qui il problema non è quello di essere anticapitalisti, ma quello di smettere di fare le cheerleaders deficienti di un sistema che è pura sovversione di qualsiasi modello capitalista sostenibile

    temo che saranno proprio quelli così, che quando finirà la trippa anche per loro, impazziranno chiedendo il bagno di sangue che lava tutti i peccati del mondo.

    storicamente funziona sempre così, non è mai il popolo bue che si ribella perchè non ha il pane, di solito sono gli aspiranti alla ricchezza che perdono il lume della ragione quando scoprono di essere stati truffati da qualcuno più furbo di loro che si credevano furbi

    …e cerca di ricordare sempre che Cassandra aveva ragione, non è che portasse sfiga, è che aveva ragione e si confrontava con gente che non voleva sentir ragione

  17. quelloche qualcuno dimentica, detto a margine di questo bel dibattito (grazie, Viss) è che la produttività del lavoro negli ultimi 25-30 è cresciuta a dismisura grazie alla tecnologia.
    Quindi non era roba da visionari alla Bertrand Russel l’idea di vivere bene (sia per tenore sia per qualità della vita, concetti non identici ma non opposti). Andate a vedere quante auto faceva la FIAT nel ’78 e quante ne fa oggi e con quanti operai, o quante dattilografe servono in Comune per redigere gli atti amministrativi.

    Il problema è che questo aumento di produttività non è assolutamente andato in tasca a chi lavora, non ai dipendenti intendo.

    In più, il capitalismo (ideologia bieca quanto quelle che lo hanno preceduto, il libero mercato non è mai esisitito come non esiste il socialismo o il paradiso o allah) si è premurato di mettere in pista il terzo mondo a fini di creazione del famigerato esercito di riserva dei lavoratori: quello che se non fai tu questo lavoro per 100 ce n’è uno in Cina che lo fa per 30.

    Semplicemente i ricchi, i padroni sono tali perchè
    a) sono furbi
    b) si amano
    c) sono cinici

    Tutte caratteristiche che la moltitudine non possiede e quindi è sempre disposta a farsi fregare: e i ragazzi del call center di Viss (innocenti, ormai la cosa è andata e non si ferma più) soono la conseguenza delle mancanze dei punti sub a-b-c.

    Il padre di uno dei bruciati alla Thyssen diceva incredulo all’indomani della tragedia che anche luiaveva lavorato lì e aveva raccomandato suo figlio e che gli pareva un buon lavoro. Andate a convincere un ricco che andare in fonderia sia un destino niente male, anche senza roghi estremi. E’ l’autodisprezzo la chiave di volta.

    Elggete Tow Sawyer, uno dei primi capitoli. Tom è incaricato dalla zia Polly di dipingere tutta la staccionata. E’ una fregatura solenne, ma lui convince i suoi amici che è un onore, QUESTI GLI CREDONO (IL MAIUSCOLO EVIDENZIA IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE) e la dipingono al suo posto e lo pagano pure per avere l’onore di farsi il mazzo.

    Comunque a quello che in cime diceva che nella vita di una volta non si andava a camden town: amico io sono abbastanza anziano per esserci andato anche 30 anni fa, ok, e ci si andava. Non solola qualità della vita, ma anche il tenore della vita era migliore.
    Pensa all’età pensionabile, mia croce e mai delizia.

    Avrei molto da scrivere.

    Comunque, io lavoro 5 ore al giorno e mi va bene così.
    Prossimo passo o metterci due mesi filati a casa o togliere il venerdì.
    Tanto poi su muore e non rimpiangeremo le ore nono passate in ufficio.
    E non fate figli, se no loro vi obbligano a subire il ricatto padronale. E poi subentrano loro, i figli, nella condizione dei ricattati.

  18. un p.s. che ci vuole

    vorrei far notare ai distratti che la mia sopra è una critica “interna” al capitalismo, dire che certi profitti osceni sono criminali e che alcune attività non possono e non devono essere privatizzate non vuol dire in nessuna maniera demonizzare il profitto o farsi promotori di egualitarismi ottusi.

    giusto perché dopo l’hippie mi era parso di sentire il sibilo di un “comunista” in arrivo….

  19. guardate che se volete dalle miei parti, grazie alla lungimirante politica agraria CEE (aka PAC), i terreni sono in vendita a un prezzo irrisorio (20.000€/ettaro irriguo). Scordatevila vita bucolica però, c’è da sudare con la burocrazia, le tasse, il maledetto euro e infine con il lavoro vero e proprio….

  20. Marziano, nessuna ossessione da call center, lavoro in un call center (anche se non al telefono) e ciò che ho scritto rappresenta fedelmente la realtà.
    Avevo posto questa domanda per scherzo immaginando che mi avrebbero risposto cose tipo vorrei viaggiare per il mondo o vorrei fare il cantante e invece queste sono state le risposte che ho ricevuto.
    E parliamo di gente con una laurea in tasca.

  21. il call center è diventato un “luogo comune”, un posto che è entrato nell’immaginario di tutti (anche in modo non veritiero). io lo penso come uno dei luoghi principe della sospensione, una specie di purgatorio professionale.
    non il posto della tortura (non nei termini del tornio delle passate generazioni) ma per molti una non condizione che costringe ai sogni ma che ammazza i progetti.

  22. lancio una provocazione: e se chi lavora in un call center, sotto sotto, se lo meritasse? A volte il piangere su sé stessi vorrebbe suggerire una grandezza interiore incommensurabile che il destino cinico e baro limita con i suoi ingiusti vincoli, ma non sempre è così. Anzi: non PER FORZA è così.

