Morte di una storia

Nella vicenda senza trama cavalca un guerriero senza spada. Disarmato di eventuali contundenti, la ragione del suo essere consiste nell’autocompiacersi della sua investitura. Durante la storia, un’arma lo possedeva.

Benché fosse lui a tenerla in pugno, questa lo obbligava ai suoi voleri.
Passando attraverso le radure la sentiva fremere nel fodero e la sguainava per farsi largo tra le fronde e tagliare la testa alle bestie feroci. E così senza paura il cavaliere andava sicuro, lasciando che la spada di sua iniziativa riconoscesse il pericolo e lo estirpasse per conto suo.

Bisogna puntualizzare che quest’arma fa parte della dotazione minima di ogni cavaliere. E che una storia di questo genere prevede un utilizzo frequente e sanguinoso della spada da parte del cavaliere. In parole povere, era obbligato a usarla o l’autore l’avrebbe rimpiazzato al volo con un cavaliere stagista. Ah. Il precariato.

Già al terzo capitolo, la spada non si accontentava più di fronteggiare i pericoli, bensì discerneva le ingiustizie. Infilzava il petto degli ingordi e tagliava le gole ai maldicenti, accecava gli invidiosi e sfigurava i vanitosi. Di tanto in tanto mozzava qualche mano e la sua specialità erano proprio i testicoli.

Ma in questo valoroso guerriero cominciò ben presto a delinearsi un tale spessore d’animo, una ricchezza di personalità, un intricato sistema soggettivo, un tutto tondo tutt’uno col tutto cosmico, un’evoluzione di quella mezza calzetta di personaggio che era a pagina cinque, che si ritrovò ben presto impegnato a combattere non più contro i nemici, ma contro se stesso.

No, dico. E teniamo conto che si tratta di un’edizione economica. La spada dunque, dov’eravamo rimasti, che per sua natura bla bla bla riconobbe l’insidia all’interno del cavaliere eccetera, nel tentativo di estirparla gli recise il cuore e la testa. Il cavaliere invece di svenire e non potendo morire per contratto fino al raggiungimento del risguardo della terza di copertina, scelse l’opzione ira funesta e scagliò la spada molto lontano. Dove non avrebbe mai più potuto non solo raggiungerla, ma nemmeno ricordarla.

Quando la rabbia si fu placata cominciò a guardarsi attorno per individuare dove fossero rotolate le sue appendici. Ma queste si erano nascoste nelle note a margine per paura di essere imprigionate di nuovo assieme nello stesso corpo. E a dispetto dei richiami continui e strazianti del cavaliere, nulla.

Specifichiamo che poiché la bocca era inglobata nella perduta testa, il cavaliere esternava la sua apprensione percuotendosi l’armatura all’altezza del petto e producendo dei segnali in codice Morse che dicevano: Quo usque tandem. Una performance di teatro sofferto di altissimo livello, con in più tutto il vantaggio della citazione colta. Io a questo autore gli pubblicherei di tutto.

Dunque il nostro cavaliere agitava le braccia come un tarantolato, procurandosi degli imbarazzanti gibolli sulla corazza. Al punto che il cavallo gli era sfuggito di sotto il posteriore, disarcionandolo per la vergogna. E un assicuratore di passaggio gli aveva offerto una copertura contro gli eventi atmosferici. (L’arguto assicuratore interpreta i bozzi sull’armatura come postumi di una grandinata, N.d.A.)

Siamo a metà e in pratica non è ancora successo niente. Ma andiamo avanti. Attraversando la storia a piedi, il cavaliere che da qui in poi chiameremo Gaspare, giusto per evitare fastidiose ripetizioni della parola cavaliere una riga sì e una no, si accorse che non c’erano più nemici né pericoli. Né cavalli.

E così vagava senza meta, indagando la sua complessa interiorità mutilata, analizzando ora il suo perduto istinto, ora la sua smarrita ragione, ora il ricordo di un sentimento profondo, ora di un entusiasmo fugace. Inoltre gli giravano parecchio per il fatto di dover proseguire in quelle condizioni per altre 145 pagine.

Scoraggiato, andò a sedersi su un sasso. Lì si mise a pensare al senso del suo compito, ma senza la testa non riusciva a concepire ragioni. Si mise allora a riflettere sul senso del suo essere, ma anche in questo caso la mancanza del cuore gli inibiva le emozioni. In un certo senso avrebbe anche potuto ricorrere all’amigdala, ma come sappiamo è contenuta nella testa e in questo momento ne siamo sprovvisti, ripassi in settimana e grazie per averci scelto. Arrivederci a presto.

Invece a un certo punto balzò in piedi come un soldatino a molla e riprese il cammino. Puntava dritto verso l’ultima pagina, deciso a portare in fondo la storia. Si trattava di andare sempre avanti, niente di più facile. Niente digressioni a sinistra, niente seconde stelle a destra. Quella era la sua storia. La sua, accidenti. E poi dovevano succedere ancora un sacco di cose.

