Sabina e Beppe salvati dal governo Berlusconi

 

12 settembre

I bambini deficienti da grandi vorranno fare la satira, non la velina o il calciatore: perché la satira santificata da certi buffoni è il mestiere più bello del mondo, qualcosa che vorrebbe corrispondere a una perfetta immunità giudiziaria & civile oltretutto per autoproclamazione: satira anche se non avesse più nulla della satira, satira anche se non facesse più ridere da anni.

Satira per loro significa che puoi dire quello che vuoi, su chi vuoi, quando vuoi, come vuoi: e devi poterlo dire magari pagata dal servizio pubblico, devi poter invocare la Costituzione, devi poter chiamare nano e antidemocratico e fascista e ciccione e piduista ovviamente chi vuoi (a destra) e collaborazionista e inciucista e corrotto ovviamente chi vuoi (a sinistra) e se qualcuno avrà da ridire tu invocherai l’articolo 21, il regime, la censura, perchè tu sei intoccabile, fai satira: comica ma comiziante, satirica ma tribunizia, giullare ma requisitoria, senza contraddittorio che è roba da giornalisti, tu fai satira e quindi travestirai ogni delirio di onnipotenza da missione salvifica, ogni disturbo narcisistico da sindrome da persecuzione cilena. 

Perfetto, Non quadrano solo un paio di dettagli.

Uno è questo: qualcuno dovrà pur deciderlo, se tu fai satira o se sei solo da internare. E questo qualcuno, tu guarda, è proprio quella Magistratura che i satiri invocano di continuo perché indaghi sull’intero scibile umano ma non su di loro. C’è l’obbligatorietà dell’azione penale e loro non fanno che difenderla, ma non ‘stavolta. Esiste una norma (che non riguarda il vilipendio religioso, depenalizzato nel 1999) e il problema a loro dire non è se la norma sia giusta o se comunque sia stata infranta: il problema è che c’è «aria di fascismo» (Dario Fo) e soprattutto che «la satira non si processa» (Curzio Maltese) il che beninteso ci starebbe anche bene, la satira non si processa: il problema infatti è che secondo la magistratura quella della Guzzanti non è satira. Qualcuno dovrà pur stabilirlo, oltre un certo livello: e non siamo messi così male da lasciarlo decidere alla stessa Guzzanti o a Dario Fo, Curzio Maltese, Beppe Grillo, Marco Travaglio e altri che si parano il sedere con la satira ogni volta che dicono una cazzata.

Beppe Grillo ha detto che Capo dello Stato è sonnecchioso e che non doveva firmare un certo provvedimento: secondo la magistratura è satira. Sabina Guzzanti, invece, ha descritto un Papa all’inferno nelle mani di diavoli gay: secondo la magistratura non è satira. Deciderà il Guardasigilli, sono le regole: e che meraviglia, se negasse l’autorizzazione. I giudici contro i martiri della satira, il governo Berlusconi che li difende. Che meraviglia. E già che ci siamo, visto che Beppe Grillo ha detto che di questo passo andrà vivere all’estero: che meraviglia, se si decidesse a farlo.    

(Filippo Facci – Il Giornale, Il Foglio dei Fogli)
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18 settembre

Alfano «salva» Sabina Guzzanti

Il ministro della Giustizia sugli insulti al Papa: «Non darò l’autorizzazione a precedere. Ora spegnere fuochi

MLANO – «Ho deciso di non concedere l’autorizzazione a procedere conoscendo lo spessore e la capacitá di perdono del Papa che prevale sulle offese». Ad annunciare che, per il Ministero della Giustizia, il caso-Guzzanti ‘finisce qui’, è il ministro della Giustizia Angelino Alfano presente a Milano ad un incontro all’Universitá Cattolica. 
(Corriere.it)
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49 Commenti

  1. Caro Filippo, che dire… se un ministro parla di rivoluzione civile fatta con i fucili se non passa un suo disegno di legge, che facciamo? Gli mandiamo i comici ad arrestarlo?

