Adotta il voto di un immigrato

 

Clicca sulla vignetta per ingrandirla e sul banner per l’iniziativa

ADOTTA IL VOTO DI UN IMMIGRATO
(di Sherif El Sebaie, dal suo blog e da: “Il Manifesto” di martedi 21 marzo 2006)

Fra poche settimane i cittadini italiani saranno chiamati a votare il nuovo governo. Circa 3 milioni di stranieri regolarmente residenti in Italia non lo potranno invece fare, nonostante rappresentino il 9% della forza lavoro, paghino tasse e contributi e/o investano soldi in Italia contribuendo alla crescita di questo paese. Per la Destra essi si materializzano solo quando fanno la fila per tre giorni davanti agli uffici postali. Di conseguenza, non è loro permesso esprimere un’opinione non solo sull’operato del governo del paese dove si dipanano le loro vite, dove investono i loro soldi, dove sognano un futuro, ma non potranno nemmeno rispondere, con lo strumento del voto, a chi li offende quotidianamente e gratuitamente. I cittadini italiani però lo possono fare. Per se stessi, innanzitutto.


Ma anche per i loro vicini di casa o per i loro colleghi di lavoro stranieri che vivono nello stesso paese, svolgono gli stessi lavori, pagano le stesse tasse, aiutano i propri familiari nei paesi di origine mentre subiscono ogni tipo di insulto e di angheria, ogni tipo di ricatto e di sfruttamento garantito e perpetuato da leggi che i cittadini italiani stessi possono cambiare. La possibilità di ritrovarsi per altri cinque anni alla mercé della Lega e delle svariate espressioni neofasciste che sono confluite ultimamente nella coalizione della Destra, mi riempie di orrore per le nostre esistenze, i nostri investimenti materiali e affettivi e il nostro stesso diritto alla vita in questo paese. Ma quello che mi preoccupa ancora di più è vedere alcuni cittadini italiani – di sinistra o vicini ai suoi ideali – esternare la loro volontà di astenersi dal voto mentre intere popolazioni vengono bombardate dalle Destre proprio con la scusa di regalare loro questo diritto. L’astensione è una prospettiva orribile per chi deve subire una miriade di provvedimenti e di esternazioni a dir poco umilianti senza possibilità di cambiare le cose in meglio per sé stesso e per tutti. Ritengo che le idee espresse nel programma dell’Unione in materia di immigrazione siano un balsamo capace di lenire ferite che rischiano di incancrenirsi irrimediabilmente. Quindi, cari amici italiani, se non volete votare per voi stessi, fatelo almeno per noi. Se non avete a cuore i vostri interessi, abbiate pietà almeno delle nostre esistenze, della nostra dignità umana calpestata ogni santo giorno. Adottate i nostri voti e quelli dei nostri figli. Andate a votare, per il bene dell’Italia.

Per aderire alla campagna "Adotta il voto di un immigrato", si può ripubblicare il testo qui sopra riportato, pubblicato martedi 21 marzo 2006 (giornata mondiale contro il razzismo), ripubblicare la vignetta di Mauro Biani o esporre – sui propri siti e blog – il banner della campagna.

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10 Commenti

  1. Senz’altro i pronipoti degli immigrati italiani, con cittadinanza doppia, che non saprebbero indicare l’Italia sulla cartina geografica non dovrebbero votare nemmeno per i consigli di circoscrizione.

  2. uhm, mi hai convinto, voto Fini, come ho sempre fatto, l’unico che si è schierato apertamente in questo senso. Grazie.

  3. E’ un’iniziativa a risultato ZERO. Se in un momento politicamente topico come questo qualcuno, di sinistra, ha deciso di astenersi non cambierà certo idea per rappresentare il voto di un immigrato. Dell’idea ideale dell’immigrato peraltro.
    La cosa ha senso unicamente se si conosce personalmente un immigrato e si condivide la sua difficoltà nell’inserirsi. Ma se è così è estremamente plausibile che la persona in questione sià già impegnata nel sociale e voti.

