Vocaboli e Patibolo

Secondo George W. Bush la condanna a morte dell’ex rais iracheno Saddam Hussein rappresenta un passo importante verso la democrazia.

Ipotesi A
Ha ripreso a bere.

Ipotesi B
Voleva dire «Texas».

Ipotesi C
La democrazia è nella botola.


Sull’esecuzione di Saddam immancabile il profluvio di commenti e reazioni da parte di tutti gli esponenti della politica internazionale (ma anche Prodi ha voluto dire la sua).
Dal ministro degli Esteri del governo britannico, Margaret Beckett – “il governo britannico non appoggia la pena di morte né in Iraq né in altri Paesi, ma rispettiamo la loro decisione che è stata quella di uno Stato sovrano” – a quello del viceministro degli esteri iraniano Hamid Reza Assefi, che ha salutato l’impiccagione come “una vittoria degli iracheni” (Rumsfeld non avrebbe saputo fare di meglio). Dal Kuwait, per cui “l’esecuzione è un affare interno iracheno”, ai tre giorni di lutto nazionale decretati in Libia, fino alla dura reazione di Hamas contro un “assassinio politico” che “viola tutte le leggi internazionali” (codice alla mano). Il Vaticano ha ricordato la posizione della Chiesa cattolica, per cui “a nessuno dev’essere permesso di mettere o togliere corde dal collo di nessuno”. Australia e Giappone si sono detti altrettanto sorpresi: lì non sapevano neppure fosse stato catturato.
Immancabili, come sempre, le acute osservazioni di molti politici italiani. Su tutti spiccano Mastella (“Ora che Saddam Hussein è stato ucciso il rischio è che gli orrendi crimini da lui commessi passino in secondo ordine”, ha spiegato il teorico dell’indulto come massimo grado della pena) e Pecoraro Scanio, preoccupato che le immagini dell’esecuzione vadano a costituire un “errore nell’errore” (non c’erano dizionari nel raggio di chilometri).

Possibile che nessuno sia rimasto sconcertato dalle dimensioni del cappio?

(Visited 137 times, 1 visits today)

15 Commenti

  1. secondo altri un importante passo verso la democrazia è stato staccare la spina a Welby, vedi un po’te

  2. ma se qualcuno dicesse che la morte di Mussolini (non piazzale loreto che è un’altra storia, la morte) è stata un passo importante verso la democrazia diresti lo stesso?

  3. Se si è contro la pena di morta bisogna esserlo sempre e comunque, non si può cambiare idea in base alla persona. Per piazzale Loreto come ben sai Mussolini è stato fucilato e poi appeso al cappio, quindi non è stato impiccato quindi che c’azzecca?

  4. La pena di morte inflitta all’esito di un processo svoltosi secondo regole tipiche di un ordinamento democratico è una cosa, l’esecuzione sommaria di un dittatore è un’altra cosa, se avessero ucciso Saddam nel culmine di una guerra civile, come avvenuto per mussolini, nulla quaestio, fa parte del gioco e ci può stare. Ma quando interviene la Giustizia e si fanno processi, e si vuol atutti i costi strombazzare almondo che quella Giustizia e quei processi sono democratici, non è copnsentito ragionare negli stessi termini di cui sopra: non sista facendo un’esecuzione sommaria, non si tratta di un fatto d’impeto.

    Più d’uno sostiene che il processo al rais non sia stato regolare, e che non abbia consentito l’utile esercizio del diritto alla difesa, la morte dei suoi avvocati parrebbe confermare una certa difficoltà e il fatto che in Iraq sia in corso tuttora una guerra civile potrebbe far dubitare circa l’opportunità politica di eseguire una condanna a morte in questo momento storico.

    Sarei curioso di conoscere quale Parlamento Sovrano abbia votato una legge che prevede la pena di morte in Iraq.

  5. “nessuno tocchi caino”.
    non abele. troppo facile altimenti.
    comunque
    l’iraq ha liberamente processato saddam e liberamente lo ha condannato ad una pena che la sua legge prevede espressamente.
    gli abbiamo voluto dare a tutti costi la democrazia? e adesso l’iraq ne ha fatto uso in una delle sue massime espressioni.
    bisognava svegliarsi prima, quando il processo legislativo era ancora in corso ed allora si doveva imporre anche il rispetto della vita umana: vi abbiamo dato la democrazia e adesso vi pigliate anche l’ergastolo al posto della pena di morte.
    non l’avrei trovato più invasivo di un bombardamento a tikrit.

  6. Sono diventata contraria alla pena di morte, comminata dallo stato. Sono favorevole ad una detenzione a vita, senza sconti, le cui sofferenze siano commisurate a quelle inflitte alle proprie vittime, fino a tre secondi prima del decesso. In caso di assassinio a bruciapelo, privo di torture precedenti, alla sofferenza provata da chi ci amava. La vendetta (perchè la pena di morte è questo) non è giustizia: la giustizia è equilibrio, dunque per come la vedo io, provare a lungo ciò che si è inflitto fa capire, non l’eliminazione fisica.

