Pronto Soccorso Rosso

Scontri tra cinesi e polizia in via Paolo SarpiLo dice uno che scherzando (ma neanche tanto), qualche tempo fa aveva prospettato che la allora quasi certa vittoria di Man-Lo al Grande Fratello sarebbe stata il segnale per l’inizio dell’invasione: ma che, davèro avete tutta questa paura di gente che fino a ieri vi serviva i Wonton e la glappa di liso senza curarsi delle vostre prese per i fondelli?

Perché pare che questa volta i figli della grande madre rossa abbiano esagerato, e allora ho visto in televisione qualcuno che sembrava il sindaco (ma in un paese normale non poteva essere davvero il sindaco: una che ce l’ha con i commercianti cinesi, ma non con il suo parrucchiere; una che ha proposto una fiaccolata senza considerare il fatto che il giorno dopo la cera sull’asfalto avrebbe provocato decine di incidenti) dichiarare che “non esisteranno più zone franche per la criminalità”.
E insomma, in questa “zona franca per la criminalità” (non si ha notizia, per dire, di un solo scontro a fuoco che abbia coinvolto cinesi) intorno a via Paolo Sarpi a Milano, i musi gialli si sarebbero spinti a fare questo: caricare e scaricare delle merci.
“Scaricavano merci”: lo ripeto ad uso e consumo di quelli che tendono a destra e a cui ancora scende una lacrimuccia ogni qual volta che si prospetti la possibilità di “non fare passare lo straniero”: non so se ve ne siete accorti, ma ve la state prendendo con degli ex comunisti perché si sono messi in testa di fare i capitalisti.

Dei cinesi che prendono ad abitare una zona della tua città si dice: che la colonizzano; che fanno scendere il valore delle case e degli esercizi; che si presentano ai padroni dei negozi con contanti in mano, e la cifra è talmente alta che non si può non vendere; che le attività commerciali coprono un giro di contrabbando; che non muoiono, perché non esiste una sola tomba intestata a un cinese; che quando muoiono non si vedono, perché la mafia cinese sequestra i cadaveri che dovrebbero essere sepolti in patria e li fa a arrivare a destinazione solo dopo che la famiglia ha pagato un riscatto; che i documenti dei morti regolarizzati vengono ereditati dai vivi clandestini; che vanno a raccattare la verdura per gli involtini primavera tra i rifiuti dell’Ortomercato; che scatarrano in pubblico, vantandosi del risultato; che copiano le borse; che vendono accendini con le lucine; che dentro i Wonton c’è carne di cane; che dentro i Wonton c’è carne di topo.

Io lo so che avete fatto “sì” con la testa a ogni singola voce e, quasi sicuramente avete ragione voi: i cinesi fanno probabilmente la maggior parte di queste cose, diciamo con l’esclusione del topo e del cane dentro i Wonton.
Ma il punto che ha scatenato la rivolta nella Chinatown milanese – sono qui a ricordarvelo – è che nel caso in questione la “tolleranza zero” del Comune non ha come oggetti la mafia gialla, la clandestinità, il lavoro minorile, bensì i carrelli trascinati sui marciapiedi di via Paolo Sarpi e zone limitrofe.


Per questo mi faccio qualche domanda e mi dò delle risposte (piuttosto ovvie, peraltro, ma di questi tempi non sembra).

La merce su quei carrelli è di contrabbando? Se sì va sequestrata; se no, non vedo quale sia il problema farla scorrazzare per la città su rotelle.

Quando si presentano per acquistare il tuo negozio in contanti, il denaro che hanno in mano è sporco o riciclato? Se sì, li si incrimina ai sensi delle leggi che sono lì apposta; se no, sono liberi di comprarsi la baracca. E tu di non venderla.

Esiste una legge che vieta a te e i tuoi amici/connazionali/parenti di emigrare e scegliere un’unica zona di una città per andarci a stare tutti assieme? Ve lo dico io: no, non esiste. Il concetto è semplice: non si può discriminare un gruppo di persone creando un ghetto per accoglierle, a meno che non siano loro stessi a volerlo. Saranno antipatici a non desiderare la nostra compagnia, ma è così.

Scontri tra cinesi e polizia in via Paolo SarpiScontri tra cinesi e polizia in via Paolo SarpiE infine: com’è che in quest’era di videofonini, telefoni cellulari con macchina fotografica incorporata, telecamere compatte, Flickr, YouTube, fotografi di cronaca professionisti e cameraman dei TG che si spostano in tempo reale per la città, non sono riuscito a scovare un solo filmato, una sola foto scattata durante gli scontri con la polizia, in cui sia ritratto un cinese che le dà, invece di prenderle?
Per la cronaca: ho trovato invece immagini e video della polizia che mena. Quelle, tante. A volte che mena pure con il manganello al contrario.
Per il resto, ci sono donne col megafono, tipi che si affacciano alla finestra, altri che sventolano la bandiera rossa (“issata la bandiera cinese” ha scritto qualche giornale, manco via Paolo Sarpi avesse un albero di prua o una collinetta da conquistare), qualche pirla che tira le bottigliette d’acqua e niente di niente che giustifichi l’intervento delle forze dell’ordine in assetto di guerra.

Detto tutto questo, continuo a guardare le foto (amici poliziotti, in una c’è un tizio che vi dà man forte e dispensa cartoni in faccia anche se non è in divisa, e se tanto mi dà tanto, quello è un filo più di Forza Nuova che del Club di Topolino) e mi viene un’ultima domanda, di quelle inevitabilmente populiste, perché comprendono l’espressione “un paese civile”. Allora chiedo: non sarebbe bello abitare in un paese che si dice civile perché una volta che ti hanno immobilizzato e reso innocuo le sue forze dell’ordine smettono di menarti?