  4. E’ bello contribuire a questa iniziativa hostandone il banner :) (per me è ok visto che non ho limiti di banda, magari comunque se ne avete la possibilità salvate il banner in un vostro spazio web – in particolare se avete un sito ad alto traffico – cerchiamo di non far collassare il povero server di sestaluna :) )

  5. Non so che tipo di ritorno in termini di voti può avere questa iniziativa. Daltronde, l’idea che il voto all’Unione sia un rimedio a mali estremi è un leit-motiv molto inflazionato e ripetuto, eppure nessuno si chiede particolarmente se e quanto sia efficace per persuadere a votare.

    E’ notizia di oggi per esempio che il movimento dei girotondi nelle persone di Fo, Pardi e Travaglio torna a farsi sentire, ribadendo che la preferenza al centrosinistra va per necessità, ma che vigileranno a che la coalizione mantenga gli impegni elettorali e non si limiti a incassare una delega in bianco. E’ un messaggio. Ognuno sceglie di dare un contributo alla discussione di campagna elettorale con il taglio che ritiene più utile.

    A me quello di Sherif pare utile e originale, oltre a condividerne lo spirito. Perché? Perché è vitale. E penso che il miglior modo di fare pressione sulle rappresentanze, ma anche sull’elettorato in generale, sia quello di comunicare che c’è una partecipazione viva, che sul voto ci investe e non si rassegna.

    Viceversa mettersi nell’ottica del “mi turo il naso” comunica al personale politico l’esatto contrario di quello che è nelle intenzioni: ti voto nonostante te, quindi in definitiva fai un po’ il cazzo che ti pare.

    Io questa iniziativa la leggo così: propone un approccio e un punto di vista diverso sulle elezioni. Vederle con gli occhi di chi non gode del diritto di voto pur facendo parte a tutti gli effetti della società, ci aiuta a mettere il tutto in prospettiva. Che poi il messaggio sia rivolto principalmente a chi ha già deciso, potrebbe pure essere vero. Ma non mi sembra in ogni caso inutile e non è affatto detto che smuovendo le acque non si finisca per raccogliere pure qualche voto dai rassegnati e dagli indecisi.

    E daltro canto gli immigrati che devono fare: assistere passivamente al compimento del destino?

  6. Di nuovo: quando parliamo di “immigrati” cosa intendiamo? Nel senso, a chi si dovrebbe concedere il diritto di voto? A chi è qui da un anno? Cinque? Dieci? Se non erro per ottenere la carta di soggiorno (che è a tempo indeterminato) servono sei anni. Credo sarebbe la giusta discriminante per concedere il voto amministrativo. Ovviamente non quello politico, necessitando questo la piena cittadinanza.
    Però, al parimenti di più diritti per l’immigrazione regolare, vorrei più fermezza per quella irregolare. Si può discutere delle quote di ingresso ed anche raddoppiarle. Ma fatte quelle chi è fuori, va fuori punto.
    O se proprio si vuole l’accoglienza ad ogni costo si deve introdurre la forma del patrocinato: un cittadino si accolla appieno la tutela di un immigrato irregolare. Se va tutto bene, durante un tempo da stabulire, ciò si trasforma in regolarizzazione. Se qualcosa va male, ne è responsabile alla pari d’innanzi alla legge il patrocinante.

  7. Uno di sx, per me, è uno che fisiologicamente è attento alle minoranze e alla solidarietà con chi, per ragioni di varia natura, è più debole e non ha voce. Per questo ho aderito e contribuito con convinzione alla proposta di Sherif. La conoscenza diretta di molti amici immigrati, mi conferma la validità delle argomentazioni. Lo sforzo del superamento di posizioni astenzioniste, pur motivate e legittime, a favore di un voto che può migliorare la vita di migliaia di persone per ora senza diritto di elettorato, mi pare una degnissima causa.
    p.s. Domiziano, nella legge (del centrosx) antecedente alla Bossi Fini, pur tra molti punti discutibili, c’era la figura dello “sponsor” che ricorda un po’ quella del “tuo” patrocinio. E’ stata abolita con l’avvento dell’attuale governo.
    M.

