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torregiani1-o.jpgCapita raramente di leggere un libro diretto, semplice e bello. Che racconti una storia di un ragazzo a cui la vita non ha potuto riservare le gioie di una famiglia biologica, ma a cui il cuore di una persona ha riservato l’amore di una famiglia adottiva.
Una storia normale in fondo, di amore e di comprensione. Se non chè per tirare avanti, quell’uomo dal cuore d’oro faceva il gioielliere, con passione. E, nel buio degli anni ’70, si è trovato di fronte uno che gli ha sparato, perchè lui stesso si era trovato coinvolto in una sparatoria. Volevano punire chi si faceva giustizia da solo. Stavano punendo chi portava la pistola per difendere il suo essere normale.
Capita raramente di trovare un libro in cui si citi per intero il post di un blog, Macchianera, e alcuni dei relativi commenti.
E capita raramente di trovarsi d’accordo al 100% con l’autore di un libro nel ritenere che tutta questa attenzione per persone che hanno rovinato la vita di nuclei familiari stramaledettamente normali non è dovuta.
Sono dovute lo scontare le pene della giustizia, sono dovute le spiegazioni e sono dovute soprattutto le scuse. Anche per quel post.

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14 Commenti

  1. “Stavano punendo chi portava la pistola per difendere il suo essere normale”? Da quello che ricordo io della vicenda, la “punizione” di Torregiani fu decisa perché quest’ultimo, insieme ad un suo conoscente anche lui armato, uccise un rapinatore – roba di delinquenza comune – in un ristorante. Torregiani (che quindi girava armato) si trovava semplicemente lì a cena, e non stava difendendo sé stesso, la propria famiglia o il proprio pane quotidiano. Fra l’altro il colpo che paralizzò il figlio durante l’assalto alla gioielleria partì dalla pistola del padre, il che dimostra, nel caso ce ne fosse bisogno, che l’idea di ricorrere alle armi durante un’aggressione è imbecille più che efficace (durante la rapina al ristorante avrebbe potuto ammazzare per errore un ignaro cliente, forse la sua famiglia ora non penserebbe che aveva un cuore d’oro). Intendiamoci: Battisti non mi sta molto simpatico, ma non mi piacerebbe che per dargli addosso si santificassero dei personaggi anch’essi discutibili (e non dico “cattivi” o “criminali”, dico discutibili perché, a parte le idee assurde di “vendetta proletaria”, quello che ha fatto Torregiani era discutibile anche allora). Se c’è una cosa che la storia degli anni ’70 ci ha insegnato è che quel periodo è complicato, e i tentativi di semplificarlo, dall’una e dall’altra parte portano a effetti disastrosi

  2. “..stavano punendo chi portava (ed impugnava) una pistola per difendere il suo essere normale..”???
    Ma io che alzo le mani e mi faccio rapinare perché sono assicurato, senza rischiare di beccarmi una pallottola o peggio farla beccare a mio figlio sono anormale o una persona di buon senso??
    Quella poi non fu una spedizione punitiva da ultrà, ma una rapina di autofinanziamento di un gruppo armato sul cui svolgimento ci sono punti oscuri, odore di insabbiamenti (perizie balistiche) e tanfo di speculazioni politiche.
    E tutto questo senza nulla togliere a chi le pallottole se le è beccate, dall’una e dall’altra parte, perchè in guerra se non loavete ancora capito, non ci sono buoni o cattivi, ci sono solo pallottole che fischiano e se hai culo e buon senso ti puoi salvare, se vuoi fare l’eroe di fronte ai tuoi gioielli e a tuo figlio son cazzi tuoi, ma anche di chi ti ha sparato.

  3. “tutta questa attenzione per persone che hanno rovinato la vita di nuclei familiari stramaledettamente normali non è dovuta.”

    concordo

  4. Non ho parole. Non risponde a verità processuale il fatto che la pallottola sia partita dal padre. E non risponde a verità il fatto che abbia ucciso lui nell’altro caso.
    Ancora, qui ci sono da una parte delle persone che lavoravano, con la famiglia, una casa di 2 stanze e le rate da pagare. Dall’altra persone che avevano deciso che l’esproprio proletario era legittimo, senza lavorare.
    Datevi una letta a Marx, e poi parliamo di chi era di sinistra e chi no.

