Il corpo del reato

Ten Magazine, il giornale per uomini che hanno qualcosa da dire.”
E quel qualcosa, oltre ogni ombra di dubbio, è “Viva la figa!”

KillBill - La Diecina della settimana
Qui l’album completo di KillBill,
la diecina della settimana

Lo scriveva Giulia Blasi (il suo blog, per i pochi che non lo sapessero, è “Sai tenere un segreto?“) in questo post su Macchianera, in relazione al lancio di un periodico online con cui avevo e ho a che fare.
Ed è da quel giorno (da un po’ più di tempo, a dire la verità, ma non stiamo a sottilizzare) che ho in testa una domanda.
Questa domanda, alla fine può essere riassunta in un semplice, ipotetico pensiero.
E il pensiero è il seguente: che male ci sarebbe, nel caso, nel pensare “Viva la figa”?

Quando risposi a Giulia, scrissi – riciclando biecamente una vecchia barzelletta – che “Abbasso la figa!” è una cosa che può pensare solo un nano, ma io qui intendo proprio in senso filosofico. Mi chiedo: non dovremmo rallegrarci tutti del fatto che esista, la figa? Non era per caso questa l’intenzione delle centinaia di migliaia di persone che la votarono e la mantennero per anni al primo posto del sondaggio di Cuore che chiedeva di indicare “le cinque cose per cui vale la pena vivere”?

Credo che lo spunto (e questo nuovo tsunami di impetuosi commenti post-post-post-femministi) nasca dall’articolo del Financial Times secondo cui nella comunicazione italiana apparirebbero troppe donne nude.
Allora chiedo: che male c’è in una donna nuda?
Dice: che uno si fa le pippe guardandola.
Al che parte spontanea la domanda: e che male fa a noi, alla comunità intera, all’universo tutto, uno che si fa le pippe mentre guarda una donna nuda?
Dice: che si diventa ciechi. E in più si cresce con l’idea che il corpo femminile possa essere mercificato.
Va bene. E che male c’è quando una donna piacente, senziente, maggiorenne, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, di propria spontanea volontà e quindi libera da qualsiasi tipo di coercizione, decide di mostrarsi nuda, sia gratis che dietro pagamento?

Ho la versione dei preti: ci ho fatto tredici anni di scuola assieme. Ora vorrei la vostra, quella di gente che vive nel 2007; progressista; liberale; emancipata; che probabilmente non crede ad un essere superiore che prima ci crea nudi e poi considera peccato il non coprirsi; che quasi sicuramente qualche volta nella vita o più volte in un solo giorno si è masturbata; che non ha atteso il sacro vincolo del matrimonio per sacrificare il proprio o l’altrui imene. Chiedo: che problemi avete con la nudità, con il sesso, con l’innocua esposizione di un corpo innegabilmente bello, armonico, vitale (e, nel caso, anche di uno non bello, non armonico, non vitale?).

Giulia io la conosco da parecchio tempo, ed è quindi con tutta l’amicizia possibile che dico a lei e a quelle che la pensano come lei, che a volte ho l’impressione possano essere tranquillamente annoverate in una tipologia di individui di cui ho letto un’illuminante definizione oggi, per caso, su un blog che nemmeno mi è piaciuto troppo: “i cialtroni in un singolo campo”. Cito testualmente:

Ovvero, quella categoria di persone che sono perfettamente lucide in tutto, tranne che in un unico argomento intoccabile, sul quale non c’è verso di farle ragionare. Su quel singolo tema, sono capaci di partorire le atrocità più crudeli, le ridicolaggini più grottesche, le assurdità più contraddittorie, ed è assolutamente impossibile mettersi a discutere con loro alla pari. Qualunque obiezione viene presa come una dichiarazione di guerra, qualunque critica come una persecuzione, qualunque singola persona che non è d’accordo appare come parte di un gigantesco complotto cosmico contro di loro.

Faccio un esempio: oggi, nei commenti a questo post, si parlava di diritto alla privacy. Qualcuno che non ricordo se n’è uscito con la fesseria che rubare una password e utilizzarla non è poi così esecrabile, se hai qualcosa di importante da dire, che il fine giustifica i mezzi e tutte quelle balle lì. Al che Giulia ha commentato (l’ha fatto utilizzando una metafora, ma a volte l’uso che si fa delle metafore è altamente chiarificatore):

Sei per caso del partito secondo cui quelle che escono in minigonna si meritano lo stupro?

E, davvero, io ho pensato che l’equazione “minigonna = stupro consentito”, ormai, la fanno solo gli stupratori. Ma che evidentemente è un tarlo che rode, qualcosa di atavico che ancora fa male dentro, una reminiscenza di un mondo e di una società che grazie al cielo esistono solo nei nostri ricordi (e forse nemmeno in quelli: diciamo in quelli dei nostri genitori). Possiamo affermarlo tranquillamente, anche tutti in coro, oggi, in un giorno a caso di metà luglio: quelli che pensano che l’abbigliamento di una donna implichi e sottintenda un qualsiasi tipo di assenso all’approccio o alla molestia sessuale sono in primis dei delinquenti e in secondo luogo delle monumentali, emerite, incomparabili, inaudite teste di cazzo.
Non ci voleva tanto. Di quanto stiamo parlando, in fondo? Dello 0.01% della popolazione? C’è ancora tutto questo bisogno di generalizzare (cito nuovamente Giulia, da un suo commento: “Mi meraviglio solo che l’ “evolutissimo” maschio italiano, quello che si offende se gli dici di chiudere la porta della caverna quando esce, ancora ci caschi. No, anzi, per la verità non mi meraviglio per niente”) per fronteggiare ed emarginare una minima percentuale di dementi?


