18 Commenti

  1. Oggi qualcuno strumentalizza la camorra per fare esperimenti di antropologia. Il prossimo passo sono i campi di “accoglienza”. Poi un giorno quel qualcuno proporrà qualche forma di sterminio di massa, e nel segreto paradossale di qualche paradiso di vacanza, qualche degno rappresentante del popolo si soffermerà a pensarci sopra. Il Papa tace, ma, si sa, il divino è attento alla vita solo prima che essa nasca, dopo di che la sofferenza è solo redenzione.

  2. Ritrovata oggi su megachip:

    Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
    e fui contento, perché rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei
    e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere gli omosessuali,
    e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
    Poi vennero a prendere i comunisti,
    ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendere me,
    e non c’era rimasto nessuno a protestare.

    da Bertolt Brecht

  3. Bella poesia. Sono sicuro che se vai a recitarla ai cittadini che vivono vicino a un campo rom, cambieranno immediatamente idea sugli sgomberi.

  4. Non scomoderei Cicerone per così poco, in ogni caso la mia è solo una citazione, come la tua.

  5. @Caterina

    Sì certo, la tua è la famosa citazione ad minchiam.

    E i cavalli a Salò sono morti di noia,
    a giocare col nero perdi sempre.
    Mussolini ha scritto anche poesie,
    i poeti che brutte creature,
    ogni volta che parlano è una truffa.

    Francesco De Gregori

  6. Che vuoi da me Carlucci? la mia citazione è più che corretta, mica le ho scoperte io le truffe dei poeti.
    E una cosa, ad minchiam ci sarà la tu’ sorella.

  7. Mi chiedo come sia possibile arrivare a questo punto.MURMUR vorrei sapere qual’è la soluzione al problema dei nomadi da te,dato che a criticare con la scure abbiamo capito che sei capacissimo.Se distruggi un villaggio di baracche,i loro occupanti dove te li ritrovi?Possibile che alcuni personaggi riescono solo a vedere bianco o nero?Pensate che la condizione di alcuni gruppi etnici sia genetica? O principalmente sociale!
    Io una soluzione rapida non la vedo.
    Conosco i miei limiti.
    Lo sterminio oggettivamente è una soluzione rapida!Questa è la tua soluzione o parli a slogan?
    Insomma hai un qualche pensiero o ci prendi tutti per il culo?Senza rancore!Il mio è solo un dubbio chiariscimelo,ti prego!

  8. Non mi unisco ai 60 milioni di miei concittadini allenatori e Presidenti del Consiglio e ti dico che soluzioni complete e pronte non ne ho. E del resto non è compito mio ma dei politici trovare soluzioni a un problema che sicuramente c’è (da decenni, e solo per questo, tecnicamente, non si tratta di emergenza).

    E non ragiono in bianco e nero: non è che sia entusiasta delle misure che sta prendendo questo governo (molte delle quali, tra l’altro, già proposte in passato dal centro-sinistra) che in parte ritengo inefficaci (per ora, poi si vedrà all’atto pratico).

    Però dobbiamo chiederci come si sia arrivati a questo punto. Di qui il mio commento rivolto a quella parte di sinistra che si avvoltola sempre di più su se stessa e si riempe continuamente la bocca di diritti umani, di poesie patetiche (nel senso del pathos) e di vignette sempre uguali tra di loro, e in parte responsabile della situazione odierna.
    Il problema è che l’elettore che abita vicino al campo nomadi non lo convinci recitandogli poesie e ricordandogli shoah e pogrom.

  9. mi sa che hai ragione murmur.
    né servono a qualcosa i dati del viminale, delle questure o dell’istat.

    lo convincono invece i madrigali di paolo del debbio e le chansons des gestes di mentana.

    io mi chiedo: ma quanti sono tra l’altro ‘sti elettori che abitano vicino al campo nomadi?

  10. marquis: “ma quanti sono tra l’altro ‘sti elettori che abitano vicino al campo nomadi?”

    Presente! Sto a 5 min. a piedi dal campo di via Bellarminio, qui a Milano (btw, aneddoto divertente: ieri m’imbatto nel lancio di questo articolo del corriere su un certo bronx-bucarest milanese: http://www.corriere.it/vivimilano/cronache/articoli/2008/05_Maggio/20/stadera_casbah.shtml
    Incuriosito, e pensando mamma che posto di merda dev’essere, vado a leggere, scoprendo con mio sommo divertimento che si tratta del quartiere dove vivo. Io lo trovo tranquillo e piacevole, cent’ori rispetto all’alienato Lorenteggio dove stavo prima, poi facciano loro).

    La “grossa comunità rom” di cui ciancia l’articolo è in realtà un cazzo di piccolo campetto abusivo, ridotto peggio di una favela come tutti i campi abusivi, e come quasi tutti i campi “ufficiali” (brrrr).
    I rom sono un po’ dappertutto qui nella via: qui sotto, accanto al mio portone c’è sempre una mamma col figlio piccolo che fa mangel, e davanti all’esselunga qui a due passi stazionano fissi tre o quattro giovani zingari impegnati in attività similari. Più via vai vario.

    Quando sono arrivato qui nel quartiere mi sono accorto immediatamente della loro massiccia presenza, ho immaginato che ci fosse un campo vicino, e percependo l’aria che tira dai media m’immaginavo comitati inferociti, aria di sommossa, corde insaponate. E invece, con mio sommo stupore, non ho finora percepito nessun attrito. Solo un venditore di vernici, una volta, mentre gli compravo della carta adesiva colorata, m’ha ammollato la solita tirata antizingaro, invero un po’ di maniera. E coninuano al contrario a stupirmi letteralmente una serie di sciure col carrellino della spesa che si fermano a chiacchierare con la giovane mamma rom qui sotto sul marcipiede, chiedono notizie sulla famiglia e sui bambini, lasciano un po’ di denaro e danno consigli.

    Quanto a me, della presenza dei rom vicino alla mia casa, non me ne fotte un cazzo, per il semplicissimo motivo che conosco gli zingari e dunque non mi fanno paura. Quella mamma sul marciapiede vorrei però che non ci fosse, e quel bambino preferirei stesse protetto in una casa. E il campo-favela, quello sì lo brucerei, e mi dà nausea e angoscia: perché mi sembra che quella fogna racconti me, racconti noi, più di quanto non racconti loro.

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