Ho fatto girare, grazie.

Il ministro Giovanna Melandri ha risposto alla lettera della 23enne fiorentina che avevo fatto pubblicare (la lettera) sull’orrido Giornale e su questo blog molto civile.
La riporto.
Probabilmente se il Ministro avesse letto la qualità, costruttività e raffinatezza dei commenti messi da alcuni di voi su Macchianera avrebbe risposto direttamente qui. Andateveli un po’ a rileggere. Vi anticipo che la Melandri, diversamente da alcuni di voi, non ha scritto che ho strumentalizzato una malata, non ha parlato di me e non ha detto che la fiorentina me la volevo solo fare. Siccome sono un libertario ma anche un cretino, lascio i commenti aperti anche ‘stavolta.


Cari amici,

ho letto con attenzione la lettera della giovane 23enne fiorentina che avete pubblicato domenica scorsa. La vostra lettrice racconta di essere stata anoressica e bulimica e ribadisce, giustamente, che i disturbi del comportamento alimentare sono malattie psichiatriche, dinanzi alle quali una legge rischia di essere inutile e inefficace.

Provo a rispondere a questa affermazione con tre semplici precisazioni.

1) Sottoscrivo pienamente l’osservazione della vostra lettrice: i disturbi alimentari sono malattie psichiatriche complesse e multifattoriali, una vera e propria epidemia che solo nel nostro Paese coinvolge quasi tre milioni di persone, soprattutto giovani donne. Non ci sono scorciatoie, insomma, e proprio per questo, la nostra azione è solo un piccolo tassello di un intervento più complessivo.

C’è una grande sfida educativa che coinvolge la scuola e le famiglie. E c’è l’impegno del ministro della Salute Livia Turco, che si sta già attivando per elaborare risposte a questa emergenza. Certamente, una delle priorità è quella di rafforzare il circuito dei centri di cura pubblici e convenzionati, in particolare delle strutture residenziali come quelle di Todi e Chiaromonte – solo per citare due pratiche di «buona sanità» sparse sul nostro territorio.

2) Il Governo non è intervenuto con nessuna «legge contro l’anoressia». Il provvedimento a cui la ragazza fa riferimento è il Manifesto di autoregolamentazione della moda italiana contro l’anoressia, che il nuovo Ministero per le Politiche giovanili ha firmato lo scorso 22 dicembre insieme a Camera Nazionale della Moda italiana e Alta Roma. Si tratta di una sorta di «carta dei principi» di cui, su sollecitazione del Ministero, il mondo della Moda italiana ha voluto dotarsi, impegnandosi in un’importante operazione di responsabilità sociale di impresa. E sono d’accordo con la vostra giovane lettrice: noi abbiamo fatto solo una piccola cosa. Ma attenti a negarne l’utilità.
Molte diete fai-da-te iniziano con l’ossessione di entrare in un vestito o di assomigliare ai modelli proposti dalle passerelle o dalle copertine dei giornali. Tutti gli esperti riconoscono l’esistenza di fattori socio-culturali fortissimi legati all’insorgenza di queste patologie. Se è vero, quindi, che queste malattie nascono da storie personali difficili e da sofferenze profonde, è vero anche che i modelli sbagliati possono essere, in molti casi, la scintilla che fa cadere le ragazze nella botola dell’autolesionismo e dell’autodistruttività.

3) In nessun punto il Manifesto proibisce alle taglie 38 e alle modelle con Indice di Massa Corporea inferiore a 18 di sfilare. A differenza di quello che scrive la giovane ragazza toscana, infatti, abbiamo scelto una strada diversa da quella spagnola, nella convinzione (maturata insieme agli esperti) che un disturbo alimentare non possa essere diagnosticato con una tabella o con un’operazione fatta alla calcolatrice. Peraltro, non sempre un IMC superiore ai 18 può escludere la presenza di un disturbo alimentare come la bulimia, che consente spesso di rimanere normopeso. Ecco perché la richiesta di un certificato medico in grado di escludere la presenza di un disturbo alimentare conclamato ci è sembrata la strada più seria da percorrere.

Aggiungo solo, per dovere di cronaca, che a fronte della lettera che voi avete pubblicato, al nostro Ministero ne sono arrivate decine, in questi mesi, di ragazze e di famiglie che ci ringraziavano per aver raggiunto, con questa campagna, già un primo, importante risultato: aver squarciato il velo della vergogna e del silenzio di chi vive queste malattie e aver offerto un primissimo segnale di attenzione istituzionale verso un problema che da tempo la politica aveva dimenticato.

