Hanno la faccia come il culo

Non per piaggeria verso il padrone di casa, ma il vecchio titolo di Cuore torna sempre di attualità.

Fecondazione, i cattolici con Ruini
“Astenersi sul referendum”

Fecondazione, Ruini insiste
“Compatti per l’astensione”

Referendum, monito dei vescovi:
“Votare è un dovere civico”
“Andare a votare è espressione di fedeltà alla Repubblica”

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26 Commenti

  1. “Il sì è sbagliato, il no inadeguato. E’ un referendum dannoso e bisogna renderlo inutile, vanificarlo, sterilizzarlo. E’ una trappola. Il modo migliore di affrontare il referendum è quello di ridurre il danno che può comportare: la strategia passa attraverso la richiesta ai cittadini di non partecipare al voto. Non è lo strumento referendario, che si riduce a un secco sì o no a consentire la realizzazione di una soluzione giusta ed equilibrata su questo tema”.
    Piero Fassino, 3 maggio 2003, referendum sull’articolo 18

    “Il 15 maggio non andrò a votare per il referendum: la mia è una scelta personale, consapevole e attiva, e pienamente in linea con i diritti della Costituzione che non a caso individua un quorum. Il referendum è stato un grave errore, oltre che uno strumento inefficace e distorsivo. Agli italiani non dico niente, ma so che i cittadini sanno scegliere, come hanno dimostrato in precedenti consultazioni referendarie. (…) L’unico strumento efficace è la legge: non esistono alternative o scorciatoie”.
    Sergio Cofferati, 12 maggio 2003, referendum
    sull’articolo 18

    “Per quanto riguarda il prossimo referendum sono d’accordo con Cofferati: penso anch’io che non andare a votare sia l’unica scelta possibile. Personalmente sarà quello che farò il 15 giugno”.
    Giovanna Melandri, 12 maggio 2003, referendum
    sull’articolo 18

    “Il referendum è dannoso e deve essere reso nutile, il non partecipare al voto è una delle possibilità (…) Il referendum è una cosa demenziale, che non sta in piedi. Bisogna depotenziarlo: è negativo perché sia nel caso di vittoria del sì che in quello di vittoria del no ne deriverebbero direttamente o indirettamente conseguenze non desiderabili. Nessuno obbliga ad accettare una domanda malposta (…) Il paese non può cadere in questa trappola del referendum”.
    Pierluigi Bersani, a nome della segreteria dei
    Ds, 29 aprile 2003, referendum sull’articolo 18

    “Il non voto al referendum non è l’effetto di un crisi democratica o della pigrizia dei cittadini accaldati. Gli elettori hanno compiuto una scelta largamente consapevole”.
    Pierluigi Bersani, 17 giugno 2003, dopo il referendum sull’articolo 18

    “Dire no è fare un regalo e non è una posizione più forte ma più debole. Non andrò a votare. Io ho votato a favore di un documento che è stato approvato al direttivo del mio partito. Avendolo condiviso, mi atterrò a quello che dice quel documento, è ovvio. Ho dichiarato più e più volte che il mio comportamento sarebbe stato coerente con le decisioni prese dal mio partito”.
    Massimo D’Alema, 12 giugno 2003, referendum sull’articolo 18

    “La Costituzione per questo tipo di consultazione ha esplicitamente previsto l’eventualità di un rifiuto della maggioranza dei cittadini, stabilendo che se non si raggiunge il 50 per cento dei suffragi validi degli aventi diritto, il voto è nullo… Perché non vincano i sì bisogna che tutti coloro e non solo una parte che sono ostili a una richiesta referendaria, o la considerano non meritevole nemmeno del proprio interesse, siano computabili. Cioè, facciano numero insieme”.
    Marco Pannella, 12 aprile 1985, referendum sulla scala mobile.

  2. Ahahahah bravissimo Ishmael!
    Sempre le solite interferenze dell’organo di uno Stato estero nei confronti della vita della Repubblica Italiana.

  3. Effettivamente, per fare un post come questo, oltre a una memoria selettiva e una propensione alla caciara, ci vuole davvero una faccia come il culo.

  4. Nel precedente referendum si “votava” anche senza andare a votare per il semplice motivo che c’era il quorum. In questo referendum essendoci il quorum per votare bisogna andarci fisicamente a votare.
    Evitiamo della inutile demagogia, per favore!

  5. Dai, forza, è colpa della sinistra, dai è colpa di chi vuol far caciara.
    La verità è che se Ruini stesse più zitto, prima di fare certe uscite, forse il clima di caciara non ci sarebbe…

  6. ma ruini é un cittadino italiano giusto?

    allora perchè non può dare la sua opinione e chiedere ai cattolici di fare quello che pensa lui?

    Fa parte anche della Chiesa? e allora?

    cmq non vi preoccupate più di tanto… di cattolici veri in italia ce ne sono pochissimi.
    Quelli che dicono di essere cattolici perchè vanno in Chiesa tutte le domeniche è meglio perderli che trovarli, anzi!! sono peggio di Bertinotti&Prodi messi assieme.

    max

  7. Slowhand, nessun problema se ritieni io abbia la faccia come il culo, dovresti però gentilmente mostrarmi in quale occasione abbia manifestato la stessa incoerenza che ho illustrato nel post.