    Siamo un paese un po’ strano, con tanti bei personaggi comici (o tragici a seconda di come li guardiamo) messi un po’ dappertutto.

    Vediamo se alla fine rideremo anche noi cittadini o se ci lasceranno solo le lacrime.

    Con affetto

    karlo

    PS: possiamo ritenere questo di Filippo un post? Possiamo anche solo lontanamente avvicinarlo(!) al concetto di BLOG? Possiamo addirittura commentare????

  2. Comunque, nel dubbio, è meglio abbondare nel delimitare il perimetro di ciò che si definisce o autodefinisce satira.
    Poi, c’è del vero. quando si parla di P2, non è satira. E’ storia recente. Ma per quella c’è il taglio delle cattedre.

    E poi rimane sempre quel nonsoche per il quale se la satira è abbastanza a senso unico e abbastanza comiziante e abbastanza volgare, anche le perplessità, sono a senso unico. E viene dall’atra parte.

    E poi, che c’è da temere? Chi vota altrove, già sa. E chi vota destra non segue la satira, non la capisce e se gliele spieghi gli fai pure un dispetto, a provare a demolire il mondo semplificato nel quale hanno scelto di credere di vivere.

  3. La solita fuffa. Unilaterale. Scritto da Facci, non credo di aver mai letto niente di scandalizzato contro le follie di Bossi, Calderoli, Borghezio, Tosi, Gentilini (che pure meritano ogni giorno il nostro sdegno) o contro le indecenze di ministri macchietta o del capatazz.
    E ho dimenticato di premettere che di Veltroni, Rizzo, Diliberto, D’Alema, Di Pietro, Ferrero (così come di Grillo, Guzzanti e compagnia cantante) non me ne frega davvero uno stracazzo.

  4. Glielo spieghi, glielo rispieghi, una due tre quattro volte.
    Non si muovono di lì, continuano a dividere il mondo (anzi gli Italiani) in Bene e Male, che neanche Bush quando parla dei terroristi. E poi accusano gli altri di vivere in un mondo semplificato.

  5. Di Fassino, D’Alema, Ferrero, Rutelli, Binetti, Rizzo, Pecoraro e Diliberto non mi frega niente perchè sono personaggetti (nel migliore dei casi) deludentissimi. Certo, neanche con tutta la paraculaggine del mondo unita ad una spropositata dose di buona volontà riuscirei a dire che è meglio Alemanno di Rutelli o Berlusconi di Prodi. No, questo no. Però ciò non toglie che Rutelli mi imbarazza. A me non sembra davvero di essere binario. La sinistra italiana è ai piedi di Cristo, ad occhio e croce. Ma la destra italiana non teme confronti.
    Poi: che non si dice perchè non sta bene (come dicono i genitori al bimbo quando passa una donna in carne e quello grida ‘Cicciona!’) però che il papa, con le sue indebite incursioni a gamba tesissima nella vita politica e quotidiana di uno Stato autonomo ed estero rispetto al Vaticano, abbia rotto i coglioni io credo che sia innegabile. Satira o no.

  6. Murmur, l’unica consolazione che provo quando leggo le tue paroline da bambino ipodotato è che in questo Paese di merda, reso di merda dal tuo Governo e da quelli come te che lo votano, è che ti tocca anche a te viverci.

    Lo dicevo anche a un conoscente bibliotecario comunale, giusto oggi, lui gran votante a destra. Te la mettono nel culo anche a te, stronzo, e questo mi provoca un brivido di maligna soddisfazione.

    Muoia Berluscone con tutti i cicisbei.

  7. allora, che berlusca sia piduista è vero (tessera 1816), che sia basso da far ridere e rifatto da far piangere pure è vero. che c’entra la satira?
    satira forse è quella di quello biondo con le meches, ma forse è involontaria.