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22 Commenti

  1. Siamo alle solite, cicca cicca, ecc..

    Però guarda, Facci, il problema è che tu, stavolta, in teoria non c’entri nulla: per tua ammissione, non hai espresso nessuna opinione sull’argomento: hai solo fatto il postino. E dunque?

    Quanto a me, cosa vuoi mai: faccio parte di quella razza di gente che legge letterine di ragazze malate e non si commuove. E’ chiaro che lei ha il diritto di esprimere ciò che pensa.
    Ma se quello che pensa è impreciso e abbastanza superficiale, chiunque ha la possibilità di farglielo notare.

    E dunque (per l’ennesima volta):
    – la signorina confondeva cura e prevenzione (neanche Zapatero pensa di curare i disturbi dell’alimentazione con i limiti nelle sfilate);
    – si rifugiava dietro un comodissimo “è colpa di fattori concomitanti” (quanti? e quali? E perché la tv sì e le sfilate no? E le modelle che vanno in tv, allora, c’entrano o no? E se in famiglia la trovavano grassa, le modelle in tv o su riviste patinate non c’entravano proprio per niente? Strano).
    – ultima cosa, ma non meno importante: la lettera criticava un aspetto della proposta di legge Melandri che nella proposta di legge non c’era.

    Quanto al tuo atteggiamento, Facci, è molto ambiguo:
    – non abbiamo il diritto di criticarti, perché tu non hai espresso nessuna opinione. A momenti non volevi nemmeno pubblicare la lettera.
    – non abbiamo il diritto di criticare le opinioni della ragazza, perché la facciamo stare tanto male (dopodiché tu continui a pubblicare quello che scrive).

    Ti dirò una cosa: il tuo atteggiamento non mi sembra per niente protettivo. Tu non la stai proteggendo: la stai esponendo.

    A questo punto credo che abbia abbastanza testa per capirlo da sola. Anche perché lei sta comunque cercando di mandare avanti un discorso che le preme; tu ne stai approfittando per dare del povero scemo a uno sconosciuto. Come da canovaccio.

  2. E’ evidente che dati gli sviluppi io debba delle scuse a tre persone.

    Innanzitutto alla ragazza che ha scritto la lettera, perché il mio sospetto (infondato) ha viziato in modo profondo la mia capacità di prenderla sul serio, di considerare quello che diceva invece di focalizzarmi su chi lo diceva; anzi, su chi io pensavo lo dicesse. Mi dispiace.

    Poi a Dandyna, che sebbene non l’abbia mai direttamente nominata, ho tirato in mezzo usando l’occasione per ribadire ciò che penso del suo comportamento. Lo penso, non lo rinnego, ma è chiaro che non c’entrava nulla: ribadire un pensiero negativo nei confronti di qualcuno quando non ce ne sono ragioni, è un atteggiamento che si avvicina pericolosamente all’insulto.

    Infine a Filippo Facci, perché i due post sono suoi e lui era in buona fede: nonostante non abbia mai sollevato alcun dubbio in merito ho certamente contribuito ad aumentare la sua disistima nei confronti dei commentatori.

  3. Cara Fiore 23 – in qualche modo ti voglio chiamare, anche perché leggerai di te-,
    adesso un momento di leggerezza: occupiamoci dell’idillio tra Leo e F.F.
    Questi due (simpatici) pesi massimi del disturbo elementare ( e diffusissimo) della bulimia egotica non riescono a confessarsi l’amore.
    O meglio lo fanno, celandosi dietro scaramuccie da Cirano.
    Incontratevi!
    E raccontateci tutta l’ansia per il vostro primo appuntamento, della dieta a cui vi siete sottoposti per essere in splendida forma, del maglioncino nuovo che fa risaltare il colore degli occhi, del sonno mancato la notte prima.

    E caro Leo, e cari tutti, è chiaro che F.F. era in buona fede, ed è anche più chiaro del perché lei si sia rivolta a lui.

  4. Non è un momento di leggerezza, è un momento di idiozia come i precedenti.
    Mi pento sinceramente e pubblicamente di aver lasciato aperti i commenti.