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50 Commenti

  1. E infine: com’è che in quest’era di videofonini, telefoni cellulari con macchina fotografica incorporata, telecamere compatte, Flickr e YouTube, non sono riuscito a scovare un solo filmato, una sola foto scattata durante gli scontri con la polizia, in cui sia ritratto un cinese che le dà, invece di prenderle?
    Forse perché la polizia in servizio, a differenza dei tanti cinesi partecipanti alla manifestazione, non ha tempo né tempo né diritto di starsene lì impalata a riprendere la scena con videofonino? Ma magari eh.

  2. Sono completamente d’accordo, tranne per una cosa: lo scarico e il carico delle merci credo che vadano fatti (per legge) sotto certe regole; tipo in orari precisi e in luoghi prefissati. Almeno è così qui dalle mie parti per il mercato (per i venditori all’ingrosso come i cinesi di via Sarpi non so).

  3. zarathos, giusto perchè pare ti manchino alcune informazioni:
    _ la polizia ha un corpo apposta che sta impalato a fare fotografie, si chiama Digos. Se ci fai caso li troverai più o meno ad ogni manifestazione, telecamerina in mano a filmare le facce di chi c’è e chi non c’è.
    _le telecamere c’erano, sono state installate dal comune due settimane fa per controllare la nuova ZTL contestualmente istituita attorno a Sarpi. Indovina un po’? Il comune dice che funzionavano prima dei fatti, funzionavano dopo, in mezzo inspiegabilmente c’è stato un blackout. Tu pensa il caso.

  4. bella riflessione. Su questo tema ho provato a fare dell’ironia dedicando un post alla rivolta patriottica che gli italiani hanno scatenato contro gli stranieri sovversivi e parassiti, dopo i fatti di Milano.

  5. E’ significativo che 5 minuti di iene spieghino le cose meglio di ore ed ore di TG nazionali (per non parlare di grillo e la classe dirigente italiana…)

  6. Un Italiano che va in cina a produrre un telefonino che gli costa 5 euro, perchè paga euro l’ora un operaio, per poi rivenderlo in Italia a 150 euro fa import-export.
    Un giorno per caso quell’operaio capita in Italia, vede che con 5 euro compra la custodia di un telefono, si sente un po’ coglione e decide di venire lui stesso a vendere telefonini in Italia magari a 75 euro,.
    A quel punto l’imprenditore italiano si adira dice :”Aiuto i cinesi ci fanno concorrenza sleale!”

  7. ma da quanto ho letto nei giorni dopo, il tutto è iniziato non per lo scarico merci, ma perché la donna al volante del furgone, che stava scaricando fuori dagli orari consentiti, è scappata non appena le due vigilesse si sono accorte che era senza assicurazione.. appena l’hanno raggiunta, secondo alcune testimonianze, la donna ha iniziato ad insultare e altro.. allora le vigilesse hanno chiamato rinforzi, per portare via la donna e lì è scoppiata la rivolta..
    ma non chiedetemi fonti, vado a memoria.. e forse non è neppure andata così.. c’è qualcuno con fonti certe?
    io ho un’antipatia viscerale per chiunque porti una divisa, ma mi sa che a questo giro sono finiti in mezzo ad un caso politico per colpa di una che non voleva pagare una multa.. altro che razzismo..

  8. @Spad: peccato che la versione della donna e di svariati testimoni sia diametralmente opposta, con la donna che chiede alla vigliessa di non sequestrare il libretto di circolazione e questa, per tutta risposta, le dà le spalle e comincia a parlare male dei cinesi con la collega. E peccato anche che se applichi la tolleranza zero solo per i cinesi e le attività dei cinesi, forse di razzismo si può anche parlare… e per restare in temi, pensi che la delibera che colpisce solo i phone center, guarda caso al 99% gestiti da immigrati, sia un caso?

  9. a parte le nemesi di genova e napoli in cui per debilitare le istanze no-global si è seminato ad alti livelli rendendo partecipi di quello schifo pure le forze dell’ordine credo che queste ultime non vadano tirate in ballo per l’attribuzione di colpe in questioni così complesse in cui ognuno tira l’acqua al suo mulino.Spero solo che nel futuro la comunità cinese non abbia più problemi,e la smetta di prenderci per il culo con prodotti truccati,già rotti e beni alimentari speziati ad arte per farcene dimenticare la natura

  10. Credo che la reazione della Polizia sia comunque esagerata,così come in questo caso anche negli altri: ieri alle Iene si parlava ad esempio di Roma-Manchester.
    In ogni modo credo che l’amministrazione comunale di Milano non debba fare l’errore concentrando tutti gli sforzi nel sopprimere le legali e giuste iniziative commerciali di quella zona: i controlli vanno benissimo,anzi,ma devono essere concentrati in maniera omogenea.

  11. @MR: Anche Tanzi si dichiara innocente tu gli credi?
    Detto questo, la violenza eccessiva non è tollerabile ma a mio avviso non lo è neppure una mezza rivolta per una multa.

  12. A dire il vero non solo cinesi: la tolleranza zero stamani la stavano applicando (non so com’è finita, a parte l’enorme giro che ho dovuto fare per evitare Piazzale Lagosta) anche agli immigrati di non so bene quale zona (la “stecca”? la “secca”? quartiere isola, mi pare).
    Chissà se un giorno l’applicheranno anche ai tassisti abusivi della stazione centrale.

    (a me il ristorante cinese fa cagare, in generale, ma non ci vedo nulla di male se loro si mangiano i cani, basta che non ce li vendano per coniglio: per molti induisti è un vietato mangiare le vacche, che differenza fa?)