A meno che, certo, Giulia non includa tra questi anche gli esponenti delle categorie di cui abbiamo parlato poco fa: quelli che guardano le donne nude, quelli che si masturbano, quelli che, al limite, fissano lo sguardo su di un seno (di quelli che son lì apposta per essere guardati, intendo, tipo sui tabelloni pubblicitari), dicono “Ammazza che tette!”, e poi se ne vanno via. Fine della storia. Puf! Il pensiero di un momento.

Elisabetta Canalis per TIME’ stato il Financial Times a tirare in ballo proprio su questo tema Elisabetta Canalis, rea di avere esposto una minima parte delle proprie tette sui cartelloni pubblicitari della TIM. Al che non puoi fare a meno di chiederti: ma, benedetti ragazzi, se quest’altra benedetta (nei secoli dei secoli) ragazza non si ritiene imbarazzata per il fatto che quelle pubblicità appariranno in luogo pubblici, con lo il decoltèe a favore degli astanti e, per di più, ha posato per quelle foto ricevendo un lauto compenso, perché dovremmo preoccuparci? Per lei che è vaccinata e patentata? e soprattutto (la volevate stupida, dite la verità) laureata in legge? (¹) Vi rivelo un segreto, che però resti tra noi: non l’abbiamo importata in Italia dalla Bulgaria richiudendola assieme ad altre in un furgone, con la promessa di un lavoro e in cambio del passaporto. Sa quel che vuole fare. Lo fa. E a me tanto basta. A lei ne avanza anche, credo.

Io però credo che nell’approccio del Financial Times e di Giulia il nocciolo della questione sia un altro, e riguardi solo in minima parte la categoria “uomini”.

Giulia parla di un concorso indetto da TEN Magazine attraverso il quale una qualsiasi ragazza voglia candidarsi per farsi votare dagli utenti sulla base della propria bellezza, può farlo. E poi, in caso di vittoria, essere retribuita per posare per un servizio glamour che finirà sulla copertina del giornale:

Che le Diecine siano una porcata è stato detto, e ridetto, e ridetto. Su Macchianera e altrove. Del resto, le Diecine non sono una novità né un’invenzione: finiscono in -ine, hanno le tette di fuori, devono sembrare più idiote possibile per fare sì che chi preferisce la donna senza audio non si senta minacciato nella sua possente mascolinità.

Ed è qui che, finalmente, si dirama la matassa: in realtà non sta affatto riferendosi all’uomo “minacciato nella sua possente mascolinità”; ragazzi che vi fate le pippe davanti al monitor del PC, non ce l’ha con voi!; uscite alla luce, amici che trascorrete le notti su Primafila 24: Giulia non vi si fila nemmeno!

Giulia, in realtà non se ne accorge, ma rivolge il fucile contro alcune delle persone alle sue spalle, quelle che di cui di tanto in tanto si fa portavoce, nota un top un po’ troppo scollato, un vistoso spacco su una gonna, un tacco dodici, un evidente wonderbra, un lucidalabbra che pare un evidenziatore, e pensa: “santoddìo, delle donne come me, e che però diversamente da me che ho fatto questo, questo e quest’altro – sempre basandomi sullo studio, la competenza, la professionalità -, si limitano a fare vedere le tette, a fingersi stupide o mascherare la propria stupidità, e alla fine ottengono molto più di quanto abbia ora io, con tutto il mazzo che mi sono fatta!”.

Il che non significa che abbia torto, ma da qui a dire che c’entrano gli uomini – come categoria, scuola di pensiero, atteggiamento, natura – ci passano in mezzo tutti gli oceani del mondo dopo aver visto il documentario di Al Gore.

Tutto questo casino – insomma – e poi, alla fine, cosa vostra è.


(¹) Mi si fa notare – a post già inviato – che Elisabetta Canalis ha solo terminato la scuola dell’obbligo. Quella laureata (in economia) è Sara Tommasi.


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50 Commenti

  1. 1. Considerato che nella top ten di Cuore c’era, oltre alla beneamata figa, anche “toccare le tette” e “le donne” è evidente che era una classifica fatta (principalmente) da uomini… di quote rosa manco l’odore…

    2. E’ evidente che avere le bocce determina uno svantaggio in partenza in situazioni che siano differenti dal volontariato esposto dall’autore.
    Ma non mi aspetto che egli e/o l’altra meta degli uomini presenti ammettano il fatto. Nel senso che l’esperienza in cui io son brava (o ho ragione) se e solo se lo sono 4 volte in più di un uomo o se la mia testi, solo se posta al vaglio della più illuminata corte di esperti è esatta, quella esperienza è una cosa che la maggior parte degli uomini che conosco (in effetti al momento la totalità) nega (o sottovaluta). E se non la nega è in fondo in fondo per farti un favore.

    Le Diecine sono semplicemente una testimonianza del fatto.
    A parte elogiare all’unisono la bontà del sesso (unico argomento realmente universale) è evidente che una riflessione meno alla buona avrebbe portato alla comprensione del fenomeno (del contro-diecine): foraggiano questo stato delle cose, nient’altro.

