43 Commenti

  1. Bisogna partire da lontano….indizi nel podcast della puntata di Macchiaradio del 30/11/2005.

  2. ma in questo paese si sono tutti rincoglioniti? E’ chiaramente una battuta *ironica*, di Travaglio, su quelli che dicono che è senza cervello.

  3. Ho visto la puntata in diretta e mi accorsi di questo commento fuori campo già giovedì scorso e tra tutti gli invitati microfonati è più sicuro che si tratti del nostro beniamino Facci.A me così è parso. Non è la voce e l’accento di Marco Travaglio. Il campo di ricerca si stringe tra Filippuzzo e l’eurodeputato di Forza Italia Renato Brunetta. Che poi per fare l’articolo la chiamino voce “misteriosa” a me pare una bischerata giusto per fare notizia, perchè in studio sanno benissimo chi è stato. Voglio dire: la Rula è proprio bella, semmai è discutibile che ci si lasci, avendo il microfono acceso, trasportare dagli amorevoli sensi estetici e di quelli delle proprie inclinazioni politiche mentre non si ha la parola, dimenticandosi che anche il proprio respiro è registrato ed ascoltato. Dai, che il duetto Facci-Travaglio è stato simpatico… Se è stato Filippo, glielo si potrà perdonare, no? ;-)

  4. Il made in Italy più produttivo è quelli dei casi montati sul nulla. Una nuova versione del “panem et circenses”, che serve a non farci vedere quanto decaduto sia l’impero….

  5. per ciò che concerne la “rula” dico solo che la battuta non era ironica. l’ho vista prendere le mele l’altra volta da tremonti e stavolta addirittura da brunetta. la ragazza è bella, ma non è preparata – se poi più radicalmente non ha cervello, non lo so – ed il fatto che non siano ancora intervenute le femministe de noantri a fare notare che è lì solo per l’aspetto fisico è unicamente da addebitarsi al fatto che trattasi di compagnuccia della parrocchietta.
    spendo invece una parola per l’autore di questo post, che all’insegna di un’atmosfera rarefatta ha messo in piedi uno dei blog più interessanti che abbia visto quest’anno (niente a che vedere, per fare un esempio, con quello del parolaio freddy nietsche).

  6. speriamo che troppi microfoni non leghino la nostra lingua.Vedo un po a rischio la libertà di parola.Chiunque sia stato non voleva che sentisse nessuno oltre all’interlocutore

  7. Chi ha detto la “battuta” è uno che con la Rula è rimbalzato.
    Toccatemi tutto ma non la Rula.

  8. Facci sindaco! La ficona palestinese ce l’ha fatti a peperini. Comunque l’impressione è che non capisca una sega semplicemente perchè capisce l’italiano come io l’arabo.

  9. Scandalo. L’anno scorso, durante un incontro al Centro congressi Enel di Roma, Enrico Mentana disse che se la Jebreal si fosse chiamata Mariolina Brambilla non se la sarebbe filata nessuno.

  10. Mentana è il più ipocrita e vigliacco di tutti….in sua presenza incensa la giornalista e dietro fa le battutine….che glielo dica in faccia certe cose e vediamo che succede

  11. Come si è capito, quoto Mentana.
    provate a pensare la Jebreal come una italiana brutta (magari di nome Mariolina Brambilla) e ditemi se sarebbe ad Annozero. Molto semplicemente, quello non è il suo livello.

  12. Mi sembra di riconoscere la voce e l’accento di Brunetta; che tra gli indiziati, secondo me, è quello con meno argomenti…e con più moventi.

  13. …infatti se ascoltate attentamente il video, la stessa voce dice poi: “..è una brava ragazza…eheh”.
    Questo accade esattamente dopo 1 minuto e 11 secondi e subito dopo viene inquadrato lui, Brunetta che ride!!

    Grazie, grazie, basta applausi…e per favore niente fotografie…

  14. onorati della sua presenza sig.rossi, ma nel merito? insomma, che ne pensa lei della ragazza?

  15. io quoto me stesso: se mentana ha l’invidia della gnocca può sempre fare una lampada, andare a casablanca e cambiare il suo nome in jasmine….

  16. se uno si legge l’intervista su la stampa a Facci-Travaglio-Brunetta-Sapelli potrà rendersi conto di che fiera dell’ipocrisia c’è attorno a Rula Jebreal…..
    cari miei…la Rula batte tutti almeno 50-0 per carattere,professionalità e acume.