  13. ma il tamarro con quella faccia lì che sembra uscito dai cattivi di un film di fantascienza per bambini se lo portano dietro pre-confezionato, o si manifesta apparendo dal nulla come incarnazione del senso di sdegno del cittadino italico spaventato dalle orde di cineserie d’assalto?
    lancio una provocazione: perchè invece di “pink” non aprire una sezione dedicata in particolare a documentare fotograficamente con il contributo di tutti i lettori cose del genere? fosse mai che la paura di finire stampati con nome e cognome da qualche parte rende un po’ più pigri i manganelli di questi “signori”

  14. @Iuri: no, non credo a Tanzi, ma ci sono cumuli di delibere, ordinanze e verbali che dimostrano come i vigili in quella zona tendano ad agire a senso unico, e sono tutte cose che danno una certa credibilità alla versione della signora cinese o che come minimo fanno emergere più di qualche dubbio sull’attendibilità di quella dei vigili.

  15. Ho letto un cartello tenuto da un cinese in via Paolo Sarpi con su scritto:
    “Libertà”
    Un altro ” Basta repressioni”
    Se vogliono la libertà possono ritornare benissimo a Pechino.
    E poi certamente la colpa è sempre della Polizia.
    Concordo col post di Facci.

  16. La comunità cinese (di Milano e non) mi pare un filino meno macchietta di come la si vuole dipingere.
    Non si ritrovano nello stesso posto per scambiarsi le ricette degli involtini primavera, ma perché il loro sistema di autogestione e soprattutto il sistema di immigrazione che sta alle spalle, ha bisogno di una città nella città, dove giri moneta interna, si parli lingua interna e soprattutto si viva riconoscendo le regole di autorità interne, tutte cose non fattibili se abitassero le città a macchia di leopardo.

    E’ un po’ più complessa, la macchina espansionistica cinese, di quei tre cartoni che viaggiano su ruote citati, e non a caso è l’unica che funziona realmente e per grossi numeri a fronte di altri cento sistemi di immigrazione che vantano un tasso di uomo trasportato/uomo affogato che si attesta su una media di 5:2.
    E soprattutto fa cose ben peggiori di quelle inserite nell’elenco.
    Solo che si, non si vedono e non si vedono non perché gli piace creare le leggende, ma perché sanno come si fanno le cose e certo non si mettono a fare sparatorie di piazza.
    A Milano certo il reato più grave imputabile a un arrestato è il divieto di sosta ma non perché non ne commettano altri, semplicemente perché quelli che devono “operare” cose più “crude” non sono di Milano ma vengono tenuti in altre città molto meno in vista per essere chiamati dove devono “intervenire” solo per il tempo necessario all’azione per poi essere rispediti in anonimi paeselli quando hanno fatto quello che dovevano fare.

    Non stare a contare in tv quante riprese di cinesi che “fanno” ci sono, per sapere se fanno, quello è un meccanismo per contare i teppistelli da stadio.
    Tu un cinese che fa qualcosa lo vedi solo sei sei quello al quale la fa o se sei un altro cinese.
    Hanno alle spalle un regime militare che li ammazza per una manifestazione, sono generazioni addestrate a non avere intorno nessuno se non quelli che servono per.
    Cucire magliette o far sparire cadaveri.
    Due manganelli girati non sono nulla al confronto di ciò che sono capaci di fare loro, fidati.

    Non esistono esercizi commerciali cinesi non gestiti dalla mafia cinese.
    Li si vuole tollerare, li si tolleri, ma non si dica che bisogna lasciarli lavorare in pace perché pagano le tasse, perché un ristorante i cui proventi vanno a costruire la villetta la mare da uno i cui proventi finanziano il traffico d’armi non li distingui dal fatto che nel secondo ti sparano per sapere cosa vuoi mangiare.
    A meno che non si voglia dire (che è legittimo, eh) che tra tutti i popoli che emigrano dalla propria terra, quello cinese è l’unico che dal primo padre di famiglia all’ultimo anziano cuoco arrivano tutti con i risparmi necessari per aprirsi un ristorante, un negozio, un laboratorio, in una delle città più care d’europa il giorno stesso del loro arrivo.

    Ma noi siamo italiani.
    E ci hanno detto che dobbiamo discutere sulla legittimità di un manganello girato e su una multa per divieto di sosta, quando e se ci va di entrare nell’argomento “cinesi”.
    Ché altrimenti non siamo più brava gente e a noi quello interessa.
    Il resto non ci riguarda.
    Siamo italiani anche in questo.

  17. broono mi sembra convincente

    e anche facci ha ragione

    per quest’ultimo mi sento di aggiungere:
    vedo che è una persona consapevole che il garantismo è un’essenza rara e che va distillata con parsimonia

    al giudice che va intorno agli amici degli amici si fanno anche le radiografie e la psicoterapia per capire se è degno di gudicare o se invece è troppo vanesio, ha lo sguardo introflesso e l’alluce valgo

    ma se la macchina della repressione dei reati si muove -giustamente- contro i cinesi, allora anche un poliziotto fascista semianalfabeta passa l’esame facciologico con la media del sette