  8. Domiziano,

    sai cosa trovo estenuante? che anche in un’iniziativa di tipo quasi “spettacolare” (per i motivi che hanno elencato altri prima di me) o comunque di semplice testimonianza, ci siano persone intelligenti e piacevoli da leggere come tu sei che si perdono in un mare di cifre, proiezioni, teoremi e previsioni.

    La questione è molto più viscerale, e si è posta, mano a mano che le fasce escluse dalla cittadinanza attiva prendevano coscienza di se come soggetto politico e non più oggetto della politica.

    Suppongo che un paio di secoli fa anche le prime suffragiste venivano guardate con sospetto o commiserazione. Erano in poche ed isolate. Anche a loro, persone di solito emancipate e gradevoli nella vita quotidiana, diventavano tutto d’un colpo contabili di una democrazia che faticava ad inglobare una parte della popolazione.

    L’iniziativa di quelle poche però diede vita ad un movimento più ampio, composto non solo dalle donne che sentivano di essere defraudate di qualcosa di importante, ma anche di molti, moltissimi uomini che sentivano esattamente la stessa cosa.

    La questione posta da Sherif, che però sconta la sua sinistrosità (io in questo, pur essendo comunista, sono molto più pragmatica, sarà questione di età…), è meno arzigogolata di come la fai tu.

    In realtà le domande sono molto più terra terra e richiedono risposte meno ponderate e più viscerali.

    Ti si chiede se ti sembra giusto che qualcuno che vive, lavora, ha figli, muore su questa terra, debba continuare ad essere escluso dal voto.

    Ti si chiede se un italiano che non mette piede in questo paese da 40 anni, o i cui figli non sono mai venuti qui se non in vacanza siano più titolati di un senegalese che da 10 anni è qui, paga le tasse e contribuisce alla crescita economica, ad esprimere attraverso il voto la scelta di chi lo governerà per un periodo più o meno lungo.

    Ti si chiede se sia giusto o meno che la cittadinanza si possa richiedere ma non ci siano limiti di tempo per dare una risposta.

    Ti si chiede se è giusto che i figli del tuo vicino di casa, che vivono a stretto contatto nei banchi di scuola con il tuo crescano sentendo pesante la condizioene di essere esclusi dal governo, per quanto delegato della cosa pubblica.

    Ti si chiede se ti sembra giusto che si paghino le tasse ma non si abbia una rappresentanza parlamentare.

    Ti si chiede se non pensi che, magari, trasformando anche gli immigrati in “carne da macello elettorale” la loro situazione non potrebbe migloiorare dal punto di vista del godimento dei diritti civili.

    Ecco, le domande sono molte, e ve ne sono addirittura di altre.

    Ma una volta che avrai deciso se sia giusto o meno dare uguali diritti alle persone che su questa terra vivono e che su questa terra moriranno, beh, allora vedremo su cosa scazzarci.

    Ma prima, cazzo, vediamo di chiarire questi punti, perché nessuno chiede più di quanto sia lecito e morale domandare. Poi lasceremo ai burocrati la stesura delle condizioni, ma noi, ah noi… noi, per favore, proviamo a volare alto, almeno sulle questioni di principio. Dopo quanti anni votare alle amministrative? Dopo quanti anni avere la cittadinanza? Queste sono cose che lascio volentieri ai burocrati.

    Noi, facciamo altro, ricordando sempre che agli italiani i loro diritti e nulla di più. Agli immigrati i loro diritti, ma nulla di meno.

    Ciao, Dacia

  9. io soi un ragazzo rumeno che trova un lavoro am lavorato di la da gateo a mare in albergo continental tuttofere il mio nr telef/+400721708885

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