  17. ah filì…..che sapelli si riferisse alla borromeo mi pare troppo una furbata di comodo.
    cmq resta una cafonata.
    logout

  18. OT nella coda della trasmissione si è detto che tangentopoli è finita nel cesso ad un certo punto.Beh,a mio parere era il punto sbagliato.Tutto è cessato quando l’allora presidente Scalfaro si lamentò del “tintinnar di manette”

  19. 1) Il fatto ha luogo nella prima parte della trasmissione, nell’emiciclo opposto rispetto a me e Travaglio: i nostri microfoni non erano mai stati accesi.

    2) Io e Travaglio, nel caso, ci saremmo visti e sentiti a vicenda, e nel caso nessuno dei due avrebbe perdonato l’altro. Invece ci scagioniamo (peraltro io avevo affianco quella gnocca senza testa della Borromeo) anche se all’inizio io avevo pensato proprio a Travaglio perchè la dizione e soprattutto la fonetica (“testa” pronunciato chiuso) sono chiaramente di Torino.

    3) Dall’altra parte, Vauro non c’entra di sicuro (microfono mai aperto, accento inconfondibile) e Brunetta era solo, stagliato, visibile, vicino a loro, se fosse stato lui si sarebbe visto e sentito clamorosamente. E poi Brunetta lo conosco: nel caso, avrebbe confessato e avrebbe riso.

    4) Questo Giulio Sapelli, invece, aveva parlato in precedenza (microfono dimenticato acceso) ed era in compagnia (qualcuno dice addirittura dietro le quinte, non ancora seduto) di amici o allievi e insomma sodali suoi, gente co, la quale una battuta del genere ci stava tutta. Ma il punto decisivo secondo me è un altro: come detto dizione e fonetica sono di Torino, ed è venuto fuori che non solo Travaglio è di Torino: Sapelli a Torino c’è nato e vissuto.

    5) Se la frase fosse stata mia, l’avrei detto. Sono certo che molti di voi mi credono.

  20. Secondo me la voce era quella di travaglio e comunque non era ironica affatto.
    ps per la cronaca la giornalista, si dichiara palestinese ma gira con passaporto israeliano; se non erro h avuto al riguardo anche una discussione feroce con la figlia di gheddafi

  21. Difficile da capire perché è una minchiata alla Facci, la voce sembra di Travaglio ma era quello che avrebbe voluto dire Brunetta.

    Valutando la situazione, poiché in definitiva Rula stava tentando di far dire a diPietro che Mastella è un cialtrone, mi è difficile trovare chi dei presenti non la pensa così.

    Vorrei però concentrarmi sulle falle logiche di Facci rispetto al resto, che è più importante.

    1) Pagare i testimoni anche se servono a condannarti è una cosa che succede tranquillamente, anche in ambito mafioso, e serve per evitare l’effetto pandora. Non è ne strano, ne tanto meno scagiona il condannato.

    2) Se un prestanome si prende tutti i soldi di una società, non vuol dire proprio niente, non dimostra minimamente che la società è sua. Anzi, se uno fa il prestanome è proprio quello che ci si aspetta. Ricordate che fine hanno fatto i soldi di Craxi?

    3) Secondo la sua teoria inoltre, pur di non pagare le tasse (cosa che farà) Mills dichiara di essere stato pagato da berlusconi per le sue confessioni al processo. Ora non so di precisato se in Inghilterra è meglio essere evasori o spergiuri, ma la cosa viene detta pure pensando di non aver fatto nulla di male, e Mills era il marito di un ministro e non vive con le capre.
    Il fatto poi che cambi la sua versione può segnalare un intervento esterno.

  22. il problema è che un personaggio come giulio sapelli verrà ricordato per questo e non per altro – e lo stesso, altre volte ottimo, f.f. lo chiama “questo giulio sapelli”.