    Se non sei in grado capirò.

    Rispondendo agli altri che fanno notare che tra i politici di sinistra c’è gente che dimostra il medesimo atteggiamento, beh, la faccia da culo in politica è un prerequisito, non fa tanta notizia. :D

  8. Cercherò di essere breve, per quanto l’argomento lo consenta.
    1) Parlare con una certa sicumera di cose che evidentemente non si conoscono (o si conoscono pochino), e farlo per tranciare giudizi, è, a mio parere (contestabilissimo, per carità), indizio di facciaculaggine. La cosa che tu conosci poco, in questo caso, è in tutta evidenza la differenza che corre tra un referendum abrogativo di una legge ordinaria e un referendum confermativo di una legge costituzionale. E, se la differenza la conosci, è anche peggio, perché l’hai annullata nel tentativo di sostenere una tesi prefabbricata, e questo sarebbe doppio indizio di facciaculaggine.
    2) Come alcuni ti hanno già fatto notare, un atteggiamento diverso davanti a referendum diversi è ed è stato caratteristica di tutti. Non c’è in Italia UNA SOLA organizzazione pubblica, dai partiti alla federbambole, dai sindacati alla bocciofila comunale, che non abbia sofferto (e ben prima dei vescovi) della stessa (eventuale) contraddizione. E allora, additare solo uno al pubblico ludibrio, trascurando tutti gli altri perché non ti fa piacere ricordarlo e/o non funzionale alla tua ideologia, è indizio di facciaculaggine.
    3) Selezionare a seconda delle proprie esigenze o comodità persone o istituzioni che non fanno altro che essere coerenti con se stesse per additarle al (presunto) pubblico disprezzo , è indizio di facciaculaggine. A mero titolo di esempio, è un po’ quello che fanno i pannelliani, che vogliono l’amnistia “in nome del papa”, che tengono la sua foto sul loro sito, ma ogni volta che apriva bocca si mettevano a berciare che manco avesse parlato Hitler (e anzi, alcuni lo consideravano -e considerano il suo successore- anche peggio).

    Per altre e più diffuse spiegazioni, magari torno domani.
    In generale: non ce l’ho con te, sia ben chiaro. Ti ho dato (a mio parere, motivatamente) della faccia da culo, ma lo so che non è colpa tua. E’ che vi hanno imbottito di slogan, e vi hanno detto che quella è la cultura, la storia, la verità. Hanno fabbricato un mondo virtuale, con i buoni da una parte e i cattivi (in tonaca nera) dall’altra, e vi hanno detto che era quello vero. Così che è difficile, per voi, uscire fuori dal circolo vizioso dell’esempio dei cattivi maestri. Non sei, non siete cattivi. E’ che vi hanno disegnato così. Ma avete ancora speranza, se, invece di ripetere slogan senza fondamento, cominciate a guardarvi intorno senza paraocchi.

  9. OT
    Skid X, ma una nuova versione della mozblogbar compatibile con le ultime versioni di firefox quando la rilasci?

  10. Vlad, appena ne avrò tempo, è comunque in progettazione.
    Sugli ultimi Firefox comunque gira, ha solo qualche errore nei caratteri qua e là.

    ———-

    Slowhand, mi spiace deluderti ma io la differenza tra i due tipi di referendum la conosco bene, e conosco credo sufficientemente bene anche la lingua italiana. Espressioni come:
    “Votare è un dovere civico”
    e
    “Andare a votare è espressione di fedeltà alla Repubblica”
    per me e credo per tutti hanno un certo significato abbastanza esplicito e inequivocabile. L’astensione è una opzione lecita in qualsivoglia votazione, ci mancherebbe, solo alcuni regimi conservano il voto obbligatorio, ed è inoltre lecito decidere di astenersi in una occasione e votare in un’altra. Scelte personali. Ma se “votare è espressione di fedeltà alla Repubblica” lo è sempre, non solo quando ti fa comodo che lo sia.
    Nello stesso comunicato i signori vescovi addirittura specificano che:
    “in caso di referendum confermativo è un dovere civico ancora più rilevante”. Quindi NON SOLO IN QUESTO CASO, dove non è previsto il quorum, ma in questo caso ANCORA DI PIU’.

    La questione non è quindi che i vescovi abbiano una idea diversa a seconda del referendum. La questione è che il modo in cui sostengono l’importanza del voto SEMPRE va contro quanto dicevano un anno fa.

    La loro contraddizione mi pare quindi dimostrata inequivocabilmente.

    Detto questo, vorrei ricordarti che io non sono una comitiva, non dirigo né faccio parte di nessun gruppo, partito o agglomerato, sono inoltre discretamente giovane e quindi darmi del voi non è necessario. Ok che taluni non riescono a relazionarsi con gli altri se non con lo schema del “noi Vs voi”, del con me o contro di me”, ma io sono Skid X, Federico se preferisci, e non mi hanno imbottito di un bel niente.