  8. Pitì, tu sei da studiare all’università. Sei un archetipo. Non è una parolaccia.
    Tieni a mente sempre, però, e vale anche per me, questo detto:

    «Quando i tuoi principi morali ti rendono triste, vuol dire che sono sbagliati».
    (Stevenson)

  9. fare festa in piazza perché il monarca ha graziato il giullare che gli ha mostrato le chiappe, serve a fare baccano per non sentire quelli che, nelle segrete, sono a scontare la sua condanna.

  10. Non s’è mai sentito che l’oggetto della satira, in democrazia, decidesse cosa sia satira e cosa no.
    In democrazia, ripeto.

  11. Ha fatto una cosa saggia il Ministro. Ha deciso che creare dei martiri alla Forattini come fece d’Alema è inutile e controproducente.
    Secondo me Forattini ha avuto più paura quando ha disegnato un orecchio tagliato al posto della mia isola sarda che di tutti i giudici assortiti. Gli avevano fatto una fatwa che c’era da preoccuparsi… e se dico che c’era da avere paura fidatevi.
    Secondo me Sabina sperava di venir convocata da un Giudice. Così magari spiegava le sue battute…ve lo immaginate ???
    Ecco perchè le dico Sig. Facci che non si deve arrabbiare.
    Il Ministro ha fatto quello che doveva e non per paura, ma per togliere un’ulteriore palcoscenico con grande cassa di risonanza. Io mi sarei divertito come uno scemo a seguire un processo così. Altro che caso di Cogne.
    Poi della satira so poco. So che mio padre in punto di morte mi disse: Quando mi seppellite adagiatemi nella cassa a faccia in giù, così quando mi venite a salutare mi mettete tutti la faccia in c..o.
    Punti di vista.

  12. facci, il problema è che internare un intrattenitore perché dice una cosaccia, anche se sembra fuori luogo e non gratifica la nostra autostima di elettori, proprio non è democratico. è una cosa cilena, sì. non è più o meno cilena in base a quanto ci sembra arguto o condivisibile lo sproposito. non credo l’abbia deciso curzio maltese.
    l’industria spettacolare contemporanea è piena di intrattenitori che non fanno ridere, lugubri, coprolalici e perfino depressivi. esistono, hanno una funzione sociale. diversa dalla tua. a seconda dei punti di vista, più o meno utile della tua.

    stevenson era un cocainomane.

  13. 1) sono di sinistra
    2) la satira va sempre lasciata stare. Serve anche a far ridere il popolo perchè veder piangere “fa male al re” (ipse dixit)
    3) detto questo grillo e la guzzanti hanno veramente ma veramente (Mario Venuti style)stracciato i coglioni.

  14. La cultura degli astuti del Giornale è prefettamente riassunta nella “visione” della scuoa che ci consegnano senza la minima vergogna

    Ecco a voi la VIRILE scuola berlusconiana, vera e propria fucina di maschi dominanti….sput!