  18. Quella che impregna ogni singolo secondo de “Le Iene” si chiama demagogia nazional-popolare. Quello che hanno fatto i cinesi qualche giorno fa, invece, si chiama non riconoscere l’autorità statale. Insurrezione, nello specifico.
    Continuiamo ad aggrapparci a scusanti e solidarietà per parare il culo a gente che nel frattempo continua a non sapere nemmeno come sia fatto uno scontrino fiscale e che imperterrita prosegue la sua attività economica infrangendo ogni tipo di diritto d’autore sui libri che falsifica, ogni brevetto sui prodotti imitati che vende e ogni principio commerciale di concorrenza leale. Continuiamo a puntare l’indice contro la polizia che di sane manganellate, in questo caso, ne ha somministrate fin troppo poche… ma tanto qualsiasi cosa facciano gli stronzi oppressori e violenti sono sempre loro.
    E già che ci siamo, dimentichiamoci anche che ciò che ha acceso la scintilla della protesta è stato un furgoncino PALESEMENTE non in regola poiché privo di assicurazione. Assicurazione che io pago, senza scappatoie, da anni… ma che i cinesi non pagano perché, poverini, sono vittime dei nostri soprusi.
    La democrazia parla chiaro: chiunque su suolo nazionale è bene accetto a patto che sia in regola e rispetti la legge locale. Io a Chinatown ho visto rispettare tutto tranne che questi due fondamentali principi. Però gli scorretti siamo noi, eccheccazzo!
    Continuiamo a remare contro noi stessi così giustificando tutto e tutti. Avanti col buonismo, avanti col perbenismo. Prego, venghino siori, che qui in Italia c’è posto per tutti! Poi magari quando tra cent’anni saranno più di noi e faranno la stessa cosa su scala nazionale di responsabilità non vorrà sentirne parlare nessuno, nel migliore degli italian style, eh?

  19. Piti, non entro nel merito per difendere Facci, che certo non ha bisogno di difesa né tantomeno io mi sognerei mai di mettermi a difendere qualcuno, ma ci entro per ricordare che il garantismo sempre e comunque non è meno sbagliato e pericoloso del garantismo a convenienza.
    Sono solo due lati della stessa medaglia.

    Così come essere per l’integrazione senza alcuna valutazione del caso singolo non è meglio che essere contro in assoluto.

    Sono due modi egualmente sbagliati di delegare ad altri la gestione delle conseguenze della nostra posizione.
    Se io sono garantista e lo sono riguardo al caso A al caso B e al C senza entrare mai nel merito perché il garantismo, mi hanno spiegato, significa esserlo a prescindere, io non sto operandomi per contribuire a un percorso, ma mi sto sistemando la coscienza in modo che non venga mai intaccata da accusa alcuna di non essere garantista.
    Sto ragionando da individualista per dire la mia su un problema sociale, pensa che contraddizione pericolosa.

    Così come per l’integrazione.
    L’importante è dirsi a favore, qualsiasi cosa accada e a chiunque la si conceda, il primo problema sia mettere sé stessi al riparo da accuse di non essere per l’integrazione perché il rischio di essere tacciati di xenofobia è sempre dietro l’angolo e il modo in cui veniamo percepiti da chi ci circonda è e sarà sempre l’unico nostro problema.
    Se poi siamo per l’integrazione “senza se e senza ma” in un paese che non ha una politica di immigrazione sostenuta da una parallela di integrazione e questo farà si che il nostro aggiungerci pure la non voglia di far domande renderà il tutto una fucina di problemi sempre più ingestibili, fa nulla, l’importante è che nel nostro piccolo nessuno possa indicarci come razzisti.

    Non è l’essere pro o contro qualcosa, ma è l’esserlo senza concedersi mai la possibilità di fare delle eccezioni, il pericolo peggiore, perché significa escludere dai percorsi che ci portano alla nostra posizione, qualsiasi essa sia, lo spirito critico.
    Che porta Facci a prendersela con un magistrato se solo gli tocca gli amici (come dici tu) ma che nella stessa identica misura porta te a dare del fascista semianalfabeta a un poliziotto solo perché ti han dato una foto nella quale alza il manganello.

    E quest’assenza di voglia (perché la capacità ci sarebbe) di entrare nel merito delle cose prima di dire da che parte ci poniamo, che ci porti a essere garantisti sempre o garantisti mai, per l’integrazione sempre o per l’integrazione mai, è ugualmente sbagliata.

    (credo)

  20. certe volte questo blog è davvero fantastico. questo post, e quello di facci appena sopra, riescono a disegnare un quadro eccellente di quanto avvenuto a milano, che nessun altro organo di informazione era riuscito a mostrarmi così bene. lo stesso fatto è visto da due poszioni molto distanti, ma nessuno dei due dice cazzate. in fondo parlate di 2 cose diverse, entrambi in modo intelligente.
    per quanto mi riguarda, sono d’accordo con quanto dice facci, in questo caso, ma in generale trovo sempre in lui troppo volontà di scontro piuttosto che di incontro. è giusto che tutti quelli che vivano qui rispettino certe regole, dalle più tecniche a quelle, ben più importanti, che riguardano la libertà dell’individuo, indipendentemente dal sesso e da qualsiasi altra cosa lo caratterizzi. su questo ai cinesi c’è poco da dire: il loro unico culto è la famiglia (e il denaro, ma quello è un po’ di tutti), e dovunque vadano restano sempre cinesi, non da oggi. chiedete a tutte le nazioni asiatiche che da parecchi decenni sono state “invase dai cinesi” se c’è mai stato qualcuno che ha provato davvero ad integrarsi. perlomeno, però, non rompono i coglioni a nessuno. ci vorranno un bel po’ di generazioni perché le cose comincino a cambiare, ma non cercherei ogni occasione per alimentare paura circa invasioni e perdita della nostra cultura e simili. facciamogli fare lo scontrino, a questi cinesi, ma non facciamoci prendere dal panico, che non è il caso.

  21. Non rompono i coglioni a nessuno se per “rompere i coglioni” si intende il vicino di casa che tiene lo stereo alto (l’individualismo di cui sopra).