  23. Su Mills.

    ***

    Tanto per cominciare, l’ottavo rinvio a giudizio per Berlusconi su tredici tentativi non andrà a finire da nessuna parte, tanto per concludere: la prescrizione dei presunti reati addebitati a Silvio Berlusconi e David Mills, accusati di corruzione in atti giudiziari, è pressochè garantita a febbraio 2008: andrebbe avvertito Giuseppe D’Avanzo che su Repubblica di ieri parlava di prescrizione tra “poco più di due anni”. Aveva scritto 12 dicembre 1998, data di una presunta falsa testimonianza di Mills, anzichè 12 gennaio 1998. Càpita.
    Il tentativo di scongiurare un processo scongiurabile è comunque venuto meno l’altro giorno, quando il gup Fabio Paparella ha proceduto al rinvio a giudizio non aspettando oltre. Non aspettando, cioè, l’esito di una richiesta di ricusazione formulata nei confronti di lui medesimo (già bocciata dalla Corte d’Appello) e motivata dall’esser stato lui lo stesso giudice che aveva già spedito a giudizio Berlusconi nel filone principale del procedimento, quello sulla compravendita di diritti televisivi. Ennesima ricusazione per perdere tempo, come pure ha scritto D’Avanzo? Non pare, visto che i legali di Berlusconi avevano chiesto il congelamento della prescrizione per i giorni necessari a che la Cassazione si esprimesse: col risultato che se il ricorso dovrà essere accolto, ora, il processo andrà comunque a pezzi.
    Ma veniamo a lui, l”avvocato David Donald Mackenzie Mills, il creatore della galassia di società che gestiva il comparto estero di Fininvest, dunque l’amministratore, per esempio, della processatissima società All Iberian. Nel 1995, quando ne viene decisa la chiusura, si pone un bel dilemma di diritto societario: di chi è All Iberian, e di chi sono dunque i dividendi da dieci miliardi di lire che ha generato, del gestore Mills o di Fininvest?
    Mills non ha dubbi: i dieci miliardi sono suoi, e infatti se li prende: non devono dunque comparire nel bilancio consolidato di Mediaset, sostiene. Non solo se li prende, ma ci paga pure un sacco di tasse e alla fine gli rimangono in tasca due milioni di sterline, tra una cosa e l’altra. Ritenendoli appunto soldi suoi, comunica ai soci del suo studio che in ogni caso, per mera generosità, corrisponderà loro 50 o 100 mila dollari a testa: ma i soci non ci stanno. Vogliono che i soldi vengano messi a bilancio e insomma litigano sinchè, per evitare controversie, Mills decide di depositare la somma in banca e di aspettare sino al 2000: infatti, secondo la legge in inglese, se dopo un determinato periodo se nessuno reclama dei soldi, diventano comunque tuoi. E andrà così, alla fine: i soci si divideranno i soldi anche se a Mills rimarrà l’amaro in bocca. La prossima volta, si dice, ai soci non dirà più nulla.
    Nel frattempo, che i soldi fossero suoi, David Mills aveva continuato a sostenerlo anche in qualità di teste d’accusa contro Silvio Berlusconi nel processo All Iberian. Accusa, sì. La difesa di Fininvest, peraltro, in quel periodo sostiene che Mills non dovrebbe neppure essere teste d’accusa ma semplicemente indagato in reato connesso (art. 210) proprio perchè coinvolto nella società, ma non viene ascoltata. Peraltro Mills cambia da un certo punto cambia addirittura linea e dà compeltamente ragione all’accusa: Al Iberian apparteneva anche a Berlusconi, dice. Ma si tiene lo stesso i soldi.
    Le testimonianze di Mills non verranno mai constestate dall’accusa: semmai dalla difesa, e da alcuni avvelenati manager Fininvest. Il pubblico ministero Francesco Greco, anche nelle dichiarazioni rese a verbale da Mills, si dirà assai soddisffatto: Silvio Berlusconi, in primo grado, verrà condannato anche per quanto detto da David Mills.
    Morale: costui, David Donald Mackenzie Mills, dopo essersi comportato nei confronti di Berlusconi come appunto visto, e dopo i soldi presi e la testimonianza contro di lui, sarebbe stato ricompensato da Berlusconi medesimo con 600mila dollari. Sì. Che poi l’accusa, ossia per cui è stato rinviato a giudizio l’altro giorno. Avrebbe ordinato a un suo collaboratore di versare quei soldi a Mills affinché fosse reticente in due processi: Guardia di Finanza 1997 e All Iberian 1998. Reticente.
    Il collaboratore che avrebbe passato i soldi, Carlo Bernasconi, non può smentire né confermare perché frattanto è morto. E Mills? E’ da qui, carte alla mano, c he comincia l’incredibile racconto che Mills ha sì permesso di ricostruire, ma non prima di aver combinato incredibili e pericolosi pasticci.
    Memore dell’ingratitudine dei suoi soci, infatti, Mills succssivamente combina un altro grosso affare ma decide di comportarsi diversamente. Un po’ come aveva fatto per Fininvest, conduce una serie di operazioni per l’armatore Diego Attanasio, peraltro inquisito a Napoli per corruzione e interessato a far sparire un po’ di soldi con un complicato gioco di compravendite di due navi. Sono infine due, i milioni di dollari che Attanasio e solo lui, com’è documentalmente dimostrato, dà in custodia a Mills. Comicia la partita di giro. Mills, dopo aver dedotto qualche soldo per sè in accordo con Attanasio, gira il denaro in una serie di sottoconti (intestati sia a lui che all’armatore) dopodichè parte dei soldi, circa due milioni di dollari, li indirizza sul conto della società finanziaria Struie (si legge com’è scritto) che è alle Bahamas e che a sua volta investirà questa cifra, per conto di Mills, in fondi chiamati Torrey.