    >
    La Gelmini ci salverà dalla scuola matriarcale
    di Geminello Alvi
    Si vive di apparenze, giacché a ben vedere abbiamo in questa vita solo quelle. E a studiarsela nelle foto la ministra Gelmini Mariastella parrebbe perfetto archetipo di professoressa, con nome acconcio. Adatto allo scassato gineceo di laureate in crisi di nervi, che educano alla noia gli studenti con la stessa stanca fretta con cui fanno la spesa. Perché questo è ora in Italia la scuola: luogo dove non solo la cultura massificandosi s’è immiserita; come previsto da Nietzsche. Ma inoltre pure sede di procedura devirilizzante, per esclusiva somministrazione di insegnanti donna. Dalle tre maestre per classe alle schiere di casalinghe traviate nelle medie superiori, dove il livello finale di ignoranza risulta peggiore addirittura di quello europeo. E la Gelmini di questo insistito spreco di anime giovani, per via di massificazione e matriarcato, parrebbe coi suoi occhialini la perfetta incarnazione. Invece ci sorprende: da ministra, sia benedetta, difende i due atti più sani ed eversivi che potevano pensarsi. Dimagrisce in un triennio di 87 mila unità gli, e soprattutto le, insegnanti; proclama la riforma delle scuole in fondazioni. E la direi solo perciò genio virile e pratico.
    La scuola di Stato fu un espediente napoleonico, col quale si costrinse l’istruzione ai tornaconti statali. L’istruzione divenne un permesso di Stato, con programma di studio prescritto, che doveva accordarsi ai fini politici. Fosse quella di Bismarck o di Crispi cambiava poco: il sistema doveva creare un’élite utile alla burocrazia prima, e nel Novecento alla massificazione, fino alla decadenza presente, di una cultura la cui misura è solo il denaro, l’economia. Questo l’esito della scuola statale: una società in cui molti, più di prima, leggono libruzzi, ma sono rare e molto desuete le menti originali e libere, anche se tutti si pretendono tali. Oggi del resto la scuola non forma neppur più le élite: asseconda le manie di massa, che l’utile inventa e la tv plasma. Questo il disastro, del quale va preso atto. Concluso da una riforma Berlinguer che ha completato la distruzione ultima di quanto non era stato già guastato dal ’68. La nostra università è ormai l’imitazione di una università americana, ma pensata da un comunista albanese. Insomma tutta la scuola ormai perpetua l’uccisione della morale e del libero pensiero, con la complicità dello Stato. E appunto perché terminerebbe questa pessima complicità, una scuola articolata in fondazioni sovvertirebbe il male, e migliorerebbe tutto.
    Infatti una scuola di fondazioni, o un’università, sarebbe una nella quale i sindacati non avrebbero il consenso della politica, come lo hanno avuto per rovinare le elementari o viziare i bidelli. Sarebbe una scuola a cui lo Stato potrebbe conferire parte dei suoi immensi e morti patrimoni da far fruttare, così da limitare le spese correnti. Il conferimento di doni privati permetterebbe in sovrappiù di reclutare docenti migliori, forse anche maschi, e di pagarli meglio sulla base del loro merito. I concorsi statali per insegnanti, come i provveditorati, lande immorali, svanirebbero. Il reclutamento riguarderebbe solo il merito: sarebbe cooptazione dei migliori, senza più Tar. E sarebbe peraltro pure la fine della pessima scuola privata che ci ritroviamo. La fine del valore legale dei titoli di studio renderebbe vani i corsi di recupero. E le scuole esclusive si misurerebbero sul pregio degli insegnanti e degli alunni; non più sul censo. Conterebbe solo il pregio, il che richiederebbe finalmente la fine del libro di testo. Un sogno, nel quale la natura pubblica della scuola sarebbe peraltro garantita da borse di studio per i meritevoli. Gli altri, non nati per studiare, si addestrerebbero ai nobili lavori manuali, così da limitare gli immigrati, nonché l’odierno spreco energetico nelle palestre. Vantaggi per il bilancio statale, e per la morale, per i mestieri non celebrali, e sollievo spirituale e virile di una nazione. Questo l’esito di quanto dice ora la Gelmini, redenzione delle apparenze e delle professoresse, rivolte speriamo a altri destini.

  15. Nell’informazione di regime sei veramente number one. Quando ti svegli la mattina e ti specchi in bagno, vedi l’immagine di Bottino, riflessa?

  16. “qualcuno dovrà pur deciderlo, se tu fai satira o se sei solo da internare”.

    Che schifo, Facci, fai veramente schifo.
    Sarebbe più igienico da parte tua se ti limitassi a mangiare la merda dei tuoi padroni senza ammorbare il tuo prossimo.