    Ma forse quando si ragiona su un popolo di qualche miliardo di persone con un tasso di crescita economica senza eguali al mondo e sul loro spostarsi in altri stati in numero tale da occupare economicamente e logisticamente aree di territorio e di economia così estese da imporre un ridisegno dell’intero sistema commerciale della zona dove sbarcano, varrebbe la pena allargare un filino i confini dello spazio all’interno del quale si colloca la soglia delle rotture di coglioni oltre la quale si alzerà la mano.
    Non molto, ma oltre il proprio condominio si però.

    Vaglielo a dire a chi ha presentato una macchina agricola in una fiera e l’anno dopo se l’è vista in un’altra fiera con marchio China Export identica pure nel colore ma con due zeri in meno sul cartellino del prezzo, che non rompono i coglioni a nessuno.
    E sono migliaia di piccole aziende, non due o tre stolti agricoltori troppo poco scaltri per riuscire a non farsi fregare l’idea.

    Che poi ci siano anche dei lati positivi nel fatto che un popolo stia facendo saltare il sistema consumistico occidentale che ti faceva pagare 200 euro un paio di scarpe, è un altro discorso.
    Ma dire che i cinesi non rompano i coglioni a nessuno significa non aver mai aperto un giornale negli ultimi dieci anni.

    Facciamogli fare lo scontrino, si.
    Che è quello, il problema.

  22. Ma poi vuoi mettere la differenza che corre tra chi si mangia i cani e chi invece preferisce il coniglio? Noi almeno il coniglio se è nano lo teniamo in casa come un bambino, se invece è normale ce lo mangiamo!
    Son contenta comunque che finalmente ci siamo accorti che esistono i cinesi che vivono nel nostro paese da anni e che da anni operano indisturbati dalle istituzioni.
    Perchè mi chiedo: sarà che fino a quando hanno lavorato per costruire qualcosa ci ha fatto comodo non vedere i loro bambini lavorare come agli adulti mentre adesso che cominciano a godersi il frutto del loro lavoro (al nero) ci cominciano a dare fastidio?
    Oppure sarà che il grande mercato cinese ci una gran gola e che loro consapevoli di questo, abbiamo cominciato a tirare su il loro musino giallo?

  23. Che palle però che fate. E i cinesi qui, e i cinesi là, e la mafia, e gli involtini, e il senso civico. E’ bello scoprire che gli italiani sono al di sopra di tutto ciò…

    Quindi vediamo, tutti improvvisamente conoscono i più intimi segreti della mafia cinese e la massima risposta delle autorità qual è?

    Perchè le cose sono due:

    O le autorità non ne sanno niente, e allora magari telefonategli.

    O lo sanno. E allora non rompete le palle, e ficcatevi il senso civico nel buco del culo delle nostre fantastiche italianissime contraddizioni.

  24. @ Simone: la sostanziale differenza, credo, è che i cinesi vista la situazione sono probabilmente corsi a uploadarle su internet e a distribuirle alla stampa.

  25. “Due manganelli girati non sono nulla al confronto di ciò che sono capaci di fare loro, fidati”
    Fidati… già, davvero convincente…

    “Continuiamo ad aggrapparci a scusanti per parare il culo a gente che nel frattempo continua a non sapere nemmeno come sia fatto uno scontrino fiscale”
    ‘Gente’ sarebbero i cinesi…

    “per il topo nel wonton non saprei, ma per il cane è verissimo”
    Sarebbe ben semplice dimostrarlo: nella bassa bergamasca, qualche tempo fa, sono stati beccati e chiusi ‘rinomati’ ristoranti che vendevano cane come carne argentina.
    Ovvio, si può sospettare di chiunque, persino di un vissani.
    Ovvio, il wonton non costa come la carne argentina e neppure come vissani…

    “… magari quando tra cent’anni saranno più di noi e…”
    Già, come a londra, o newyork, o s.francisco dove i cinesi, arrivati decenni fa, han comprato tutto ed instaurato un regime.
    Il bello di queste tesi è che, per smontarle, basta un biglietto d’aereo ed un po’ di voglia di girare…

    Btw, bella neri !
    Tanti blog hanno il loro troll, ma tu addirittura il piergianni sotto mentite spoglie. Chapeau !

  26. La mia, visto che mi citi, con tutto il rispetto per ciò che hai avuto la fortuna di conoscere (o non conoscere, ché in certi casi sempre di fortuna si tratta) tu, ti assicuro che per essere smontata richiederebbe qualcosa di più che un biglietto aereo e un po’ di voglia di viaggiare.

    Non entro ovviamente nel merito del tuo non fidarti, non ci conosciamo non vedo perché dovresti farlo solo perché lo dico io.

    Io quello che so lo so perché l’ho conosciuto più da vicino di quanto auguri a chiunque, nemici compresi, e certo non mi metto qui a sconsolarmi perché Sapu mi dice che solo perché non ho fornito dettagli, basterebbe un biglietto per smontare quel poco che ho scritto.

    La “voglia” di girare è roba da turisti e i turisti hanno una caratteristica abbastanza rilevante, nell’utilizzo dei propri viaggi per sostenere di aver conosciuto il mondo reale: possono scegliere dove andare.
    Essere portato a forza dentro il peggio di certe nazioni, ti obbliga tuo malgrado a vedere qualcosa che per la conoscenza del mondo ha un valore leggermente più pesante delle foto al big ben e al banchetto di sushi di Camnden Town verso i quali ti porta la “voglia di girare” e il biglietto aereo.
    Non per altro, è che ci sono, nei cieli, anche aerei per prendere i quali non serve un biglietto.
    Ed è su quelli che viaggia il peggio, non sul tuo della ryanair.
    Ecco perché col tuo biglietto vedi tanti bei posti ma pochi brutti posti e te ne torni a casa convinto che la Cina non sia poi così diversa dalla bassa bergamasca perché entrambi mangiano i cani.