    L’investimento in fondi nel giro di qualche di tempo frutta circa 600mila dollari a Mills(in realtà un po’ di più) e attenzione, perchè questa è proprio la cifra che secondo la Procura di Milano è stata pagata da Berlusconi a Mills. Tutte le carte e le certificazioni ottenute da consulenti e notai e società di riguardo, vedremo poi, confermeranno tuttavia che i soldi erano solo di Diego Attanasio nonostante le funamboliche e successive mosse di Mills.
    Mills che per intanto quei soldi, quei proventi di investimenti, li usa: estingue dei mutui anche a nome della moglie, il ministro della Cultura Tessa Jowell, che per questa grana rischierà le dimissioni forzate e dovrà inscenare una separazione col marito.
    Questo anche perchè un bel giorno, nel gennaio 2004, a Mills gli arriva il fisco. Non volendo più dividere una sterlina coi suoi soci, e avendo utilizzato i soldi fruttati dall’investimento per spese correnti, sostiene che siano esentasse: ed è l’ipotesi che infatti sottopone al fisco. Come finirà? Mills chiede la consuilenza di uno dei suoi commercialisti, Bob Drennan, e gli lascia una lettera che riassume il problema sostanziale ma ne inventa compeltamente gli attori. Scrive, infatti, che la cifra corrisponde al regalo di un certo Carlo Bernasconi a seguito delle testimonianze rese da Mills ai processi cosiddetti “Guardia di Finanza” e “All Iberian”: pur dicendo assolutamente la verità, scrive, avrebbe potuto dirla così da inguaiare seriamente Silvio Berlusconi. Omette di scrivere che l’aveva inguaiato comunque.
    L’ultima cosa che sarebbe venuta in mente a uno come Mills, per com’è fatto, è che Brennan potesse leggere la lettera al suo socio David Barker così da valutare ciò che neppure a loro due, a quanto pare, era chiaro: se ci fosse un collegamento illegale tra il denaro e le testimonianze rese, dettaglio che Mills negava e sempre negherà. I due, in ogni caso, passano la lettera al Seriuos Fraud Office (l’antiriciclaggio inglese) che a sua volta chiede spiegazioni a Mills, che però ingarbuglia ancor di più la situazione: modifica in parte la versione e dice che i soldi li ha presi sì da questo Bernasconi, ma solo come ringraziamento per una dritta speculativa su alcuni fondi. Il nome di Berlusconi in ogni caso non lo farà mai.
    Ma la lettera, per rogatoria, arriva alla Procura di Milano. E sono guai. Il 18 luglio 2004 Mills viene interrogato e dopo dieci ore, di notte, crolla ufficialmente e tira in ballo Berlusconi. Non spiega come gli siano arrivati i soldi da Bernasconi: non potrebbe in ogni caso.
    Al Daily Telegraph, Mills racconterà che i magistrati lo inquisirono con cattiveria sino a fargli dire, estenuato: “Scrivete qualcosa e io lo firmerò”. “Sono un idiota, non un malfattore”, ha detto. E non si sa come sia andata, ma è certo, tuttavia che nel computer di Mills, sequestrato successivamente dalla Procura, verrà trovata una lettera in cui mills racconta di aver cercato in tutti i modi di fare il nome di Attanasio ai magistrati, ma nel verbale infine non ce n’era stata traccia.
    Va anche detto che Mills, probabilmente, menzionando i suoi rapporti con Attanasio, temeva un’imputazione per concorso in riciclaggio: ciò sostiene la difesa di Berlusconi. Forse è per quello che al Fisco inglese, pochi giorni dopo l’interrogatorio, Mills tornerà a riproporre la versione dei soldi presi da Bernasconi come ringraziamento per una dritta speculativa. Non fa più il nome di Berlusconi, ma fa comunque un grande casino.
    Ma è la definizione della sua vertenza col fisco inglese che restituirà a Nills, finalmente, il coraggio di dire quella che ritiene essere la verità e pensa dovrebbe cavarlo dal garbuglio che ha creato. Il fisco è stato chiaro: i proventi dei fondi Torrey, insomma i famosi 600mila dollari, conunque sia non risultano come donazione e quindi non sono esentasse: fine. Mills infine ha pagato. Secondo il fisco inglese, e va detto, nessuna cifra riguarda soldi soldi riconducibili a Fininvest, o meglio ancora: gli investigatori inglesi non non hanno ritenuto che la provenienza di quei soldi potesse essere illecita. Per dirla malissimo: il fisco inglese ha creduto a Mills, i magistrati italiani no.
    Venuta meno la necessità d’inventarsi strani regali, dunque, il 7 novembre successivo Mills cerca di parlare coi magistrati: ma non l’ascoltano. DEcide allora di preparare una memoria dove racconta la sua verità, ossia che i soldi li ha avuti da Diego Attanasio. I magistrati non gli credono a tutt’ora, ma è un fatto che il preciso percorso del presunto regalo non sono mai riusciti a ricostruirlo.
    In compenso, da parte di Mills, ci sono voluti due anni per ottenere dalle Bahamas le perizie contabili che a suo dire dovrebbero rappresentare la prova provata che i 600mila dollari erano di chi erano. Ma sono carte che il giudice Paparella non le ha neppure visto.
    Sicchè, per ora, a Palazzo di Giustizia le novità sono altre. Dal primo processo contro Berlusconi, quello sui diritti televisivi, se ne va il giudice Fabiana Mastrominico, che aveva assolto e prescritto Berlusconi al processo Sme: lavorerà al Ministero. Al suo posto ecco Ilio Mannucci Pacini, lunga barba e lunga militanza in Magistrartura democratica. Al processo contro Berlusconi e Mills, invece, per l’accusa di corruzione in atti giudiziari, è in arrivo il giudice Nicoletta Gandus, animatissima, diremmo, esponente ancora di magistratura democratica. Dettagli tra i tanti.