  11. Vedi, Skid, sull’uso del plurale/singolare ti darei anche ragione, non fosse altro che quando lo fanno con me mi da un fastidio quasi fisico. Ma il fatto è che, purtroppo, in questa continua ansia di dimostrare quanto siamo (sono, siete, sei) singolarmente capaci di elaborare pensieri, si finisce con lo scrivere in fotocopia. E il tuo post è uguale a quello di altri cento, mille bloggers, di destra e di sinistra, che vedono una realtà che non esiste, e la vedono solo perché le loro capacità di lettura della stessa sono irrimediabilmente compromesse da pregiudizi aprioristici, che oltretutto (spesso) non sarebbero neanche in grado di difendere con una qualche efficacia. L’autoreferenzialità è la sola ragion d’essere di certa pseudo-cultura, che urla contro io dogmi degli altri (senza neanche conoscerli troppo bene) e vuole imporre i suoi, nella pretesa che siano diversi e più intelligenti.
    Quanto alla tua asserzione di conoscere la differenza tra i due tipi di referendum, è evidentemente ingiustificata. Diciamo che, probabilmente, sai (come quasi tutti) che funziona diversamente il meccanismo del quorum (che in questo caso non è previsto). E quindi, annullando questa differenza (che comunque sarebbe già indicativa), mescoli nel calderone due istituti profondamente diversi, che in comune hanno solo il nome. Ripeto: non è colpa tua, sono le scuole che hai (abbiamo) frequentato.
    La differenza vera risiede nella ratio dei due tipi di consultazione, la diversità di meccanismo ne è una mera conseguenza.
    La Costituzione attribuisce la sovranità “al popolo”, che però è tenuto a esercitarla “nelle forme previste”.
    Nel caso del potere legislativo, la sovranità popolare si esprime attraverso una forma rappresentativa, per cui il popolo nella sua interezza delega al Parlamento la funzione legislativa; così che, quando il Parlamento si esprime su una questione e promulga una legge ordinaria, è come se lo facesse il popolo. Di conseguenza, il referendum abrogativo prevede la scriminante del quorum perché si considera che il popolo, sia pure in forma mediata, ha già espresso la sua opinione (favorevole) in merito, e per cambiare quanto deliberato occorre una verifica effettiva dell’esistenza di una maggioranza interessata a canbiare. Così che l’astensione finisce per equipararsi al no (e non c’è nulla di scandaloso in questo, al Senato si vota nella stessa maniera).
    Nel caso, invece, di una legge costituzionale, la mediazione parlamentare viene ritenuta (e giustamente, poiché si tratta della “legge fondamentale”, quella che regola la vita della nazione, che coinvolge tutti) meno vincolante. Torna al popolo l’esercizio della sua sovranità; e poiché si tratta, appunto, della legge fondamentale, colui che si astiene non viene “considerato” nel computo, perché non è ammissibile che un cittadino si disinteressi dell’organizzazione primaria della società in cui vive; se lo fa, non viene considerato.
    E allora, ecco che la tanto tranciante frase “un referendum è un referendum e un dovere civico è un dovere civico”, così implacabile nella sua tautologia, si rivela essere poco più che una bouta(na)de.
    Perché nel caso del referendum ordinario il dovere civico viene espletato anche attraverso l’astensione, nel caso del referendum costituzionale no.
    Così che, alla fine, magari viene fuori che Ruini la Costituzione la conosce meglio dei tanti saggi o presunti tali che pontificano pro domo sua.
    Tra i quali, sulle ali dell’entusiasmo, ti sei inserito anche tu. Facendo, a mio parere, una brutta figura.

  12. Comunque la vera faccia come il culo ce l’hanno quelli che scrivono su l’Avvenire: dopo una campagna per l’astensionismo vinta giocando sulla pigrizia mentale degli italiani al grido di “un «no» deciso, secco e fermo al ricorso al referendum per intervenire su una questione tanto delicata sul piano etico quanto complessa su quello tecnico” a un anno esatto di distanza invitano a “non arrogarsi, in base a quel pugno di voti, il diritto di scavalcare la volontà del 75% degli italiani”.
    Il 75% degli italiani non ha espresso nessuna volontà, ha solo detto “non ho voglia di pensarci, e comunque chissenefrega”.

    http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2005_06_11/articolo_551736.html
    http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2006_06_10/articolo_655589.html

  13. Il caro Mattia dimentica che nessuno all’Ulivo ha mai negato quel voto. Però sarebbe carino se il caro Mattia ricordasse anche che quella riforma modificava pochi articoli in base alle indicazioni ottenute dai lavori finali della bicamerale, fallita per un ghiribizzo del coso lì, l’ex-presidente, mentre questa riforma è stata fatta senza mai sentire l’opposizione e stravolge cinquanta articoli su 138, lasciando inalterati solo i principi fondamentali.

  14. Se leggi per intero l’articolo che (non ho scritto io ma) ho linkato noterai che le maggiori critiche sono fatte agli esponenti della destra. Io non voglio fare polemica.

  15. Le brutte figure sono sempre un fatto ampiamente soggettivo, come l’avere la faccia come il culo.

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