Dov’era l’antagonista? E tutti i personaggi secondari? Quelli che gli avrebbero indicato il castello e poi lui avrebbe affrontato il drago. E come avrebbe fatto a salvare la principessa? E lei poi, gliel’avrebbe data subito o dopo un po’?

Passavano i giorni e il cavaliere pian piano si accorse di tornare sui suoi passi come in un percorso circolare, in cui il paesaggio sempre uguale gli impediva di conservare riferimenti. L’orizzonte si era sbiadito al punto che il cielo e la terra risultavano frullati insieme. Il sentiero era come amalgamato con la pianura ed entrambi si fondevano in un’unica superficie omogenea. Gli alberi si erano diradati fino a scomparire e tutto quanto sembrava intrappolato in una distesa di nebbia.

Per sempre.

Fine.

[Questa storia contravviene volutamente ai criteri sintattici, retorici e grammaticali stabiliti per la stesura di un poema cavalleresco. Anche in versione Fiaba Sonora per la scorsa puntata di Sabatonotte, a tre quarti del podcast.]

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8 Commenti

  1. Questa storia contravviene volutamente anche ai criteri sintattici, retorici e grammaticali stabiliti per la stesura della lingua italiana.

  2. Gaia sei bravissima.
    La tua scrittura è eccezionale. si è questo il termine giusto.

  3. Signurina Giurdane io ho finite. Ho pulite lu fricurifere co’ l’acete e ho stirate le tende do salone. Li spinace li soce miss dint’a la credenza de la cucin. L’orl a la conn nen so’ fatte a tempe lu facc diman. Signurì m’arraccummanno l’amice tue iere sera hanno fatte un macelle, tutte quello vine, li cann … poi scrivete tutte quelle fessarie sui pezzi de cart che poi ie deve pulì tutt lu iuorne gli scarabocc n’che l’alcool. E poi tutte quell sostanze te fann male. Trovateve nu bellu guaglione che te fa l’ammore alla sera. E po’ fate nu poc attenziona a non sporcà tropp.
    Ie torne mercoledì.
    P.S.
    Lu gatt non ha magnat ancor

  4. C i sono cambiamenti nella vita,dovuti al clima,all’eta’ e cambiamenti dovuti allee persone,purtroppo
    azzolina e’cambiato,grazie a qualcuno,
    e questo cambiamento mi fa’incazzare,sono impotente mi rimane solo
    lo scrivere, scrivere e fare una denuncia,
    perche’purtroppo altro non so’ fare.
    1 NON HA PIU’UNA PERSONA CHE RISPONDE SEMPRE AL TELEFONO

    QUALCUNO STA’0ATTENDENDO DA UN MESE CIRCA

    IL NUMERO DI TELEFONO DI UNO SPECIALISTA

    CHE NON ARRIVA E RAGGUAGLI SU COSE MEDICHE

    IMPOSSIBILE CHE LUI NON DIA ORDINI DI INVIARLI

    UN’AMICA DICE CHE UNA PARENTE

    AVEVA TELEFONATO PER CHIEDERE

    DELUCIDAZIONI SU UN FARMACO

    NESSUNO ISPONDEVA MANCO SUL TELòEFONINO

    SULL’ULTIMO LIBRO, NON E’STATA FATTA

    ALCUNA CONFERENZA STAMPA,

    NE E’PRESENTE NELLE LIBRERIE,
    E AL CONTRARIO DEL PRIMO CI FU’N MISERO

    INCONTRO, GIA’E’STATO ORGANIZZATO MALISSIMO,

    ORA CHI DOVREBBE TENERE I CONTATTI TRA’PAZIENTI E MEDICO???

    UN BAMBINO SAPREBBE DARE LA RISPOSTA

    PURTROPPO CIO’NON AVVIENE,

    E’AVVILENTE,LO SO’

    MA ORA, NON SI E’MANCO PIU’LIBERI DI ANDARE

    DA LUI DOVE SI VUOLE

    PARE CHE QUALCUNO DECIA PER LUI

    E IO MI DANNO PER COME E’CAMBIATO..
    E’SEMPRE STATO BUONO E MITE

    MA SE SI SPECULAVA SUL PAZIENTE O SE

    ESSO NON ERA SERVITO BATTEVA I PIEDI,

    ERA CAPACE DI GRIDARE,INDIGNARSI,LICENZIARE

    ORA COSA SUCCEDE????

    QUANTO SI DEVE ASPETTARE PEER AVERE

    DELUCIDAZIONI PROFESSIONALI??

    PERCHE’ DEVE STARE ALLE MSNOVRE DI QUALCUNO??

    QUANDO LUI PER PRIMO NON SCENDEVA MAI

    A COMPROMESSI???

    IL PAZIENTE ERA IL PADRONE

    ORA???CHI E’ IL SUO PADRONE??

    IO HO LA RISPOSTA
    à

    ALLA PROSSIMA PUNTATA………………

    palese chi lavora per lui

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