  24. Comunque per essere gnocca è gnocca, chiunque sia stato ha detto una verità.
    La serata comunque non ha fatto altro che confermare un’impressione che ho avuto fin dall’inizio (e credo che molti frequentatori di questo posto hanno avuto e hanno tutt’ora): F.F. riesce ad essere quasi sempre la persona piu’ insopportabile e stronza del mondo ma per la madonna è onesto e non si nasconde, le dà e le piglia come tutti si dovrebbe fare.
    Magari mi sbaglio, ma da Filippo facci comprerei un macchina più volentieri che da Gennaro Migliore, per dirne uno.

  25. Poi, dopo aver scritto il tuo bel commentino leggi il commento-fiume del Nostro qui sopra, e ti ritorna una gran voglia di prenderlo a calci nel culo da Milano a Losanna…

  26. Ho saputo dalla Ventura ( ho peccato lo ammetto) che Facci ha una cas da spot pubblicitario..
    Vedere vedere.
    Quale spot?

  27. per me stanno montando il caso per una cazzata.Va a finire che qualcuno si fa male sul serio

  28. Filippo, il pofessor Sapelli afferma di non essere stato lui ed è addirittura indignato.
    Che si fa? Si estrae a sorte il colpevole? Confessa… ti stai divertendo come un matto con questa storiella.

  29. Ma quant’erano carucci e simpatici a Striscia i nostri “in dagati”… Già ci credevo leggendo il commento di Filippo ma dopo che ho visto la reazione di Sapelli non ho dubbi che sia andata come già preannunciato dal nostro Facci.

  30. Colpo di scena.
    A pronunciare la frase incriminata sarebbe stata proprio la giornalista Rula Jebreal facendo riferimento all’editorialista de ‘Il Giornale’ Filippo Facci. A microfoni spenti avrebbe anche aggiunto: “Con quel taglio spettinato lo trovo veramente adorabile”.

  31. Mi sa che senza testa siete Voi maschietti che come al solito vi basta vedere una “gnocca” per perdere il senso della ragione !!

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