    E francamente avete rotto il cazzo :)

  2. Io mi sono sempre chiesto – da un punto di vista puramente teorico, visto che a me non interesserebbero – perché non ci sia un equivalente di maschietti che mostrano il pisello più o meno in tiro.
    Una possibilità è che le donne siano superiori a queste cose (e che i maschi omosessuali o lo siano anch’essi o sono in realtà così pochi da non fare massa critica); un’altra possibilità è che Quelli Che Comandano abbiano deciso che Si Fa Così. Ma è davvero tutto qua?

  3. Se giochi a quake o a residentevil non è che poi esci e spari alla gente…
    Se ti martellano con pubblicità di alcolici e macchine veloci non è che poi esci e ti ubriachi e ti schianti…
    Se vedi fighe di plastica con lo sguardo verso l’obiettivo come se volessero succhiarlo al fotografo non è che diventi stupratore o maniaco…

    Però…
    Però siamo esseri umani, ci comportiamo non secondo istinto ma secondo ragione, e la ragione si forma, attivamente, con la conoscenza e, passivamente, con stimoli esterni.
    Ora, se ‘w la figa!’ è raro episodio di goliardia da caserma, è per ridere, come dire ‘brescia merda’ va bene, magari non fa ridere tutti, magari qualcuno si incazza, ma va bene…
    Ma se stai in una società dove tutti gli stimoli vanno in quella direzione, dove l’inciviltà da raro episodio di goliardia diventa prima una normalità accettabile e quindi regola, non va bene.
    Ah, non va bene per gli uomini, non va bene per le donne, chè a far ‘sti discorsi sembra sempre che sia l’uomo la bestia e la donna l’essere puro…

  4. Che poi, per farsi le seghe con le “decine” bisogna proprio essere di bocca buona, oltre che avere del gran arretrato…

  5. io mi chiedo come stracazzo si faccia a postare un commento in un italiano illeggibile come ha fatto naonda e pretendere d’essere ascoltati. ma che stracazzo ha scritto???
    chiaro che poi un “viva la figa” vale dieci milioni di volte quello sproloquio. e che razzo, se non sapete scrivere, mica e’ obbligatorio infliggerci quella merda di commenti.

  6. Ho rispetto per la gente che lavora.
    Ma se uno inventa e/o si occupa di Ten Magazine, che è sotto gli occhi di tutti per il suo squallore e la sua inconsistenza prima che per le sue opinabili volgarità o per il maschilismo, non è che ci puo’ ricamare un “ma che male c’è in una donna nuda?”.
    Perchè cosi è peggio. E perchè non è questo il punto. E’ da bambini spostare la questione su questo, caro Gianluca Neri.

    Bisgognerebbe imparare a fare le cose, pigliarsi le giuste critiche e finirla di giustificarsi. SI chiama diventare uomini, questa cosa. Stare zitti e ogni tanto crescere.

    Giulia Blasi ha ragionissima su ogni fronte. E non mi dispiace per niente.

  7. Gianluca il tuo ragionamento è troppo restrittivo così come quello di Giulia è troppo ampio.
    Non c’è niente di male in un paio di tette in vetrine ma quando una società concede alle tette di una donna molte più possibilità che al suo cervello, diventa avvilente possedere un cervello anche se si hanno pure le tette. Non c’è niente di sbagliato nel “viva la figa” come non c’è niente di sbagliato nel trascorrere una settimana a Gardaland, il divertimento non è sbagliato, ma una società che promuove soltanto la figa o Gardaland, è una società destinata ad involversi e a creare generazioni sempre meno invogliate ad usare il cervello.
    Non è il “viva la figa” ad essere messo sotto processo ma la totale mancanza sull’altro piatto della bilancia di un “viva” quel qualcos’altro che richiede l’uso di altri organi.
    Giulia dal canto suo non perde occasione di farlo presente e anche io tendenzialmente penso che l’integralismo finisca più per nuocere che non per giovare ad una causa, ma o tu hai scritto questo post in malafede cercando di isolare Giulia perché non nuocia ai tuoi interessi, oppure, se credi davvero in quello che dici, Giulia ha perfettamente ragione.

  8. A me “‘Ten Magazine, il giornale per uomini che hanno qualcosa da dire.’
    E quel qualcosa, oltre ogni ombra di dubbio, è ‘Viva la figa!'” sembra una gran battuta…

    Certo, Giulia qualche volta esagera e si lancia al galoppo contro i mulini a vento, ma qualche volta ha pure ragione (vedi il post nel quale raccontava di essere stata palpata per strada).
    Tutto sta a capire da dove arrivi la cultura che fa credere un gruppo di tizi in diritto di palparle il culo.

    P.S. Peccato non ci sia la cultura degli uomini che mostrano il pisello. Io per mille euro ve lo avrei fatto vedere senza problemi.

  9. E all’improvviso si scrivono pezzi per giustificare qualcosa di proprio, e lo si fa con una forma mentis retorica non dissimile da quel giornalista che diceva che le stragi nelle scuole sono “simbolo di vitalità”. Complimenti Gianluca, ad una battuta rispondi con l’accusa di essere dei pasdaran del femminismo, quando le donne in italia nessuno ancora le prende sul serio.

  10. Ma perché tirare in ballo i massimi sistemi?
    E’ evidente che Mondadori voglia lanciare il suo TEN MAGAZINE ed è altrettanto evidente che il sistema più rapido e meno costoso sia… la gnocca.

    Facendo leva su due fattori, la voglia di figa-facile della fetta “pippaiola” degli internettiani maschi e la voglia di “apparire” a qualsiasi costo della porzione “zoccola” dell’universo femminile, il gioco è fatto in un tempo relativamente breve.

