Interrogatorio Moro /15: L’On. Cossiga, L’Arma dei Carabinieri

(COMM. STRAGI, II 148-153; NUMERAZIONE TEMATICA 15)

Il memoriale Aldo MoroLa posizione dell’On. Cossiga è stata e continua ad essere solida nel partito per la sua cultura, vivacità ed agilità di movimento politico. Ha fatto presto tutto, il deputato, il Sottosegretario alla Difesa, il ministro in dicasteri di organizzazione dello Stato, fino a pervenire, con me Presidente, al Ministero degli Interni quale eredità del Sottosegretariato alla Difesa tenuto in precedenza (ed anche in seguito alla repentina rinuncia dell’On. Forlani). La drammatica vicenda del Friuli gli ha offerto, quasi appena nominato, una eccezionale occasione di lavoro ed anche una vasta platea, quella televisiva, per fare apprezzare l’opera sua. E’ entrato così dai noti tra i più noti esponenti politici, tanto che si è parlato di un suo accesso, sia pure ad interim, alla Presidenza del Consiglio, qualora, come qualcuno pensava, avessi dovuto assumere la presidenza della Camera, lasciando nelle sue mani la Presidenza del Consiglio fino a formazione del nuovo Governo. Il progetto però fu bloccato. Era quindi, in assoluto, considerato idoneo ad una simile successione, anche se, com’è umano, qualche collega trovava prematura la designazione. Si può dire, in certo modo, uno specialista di questioni militari e dell’ordine pubblico, ma insieme anche un buon conoscitore dello Stato ed un riformatore coraggioso, anzi, a mio avviso, quando ne ero Presidente del Consiglio, anche troppo coraggioso. Cioè a mio avviso avrei sposato maggior realismo alla indiscutibile capacità d’intuizione. Figlioccio e prediletto del Presidente Segni, ne seguì a lungo, affettuosamente la vicenda politica, ma non mancò di correggerlo, quando occorreva (ed occorreva) in senso progressista. Come gruppo interno si trovò così (ma la cosa non è innaturale) da doroteo che era basista e tale è ancor oggi considerato, cioè come fortemente spostato a sinistra. Di derivazione sarda ed imparentato con Berlinguer, ha la sua base elettorale e psicologica in Sardegna, dove spesso vivono i familiari. Conosce naturalmente a Roma ai più alti livelli, ma non è, come Andreotti, un romano e non ne ha oltretutto la mentalità. Se dovessi esporre con una certa riservatezza il mio pensiero, direi che in questa vicenda mi è parso fuori di posto, come ipnotizzato.


Da chi? Da Berlinguer o da Andreotti? Se posso avanzare una ipotesi, era ipnotizzato da Berlinguer piuttosto che da Andreotti con il quale lega a prezzo di qualche difficoltà. Io voglio dire questo: I) La posizione non mi è parsa sua e cioè saggia, motivata, riflettuta ed anche guidata. Perché Cossiga ha bisogno di essere guidato, per rendere bene nei suoi compiti; II) la posizione gli era evocata per suggestione e in certo modo, inconsapevolmente imposta. E’ chiaro che una cosa è che si subisca un’imposizione, un’altra che si sia accompagnati fino a persuadersi che quel che si fa, sia il meglio da farsi. Insomma; non era persuaso, ma subiva. Forse se gli avessi potuto parlare l’avrei sbloccato, invece è rimasto con la sua decisione sbagliata che gli peserà a lungo. Tornando un momento indietro, ricordo di aver parlato di una suggestione subita da Berlinguer. In realtà Berlinguer è quello che gli ha dato il massimo di fiducia nella formazione del governo. Un atto di autonomia, il primo giorno, diventa, lo capisco, difficile, ma il mancarne può essere anche il primo di una serie di errori, il primo atto di mancata autonomia che può compromettere la carriera di una persona e corrodergli il meglio della personalità. E’ ovvio naturalmente che, per diversi motivi, Andreotti poteva essere d’accordo con Berlinguer e quindi la pressione era duplice. Resto convinto però che il fattore determinante sia stato quello Sardo, familiare e della nuova prospettiva politica.
Nella sua azione Cossiga ha il limite di avere collaboratori esterni al Ministero, amici personali, uomini d’ingegno. Ciò lo lega poco, anzi pochissimo, con la burocrazia ministeriale. Questo legame è invece la tradizione italiana e la bandiera del Ministero dell’Interno. La sua saldezza che è una realtà, è dunque politica non amministrativa. Deriva dalla D.C., dagli altri partiti, specie i comunisti, non dalla fama, non immeritata, di tecnicismo e di capacità realizzativa. Chi meglio di Cossiga? si domanda. Ed in effetti, specie agli Interni, il tempo dei più che cinquantenni è finito. Nella sua azione Cossiga è abbastanza equilibrato tra Polizia e Carabinieri. Si deve però dire che, malgrado il Ministero di cui si tratta, la preminenza è dei carabinieri per il loro equilibrio e l’affidamento dell’opinione pubblica. Fino a questo momento e per qualche tempo ancora la figura dominante del Carabiniere di carriera è il Generale Ferrara, che abbiamo visto rinunciare al servizio di sicurezza interno per scarsa fiducia sulla struttura organizzativa interna. Fra pochi mesi, per l’avvicendamento di legge, vice comandante sarà un altro generale di divisione. Non si può dire vi sia una vera divisione di fondo tra i Carabinieri. Però, di volta in volta, qualcuno diventa centro di un gruppo con la conseguenza di generare le tensioni di cui si parla. L’urto tra Ferrara, il Gen. Mino (deceduto nel noto incidente), il gen. Missori ed altri era da ricondursi più che altro ad una questione di principio. La nomina del Capo di Stato Maggiore in sostituzione dello stesso Ferrara che lasciava. Vari nomi erano stati fatti, ma il Ministro Lattanzio preferì il Gen. De Sena che aveva avuto un comando a Bari, sua città. Ciò dette la sensazione che l’Arma, per la prima volta, ammettesse il privilegio politico, la priorità nascente dalla permanenza in una città cara al Ministro. Questo disagio fu fatto presente, ma non ritenuto di rilievo adeguato. Il Gen. Mino, che cominciava ad avere qualche frizione con Ferrara, fece suo il desiderio del Ministro e formalizzò la proposta. Così il De Sena fu nominato. I rapporti ripresero allora in modo cordiale e la frattura fu risanata. Un brutto momento fu il caso Kappler, che vide in accusa alcuni carabinieri. Come orientamento politico in generale i Carabinieri coprono tutto l’arco fino ai socialisti, ma hanno rapporti di deferenza e di stima anche con i comunisti. Nel salvare le forme i comunisti (credo sinceramente) si scusarono per la nomina del nuovo Presidente della Commissione Difesa, Ammiraglio (¹) in rotta con lo Stato Maggiore, e portato alla carica dai socialisti.
Forse anche all’esclusione di Lattanzio dal Governo potrebbero non essere estranei i carabinieri per le frizioni determinate dalle note polemiche. Francamente, non trovo contraddizioni di fondo, ma alcune tensioni personali. Il Gen. Corsini è stato accolto molto bene, anzi desiderato ed accettato da tutti. Prima che fossi qui, non avevo notizie di difficoltà e dissapori.

(¹) Ammiraglio e On. Falco Accame.
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