  5. @ Joe: ti stimavo già prima, tanto più adesso. Chissà se altri avranno il tuo stesso coraggio? Mah…

    @ Virginia: non penso che i TUOI commenti, nella fattispecie, siano dietrologia da due lire. Ecché. Piano con l’acidità, mi sono limitata a confutarli: mi riferivo, invece, al tono generale che li ha contraddistinti fin qui e soprattutto all’irritante squallore di certe insinuazioni. Cui ha già risposto, svergognandole come si meritavano, proprio la diretta chiamata in causa.

    La Melandri ha se non altro chiarito che non si trattava di una legge – il che, nella diffusa e comune percezione, vuoi un po’ per disinformazione, vuoi per faciloneria, era già stato bollato e criticato come tale -. Nutro anch’io non poche perplessità sulla sua efficacia, ma se potrà contribuire anche in minima parte a frenare un’emulazione sbagliata, perché non dargli una chance?

    Quanto all’importanza delle responsabilità familiari, come non potrei sottoscrivere il tuo punto di vista? Qui però i commenti hanno vita propria, e spesso generano obbrobri, ne converrai.
    Senza rancore o quant’altro.

    @Leo: l’empatia e la solidarietà, mi risulta siano valori ben diversi dalla pena. Nulla nella ragazza faceva pensare lei volesse far leva sul pietismo facile, o mendicasse la nostra compassione. E chi l’abbia pensato, è in doppia malafede: io ci ho letto molta, dignitosissima rabbia, e non credo francamente di essere stata la sola.

    Ma, mi chiedo io, può mai capire una tale distinzione chi si fa stolido e fiero (!) scudo della propria “incapacità a commuoversi” (sìc!) e ha dichiarato strenua und eroiken lotta all'”imprecisione e alla superficialità” dell’altrui pensiero?

    A illuminato d’immenso, scendi dal trono pontificio e renditi utile una volta tanto, va’: l’enel ha un gran bisogno di gente come te…

  6. Sibel, spreco Flaiano per te… e forse non meriti tanto, ma me l’hai proprio strappato di tastiera: stai al senso dello humour come un rutto ad un sospiro.
    Non vorrei essere il tuo editor, poveretto.

    P.S. si scrive “scaramucce”, per la cronaca

  7. OT
    Se Leo e Facci si incontrano, VOGLIO esserci anch’io. Suggerisco una vecchia stazione FS, all’alba, nella nebbia in Val Padana.

  8. C’ha ragione Sibel.
    Qui stiamo a fare un processo per una cosa da nulla.

    Una ragazza che soffre di disturbi alimentari ha scritto una lettera al Giornale in cui diceva, tra le altre cose, che alzare la taglia delle stiliste per decreto non avrebbe guarito nessuno dall’anoressia.

    Si tratta di un parere come un altro, discutibile – e infatti l’ho discusso. Secondo me è un errore dare tanto risalto sulla Prima di un quotidiano a quello che non è il parere di un esperto, ma di un malato: c’è una bella differenza.

    In ogni caso la scelta di metterlo in Prima non l’ha mica fatta Facci: e infatti non sto criticando lui. Non capisco veramente dove vuole parare, stavolta: la sera offende e il mattino dopo pretende delle scuse. Deve decidere che personaggio è: un ragazzaccio strafottente o un professionista responsabile? O un postino che non ha fatto niente? Decida lui e noi qui ci regoliamo.

    Non so nemmeno dov’è che avrei messo in dubbio la sua buona fede. Boh. Secondo me gli sto sulle palle e basta, per quei noti motivi.

  9. Si dà il caso che, per chi sia interessato, alle 14.06 di oggi, martedì 6 febbraio, io stessi addentando una mozzarella, anche con una certa sapienza e gusto. Non che la bagarre Leo vs Facci mi sia del tutto estranea, ma quando magno io sono distolta da cotanti pensieri. Va da sé che gradirei che il simpatico signorino/a (al/la quale voglio un po’ di bene per fanculeggiare pubblicamente), se proprio desidera appropriarsi della mia identità, valpadana compresa, lo faccia in orari più consoni. Non vorrei strafogarmi per un clonaggio ore pasti, grazie.

    Leo, Facci: fate pace, c’avete rotto. Finite sempre con “chi sei tu, chi sono io”. La capiranno?