  7. ma và…. saddam si starà bevendo lo spumante di capodanno in qualche atollo del pacifico

  8. Arrivo in ritardo, ma mi sono stata paralizzata dalla rabbia.
    Forse qualcuno mi vuole spiegare perchè non c’è stata pena di morte per i generali Pinochet, Videla, Massera, Viola, ecc…
    Forse qualcuno mi vuole spiegare per quale motivo a nessuno è parso che la sparizione di persone, la tortura, il terrorismo di stato fossero delle da combattere, da contrastare?
    forse per che in Argentina e Chile(ad esempio) sarebbe stato troppo complicato individuare se stessi nella figura dei mandanti?
    Ipocrisia, dolore e vittime. Io sono argentina, capite da dove la rabbia?????
    Noraclaudia.

  9. Confondere l’esecuzione di Saddam con l’avvento della democrazia in Iraq è l’ennesima tristissima trovata pubblicitaria dell’amministrazione Bush. Le due cose sono collegate quanto lo era appendere il Duce a testa in giù e la fine del fascismo in Italia. Che poi, come in quel caso, essa rappresenti niente più che una delle tante maniere con cui si tenta di chiudere un’epoca non ci piove. Ma se da un lato la questione, come scrive ottimamente Chamberlain, stava nella scrittura della legge (anche se il problema dei diritti umani non ha nulla a che vedere con la pena di morte, perlomeno per chi quella democrazia ha esportato fin là: gli Stati Uniti di sedia elettrica e iniezione letale), dall’altro ci si dovrebbe chiedere quanta vera coscienza di un popolo iracheno liberato fosse nascosta in quella sentenza.

  10. condivido in pieno.
    è chiaro però che quella sulla pena di morte era una questione che avrebbe dovuto porre l’unione europea.
    inizialmente gli u.s.a. l’avevano abolita, salvo poi essere reintrodotta per alcuni reati gravi dal governo iracheno, ed è in quel momento che si doveva alzare la mano.

  11. Ho appena terminato di leggere “L’Innocente” di John Grisham, ma precedentemente avevo letto “Ines dell’anima mia”, di Isabelle Allende (una delle mie scrittrici preferite) Poi ho pure Il caso Marta Russo sul comodino, dono della mia amica editrice Madrilena, ma ora non c’entra. Dunque, sono due libri che apparentemente non hanno nulla in comune, eppure entrambi mi hanno fatto riflettere molto sulla pena di morte: il primo, è evidentemente e giustamente riferito ad una ingiusta condanna, una pena inflitta ad un innocente. Ma il secondo ti spinge a riflettere sul valore della vita umana: civiltà antiche, ma non poi tanto (siamo nel 1500) che torturavano ed uccidevano con facilità, seppur con una motivazione divina (sacrifici agli Dei) o per difesa. E poi, i conquistadores spagnoli: usurpatori (e non conquistatori) di terre non loro, massacratori, torturatori, assassini, stupratori, sodomiti, tutto ciò di più basso si possa immaginare…eppure cristiani.
    E la domanda che mi ronza in testa è sempre la stessa: l’uomo ha diritto di vita o di morte su un altro uomo, se è per difendersi o per seguire la sua natura? I valori religiosi, non servono forse solo a stemperare una natura animale, e dunque feroce? La morale, è istintitiva o è legata allo sviluppo intellettivo, alla cultura e alla conoscenza? Non so, non vorrei sembrare Marzullo e generalizzare o porre la questione superficialmente, ma uccidere Saddam così, con quelle motivazioni ufficiali, mi è più che altro sembrato inutile sia per dare giustizia a chi lo ha sofferto, sia perchè la sua fine non appare, per ora, utile alla risoluzione delle annose e drammatiche questioni di quelle regioni nè perchè alfine, per la sua stessa cultura, egli l’abbia vissuta come un meritato castigo, ma piuttosto come una sua immolazione per la sua popolazione.

  12. Non ha mai smesso di bere….
    però alla fine l’unico paese che ha vinto è il suo…non so fino a quando durerà, ma la storia insegna che tutte le grandi potenze militari alla fine implodono. Speriamo che presto tocchi a loro come è successo ai Babilonesi, ai macedoni, ai greci, ai romani, all’impero austroungarico, alla germania naziasta, all’u.r.s.s. e infine loro: gli usa.

  13. Una cosa è certa:Non hanno usato metodi democratici.Se fosse stato condannato dagli Usa sarebbe stato rinchiuso in un carcere di isolamento per 10 anni(20 non sono troppi,ma si rischia la morte per vecchiaia),in modo da distruggere il condannato,renderlo una larva,addirittura farlo pentire di ciò che ha fatto,senza dargli una data di morte.quando ormai la sua anima è in pace lo si uccide.Questo si che è un metodo democratico!

I commenti sono bloccati.