  17. Alla Guzzanti si imputa la violazione dell’art. 278 del codice penale “ROCCO”, che così dispone: “Chiunque offende l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni”.
    Il Papa però non è il presidente della Repubblica; ma la “recentissima” legge 27 maggio 1929 n. 810 -che la Magistratura italiana ha ritenuto tutt’ora in vigore ad onta della nuova forma Repubblicana dello Stato italiano e dei principi costituzionali di eguaglianza dei cittadini e delle religioni- dispone all’art. 8 che -“l’Italia, considerando sacra ed inviolabile la persona del Sommo Pontefice, dichiara punibili l’attentato contro di essa e la provocazione a commetterlo con le stesse pene stabilite per l’attentato e la provocazione a commetterlo contro la persona del re.
    Le offese e le ingiurie pubbliche commesse nel territorio italiano contro la persona del Sommo Pontefice con discorsi, con fatti e con scritti, sono punite come le offese e le ingiurie alla persona del Re.” (tutto ciò è stato leggermente modificato nel concordato dell’84).
    La Corte di Cassazione ha sancito, anche se con una datata sentenza della Prima Sezione penale, la n. 7461 del 22/05/1972, che “la disposizione dell’art 8 della legge 27 maggio 1929,n 810 non è in contrasto con la Costituzione, che garantisce nell’art 3 la parità dei cittadini di fronte alla legge e nei rapporti sociali, e nell’art 8 la libertà di trattamento giuridico delle confessioni religiose, poiché la stessa carta costituzionale nell’art 7, secondo comma, impone il rispetto dei patti lateranensi e le norme della legge del 1929, fra cui particolarmente quella dell’art 8, furono emanate in attuazione degli impegni assunti con i menzionati patti.”
    Certo, qualcuno potrebbe a questo punto obiettare che questa datata sentenza fa letteralmente a cazzotti con l’orientamento opposto della Corte Costituzionale che, sin dal 1989, ha affermato che “la diversità di trattamento giuridico tra religione cattolica e altre religioni non è giustificato, dal momento l’atteggiamento dello Stato non può che essere di equidistanza e imparzialità nei confronti di tutte le religioni, senza che possano assumere rilievo il dato quantitativo dell’adesione confessionale a questa o a quella chiesa, e la maggiore o minore ampiezza delle reazioni sociali cagionate dall’offesa a questa o quella religione” (sentenze n. 329 del 1997, n. 508 del 2000, n. 327 del 2002 e n. 168 del 2005).
    Pensa che bello un titolo “Sabina Guzzanti assolta, non ha offeso il Papa”

  18. leggere questi articoletti di Facci, dove discetta di questioni giudiziarie, suscita una profonda pena:
    pena per uno che si vantava di rubare per mangiare – il caviale,eh, mica il pane (” Scrivevo sull’Unità, su Repubblica, pagine milanesi. Poca roba. Vivevo di espedienti. Rubavo. Mai mangiato così bene come in quel periodo. Perché se rubi, rubi il caviale mica la carne in scatola”. Intervista a Sabelli-Fioretti,pubblicata il 17/4/2003).

    “Perchè se rubi, mica rubi la carne in scatola”.
    Una frase, un uomo, signori.
    Non sei credibile, Filippo Facci.
    A volte divertente, efficace. Credibile: mai.
    Non ne hai né la cultura (sulla giudiziaria, ne beccassi una, citassi qualche legge) né l’etica – iiih,che brutta parola, scommetto ti fa incazzare da matti.

    Sei un combattente, un leone del flame, ogni tanto hai ragione da vendere ma non sei né sarai mai credibile.
    E la tua sofferenza, l’impegno che metti nello sparare sempre più forte e ad alzo zero per farti notare, sarebbero degni di miglior causa.

    Quando, e se, riuscirai a liberarti dalle tue ossessioni del passato, caviale e Craxi compresi, e ti limiterai a scrivere di costume o a partecipare a qualche talk show, raggiungerai il tuo personale Nirvana di “anarchico craxiano”, e forse ti libererai dalla ruota di calunnie e balle ( vedi la smentita di quella gran signora che è l’Amurri, ma nemmeno un pò ti vergogni ad attaccare persone con espressioni disgustose e che nulla hanno a che fare con le loro qualità giornalistiche ) che con non invidiabile livore vomiti a piè sospinto sui tuoi fogli.