  10. Io certe dinamiche (nick fasulli compresi) faccio un po’ fatica a capirle.

    Non so perché dovreste perdere tempo a farlo, ma se volete dare un’occhiata ai miei interventi in questo thread e nell’altro, vedrete che non ho fatto nessun attacco personale a Facci. Per cui, Morosita, io la mia “pace” l’ho fatta da un pezzo. Il resto non dipende da me.

    Il problema è che qui scattano riflessi condizionati: se c’è A c’è B, quindi A ce l’ha con B. Si dà il caso che sia A e B avessero anche cose da dire. Due o tre giorni fa.

  11. Io altri due o trecento abbiamo un’impressione diversa di Leo. Abbiamo l’impressione che Leo intervenga sistematicamente solo se intravede la possibilità di rompermi il cazzo in tutti i modi possibili, giungendo, pur di arrabattare e forzare palesemente dei contro-argomenti, a figure da pirla. Andate pure a vedere i suoi interventi, come dice lui: poi ditemi. Un cambio di tiro dopo l’altro, una figura dopo l’altra, forzature e voluti fraintendimenti (al punto che sono gli altri e non io, a spiegargli che ogni volta non ha capito, perchè guarda caso non capisce quasi mai) dopodichè, rimasto miseramente senza, si attacca all’ultimo appiglio pretestuoso e disperato che trova. E’ giunto a rimbeccare errori di battitura, in questo stesso commentario si è messo a divagare sugli abbinamenti-panino del Giornale confondendoli artatamente coi finanziamenti pubblici all’editoria, il tutto con una faccia tosta incredibile e senza vergogna, mai. Lui confida sulla stanchezza altrui, sull’estenuazone, adesso magari mi risponderà che ho scritto estenuazone e non estenuazione, come tecnica di non-ragionamento ricorda Di Pietro. In generale, non serve a niente. E’ negativo, distruttivo, classico del ‘chi sa fa, chi non sa insegna’, in fondo null’altro che il campione deteriore dei commentatori di Macchianera. Con la differenza che gli altri perlopiù dopo esserne usciti malconci a un certo punto vanno, si esimono, lui no, lui rimane lì, finto pacifico, faccetta di culo, confidando sulla mancanza di memoria altrui.
    Sei entrato qui cercando di descrivermi come uno che ha strumentalizzato una povera ragazza malata per farmi bello e per fare propaganda politica. Non ci sei riuscito. Sei rimasto solo come un coglione. Non capisci che è ora di andare?

  12. Mah, secondo me è abbastanza chiaro chi ce l’ha con chi.

    La strumentalizzazione di una ragazza malata secondo me c’è stata. Ma non da parte tua. Tu sei solo un postino, ricordi?

    Gli errori di battitura sono solo una presa per il culo. Tu sei famoso per rimbeccare i tuoi commentatori per gli errori di battitura. Così alle volte ti ho fatto il verso. Ma non qui: su altri thread. Hai questo vizio, che porti un po’ rancore.

    Rimanere da soli non è un problema. Non temo la solitudine; non mi invento i nick che mi danno ragione, né i duecento amici immaginari.

    Se hai pazienza ti spiego una cosa. E’ già successo che tu abbia fatto scappare qualche commentatore insultandolo.
    Ma questo non significa che li hai resi “malconci”. Gli hai solo dato una cattiva immagine di te stesso: hanno smesso di considerarti un interlocutore interessante e degno e se ne sono andati.

    Perché vedi, qui non è come in tv o altrove. Non è che insultando qualcuno lo rovini o lo spaventi. Perlomeno, con me non succede, come vedi. Puoi insultarmi ancora per mesi – del resto sono mesi che lo fai. Ma non ottieni assolutamente niente: l’unica reputazione o immagine che puoi rovinare un po’ è la tua. Questo a volte lo capisci, ma poi te lo dimentichi.

    Postilla sugli abbinamenti del Giornale: se hai seguito quella famosa puntata di Report, sai che gli abbinamenti sono considerati un sistema con cui il Giornale profitta, in modo indiretto, dei finanziamenti ai partiti. Non far finta di non capire, dai. E’ un ramo della discussione che hai aperto tu.

