I 1600 desaparecidos italiani

Ricevo e pubblico.

Chiunque di voi sia andato in banca in questi giorni avrà notato la mancanza di uno o più operatori di sportello.
Avete chiesto dove sono?
Beh, se l’avete fatto, vi sarete sentite rispondere “sono in ferie”, “sono in malattia”, “li hanno trasferiti” o alla peggio “non ci sono più”.
Ecco cosa è successo:
Dal primo dicembre 2006 milleseicento dipendenti bancari (dei principali istituti di credito italiani) hanno ricevuto una lettera di sospensione immediata da qualsiasi incarico a fronte di una constatazione di incapacità o di gravi errori di gestione.
Le motivazioni?
La durata?
Per motivi di privacy, non vi è dato saperlo.
Gli stessi loro colleghi non lo sanno.
Tutto questo è stato possibile grazie a una Commissione costituita ad hoc (una per ogni principale gruppo bancario), atta a controllare i conti correnti degli italiani, la quale ha rilevato degli illeciti (come questo).
Illeciti che sono stati addebitati agli operatori che hanno fisicamente passato l’operazione.

Non ai direttori di banca o ai responsabili delle sedi centrali che hanno autorizzato quelle operazioni, ai cassieri.
Un operatore di sportello ha deciso di uscire dall’ombra, giocarsi il posto di lavoro sicuro e denunciare il malfatto.

Risultato: lui licenziato in tronco. Due direttori sacrificati. E milleseicento teste saltate.
Una specie di salvataggio in extremis.
Questo è quello che ha deciso la Commissione.

Questo è quello che è successo.
E questo è quello che naturalmente non troverete scritto sui giornali.

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18 Commenti

  1. non si sa quali sono gli istituti interessati,
    né la durata della sospensione inflitta,
    né le motivazioni della stessa,
    ed anche il delatore è uscito dall’ombra…rimanendo anonimo,
    cosa si dovrebbe commentare,
    il forte odore di bufala?

  2. te l’avevo fatta passar liscia quella volta che dicesti che era brutto “jesus blood never failed me”,
    quindi stavolta non potevo esimermi

  3. no dai, no toccarmi quel disco lì…
    comunque ‘sta cosa delle banche non convince proprio,
    1600 tutti insieme! neanche pinochet avrebbe potuto evitare che si sapesse

  4. Anche a me proprio oggi è arrivata all’orecchio questa notizia da uno che lavora in banca. Effettivameante un migliaio di persone in ferie o in malattia nel periodo di natale non fanno grande notizia. Bisognerà vedere cosa succederà dopo.

  5. 1600 desaparecidos dall’inizio di dicembre e non ne trovremo mai traccia sui giormnali, senza dubbio si tratta di una congiura in grande stile

  6. Commovente pensare che sia stata creata una commissione per indagare sull’onestà delle banche prima di obbligarci entro brevissimo tempo ad acquistare anche il pane con una transazione bancaria di cui resti traccia .
    Ora si che mi sento tutelata e protetta da uno Stato che per fare gli interessi delle sue pecorelle si avvale della collaborazione di un branco di lupi.
    Lupi , come si evince da questo episodio, selezionatissimi e certificati

  7. Sono figlio di un bancario andato in pensione alla fine degli 80.In quarant’anni non ha mai visto un’esecuzione immobiliare.Ora basta dare uno sguardo ai bollettini ufficiali delle regioni per capire che ci mettono molto poco a metterti una casa che vale 500000 euro all’asta per escutere un debito di 3000.E ho dovuto attendere un corso di credito seguito qualche anno fa per capire che quando sentivo che qualche collega era andato in un’altra banca quasi sempre succedeva perchè era stato trovato con le mani nella cassa e,visto che gli scandali in certi ambienti non sono graditi,aveva trovato il modo di sfruttare al meglio la lettera di referenze che accompagnava il rispettabile assegno avuto in cambio di dimissioni fornite senza dare spettacolo