    Di essere convincente me ne frega abbastanza poco, io il mio personale tributo alla cina e all’italia l’ho già dato.
    Ognuno dice la sua e il mondo gira.

  27. Non serve prendere un aereo per constatare certe cose, e nemmeno un genio. Basta andare a fare spese in via Sarpi, o in via Messina, o in via Bramante. Non sono a migliaia di chilometri di distanza… sono qui, a neanche un miglio da casa mia.
    Dire che anche gli italiani delinquono, che non bisogna generalizzare, che non sono discorsi democratici, che non bisogna essere bacchettoni… sono solo elementi di retorica spicciola che servono a spostare il punto della questione da un problema a un’altra problematica meno importante, per schivare il primo con eleganza.
    Perché a troppa gente tira il culo di essere tacciata di xenofobia; perché a troppa gente è stato insegnato che il perbenismo è la prima regola da osservare per essere bene accolti ovunque; perché a fare i demagoghi e a dare del fascista agli altri è facile. Perché oggigiorno la logica individuale non basta più… tutto deve essere confezionato a prova di idiota: le informazioni devono per forza essere suffragate da un numero di dati sufficienti a renderle incontrobattibilmente accettabili, i pacchetti di sigarette devono avere impressa una scritta che ti dice che fumare fa male almeno se qualcuno poi si lamenta “Te l’avevo detto!”, la realtà dei fatti deve essere subita in prima persona per capire come vadano davvero le cose, le immagini e i concetti devono essere forti altrimenti qualcuno punta sempre il dito per confutare.
    E poi ci lamentiamo che in Italia le cose non cambino mai? Sfido io. Finché una buona fetta dell’opinione pubblica rema contro gli interessi del proprio paese per partito preso o per non fare la figura del nazista. Finché una buona parte delle persone è pronta a travestirsi da paladino dei più deboli perché il trend sociale lo suggerisce.

  28. Cazzo, il rispetto delle regole!

    La Moratti e quel fottuto semianalfabeta del suo vice che berciano: “non ci possono essere zone franche”!
    Milano è zeppa di zone franche, cari i miei signori.
    Se vi guardaste attorno anzichè cagarvi addosso per l’arrivo del pericolo giallo, lo capireste.
    Basta una via stretta ed un’impresa di import-export. Camion (non carrelli, CAMION) che caricano e scaricano tutto il giorno, file della madonna per gli sventurati che abitano in zona o che vogliono parcheggiare in via… Ma i camion sono italiani ed evidentemente piacciono di più… Non c’è richio che contengano cani morti o panataloni da tre euri.

    Io capisco che gli immigrati De Corato e Facci (che però scrive bene, dai…) ‘ste cose non le sappiano, ma i milanesotti tutti d’un pezzo dovrebbero saperlo, ed è questa è la cosa che più mi sconvolge.
    I vecchi, ad esempio, i vecchi rompicoglioni di Milano, pare facciano rimozione in real-time. Se c’è un cingalese alla guida del Fiorino in mezzo alle rotaie del 7, allora giù insulti (“torna a casa tua negher!”), se a guidare è uno, chessò, di Potenza, allora la protesta si fa più velata, uno sciur vestito di marrone comincia a menarla sul traffico vorticoso, un’altra pensionata tinta sibila perfino un “dovranno pur lavorare anche loro, poveri figli”. E non solo… Basta sentire le testimonianze delle madri-che-girano-in-sarpi-col-passeggino. Non parlano di “persone”, o di “proprietari dei negozi”. Parlano di “cinesi”.
    Ma va di moda parlare di scontro di culture, ci piace lo scontro. Se poi scrivi sul Giornale o lo finanzi ti *deve* piacere lo scontro, senò non lavori… o no?

  29. i cinesi sono i nuovi italiani. tra un secolo il presidente della repubblica si chiamerà giovanni xian-liu è nessuno ci troverà nulla di strano.

    il post, come rilevato da altri, rasenta la perfezione. dovresti solo scriverne qualcuno in più.

  30. E’ tutta una manovra organizzata a tavolino da Macchianera per fare un ottimo post (complici alcuni naviganti e i loro bei commenti).

  31. Gliel’appoggio categoricamente (ma in senso figurato) allo Slowfinger.
    Nessuno li obbliga a starsene qui in Italia contro la loro volontà. Se Milano non gli piace e si ritengono vittime di inconfessabili abusi possono benissimo prendere e tornarsene in Cina dove, ci scommetto, sulle manifestazioni di protesta saranno sicuramente più tolleranti e pacifici di noi.
    Rispettare la legge o estradizione.

  32. (per porre rimedio a tanta perfezione urge una stronzata.Dal De Mauro Paravia,nella fattispecie)

    Cinesi:
    -biol., movimento di un organismo in risposta a uno stimolo, in cui la direzione non dipende dall’organismo stesso

    -scient., movimento, relativo al movimento: cariocinesi, cinesiterapia, psicocinesi
    Varianti: chinesi––chinesi, cinesio

    (Si tratta di loro,vero?)