  13. il Giornale non profitta di niente: abbinandosi al Roma, giornale che non compra e conosce nessuno, ha fatto solo un favore provvisorio e localizzato al direttore del Roma. Fine. Come il Giornale ci guadagni ti prego di spiegarmelo, perchè non l’ho capito. E non è un ramo di discussione che ho aperto io, mentitore professionale.
    In secondo luogo non quadra una cosa: ma a me che dovrebbe fregarmene, di te? Io non sono la persona più famosa del mondo, ma tu sai di me, o presumi di me, sicuramente più cose di quante io di te, il quale, anzi, di te, sa zero tranne delle cose che mi hanno detto (ma ne diffido sempre) e poi che hai un blog (l’ho visto) e poi che una volta mi hai fatto una porcata per cui per la prima volta in vita mia stavo per querelare qualcuno. Il mio rancore deriverebbe da quella volta lì? Questo avrebbe un senso se tu non avessi convenuto, come hai fatto, sull’opportunità di togliere il post galeotto. Ma lo eliminasti, fine. Secondo te sono ancora avvelenato da allora? No, e comunque non certo da giustificare un rancore così perdurante: e infatti il problema è un altro. Le mie opinioni si di te, i miei insulti, sono tutti di reazione. Io mica ti vengo a cercare. Io faccio dei post e tu cerchi solo e sistematicamente di demolire, di provocare palesemente, di spararle così grosse e infamanti – con tono falsamente pacifico – da costringerci a deviare dal tema e di occuparci di te. O di me. Qui, bene o male, si parlava di anoressia. Male, magari. Ma tu hai cercato me, come al solito. Direttamente o indirettamente. E’ sotto gli occhi di tutti.
    Ora farò lo sforzo sovrumano di non risponderti più, a riuscirci. Ho un altro problema. Dopo tutta ‘sta roba mi stanno scrivendo altre ragazze anoressiche e non so davvero che cazzo fare.

  14. Beh, ma dovevi aspettartelo.

    Le anoressiche sono tante, e hanno storie diverse. Molte scrivono direttamente alla Melandri, come lei delicatamente vi ha fatto notare.

    Ospitare in prima pagina un’anoressica che dice che la moda non c’entra nulla, non è una scelta neutra: ce ne sono altre che la pensano diversamente. Cosa fate, le mettete tutte in prima pagina? E’ lecito supporre che un’anoressica che critica un pezzo del governo abbia più possibilità di trovare spazio sulla Prima del Giornale?

    Io non lo so qual è il motivo di tanto odio da parte tua. Non sono mica cose razionali. Può essere una maldicenza come un apostrofo. Però si sente, Facci, fidati. Qui è pieno di stronzi che hanno scritto che te la volevi portare a letto: te la sei presa con loro? Macchè. Te la sei presa con me che volevo distinguere tra cura e prevenzione.

    Tante volte dai l’impressione di volermi schiacciare sul vetro. Quel che ti fa incazzare è che per quanto pesti resto lì: dall’altra parte del vetro. Tu non mi vieni a cercare? Ti posso dire che qualche mese fa sei stato tu ad attaccare per settimane un post che avevo scritto io. Senza il piccolo particolare che il più delle volte tu non critichi: offendi e basta.

    Stavolta per esempio mi hai dato del “Mentitore professionale”. Ma rileggiti, no? L’hai tirata fuori tu, la puntata di Report. Beh, salta fuori che non l’hai vista. O te la sei dimenticata. Te la cito pari pari dal sito della Rai:

    “Il Giornale non è una cooperativa e quindi non prende contributi. Il suo direttore è scandalizzato per il fatto che tutti gli altri facciano man bassa, però nel centro sud il giornale esce abbinato ai quotidiani come Il Roma di Napoli, Il Sannio di Benevento, il Corriere del Giorno di Taranto, tutti con i finanziamenti per più di due milioni di euro all’anno, oltre ai quotidiani di Ciarrapico. E fu proprio l’imprenditore Ciarrapico a chiedere al presidente Berlusconi un sostegno mirato ai giornali locali. E gli è stato dato: 5 milioni di euro per Editoriale Oggi e Nuovo Molise Oggi”.