    La cosa che mi risulta più difficile da capire è come una ragazza apparentemente normale possa da un giorno all’altro lasciarsi convincere ad apparire nuda su Intrernet per 1000 euro.
    O meglio: capisco cosa c’è sotto ma non ci voglio credere, ecco.

  11. “Saresti più credibile se una parte del tuo reddito non derivasse da un sito che vende la figa.” Joe Tempesta

    Emblematica frase. Cioè: caro Neri, Mondadori ti chiede di fargli un blog volgare per accalappiare i giovani segaioli. E tu cosa fai? Glielo fai.
    E poi ti giustifichi, invece di stare almeno zitto.
    Per buttarsi nel naviglio con una pietra al collo c’è sempre tempo, ma credo che i soldi al mondo non li abbia solola Mondadori e che si possa usare il proprio cervello in modi migliori che facendo il Riccardo Schicchi del web.

  12. Quoto in pieno Medo.

    Sei libero di fare soldi con chi vuoi o come vuoi, pero’ non puoi offenderti se la gente ti accusa di esserti “venduto”.

    Anche se in fondo, sei liberissimo di dire quello che vuoi sul tuo blog.

    Quindi alla fine… se ti vuoi offendere, offenditi pure.

    Sei anche liberissimo di leggere questo mio commento se vuoi.

    Fai un po’ come ti pare.

  13. Ragazzi, voi quanto tempo della vostra giornata – della vostra vita – avete dedicato all’obiettivo di esser fighi? Cioè di essere fissati per strada, di far colpo in discoteca, cose così? Io a tratti, e senza molta costanza, anche perché a un certo punto mi rendevo conto che, sì, le ragazze apprezzavano quelle orette in palestra, il filo d’abbronzatura, l’abbigliamento stiloso, ma in fin dei conti non ho mai dovuto sopportare l’ironia di qualcuno che bisbigliava “arriva la cozza” né sono mai stato escluso da qualche giro di amicizie perché non ero abbastanza arrapante. Dobbiamo invece ammettere che una ragazza trasandata, o diciamo senza carinerie semplicemente brutta, non fa una bella vita, non fa una vita normale, vive un inferno, ecco. Perché magari la donna brutta è intelligente, ingambissima, la ascolti, è divertente, ma poi per carità che se ne stia dentro il suo recinto di bruttezza. E quindi ecco sfilare generazioni di donne il cui obiettivo, prima ancora di essere qualcos’altro, è quello di essere fighe. Delle belle fighe, di quelle che sbavi sperando che te la diano. Questo fa pensar loro di ottenere un qualche tipo di potere – nei casi più estremi di chi, come in questo caso, arriva a pubblicarsi su un sito – o semplicemente di lasciare il posto dell’ultima ruota del carro a qualcun’altro. A volte si vedono questi casting di reality, in tivù, con ragazze magari laureate, e capisci subito che per loro non c’è paragone, se il piccolo schermo sancisce che sono fighe la ricerca sull’origine dell’universo può anche andarsene affanculo. E questo va oltre il difetto di giudizio del maschio, qui il grave è che la donna l’ha capito perfettamente e ha deciso che invece di abbatterlo gli andava benissimo così, anzi già che ci siamo vediamo se si riesce di cavarci qualcosa di redditizio… Quanto alla faccenda dello stupro, resto sempre basìto (F4) da quante ragazze pur brillanti conosco la cui fantasia è quella di farsi sbattere contro un muro da uno sconosciuto – e per inciso sono poi quelle che non la mollano mai, ma proprio mai. Per cui, sarà un’idea mia, ma prima di parlare, a volte, meglio schiarirsi le idee.

  14. Io invece “quoto” Facci, anche se ‘sta cosa di dire “quoto” mi dà un po’ fastidio, ché “quotare” in italiano non è la traduzione di “to quote” in inglese… insomma, a parte le disquisizioni linguistiche, sono d’accordo col link che ha lasciato Facci, ecco.

  15. visto che il post è pesante non mi dilungo.

    Quoto totalmente Viscontessa. E Gomez anche.

    Anzi sulla scia di Gomez ti invito a scrivere un post identico ma al contrario. E con una piccola provocazione che spero non ti offenda, fai “come se” lo scrivesse non so una donna che ti è cara. E il post dovrebbe avere come tema “MA che c’è di male a godersi la vista di un uomo nudo”. Vediamo come viene.

  16. ooops..non m’ero accorto della reprimenda linguistica di Giorgia ..resta la sostanza.
    Dunque sono d’accordo con la Viss.

    insomma “Quoto Rosa”.

  17. “Quoto rosa” è bellissima!

    (che poi “to quote” non vuol dire nemmeno “essere d’accordo”, in realtà, vuol dire solo “citare”, ma, si sa, in Italia se uno dice “citare” la gente pensa subito male…)

  18. La metto giù semplice: penso che Giulia abbia ragione riguardo al fatto che la filosofia del “w la fica” stia alla base di un’iniziativa come ten magazine, così come penso che Gianluca abbia ragione nel dire che non ci sia nulla di male, così come penso che Giulia abbia ragione a scazzare per il fatto che a volte basta mostrarla/darla in giro per ottenere cose che i altri esseri umani non dotati di tali “strumenti di coercizione” non riusciranno mai ad ottenere, così come penso che abbia ragione Naonda quando dice (e tra l’altro io non ho avuto alcun problema a capire i suoi concetti, lo dico giusto perché qualcuno ha espresso un parere contrario) che del resto avere le bocce determina uno svantaggio in partenza in una marea di situazioni.