  33. Questa sparata blogghettara fa acqua da tutte le parti.
    – “una che ce l’ha con i commercianti cinesi, ma non con il suo parrucchiere; una che ha proposto una fiaccolata senza considerare il fatto che il giorno dopo la cera sull’asfalto avrebbe provocato decine di incidenti…”.
    Dove sta scritto che la Moratti ce l’abbia con i commercianti cinesi piuttosto che con qualsiasi iniziatore di pseudo guerriglie urbane è un dato da dimostrare. Come quello sulle fiaccolate. Guarda un po’ che dopo migliaia organizzate da qualsiasi movimento in favore di qualsiasi diritto, proprio questa lascia la cera sull’asfalto con conseguenti danni.
    – “i musi gialli si sarebbero spinti a fare questo: caricare e scaricare delle merci. “
    Scaricavano merci in modi non consentiti e il solito vigile stronzo è venuto a farlo notare con il modo che conosciamo quando lasciamo la macchina in seconda fila. Fosse successo a uno qualsiasi, sarebbero accorsi 300 sodali in sommossa? Il post travisa la cronaca.
    – “Dei cinesi che prendono ad abitare una zona della tua città si dice: che la colonizzano; che fanno scendere il valore delle case e degli esercizi; …”
    Questo è un dato di fatto acclarato in ogni metropoli del mondo. E non c’entra mescolare la questione con il wonton o l’involtino primavera o la carne di cane.
    – “La merce su quei carrelli è di contrabbando?”
    Il punto non è la legalità della merce nei carrelli. I cinesi sono campioni di legalità a livello universale, no?
    Io non ce l’ho con i cinesi, adoro i ravioli di Pechino e tutte le amenità conseguenti, come se si parlasse degli italiani pizza, mafia e mandolino.
    Ma queste sparate retoriche, solo perchè si tratta di extra-comunitari da difendere a prescindere, anche se fanno una strage mentre gli stragisti veri sono quelli delle forze dell’ordine, sono stranote.

  34. La Moratti non ha parlato di zone franche della criminalità, ma di zone franche e basta.
    ‘Zona franca’ è Paolo Sarpi nell’accezione di cui ci stiamo occupando: un quartiere residenziale trasformato in interporto 24 ore su 24, porcile, catena di laboratori clandestini con lavoro minorile, pagamento solo in contanti e mai ottenendone scontrino, prestituzione di minorenni cinesi – attenzione – vietata agli italiani, mafia cinese, accoltellamenti e sparatorie (informarsi, grazie) e locali semidistrutti in uno dei quali una volta stavo cenando io, arroganza, maleducazione, sporcizia, casino a tutte le ore, violenza e bottiglie tirate ai poliziotti e due auto rovesciate (ma scusate, i filmati ci sono, non li avete visti?) e infine non solo la pretesa che li si lasci fare e che si ceda in sostanza a una perpetua anarchia rispetto a tutte le regolette che devono rispettare gli altri, milanesi o catanesi o senegalesi che siano, ma addirittura il rimbrotto consolare di Pechino che ogni dissenso di norma lo spazza con la ruspa. Senza processo. Senza giornali. Senza internet.

  35. Due vigilesse hanno fermato una donna che stava scaricando merce da un’auto senza la revisione. Nel momento in cui le è stato notificato il sequestro del mezzo la signora ha cominciato a strillare richiamando l’attenzione dei suoi amici/vicini/commercianti i quali, per impedire la confisca della vettura, hanno pensato bene di unirsi e rivoltarsi contro la polizia che nel frattempo è arrivata sul luogo.

    Ora inserisci dove più di aggrada la parola “cinese” e datti del pirla.

  36. (ove®,lusingato.Ma davvero non è il caso.E poi me ne sto andando.Da quattro anni buoni)

  37. Sotto casa mia c’è un’azienda (“Sedie Calamita”, tanto per non fare nomi) che tutte le mattine piazza due camion due in doppia fila per almeno un’ora, bloccando la carregiata in un senso in prossimità di un incrocio, con rischio di incidenti. E, se hai avuto la cattiva idea di parcheggiare davanti al negozio, per andartene devi aspettare con tutta calma che vengano a spostare il camion. A loro non li ha mai multati nessuno. Perlomeno non abbastanza, visto che proseguono imperterriti. Io in compenso ho preso dieci multe per parcheggio in orario lavaggio strade, e persino una multa per aver lasciato dei cartoni fuori dalla campana della carta strapiena, invece che riportarmeli a casa. Tutto questo mi fa sospettare che la distribuzione delle multe a Milano non sia molto equa.

    A Facci vorrei chiedere: qualcuno si preso la briga di spiegare al suo collega Mario Giordano che cinesi e giapponesi non sono la stessa cosa? Perché nelleditoriale dell’altro ieri ha definito i cinesi “figli dello yen”… (segnalata da ubimario).

  38. Ho letto sul corriere, mi sembra, che la signora multata vive in Italia da 8 anni, ma durante la deposizione o l’intervista era affiancata da un’interprete. Ignorare, di proposito o meno, la lingua del paese che ospita rende abbastanza antipatici. Anche il pagare una miseria (bastardi) , ma questo li accomuna a tanti italiani (stronzi).

  39. Broono, io quel che so l’ho conosciuto ancor più da vicino: sono cinese !
    Fidati…
    Ti fidi ?
    Questo era il senso della critica al tuo ‘fidati’.

    La voglia di girare ‘da turisti’ è quella roba che ti porta a Sharm o in un clubmed, non quella che ti porta in un barrio in venezuela piuttosto che in favelas o in un villaggio in togo a far iniezioni ai bambini, magari con un garante (di solito un prete di quelli grazie ai quali c’è ancora qualcuno che crede a Dio ed alla chiesa) giusto per portare a casa la pellaccia.
    Perchè la brutta gente c’è ovunque, ma dire che ovunque, per dire un luogo qualsiasi, la gente è brutta è una tesi talmente cattiva (anche se supportata da qualche esperienza) che non ho più voglia di spenderci tempo.