  23. Cesaro, non è una provocazione, è una minestrina riscaldata
    Da secoli si afferma che gli sfruttati si meritano di essere sfruttati, che è colpa dei poveri se sono poveri e anche che è colpa delle vittime se finiscono nelle grinfie dei carnefici.

    C’è sempre qualcuno che prova questa strada, ma poi non riesce ad argomentarla, visto che nessuno è mai riuscito a dimostrare che merito ci sia nel nascere ricco e difendere selvaggiamente la propria rendita di posizione.

    C’è un dato comunque che smentisce questa possibilità, ed è quello del crollo della mobilità sociale in tutte le economie avanzate. Un sistema nel quale la condizione di nascita è tanto determinante da risultare sovvertibile solo in un numero ininfluente di occasioni è un sistema che prescinde dal merito e dallo sbattimento, nel quale importa solamente l’affiliazione al censo d’appartenenza. In queste condizioni parlare di merito è ingenuo e fuorviante.

  24. Quello che volevo dire è che c’è una massa impressionante di giovani omologati, noiosi, prevedibili e lagnosi. E a questi gli sta bene il customer care: cosa volevano fare, gli esploratori dell’Artico o i nuovi Lindbergh? Sei una persona banale? Allora fai un lavoro banale e accontentati. Al Premio Nobel ci penserai in un’altra reincarnazione.

  25. Cesaro, è quello che ho detto oggi ad uno sporca negeriana mentre passavo in macchina: sei nata povera? e allora fai la puttana e accontentati, porco mondo! a lavorare in un call center ci penserai in un’altra reincarnazione.

  26. e se non sei una persona banale, ma ti tocca lo stesso il call center perchè i posti -non banali- sono già tutti prenotati?
    e se al tuo posto, nel posto -non banale- c’è il banalissimo figlio di qualcuno?

    comunque ai tempi nei quali i giovani non erano lagnosi e noiosi, risolvevano la questione sparacchiando qua e là, non è escluso che il pendolare della storia prima o poi ci tolga dalla noia…

  27. Cara Viscontessa. Nascere poveri non è una colpa, così come non lo è il rimanere poveri se non si ha fortuna. Ma rimanere banali, in un mondo dove grazie agli sforzi del signor Gutenberg basta rinunciare a due BigMac con patatine per comprarsi qualche cazzo di libro in edizione tascabile, E’ una colpa.

  28. Va detto Cesaro che tu non sei neanche sfiorato dal pregiudizio, neanche un po’ o forse solo poco poco ma non si nota quasi, tranquillo.
    Com’è la tua teoria? se lavori in un call center sei uno banale che invece di comprare libri spende soldi per i BigMac e patatine? giusto?
    Dimmi la verità, sei un consulente finanziario Mediolanum.

  29. Uh…Amilcare deve essere scappato da Oxford senza completare il piano di studi…

    oppure è anche questa una sottile provocazione che mi sfugge?

    chissà cosa penserà dei sex worker con il pisello…

  30. Son convinta Amilcare che la maggior parte di loro riceva sia gli uni che gli altri e sono altrettanto convinta che potendo scegliere preferirebbero sia gli uni che gli altri piuttosto a quello che sono costrette a prendere ogni sera.
    Soprattutto da quelli come te che è noto siano i loro migliori clienti. D’altra parte se uno non si sentisse costretto ad andare a puttane come unica possibilità di contatto umano con una donna, non avrebbe alcun motivo per avercela tanto con loro.
    Prova a farti delle ricche seghe, non dico che risolva il tuo problema ma a volte aiuta.

  31. La tesi della vittima che voleva tanto fare la sartina e che per uno scherzo del destino è finita a fare la puttana, è vecchia, e non ci crede più nessuno.

  32. Ho lavorato presso un call center in passato, ho viaggiato un pò per imparare qualche lingua straniera, dandomi da fare ovviamente.
    Siamo una generazione (25-30) pronta a lavorare in un Call Center a mio parere.
    Il problema è starci, ecco, quello magari diventa più difficile da accettare se si ha qualcos’altro da dire che “pronto”.
    In bocca al lupo a tutti quelli che ci lavorano.

    PS. Scappate!!!

    Dario.
    ITALY ITALIA

  33. A me la vita da call center non mi pare una tragedia. Forse è il solito shock che si prova al primo lavoro sottopagato. Quello che ho provato io quando sono entrato nel mondo della fatica… a 15anni. A me quello che pesava , a parte il periodo di apprendista dove i soldi non c’erano, era perdere tutti gli amici. Tu al lavoro la sera e loro in giro a cazzeggiare. Uscivo la sera per cazzeggiare e loro rientravano a casa.
    La scoperta che alla fine sei in galera, non puoi fare quello che vorresti con qualche prezzo da pagare ed il più delle volte per nulla.
    Certo che viverlo a 15 anni forse è meglio che a 30. Ma ancora non ne sono sicuro. Io ho avuto il futuro perdendo l’adolescenza.

  34. “La tesi della vittima che voleva tanto fare la sartina e che per uno scherzo del destino è finita a fare la puttana, è vecchia, e non ci crede più nessuno”

    E allora, caro Amilcare, raccontacela tu com’è, visto che sei molto informato.
    Ma certo che di idioti ce n’è ancora a pacchi.
    Ah, qualcuno diceva delle future passate generazioni che non erano banali e sparacchiavano qua e là.
    Amilcare, Cesaro, non siate banali: sparacchiateVI anche voi!

2 Trackbacks / Pingbacks

  1. Answers Corner
  2. Liquida magazine

I commenti sono bloccati.