    Detto questo, vorrei condensare ciò che penso facendo ricorso a una citazione coltissima:
    “Il problema non è leggere novella 2000: il problema è leggere SOLO novella 2000” (Stefano accorsi, “Santa Maradona”).
    Ecco, credo che il nocciolo della questione stia tutto qui.

    Un ultima cosa la dico a .mau. che si chiede il perché non ci sia un equivalente di maschietti che mostrano il pisello più o meno in tiro: è solo questione di tempo, ci arriveremo presto :-(

  19. Per la precisione, Elisabetta Canalis non è laureata in niente e che intelligenza può avere una che stava con Bobo ‘vuoto pneumatico’ Vieri?

  20. Mi permetterei di spezzare una lancia in favore del sesso femminile: pur con tutto il rispetto e la devozione dovute al pisello maschile, la sua visione al di fuori da un contesto ben preciso e circostanziato, difficilmente induce nella donna il desiderio di autoerotismo. Non escludo che ciò possa avvenire ma nella pur affannosa e talvolta vana ricerca di una parità tra i sessi, sessualmente siamo molto diversi e non solo anatomicamente. Di fronte ad un signor membro che dovesse apparire pur in tutto il suo splendore ma in forma virtuale o cartacea, temo che oltre a qualche vivace apprezzamento e qualche perverso pensiero su l’uso da farne, non si caverebbe dalle donne altra forma di apprezzamento. Il che naturalmente conduce a pensare che non ottenendo le donne alcun beneficio concreto dalla visione di un membro, il riscontro economico di una operazione che portasse ad esaltare immagini di questo tipo, sarebbe un enorme buco nell’acqua.
    E adesso non tiratemi fuori gli spogliarelli maschili che le donne apprezzano e pagano per poter apprezzare, perché il loro apprezzamento passa solo dalla condivisione del medesimo con un gruppo di amiche. In solitudine il membro, ci interessa solo dal vero.

  21. E comunque la diecina della scorsa settimana era più bona, ma questa è un’opinione personale.

  22. Se tutta questa della Diecina e di TM è solo un’operazione commerciale – e lo è sempre, è che a volte siamo distratti – non vale neanche più la pena di discutere e di ammantare quindi il tutto di una specie di dignità (parolone) che un dibattito può apportare. Si fanno i soldi con la figa anatomicamente intesa, punto. Gli spot della Tim sono brutti perché non si capisce cosa ci facciano de Sica, Conticini e Laganà con l’elmo da vigile insieme alla Canalis e ad altre in bikini, su una spiaggia. Non c’è una storia, non ci sono idee. È uno spot brutto perché senza fantasia e non c’è cartellone con Canalis in bikini che lo possa salvare. Non è invece brutto il burlesque: la differenza tra una -ina con delle bretelle verdi sui capezzoli e la pagella, e una striptiseuse è quella che passa tra un pezzo di carne etichettato esposto nel bancone di vetro di una macelleria e una donna che si spoglia. Ma per farsi una sega basta anche meno, per carità.

  23. Shhhh … scusate … scusate compagni …. Vorei fare anche io … scusate …. ahò e zitti n’attimo! … Dicevo che vorei denunciare l’ennesimo attacco imperialista de certi che hanno attaccato la valorosa compagna Giulia che ha denunciato con con coraggio rivoluzzzionario un fenomeno di squadrismo borghese teso allo svi … allo svillimento della donna nella società odierna. In realtà si mira alla … alla … caz … alla delgittimazzzione del ruolo femminile alla ghettizzazione della vulva a mero organo del culto antropoborghese. E’ necessario che tutti i compagni che conoscono Giulia e il suo Organo Ufficiale di Informazione del Proletariato siano difesi dal complotto qualunquista e cattocomunista e fascista di Neri (Neri … e dal colore si capisce tutto) affinchè la giusta denuncia di squadrismo imperialista sia fermato. Quindi direi Domani a PIazza S. Giovanni ore 20,30 manifestazzzzione “Noi con Giulia”per i dettagli http://www.giuliavive.it. Giù le mani da Giulia. 10, 100, 1000, Acca Larentia, Yankee go home. Walter è vivo e lotta con noi! Kossiga boia! Morte al fascio! La fica è fascista!