  15. Il Giornale non accede ai fondi pubblici per l’editoria e in un commento precedente era stato palesemente confuso con Libero, che invece vi accede. Punto. Gli abbinamenti non c’entrano niente. Il Giornale al contribuente non costa nulla. L’Unità sì. Il Foglio sì. Ti ho dato del mentitore professionale perchè hai detto che l’argomento l’avevo tirato fuori io, e invece non l’ho torato fuori io, l’ha tirato fuori un commentatore chiamato “Passante” (chissà chi è) che ha scritto, controllare di sopra: “Quanto alle 230mila persone non mi faccia ridere: copie stampate in surplus e buttate gratuitamente in giro tra hotel, stazioni e direttamente cassonetti, tanto per dichiarare tirature gonfiate e rubarsi i nostri soldi”. Che è esattamente quanto hanno fatto vedere a Report circa Libero.

    ***

    Leo, ho riletto un po’ di commenti e penso seriamente che dovresti essere coraggioso come Joe Tempesta, e chiedere scusa alla ragazza.

    Buonanotte.

  16. Io non sono Passante, se è quel che intendevi.
    Io sono uno che ha sentito parlare della Società Europea di Edizioni. E’ una casa editrice che nel 2005, per fare un esempio, ha ricevuto dallo Stato 1 milione 994mila di euro come “beneficio del credito d’imposta per l’acquisto della carta utilizzata nell’anno 2004”. Sapete cosa pubblica la Società Europea di Edizioni?
    Il Giornale.

    Non ho modo di provarlo qui, ma credo proprio che il beneficio di credito d’imposta sia proporzionale alla tiratura. Il Giornale tira molte copie, e in quella puntata di Report spiega il perché: viene distribuito a prezzo scontato insieme a un sacco di quotidiani che beneficiano dei contributi riservati agli organi di partito.

    Gonfiando la tiratura, naturalmente, aumentano anche i guadagni pubblicitari: non dovrei essere io a spiegarlo a Facci.

    Facci prima mi dà del mentitore professionista: poi scrive “Il Giornale al contribuente non costa nulla”: un’affermazione quantomeno azzardata. lasciando pure perdere gli abbinamenti, nel 2005 c’è costato quasi 2 milioni…

    Tutto questo naturalmente non c’entra nulla con l’anoressia.

    Se la ragazza c’è rimasta male per le cose che ho scritto di lei, me ne scuso. Ma cosa ho scritto di così offensivo, insomma? Che confondeva cura e prevenzione? Che l’esperienza di una malattia non la rendeva necessariamente un’autorità in materia? Che non basta parlare di “fattori concomitanti”? Che affermare tout court che la moda non c’entra assomiglia troppo a quel genere di sciocchezze che si sentono dire da stilisti e veline? Ragazza, scusami se puoi: io la penso così.

    Tu comunque hai tutti i diritti di esprimere le tue idee: ti capiterà di doverle confrontare con chi non è d’accordo con te. Per fortuna non sono tutti tignosi come me o Facci.

  17. Mi complimento sinceramente per le scuse, pur ridondanti di ‘ma’ e di ‘comunque’. Immagino che sia il massimo che puoi fare, e lo dico senza tanta ironia.
    Per sapere di che cosa hai scritto basta andarlo a rivedere, posto che ovviamente non è tanto il ‘che cosa’ hai scritto, ma il ‘come’. C’è chi si è comportato assai peggio di te, comunque, a mio giudizio. E forse, paradossalmente, io mi scaglio sempre contro gli anonimi ma me la prendo in particolare con te proprio perchè anonimo non sei.
    A proposito, Leo, hai scritto che “qualche mese fa sei stato tu ad attaccare per settimane un post che avevo scritto io”, ma hai dimenticato di dire che detto post mi menzionava e mi risulta partisse da quanto scritto da me in un commento precedente (in altro post) e comunque toccava in pieno un tema da me affrontato in un libro.

    Nel complesso, aggiungo questo.
    Primo: la massa pur impetuosa dei commenti, secondo me, lascia un saldo profondamente negativo. I contributi degni di nota (non ho detto quelli che condividevo, ma quelli un minimo sensati, dico un minimo) sono stati seppelliti come al solito dagli imbecilli veri, e non sto parlando di Leo. Dovevo prevederlo, non l’ho previsto. Ho sbagliato. Profondamente. Ora sono io a scusarmi. Abbiamo buttato tutto in vacca, e io ci sono pienamente dentro.

    Perlomeno dal mio punto di vista, i commenti in questo blog non servono a un cazzo. Solo a un cazzeggio totale che avvòltola in un meccanismo autolimentato che porta via tempo ed energie, e inseguendo il quale nell’ultima settimana rischiavo davvero di diventare (avevi ragione, Leo) uno sfigato. Ora basta davvero. Se qualcuno avrà qualcosa da dirmi, potrà scrivermi.