  8. Scusate ma credo di non aver capito bene. Lavoro in banca da 25 anni e di una Commissione del genere non solo non ho mai sentito parlare, ma conoscendo i meccanismi che regolano le questioni disciplinari credo che sia abbastanza fantastico ipotizzarne l’esistenza. Che cosa sarebbe, una specie di “Mitrokhin”? La verità è che i cassieri spariscono perchè è proprio previsto che spariscano: saranno sostituiti da una specie di macchinetta, un Totem che consentirà al pubblico di effettuare quasi tutte le operazioni che adesso hanno bisogno di un operatore di cassa. Questa è la nuova frontiera delle banche, che vi (ci) piaccia o no…
    Quanto ai dipendenti infedeli quelli ci sono sempre stati e sempre ci saranno, come capita ovunque ci sia maneggio di denaro (e non solo in cassa, anzi i cassieri di solito sono coinvolti in minima parte), e vi garantisco che le aziende non sono certo tenere con chi viene scoperto con le mani nel sacco. E’ ovvio che la pubblicità negativa di questi episodi sia un grosso danno per degli istituti che hanno la fiducia e la sicurezza alla base del loro business, ed è evidente che se il fenomeno è isolato e non massivo (come nei casi di truffe a livello nazionale ai danni di investitori) non troverete notizie di cronaca su qualche sporadico ammanco di cassa; ma è anche vero che le banche avranno tutto l’interesse a risarcire gli eventuali terzi danneggiati per evitare il cosiddetto “clamitus fori”, lo scandaletto che a livello locale è persino più pericoloso delle denunce televisive e giornalistiche. Questa è la realtà, poi se si vuole costruire il pezzo di colore si può anche inventare la “Commissione di Controllo sui Conti Correnti degli Italiani”… Ah, per la cronaca i cassieri diminuiscono anche per prepensionamenti, ristrutturazioni, mancato turn over, in qualche caso anche per mancanza di clientela, ma questa è un’altra storia…..

  9. Io invece Bugianen lavoro con le banche da 25 anni e anche se di commissioni del genere non ne ho mai sentito parlare, ho sentito parlare e ho visto cose ben peggiori.
    Non credo che sia un mistero per nessuno che più riesci ad indebitarti, più riesci a tenere per le palle qualsiasi istituto di credito e questo non depone certo in favore della professionalità delle banche.

  10. Guarda Vis che io non faccio mica il difensore d’ufficio delle banche…loro si difendono bene da sole, casomai sono quelli che ci lavorano che hanno bisogno qualche volta di essere difesi dai pregiudizi e dai luoghi comuni. Ma non voglio uscire dal seminato: parliamo di professionalità? Vent’anni fa prima di affidare ad un impiegato la cura di un cliente la banca gli faceva fare il giro di tutti i servizi contabili e amministrativi; prima di affidare un settore ad un funzionario gli venivano fatti fare quattro o cinque trasferimenti (nelle grandi banche voleva dire da Pordenone a Rosarno) e dopo alcuni anni e parecchi esami poteva avere il suo portafoglio clienti o la sua piccola Agenzia. Oggi assumono un volenteroso neolaureato, lo chiamano “talento” e dopo qualche stage di chiacchiere su grandi strategie economiche gli danno la promozione sul campo e lo buttano in pasto ai leoni. Non dico poi degli impiegati messi a contatto con il pubblico senza una specifica formazione a parlare di cose per sentito dire…Se aggiungiamo che la maggior parte della gente preparata se ne sta andando via per motivi anagrafici o anche perchè vuol cambiare mestiere, il futuro non promette nulla di buono. E’ chiaro che in questo modo il rapporto tra banca e cliente sarà sempre peggiore. Ma parlare delle cause di questa trasformazione ci porterebbe troppo lontano…

  11. Bugianen diciamo la stessa cosa, 1600 cassieri o impiegati sacrificati sull’altare delle cazzate che ha commesso chi sta più in alto di loro, sono effettivamente un numero troppo elevato di persone perché la notizia possa passare sotto silenzio ma la professionalità delle banche non è messa certo in dubbio dal cassiere scoperto con le mani nel sacco ma proprio dal modus operandi che gli istituti di credito hanno adottato negli ultimi anni e che del tutto svincolati da qualsiasi forma di serio controllo e certificazione di professionalità dei suoi addetti, ha creato una situazione come quella raccontata nel post forse non è vera ma molto verosimile.
    Nel post in oggetto si difendeva proprio chi lavora per le banche e non le banche che appunto non hanno alcun bisogno di essere difese e si metteva in risalto quanto la cattiva gestione degli istituti di credito che come nessuna altra attività dovrebbe “dare” fiducia ai sui clienti, sia quanto mai nebulosa, intricata e poco chiara.