  19. Facci:

    1) conosco la parola archetipo da prima di te, anche perchè ho alcuni anni più di te, e non li ho passati a imparare l’uso della guttaperca per fare le dentiere;

    2) i miei principi morali non mi rendono triste. Al massimo, mi rattrista che esista gente come te, ma questo è fuori dalla mia possibilità di intervento;

    3) hai fatto una cagata di post, in cattiva fede (absit iniuria verbis), dove eserciti il tuo senso critico solo in una direzione, sempre quella, mentre anchein questo caso c’era più materia da critica nella direzione opposta. Poi, vista la mala parata, provi a prendetela con me. Sei un bambino.

  20. Quando internet aiuta (da Wikipedia).
    Ecco, se proprio dobbiamo definire la satira: la satira (dal latino satura lanx, nome di una pietanza mista e colorata) è una forma libera e assoluta del teatro, un genere della letteratura e di altre arti caratterizzato dall’attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni promuovendo il cambiamento. Sin dall’Antica Grecia la satira è sempre stata fortemente politica, occupandosi degli eventi di stretta attualità per la città (la polis), ed avendo una notevole influenza sull’opinione pubblica Ateniese, proprio a ridosso delle elezioni. Per questo motivo è sempre stata soggetta a violenti attacchi da parte dei potenti dell’epoca, come nel caso del demagogo Cleone contro il poeta comico Aristofane.
    La satira, storicamente e culturalmente, risponde ad un’esigenza dello spirito umano: l’oscillazione fra sacro e profano. La satira si occupa da sempre di temi rilevanti, principalmente la politica, la religione, il sesso e la morte, e su questi propone punti di vista alternativi, e attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni.
    Questo, assieme ai temi rilevanti che affronta, la distingue dalla comicità e dallo sfottò (la presa in giro bonaria), nei quali l’autore non ricorda fatti rilevanti e non propone un punto di vista ma fa solo del “colore”.

    Non c’è bisogno di nessun giudice che dica che cos’è la satira. Ci hanno già pensato gli uomini di cultura, due o tre millenni fa…

  21. Mi fa una gran tristezza questo post davvero. Non ho mai pensato che Facci fosse un cretino, anzi mi aveva sempre incuriosito perchè rispetto ad altri giornalisti di destra come Giordano (mi fermo perchè la lista è troppo lunga) mi sembrava capace di formulare pensieri spesso non condvisibili al 100% ma interessanti. Poi però se ne esce con una difesa ad penem canis -per i non latinisti a cazzo di cane- di un’episodio come questo e mi cadono le braccia. Davvero. Avete vinto, state facendo quel cazzo che vi pare, non c’è manco un’opposizione degna di questo nome, ma basta dateci tregua. Rilassatevi e godetevi il momento.

  22. >Satira per loro significa che puoi dire quello che vuoi, su chi vuoi, quando vuoi, come vuoi

    esatto! ma allora sei intelligente! e io che mi pensavo.

  23. Io non stravedo per facci, anzi, spesso lo trovo irritante. Ma se qualcuno di voi ammettesse che la Guzzanti è priva di stile e il suo intervento non faceva ridere ed era solo pieno di parolacce, come un bambino che vuole sentirsi grande, forse si potrebbe fare un passo in più nella discussione. La guzzanti in famiglia ha una tragedia, il padre, e un genio assoluto, il fratello. Lei è una tragedia che si crede geniale.

  24. Mattia, condivido le tue valutazioni sulla famiglia Guzzanti e anche il fatto che lei non fa ridere passandoti una piuma sotto le piante dei piedi. Ma Facci l’ha messa giù in modo del tutto diverso, nel post lassù in cima. E’ stato stanato come un fagiano: una sventagliata di abbaglianti, e tutto fatto.