  5. Fabrizio, esiste una perizia balistica, insabbiata come molte cose in questa strana indagine, che dimostra da quale arma venne sparato il proiettile. Se fai una ricerchina la cosa viene fra l’altro citata (e mai smentita) in un’intervista a Torregiani-figlio dell’Ansa. La RAI, per pudore, parla di ferimento “durante le fasi concitate della rapina”. Non so se nell’altro caso lui abbia ucciso o meno, comunque ha contribuito a trasformare una rapina da poche lire in un ristorante compiuta da qualche “pezzente”, in una sparatoria da far-west, con morti e feriti. Questi sono i fatti, poi ciascuno è libero di pensare che sparare in un locale affollato per difendere quattro soldi di incasso (neanche propri, fra l’altro) valga il rischio di qualche vittima.

    E comunque avere una casa di due stanze, le rate, etc. al limite fa di te una persona con pochi soldi, non una persona assennata e tantomeno di sinistra, ma del resto il tuo commento (scusami, ma abbastanza ingenuo) su quelli che facevano l’esproprio proletario “senza lavorare” dimostra quanto sia difficile parlare di quel periodo senza schieramenti precostituiti.

  6. OK, c’è un’altra perizia. Non se ne parla nel libro e non l’avevo trovata agli atti. Se permetti mi attengo a quella ufficiale.
    Per tornare alla sequenza: nella rapina di cui sopra, non si trattava di 4 lire, ma della “valigetta” di un orefice. Il Torregiani non sparò per primo. E andava in giro armato, dopo essere stato rapinato e in quel clima. Per questo fu deciso di farlo fuori. Lui aveva reagito, in un clima da far west.
    Ti ripeto, da una parte chi lavorava e aveva una famiglia; dall’altra chi faceva gli espropri. Io rimango fermo al giudizio di Pasolini. Quelli di sinistra non erano certo i Scalzone, i Curcio, i Negri o i Battisti. Il mondo si cambia con il sudore, non andando in giro a fare i rivoluzionari professionisti.
    Mi dispiace, ma lì ti sbagli. Lavorare, avere una famiglia, tirare sù i figli e farli studiare, avere dei “valori morali” è di sinistra.

  7. Siamo in pieno revisionismo mi sembra.
    Ciò che dice MR sulla perizia balistica è vero, ed è uno dei motivi per cui a suo tempo i giudici francesi non concessero l’estradizione. La perizia ufficiale era lacunosa e contraddittoria.
    Ma a parte questo, non vedo perchè tirare nuovamente in ballo Battisti.
    Non è mai esistita nessuna prova che collegasse Battisti all’agguato, il processo contro di lui fu un processo iperindiziario e la condanna una cosa scandalosa.

  8. “Non è mai esistita nessuna prova che collegasse Battisti all’agguato, il processo contro di lui fu un processo iperindiziario e la condanna una cosa scandalosa”.
    Scandalosa? Più scandalosa delle assoluzioni del berlusca?

  9. Alberto Torreggiani è figlio adottivo di Pierluigi Torreggiani, orefice ucciso nel 1979 da un commando dei Proletari armati per il terrorismo (il movimento dell’ormai latitante Cesare Battisti) episodio a margine del quale rimase comunque paralizzato.
    Suo padre venne descritto come un duro e deciso, ma la storia di come giunse ad adottare il figlio sembra dimostrare una storia diversa. Nel 1970 e gli avevano scoperto un cancro al polmone. Ricoverato all’Istituto dei tumori, se l’era cavata e in quell’ospedale aveva conosciuto tre bambini, tre fratelli, Alberto, il più piccolo, poi Anna e Marisa. Erano orfani di padre e la loro madre stava morendo. Torregiani li adottò tutti assieme e i tre ragazzi divennero figli suoi.
    Prima dell”episodio della pizzeria, due rapinatori avevano provato a rupulirgli il negozio (marzo del 1966) ma lui li aveva respinti a rivoltellate. Da allora il suo posto di lavoro si era trasformato in un bunker. Vetri antiproiettile. Porta blindata. Ufficio corazzato.
    Dopo la tentata rapina alla pizzeria, dove un rapinatore rimase ucciso, la Repubblica cominciò a descriverlo come un cacciatore di teste alla ricerca di rapinatori da accoppare. A caccia, cioè alla pizzeria, suo padre era peraltro in compagnia della figlia. Titoli dei giornali: ” Sceriffo in borghese”, “Giustiziere a Milano”, ciò che condannava la parte lesa e finiva per difendere il rapinatore. A niente servirono lettere ai giornali per smentire punto per punto.
    Poi cominciarono le telefonate notturne: “Porco, ti faremo fuori», «Perché vai in giro con il cannone? Preparati la cassa».
    Il 16 febbario 1979, in un pomeriggio buio e piovoso, Pierluigi Torregiani viene ucciso davanti alla sua gioielleria di via Mercantini. Al suo fianco c’è Alberto, 14 anni, che rimane ferito. Da allora vive su una sedia a rotelle.
    L’assassinio fu rivendicato all’Ansa di Venezia cui dissero: «Siamo i Proletari armati per il comunismo. Abbiamo colpito gli agenti della controrivoluzione Torregiani e Sabbadin».? Sabbadin era uno che a somiglianza di Torregiani aveva cercato di difendersi dalla violenza. Il 16 dicembre 1978 Lino Sabbadin, macellaio vicino a Mestre, aveva sparato contro un rapinatore entrato con l’arma in pugno nel suo negozio e lo aveva ferito a morte. Il mandante dell’omicidio di Pierluigi Torreggiani, Cesare Battisti, era nel gruppo che assassinò Sabbadin. Battisti è stato condannato per entrambi gli episodi.
    il figlio cadde in un periodo plumbeo. La solidarietà si spense subito: decise di andarsene da casa, dove la madre adottiva soffriva troppo. Rimasto paralizzato, pur di dimenticare cominciò a raccontare che era stato investito da un’auto. Poi, di recente, il caso Battisti è riesploso. Scrivendo il libro, ha detto: “L’unico vero ergastolo è il mio”.
    Il post linkato di sopra, quello attribuito a Genna, è la cosa pià falsa, schifosa e il malafede che abbia mai letto qui.