  12. Utili in crescita. Bilanci da record. Ricche stock option ai manager. E qualche strano conflitto di interessi. I conti in tasca alla divisione immobiliare del gruppo Tronchetti.

    Dicono gli esperti che è ancora troppo presto per capire se i fondi immobiliari, introdotti in Italia solo nel 2000, si sono rivelati uno strumento vantaggioso di investimento per i risparmiatori a caccia di rendimenti sicuri nel lungo termine. Per dare un giudizio attendibile serve almeno un decennio d’attività. In altre parole, se ne riparla verso il 2010. Fin d’ora, però, si può affermare che questo nuovo business del mattone ha fatto un gran bene al più importante operatore italiano del settore: la Pirelli Real Estate guidata dall’amministratore delegato Carlo Puri Negri. Il braccio immobiliare del gruppo di Marco Tronchetti Provera macina utili in gran quantità: 117 milioni nel 2004, 145 milioni nel 2005, almeno 150 previsti per il 2006. E la quotazione in Borsa si muove di conseguenza: negli ultimi quattro anni è quasi triplicata.

    Questa gigantesca moltiplicazione di valore ha un punto di partenza preciso. La fine del 2002, quando prese le mosse il cosiddetto Progetto Tiglio. Nome in codice che stava a indicare la più grande operazione immobiliare mai varata in Italia da un gruppo privato: il passaggio del patrimonio in case, palazzi e terreni del gruppo Olivetti-Telecom sotto l’ombrello di nuove società gestite dal gruppo Pirelli, che proprio l’anno prima aveva preso il controllo dell’ex monopolista telefonico. Sotto quello stesso ombrello finirono anche pezzi pregiati venduti anni prima al gruppo di Tronchetti Provera da Ras, Capitalia, Ina, Montedison. C’era un po’ di tutto. Palazzi di prestigio in pieno centro di Roma (via del Tritone, Viale Regina Margherita) e di Milano (Largo Cairoli), aree industriali e anche un gran numero di uffici e centrali della Telecom, che da allora ha dovuto pagare l’affitto ai nuovi proprietari. In totale passarono di mano attività per un valore stimato di oltre 3 miliardi di euro concentrate in due veicoli societari: Tiglio 1 e Tiglio 2. Formalmente Pirelli Re risulta socio minoritario di entrambi i veicoli che fanno capo a holding olandesi controllate e gestite da Morgan Stanley. Dove sono finiti quegli immobili? In gran parte, per più di 2 miliardi di euro, sono stati conferiti nei fondi immobiliari gestiti dalla stessa Pirelli Re. A cominciare da Tecla e Berenice collocati a fine 2003 e nel 2005 tra il pubblico dei risparmiatori.