  24. considerazioni varie e disordinate:
    1) fa un po’ ridere che un giornale inglese ci mostri il ditino ammonitore per la sovraesposizione di donne nude sui nostri media. Hanno ragione, ma i lor tabloid sono proverbiali in materia di figa
    2) forse (e forse per fortuna, ma non sono sicuro) il fatto che il corpo, nel caso femminile, sia così intramontabile potrebbe significare che non è bene farlo tramontare
    3) forse e dico forse ci sono pochi equivalenti dal punto di vista dei nudi maschili sui media perchè la sessualità femminile si nutre di modalità eccitative diverse da mero colpo d’occhio maschile
    4) comunque, non si vedono piselli, ma a onor del vero non si vedono, tecnicamente parlando, neanche fighe, di solito: tette e culi non sono il femminile del pisello, e la canalis presa a esempio la topa non la fa vedere poi così spesso, a me perlomeno
    5) conosco un sacco di laureati in legge, alcuni intelligentissimi altri idioti, per cui la disputa sulle meningi della canalis non c’azzeccano con la sua scolarizzazione: intelligenza e titolo di studio sono cose molto diverse
    6) le donne eccedono in vittimismo in moltissime occasioni perchè da molti anni, per ragioni numerose e assortite, sono tratate come “migliori degli uomini ma ingiustamente trascurate”. Eppure esisitono parecchie situazioni e mentalità tipiche femminili, roba sociale mica genetica, sia chiaro, nelle quali secondo me ne escono davvero poco bene.
    A titolo di esempio, ricordo che la mia prima ricerca, 20 anni fa, quando approdai nel luogo dove ancora oggi lavoro fu un’indagine sulla disoccupazione. Emerse che le donne rimanevano iscritte molto più a lungo al collocamento perchè se non c’era un lavoro di loro gradimento restavano a carico di papà o del marito più frequentemente degli uomini, che invece accettavano lavori meno qualificati rispetto alle loro aspirazioni. Quando la cosa venne fuori, si scatenò un vespaio nella mia città, ovviamente provocato dalle donnine vittimistiche, che non accettavano un qualcosa che era un mero dato di realtà.
    7) varie ed e ventuali

  25. Pero’ poi quando arriva uno come locone che sbatte la minchia cosi rumorosamente sul tavolo io gli do ragione: w la fica.

  26. Pensare che chi porta la minigonna si va a cercare lo stupro è un pensiero tutt’altro che maschilista, visto che sottintende che il maschio ragiona solo con l’uccello e che se lo ecciti perde il controllo e ti salta addosso.

    Ed è proprio per questo motivo che non è un pensiero poi tanto peregrino…

  27. x Visscontessa: sì, sì, tutte le cose sul fatto che la visione di foto del pisello non eccita le donne sono verissime, ma non voleva essere un dibattito sulla sessualità femminile. Voleva solo essere un modo per dire che se indicessere un concorso nel quale se vinco mi danno mille euro per farvelo vedere e io accetto di parteciparvi, non sono vittima.

    La vittima è colui (nel mio esempio si parla di uomini, ma vali il contrario) che perchè io vi ho fatto vedere le mie grazie, si trova con le mani di uno/a sconoscuto/a nelle nmutante in metropolitana.

    Distinguiamo i due problemi, per piacere. Se mi fai vedere le tette, nulla di male, se mi educano che le donne debbano farmi vedere le tette quando ne ho voglia io, il problema c’è eccome.

  28. In fondo in fondo grazie, ora aggiungiamo al nostro vocabolario un altro termine spregiativo.

    Dopo velina è il turno di diecina… avanti il prossimo!

  29. Gianluca, sì, in una donna nuda non c’è nulla di male, direi tutto di buono. (Che poi io possa trovare meno erotica una donna ignuda rispetto alla stessa donna vestita, da spogliare, è un giudizio di valore, soggettivo, forse segno di qualche deficienza, ma qui non interessa).

    Tutto il resto, ogni discorso sui minorati mentali che non sanno cosa sia un’equazione ma credono che una minigonna valga uno stupro (lo 0,01%? Cos’è, ottimismo gramsciano?), sui più innocui italiani medi (un po’ imbecilli, a dire il vero, anche quelli che gridano “viva la figa”, non perché il concetto sia sbagliato, per carità: semmai perché banale, sempre quello da milioni di anni, e un cervello ed un cuore eterosessuale dovrebbero averci fatto l’abitudine senza bisogno d’aiuto), sul rapporto unidirezionale maschio-femmina, insomma, è tempo che vada ai margini del discorso a vantaggio di una parola vecchia: autodeterminazione femminile.

    Pur come aspetto leggero (leggerissimo) dell’autodeterminazione, dico, se una donna VUOLE spogliarsi (dove e come meglio crede, nei limiti del possibile) è solo un bene per la comunità. Qualunque resistenza a questo pezzo minuscolo d’autodeterminazione è un residuo culturale da bastonare, una cagatina destinata alla biodegradazione.

    E però, bello il mondo in cui la donna è libera da qualsiasi tipo di coercizione in merito all’uso del proprio corpo.

    Carletto, lassù, si arrabbia se lo scomodo per un “pezzo di fica” (le virgolette richiamano Bukowski) e, peggio, per comodità. Non importa:

    “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere ma è, al contrario, il loro essere sociale a determinare la loro coscienza.”

    Nei PVS dove non esiste o è prossimo allo zero lo sfruttamento della prostituzione, diversamente da difficoltà economiche (ogni riferimento è puramente casuale), se c’è prostituzione è per ragione di soldi, per far cassa. Non è autodeterminazione.
    Qui, con più eleganza, dove il corpo non si dà per intero, rimane nel più dei casi un discorso economico utilitaristico, lecito. Ma non è autodeterminazione e, questa sì, dovrebbe far rima con progressismo, liberalismo, emancipazione.

    Mica è un problema della Canalis o della gran parte delle donne che, pur “vaccinate-patentate-laureate”, non trovano niente di male nel mostrare il proprio corpo. E credo non sia un problema delle “diecine” che – se ho capito bene – sono perlopiù ragazze che nella vita fanno altro, che sognano altro, e che se stanno lì tutte nude non è certo per poco più di una mensilità (Gianluca, la metà all’Aidos?).