  25. Mattia,la Guzzanti oramai è ridotta malissimo, il suo vittimismo è pari solo alla mancanza di idee creative da un bel pò.
    Parlare di giustizia e invocare interventi della magistratura a proposito di una comica in triste declino, dimenticandosi che l’attacco della Guzzanti era anticlericale – come si proclama(va) orgogliosamente il Facci -, che le norme che hanno consentito a un zelante magistrato di indagare “sulle offese a un capo di stato straniero” come ben ha spiegato Dettagliante sono retaggio del Regime Fascista e della disgraziata Casa Savoia, è ben peggio del vittimismo.
    Si chiama piaggeria.
    Si chiama astio personale e inutile verve polemica, senza nemmeno l’ironia.

  26. 1) Quello della giurisprudenza non sa neanche leggere. Io ho solo scritto che il reato contestato non riguarda il vilipendio religioso: alcuni giornali l’avevano scritto.
    Il reato prevede che si possa procedere solo con l’autorizzazione di Alfano. Alfano ha sentito gli alleati (Berlusconi e soprattutto la Lega, contraria a procedere per qualsiasi ipotetico reato di opinione) e non ha autorizzato. Colpetto di spugna.

    2) Io non ho parti nè padroni.

    3) Nessuno è entrato nel merito di ciò che ho scritto. Il mio articolo, non qui, ma nel mondo reale, è stato ampiamente apprezzato e ri9preso.

    4) Non ricordo se ve l’abbia mai detto: siete dei poveracci, la feccia, per giunta anonimi.

    5) Per il peggiore di tutti, Vuminchia o qualcosa del genere: la mia sputtanante replica alla Amurri è sul Giornale dio oggi più tardi su Dagospia.

    Statemi, come purtroppo già palesemente state, male.

  27. come mi chiamo io lo sai già, Facci; sei poveraccio coi capelli tinti e la faccia da nevrotico. E un’infanzia difficile, evidentemente, dalla quale non esci mai.

  28. E ti pareva che non tirava fuori che nel mondo reale il suo articolo è stato ampiamente ripreso e apprezzato, che siamo feccia in quanto anonimi, noioso e ripetitivo.
    Matilde Pizzuta
    Via Garibaldi 13 Nocera Superiore, Salerno
    metto anche il codice fiscale nel caso PZZMLD77H41A944T

  29. Mah, se è per quello nel “mondo reale” si sprecano anche paginate per dibattere sui pomodorini coltivati in casa, peraltro non comprendendo (o facendo finta) che era una metafora.

    Sarà pure “reale” ma dicerto non è “normale”.

  30. siete dei poveracci, la feccia, per giunta anonimi.

    non siamo nel salotto di casa tua, Facci.
    Io uso questo nick, c’è una mail e un blog che mi identificano univocamente.
    Non sono un giornalista né mi devo qualificare per commentare le stronzate che scrivi.

    5) Per il peggiore di tutti, Vuminchia o qualcosa del genere

    storpiare il nick è roba da bambini scemi o da Emilio Fede (lui lo fa con i nomi veri, visto che non è tecnologico come te).
    Si faceva in Usenet 10 anni fa.
    La tua stizza è il miglior complimento a ciò che ti ho scritto, riportando parole tue e rammentando a tutti che pasta d’uomo è.
    Ti vanti e ti fai vezzo di aver rubato caviale, il garantista craxiano de ‘noartri.

    Ma sei abituato a spararne talmente tante da incazzarti quando qualcuno te lo ricorda.
    Continua a scrivere sul Giornale o sul Foglio, se devi continuar con la tiritera voi siete la feccia, i peggiori, gli anonimi significa che godi particolarmente a scrivere per la feccia e dimentichi che qua, a differenza dei tuoi fogli padronali, le persone rispondono – e per le rime.

  31. il livore di Facci è incredibile, ma ancora di più la facilità con cui si sbraca insultando tutto quello che gli passa davanti: gli anonimi, i nick idioti, la feccia…
    e pensare che nel mondo reale lo considerano un genio.

  32. i mondi reali mi sa che sono multipli e paralleli, perchè in quello dove vivo io quelli che lo comnoscono (non tanti) lo considerano un plateale malato di mente.

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