    L’obiettivo finale è la vendita degli immobili e la distribuzione dei proventi agli investitori. Intanto però il grande business, quello che fa brillare i bilanci di Pirelli Re, è quello della gestione. Fin dalla costituzione di Tiglio 1 e Tiglio 2, la società guidata da Puri Negri ha ottenuto in esclusiva tutti i servizi di agenzia, di progettazione, di manutenzione, di gestione degli spazi legati al gigantesco patrimonio ex Olivetti-Telecom e agli altri immobili in portafoglio alle due società veicolo. Nel 2003 e nel 2004, questo genere di ricavi legato alle sole due società Tiglio ha superato i 40 milioni l’anno. Poi ci sono sigle come Gromis, Aida, Ganimede due, Kappa, dove sono stati concentrati altri immobili destinati ai fondi. Tutte queste società sono partecipate da Pirelli Re tramite holding olandesi. E anche questi veicoli si affidano al gruppo milanese per la fornitura di servizi. Poi sono arrivati i fondi, che ormai sono una decina di cui tre quotati (Tecla, Berenice, Olinda) ed è stato replicato lo stesso modello già sperimentato con Tiglio e le altre consociate. Tutti i servizi fanno capo a Pirelli Re, che in aggiunta preleva una commissione di gestione. Anche le banche hanno fatto la loro parte, incassando gli interessi sui prestiti legati all’acquisizione del patrimonio immobiliare ex Telecom. E poi le ricchissime commissioni per il collocamento. Un giro d’affari per decine di milioni l’anno di fatto garantito in esclusiva due soli istituti: Banca Intesa e Capitalia. Ovvero le due banche azioniste delle holding che tirano le fila del gruppo di Tronchetti: Camfin e Pirelli & c.

    Alla fine, la voce service provider vale oltre la metà dei ricavi del gruppo Pirelli Re: 352 milioni contro i 700 milioni del bilancio consolidato dell’anno scorso. Non basta. Tra il 2004 e il 2005, con il trasferimento ai fondi del patrimonio immobiliare, hanno fatto il pieno di utili anche le holding olandesi che controllano le società veicolo, a cominciare dalle due Tiglio. Finanziarie con base ad Amsterdam come Mscm, Masseto e Popoy hanno fruttato proventi per circa 63 milioni nel 2004 e 56 milioni nel 2005. Cifre importanti, se si considera che, come detto, l’utile netto del gruppo è arrivato, come detto, a117 milioni nel 2004 e a 145 milioni l’anno scorso. Bilanci da record, che hanno spinto la quotazione facendo la fortuna di dirigenti e consiglieri di amministrazione beneficiati da generosi piani di stock option. Tra il 2005 e il 2006 il numero uno Puri Negri ha sottoscritto azioni che ora valgono 44,5 milioni di euro pagando un prezzo medio pari a circa la metà di quello corrente in Borsa. E il direttore generale Olivier de Poulpiquet è passato alla cassa proprio nei giorni scorsi vendendo titoli Pirelli Re per oltre 4,3 milioni.

    Il caso più clamoroso, però, riguarda la società di gestione dei fondi, la Pirelli Re sgr. Ad aprile, l’amministratore delegato Giulio Malfatto ha fatto le valigie. Le dimissioni hanno lasciato il segno anche nel bilancio della capogruppo. Infatti Malfatto ha potuto esercitare un’opzione di vendita su una quota del 10 per cento della sgr. Risultato: Pirelli Re, la holding quotata in Borsa, ha comprato quel 10 per cento per 30,3 milioni di euro. Il denaro è finito nelle casse della Rep fondi, la finanziaria milanese a cui era intestata la quota. L’operazione non è filata via liscia. La Pirelli si sarebbe riservata un’azione legale in relazione, recitano le carte, della “potenziale eccessiva onerosità sopravvenuta della compravendita”. Chi c’è dietro Rep fondi? La quota più importante fa capo a Malfatto e a Umberto Vitiello, un altro immobiliarista. Con una quota del 5,8 per cento ciascuno, risultano però soci indiretti di Rep fondi anche la Fondiaria-Sai dei Ligresti e la Aedes, un’altra immobiliare quotata. Come dire che Malfatto e quindi la Pirelli si erano messi in società con due dei loro maggiori concorrenti. Di più. Nell’organigramma, con il doppio ruolo di amministratore e azionista, spunta anche Luca De Ambrosis Ortigara, altro nome noto della finanza milanese. Non solo per il suo curriculum da manager, ma anche perchè ha sposato Giulia Ligresti, la figlia di Salvatore che siede ai vertici del gruppo di famiglia. Ciliegina finale: Malfatto e i suoi amici avevano stipulato con Pirelli Re sgr un contratto di global advisor per la gestione dei fondi. Come dire: consigli dalla concorrenza.

    Il primo che scrive “che c’entra?” si piglia uno schiaffo.

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