    Il problema è meno epidermico, più profondo: quante ragazze, passando questi brillanti modelli di nudismo puramente strumentale, credono un optional “vaccinarsi-patentarsi-laurearsi” davvero? Persone che poi, nel più dei casi, ripiegano nella ragionevolezza, ma avendo nel frattempo perso anni di vita (non scherzo: è vivere, pur uscendo tutte le sere, inseguire un sogno superficiale, per altro nemmeno proprio?) e certo non senza conseguenze per la personalità costruita: più individualismo, più egoismo, e magari meno voglia di pagare le tasse (questa è un’acrobazia da guinness, va be’).

    Una società che dà prestigio (finto quanto vi pare, ma diffuso fuori di qui) a certi “mondi” piuttosto che ad altri, finirà per creare un numero proporzionale d’esseri sociali, tanto più staccati dalla coscienza quanto più prestigio è attribuito a quel “mondo”, e quanto più l’appartenenza a quel “mondo” rimane a livello d’aspirazione.

    E se quel cazzo di mondo munito di prestigio è tanto leggero da essere vuoto, roba che la giustizia sociale viene percepita come un pass per il Billionaire (non è una crociata, lo uso di solito come archetipo del vuoto), allora il distacco dalla coscienza mi pare un po’ più preoccupante. Un po’.

    P.S.: Gianluca, già che ci sono, non mi ricordo più la password. Me la recuperi o questo commento ti ha tolto ogni dubbio?

  30. la cosa peggiore in tutto questo dibattito mi paiono le foto delle signorine: sono di una volgaritá disarmante! Ma fare qualcosa di piú carino e fine non si poteva?!

  31. Secondo me il problema, troppo oscurato in queste analisi dall’imponenza delle più evidenti tette, è la cifra.

    Nel senso che alla fine chi si spoglia per 1000 euro in realtà si spoglia pure gratis e allora la cifra diventa un po’ come il dollaro che i due vecchietti di “Una poltrona per due” scommessero sulla povertà di E. Murphy e sulla loro capacità di rovinare la vita a Aykroyd, così, per sfizio.
    Quel dollaro in realtà rappresentava solo l’alibi per nascondere a loro stessi che alla base di quella scommessa c’era nient’altro che la volontà di dimostrare quanto fosse facile giocare con la miseria umana, ché a farlo senza uno scopo che non fosse il puro godimento finivano col dover ammettere di essere gente senza troppi peli sullo stomaco.
    Il dollaro risolse l’impiccio e tutto si ridusse a un giochetto goliardico.
    Nel frattempo quell’altro vestito da babbo natale andava in giro armato di pistola con la voglia di sparare a qualsiasi cosa si muovesse.

    Allora in tutto questo il problema non è tanto questa incredibile idea innovativa delle tette in internet, quanto l’averle preventivamente valutate un dollaro.

    Per verificare cosa ci sia dietro queste dinamiche si sarebbe potuto fare un esperimento che secondo me avrebbe reso questo giochino davvero qualcosa di diverso.
    Ti piace la foto?
    Sgancia soldi.
    La ragazza che vince si porta a casa la cifra che i tifosi hanno stabilito meritasse, non quella che una redazione ha stabilito essere il limite oltre il quale due etti di cotto sono una spesa più intelligente.

    Ecco, così, così il Neri avrebbe fatto qualcosa di assolutamente inattaccabile e anzi persino da applausi: avrebbe costretto il “sommerso” (dei lettori) a tirar fuori la testa.
    Ai votanti il loro ruolo di sganciatori di soldi in cambio di tette, alle tette il loro ruolo di catalizzatrici di soldi, la cifra sarebbe stata adeguata a quanto successo avrebbero riscosso e si sarebbe finalmente smesso di scrivere “centro massaggi” sui citofoni.

    Così no, così tra i gestori che ci guadagnano, il Neri che viene chiamato quando si ha bisogno di idee innovative e se ne esce con “Ehi, che ne dite di “La ragazza della porta accanto nuda”?” e i lettori che possono dire di esser lì solo perché l’idea è giovane e simpatica, l’unica che ne esce male è la tettona là sotto (presidentessa della repubblica, subito!) che come sempre si piglia il compito di discolpare tutti quelli che sulle sue tette alla fine appoggiano il dollaro del giochino tra amici.

    Ma i mille euro glie li appallottollate e glie li tirate sulle tette o c’è anche tipo una mess’in scena per farla finta proprio fino alla fine?

    Non si tratta di essere maschilisti, il problema qui è che si è pure tirchi.
    Ché a vendersi non ci sarebbe nulla di male, sei bella, gli uomini pagano per vederti, finché non la dai a destra e sinistra fai solo bene a farci soldi (volendo fai pure bene se scegli di darla anche a destra e sinistra, ma qui è un altro discorso).
    Ma portarle a farlo per mille euro significa prenderle, sbatterle in homepage e scriverci sotto “Queste non si vendono… si svendono, e noi ve lo dimostriamo. Ecco il tuo dollaro Rundolph”

    Gran pezzo di Ubalda, quella là sotto, in ogni caso.
    Una con quegli argomenti lì, se proprio decide di monetizzarli, per meno di 10 mila secondo me non dovrebbe nemmeno concedere un aperitivo.
    Cioè, segnalate l’inarrestabile diffusione dell’uomo scemo e poi non gli portate via la casa?

    Qualcosa non torna.

  32. da un lato gli uomini trattano le donne come oggetti (non sempre), dall’altro le donne si approfittano di questa situazione(non sempre). questa è la società che ABBIAMO creato. il problema esiste da ambo le parti. e ho paura che non esiste soluzione.