  10. Ribadisco il concetto: si può essere di cultura e censo medio-bassi, avere un cuore così per quanto riguarda i bambini, ma comunque fare minchiate enormi ed avere o praticare idee discutibili in altri campi.

    Torregiani era probabilmente uno a cui piaceva sparare e che aveva un malinteso senso di giustizia. Vuol dire che era uno “sceriffo”? No. Vuol dire che hanno fatto bene a sparargli? Nemmeno. Però la prima parte rimane comunque vera: le persone, gli avvenimenti ed i periodi storici vanno capiti nella loro complessità, questi tentativi di creare sempre e comunque l’eroe da un lato e il mostro dall’altro fanno solo sorridere per la loro ingenuità; “eroi” e “mostri” esistono certamente, ma sono poche eccezioni, la realtà, la politica e la storia sono infinitamente più complesse.

  11. Perfettamente d’accordo con Fabrizio e Facci (con postilla su Marx: io credo che Marx sia da prendere con le pineze (e buttare nel cesso)).

    Per il resto: non c’era nessuna guerra, c’era un gruppo di scalmanati pronti a diventare assassini, e infatti. Sintomatica di certo communismo del ventunesimo secolo l’idea che Torregiani padre fosse uno sceriffo in quanto difendeva non solo se stesso, ma anche gli altri. Per questi neoboslcevichi l’idea di tessuto sociale e’ cosi’ forte che se ti rapinano e/o ammazzano un estraneo davanti devi fare finta di nulla.

    Singolare anche l’idea che Battisti non abbia nulla a che fare con le sue vittime. Purtroppo i compagnucci della parrocchietta sua hanno cantato e lui per meglio difendersi al processo se la e’ svignata. ma senza mai negare, anzi, rivendicando, di essere un Pac (per inciso: bell’acronimo, sa proprio di botto, di vuoto spinto nella scatola cranica): e, ma guarda, i Pac ammazzavano la gente: non che facessero molto altro.

    Comunque per fortuna latiante non e’ piu’ e nel suo paese c’e’ una meritata branda che lo aspetta

  12. La figura di Battisti è sempre stata contornata, grazie ai vari soccorsi rossi sparsi nel globo terracqueo, da un alone quasi romantico da eroe in fuga, da vittima di un sanguinario regime paramilitare che neanche in Sudamerica. In realtà non è così. Sarà pure un intellettuale (si fa per dire), che scrive, che legge, che fa opinione. Ma è pur sempre un individuo che, invece di difendersi nel processo, è scappato di paese in paese per sottrarsi alla giustizia. Difficilmente un martire innocente, se effettivamente tale, si dà alla macchia. Ma tant’è.

    Inoltre c’è un fatto che nessuno, mi pare, sta citando. Dopo che, nel 2004, la magistratura italiana aveva ottenuto dalla Francia l’estradizione di Battisti, questi ha fatto subito ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo: respinto. Evidentemente anche nelle istituzioni dell’UE si fanno le cose sommariamente.

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