    Di buono in quel che dici, per quel che vale la mia opinione, qualcosa c’è: l’errore di non vedere dietro ad un certo male una organizzazione, il sottovalutare, il discorso della macchietta.
    Una comunità ed i suoi membri si adattano alle situazioni, si prendono spazi fin dove è lecito ed oltre, se gli viene consentito: qui da noi, dove lo spazio per l’illegalità è illimitato, i cinesi si son semplicemente adattati ed in più hanno una fame ed uno spirito di sacrificio che noi (purtroppo, per fortuna) abbiam perso.
    ‘Noi’ non facciam scontrini e lavoriamo in nero per comprarci il mercedes, loro per comprarsi un quartiere.
    Sembra selezione naturale…

  40. Che la comunità cinese possa risultare antipatica è plausibile. Ma nessuno, sbaglio, prova a capire perché la comunità cinese costituisce un’area franca dentro la città di Milano. E’naturale che una comunità abbia delle regole, intanto, fisiologica direi, che poi siano legittime o cozzino con quelle della comunità ospite è un step successivo.I cinesi formano comunità chiuse nelle città perché si sentono protetti, così come ogni altra comunità straniera fa. Prova ne è il fatto che se vai in paesini dove sono presenti poche famiglie, se non addirittura una sola, queste sono più inserite, se non addirittura integrate.
    Nelle grandi città invece tendono ad agglomerarsi e a creare delle società informali di mutuo soccorso. Imparare l’italiano non è uno scherzo, avere vicino qualcuno più anziano che sa due parole è una garanzia di sopravvivenza nelle rare occasioni di interfaccia con le istituzioni e le amministrazioni della città ospite; i cinesi hanno una medicina tradizionale che funziona con principi diversi dalla nostra ed è quindi naturale che preferiscano continuare a curarsi secondo tradizione.
    Nella stragrande maggioranza non sono cristiani, sono buddisti, taoisti qualche volta e quindi non frequentano la chiesa.
    Hanno un calendario lunare per cui le festività per loro importanti non coincidono con le nostre.
    Se ci aggiungiamo che stanno dietro ai loro “business” dalle 10 alle 15 ore al giorno dietro i loro “affari” puliti o sporchi che siano, mi pare evidente i momenti di scambio con noi e anche il modo di apprendere come rispettare le nostre regole sia minimo.
    “La zona franca” si crea quando una città come Milano o Roma non riesce a stabilire un dialogo e a mediare. La comunità cinese ha un suo presidente sicuramente, dov’è finito in questi giorni? Ho sentito le campane di tutti meno che quella di questa persona. Ha incontrato il sindaco della città ‘franca’? Che si sono detti? Perché non si sfruttano le teste di ponte, poche, che la comunità cinese offre per entrare in contatto con loro e fargli capire quali sono le nostre regole e rispettarle (ma noi poi le rispettiamo? A qualcuno è mai capitato di assistere ad un civile diverbio tra un multato in seconda fila, colto in flagranza e un vigile urbano?)perché non si utilizzano le scuole come terreno di incontro con queste comunità, visto che i ragazzini cinesi vanno a scuola, perché fino a 16 anni è d’obbligo, e i cinesi che non vogliono problemi con le nostre forze dell’ordine – al contrario di quanto si può vedere in questi giorni- a scuola ce li mandano!

    Perché non iniziamo da queste cose, invece di stupirci di quanto è avvenuto??

  41. Che la comunità cinese possa risultare antipatica è plausibile. Ma nessuno, sbaglio, prova a capire perché la comunità cinese costituisce un’area franca dentro la città di Milano. E’naturale che una comunità abbia delle regole, intanto, fisiologica direi, che poi siano legittime o cozzino con quelle della comunità ospite è un step successivo.I cinesi formano comunità chiuse nelle città perché si sentono protetti, così come ogni altra comunità straniera fa. Prova ne è il fatto che se vai in paesini dove sono presenti poche famiglie, se non addirittura una sola, queste sono più inserite, se non addirittura integrate.
    Nelle grandi città invece tendono ad agglomerarsi e a creare delle società informali di mutuo soccorso. Imparare l’italiano non è uno scherzo, avere vicino qualcuno più anziano che sa due parole è una garanzia di sopravvivenza nelle rare occasioni di interfaccia con le istituzioni e le amministrazioni della città ospite; i cinesi hanno una medicina tradizionale che funziona con principi diversi dalla nostra ed è quindi naturale che preferiscano continuare a curarsi secondo tradizione.
    Nella stragrande maggioranza non sono cristiani, sono buddisti, taoisti qualche volta e quindi non frequentano la chiesa.
    Hanno un calendario lunare per cui le festività per loro importanti non coincidono con le nostre.
    Se ci aggiungiamo che stanno dietro ai loro “business” dalle 10 alle 15 ore al giorno dietro i loro “affari” puliti o sporchi che siano, mi pare evidente i momenti di scambio con noi e anche il modo di apprendere come rispettare le nostre regole sia minimo.
    “La zona franca” si crea quando una città come Milano o Roma non riesce a stabilire un dialogo e a mediare. La comunità cinese ha un suo presidente sicuramente, dov’è finito in questi giorni? Ho sentito le campane di tutti meno che quella di questa persona. Ha incontrato il sindaco della città ‘franca’? Che si sono detti? Perché non si sfruttano le teste di ponte, poche, che la comunità cinese offre per entrare in contatto con loro e fargli capire quali sono le nostre regole e rispettarle (ma noi poi le rispettiamo? A qualcuno è mai capitato di assistere ad un civile diverbio tra un multato in seconda fila, colto in flagranza e un vigile urbano?)perché non si utilizzano le scuole come terreno di incontro con queste comunità, visto che i ragazzini cinesi vanno a scuola, perché fino a 16 anni è d’obbligo, e i cinesi che non vogliono problemi con le nostre forze dell’ordine – al contrario di quanto si può vedere in questi giorni- a scuola ce li mandano!

    Perché non iniziamo da queste cose, invece di stupirci di quanto è avvenuto??

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