  33. “Meno voglia di pagare le tasse”?
    Sta a vedere che tra un pò si va a finire sul berlusconismo e quelle cazzate lì.
    Al posto della “Reductio ad Hitlerum”, in Italia abbiamo la “Reductio ad Berlusca”. Patetico…

  34. la colpa è tutta delle madri che non imparano alle figle cosa vuole dire il rispetto x l’uomo e vanno in giro come se fosse haram tutto quanto adesso internet va bene ma hò chiamato la telecom che spero ha un mio progetto dividere internet x uomo e donna l uomo ha tutto la donna ha siti bloccati perche’ giusto cosi e inoltre la peperonata

  35. “E inoltre la peperonata”. Splendido. Ungarettiano. Sembra una raccolta prefuturista di versi liberi … E inoltre la peperonata.
    E’ il commento del secolo.

  36. dai Gianluca. Diciamo come stanno le cose. Ti piace parlare di Ten e ti piace poter dire “io ho rimesso le tette sul web, come al tempo del Clarendario” (“ricordate che seghe ragazzi che ci sparavamo?”).

    Il peccato quindi mi sembra quello di usare la povera Giulia per un ragionamento che parte da un evidentissimo stato di non buona fede (nonche’ di totale obnubilamento morale e intellettuale, come ogni qual volta la figa si sostituisce al Pensiero).

    io fossi in te chiederei scusa a Giulia. Sarebbe un bel gesto…

  37. Ogni volta che viene fuori questo discorso a me viene sempre pensata una cosa: ma che, per caso, c’era un uomo, con la pistola alla tempia della diecina del caso, a costringerla a fare le foto?

    Insomma, mi pare che chiedano all’altra parte del mondo di cambiare le regole del gioco quando sono le prime ad adattarsi a quel gioco.

    Alla fin fine, la maggior parte della gente al giorno d’oggi (me compreso, con la mia bella laurea) si fa il mazzo tutto il mese per un migliaio di euro; anche loro potrebbero adattarsi.

    Detto questo approvo in pieno quanto postato da Facci.

  38. maaa si può aprire un blog su “ten magazine” senza s-tettolonarsi o causare seghe di percorso?
    Vi prego, rispondete, che la questione è seria assai

  39. Una semplicissima domanda, Gianluca: saresti disposto ad inaugurare un’iniziativa parallela con un gruppetto di Diecini, brandendo lo stendardo “Viva il cazzo” allo stesso modo della figa? Se no, chiediti perché.

  40. dico, cari commentatori soliti tutti, vabbè che eravamo in astinenza ed è pure estate, ma tutte ste chiacchere su un argomento usurato come questo mi paiono un tantinello eccessive.
    commenterei la bionda diecina, visto che fa parte del post: a parte cose tipo floscia o pallida, tralasciando anche che di anni ne dimostra almeno trenta, la cosa che salta all’occhio è che era molto meglio nelle foto tipo autoscatto che si era fatta da sola; questo per ribadire che all’iniziativa manca in primo luogo il gusto, estetico ma non solo.

  41. La storia di queste diecine come tutte le storie di donnine nude rimescola opinioni, stimola baruffe e reazioni; spesso fa sorridere amaro.
    Capisco bene cosa intenda Giulia e questo qualcosa getta un pò le radici nell’istinto di solidarietà (o succedaneo) che alle volte le donne, fra di loro, vorrebbero avere ed esibire/ostentare con l’altro sesso.
    Rimanda poi a riflessioni personali e al concetto di pudore.
    Ecco, tralasciando chi è d’accordo o meno circa le donne ‘esibite’, è sul punto seguente che avrei voglia di riflettere. Diciamo la verità e – ribadisco – a parte tutto, non pensate che le nudità altrui tangano (olé;), in una certa misura, la percezione che ognuno di noi ha del proprio corpo e ci ‘ inneschino, in modo inconsapevole, un’idea o anche un pensiero birichino circa quello che noi potremmo o non potremmo fare un giorno, o avremmo forse voluto fare?
    Mi sono incartata con le parole e mi scoccio di riformulare. Semplicemente: tolte le sciocche remore moraliste e culturali di sorta, io donna, come mi pongo davanti ad un’altra donna che si spoglia? E’ tutto un gran dire solo perchè l’uomo contempla e si trastulla in vario modo; o cose del tipo ‘siamo nel 2000, il ruolo della donna, etc’; ‘che zoccole sciocche, che porci chi le guarda, etc; oppure perchè mi sento un pò spogliata anche io con me stessa, a fare i conti, senza rendermene conto, con l’idea di me stessa nuda ( potenziale, reale, agognata) ed esibita allo stesso modo?
    Credo che non si sia capito nulla, e passo dunque a commenti estetici.
    Concordo con ove e poi, purtoppo, io, in quanto Morosita, con la bionda neosa e bianchiccia, non impianto punti di ammirazione estetica.
    La pulzella della settimana scorsa aveva invece il suo fascino di morbida ed un bel viso, spesso imbarazzato, tant’è che ho pensato ‘ma chi c’ha fatto fà?’.
    Detto ciò formulo un remarque esegetico : il ‘prima’ e ‘dopo’ delle foto mi sa di ”età dell’innocenza” vs ”e si diventa zoccole”. responsabilità di chi scrive, in modo rapido e da far presa sui babbilioni all’ascolto, ma ridicolo per i rischi di interpretazione, come appena asserito. Le ragazze, ancora una volta, in questo caso non c’entrano nulla.

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