    Per finire, Leo, non ho voglia d’inseguirti tecnicamente nella polemica sulle tirature del Giornale. Se uno vuole prendersela col Giornale, voglio dire, ha a disposizione tanti di quegli argomenti solari ed evidenti da non doversene inventare di oscuri e falsi. Ora dirò delle cose, se qualcuno vuol credermi bene, altrimenti pace.
    Allora. In assoluto, il Giornale è il quotidiano ad ampia tiratura che dichiara (viene ufficialmente certificata) la quantità di copie più corrispondente a quella che vende effettivamente nelle edicole. chi truffa davvero, per motivi vari, è la Stampa, Repubblica, il Messaggero ma soprattutto il Corriere della Sera, che in realtà è stato superato da Repubblica ma non l’ammette. I trucchi per gonfiare le copie sono diversi, ma tra questi ci sono le copie diffuse all’estero e non controllabili (non è certo una peculiarità del Giornale) ma soprattutto gli abbinamenti-panino, specialità in cui pure il Giornale non eccelle, anzi, come elencato da Leo è abbinato a giornaletti sfigati che portano un cazzo di copie: a meno che qualcuno sia disposto seriamente a credere che possano portare copie il Roma di Napoli, Il Sannio di Benevento e il Corriere del Giorno di Taranto. Corriere e Repubblica, per esempio, hanno abbinamenti/panino da paura, in tutta Italia. Da paura, altro che la robetta del Giornale, che, come stradetto, NON prende i sostanziosi e milionari contributi per l’editoria che fanno la differenza (quelli per i falsi organi di parrito e le cooperative) e che dipendono dalla tiratura: quelli li prendono Libero, l’Unità, Il Foglio, il Riformista e il Manifesto tra altri. Prendersela col beneficio del credito d’imposta per l’acquisto della carta avrebbe un senso se non se ne avvantaggiassero semplicemente TUTTI i giornali e periodici italiani, ripeto tutti.
    In conclusione, oggi i quotidiani basano la propria sopravvivenza su contributi statali, pubblicità, vendita copie e vendita di cazzate tipo libri e dischi collaterali. Dei grandi quotidiani, non eccellendo in nessun’altra delle altre voci citate, il Giornale è quello il cui bilancio si regge maggiormente sul numero effettivo di copie vendute.
    Ciao Leo, ciao tutti.

  18. Vediamo se oggi riesco a postare quello che ho scritto ieri o se sono ancora respinto per un risibile “eccesso di posts” (il terzo!).
    Vergogna.
    E sulla Società Europea ovviamente non entri nel merito…

    Passante sono io e non ho confuso un bel niente. Per semplificare la questione (che si può leggere per esteso o vedere in streaming video nella mai abbastanza famosa puntata di Report che Facci -grande giornalista- sostiene di non conoscere, su http://tinyurl.com/2jd8wu ) ho messo insieme i diversi marciumi dei diversi giornali. Ma che un giornalista affermi di non conoscere da dove vengono i soldi (che sono sporchi) del suo Giornale è sintomatico. Sintomatico anche che sia bastato un solo post per far andare Facci fuori dai gangheri e fargli perdere la maschera e adesso infatti sbava per sapere chi sono.
    La sua tattica è tipica: comunque ci si muova si abaglia. Se uno mette il link al suo blog è un frustrato egocentrico, se non ce l’ha è un vigliacco anonimo.
    La sua genia, il suo Giornale e il suo padrone odiano la verità. Basta che uno sconosciuto allinei dei fatti incontrovertibili per fargli crollare tutto il castello. Non possono ammettere che un qualunque cittadino sappia come semplice dato di fatto che il reuccio è nudo e fa schifo. Per questo Facci cerca affannosamente di mettere una casellina, di trovare un nome, una categoria, ha bisogno di appiccicarci un’etichetta per poter sminuire la forza della verità dei fatti.
    Nel caso specifico Report mostrava Libero, ma la pratica delle distribuzioni a pioggia (basta andare in un qualsiasi albergo per rendersene conto) è seguita da tutti i quotidiani principali (compresi Stampa, Corriere e Repubblica, chi lo nega?), serve per avere i rimborsi sulla carta che sono proporzionali alla tiratura dichiarata.

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