Lettera aperta a Riccardo Orioles (il formaggio e le pere)

Caro Riccardo (Orioles, n.d.r.),
sappi che, dopo i tuoi commenti a duepost su Macchianera, ho in mente di scrivere questa lettera aperta da due giorni. Come ho già avuto modo di dire, capita che un post ti riesca meglio pensato sul posto di lavoro, durante una riunione, in macchina, al cesso, piuttosto che quando hai una tastiera sotto le dita. L’ho pensato perfetto, e poi non ho colto l’attimo: quando ho avuto occasione di collegarmi s’erano già fatte le cinque del mattino, e allora puoi immaginare: la botta di sonno, la stanchezza della giornata, un filo di senso di responsabilità nei confronti dei colleghi che si sarebbero svegliati di lì a poco sono bastati perché il “carpe diem” se ne andasse a farsi fottere e il “post perfetto” s’annebbiasse assieme a tutti gli altri pensieri in concomitanza con l’inizio della fase REM. Quindi metto le mani avanti: non garantisco sul risultato. E nemmeno sono in grado di promettere che seguirò la traccia.
Però dico questo – e lo dico, questo spero tu lo sappia, nutrendo un’immensa stima per quel che hai fatto e continui a fare, tra immense difficoltà che io conosco e magari altri no -: non sono d’accordo su quasi tutto (il che è più che normale, dal momento che tu stesso per primo hai espresso il tuo dissenso su Macchianera).
Dici che non ti è piaciuto lo scherzo del sito sequestrato. Cito:

Il “pesce di maggio”, ovvamente, non m’è piaciuto affatto. Intanto perché c’è di mezzo un Luca Sofri, che per me è semplicemente un pezzo di Ministero della Comunicazione (il fatto che faccia blog anche lui, che usi il nostro linguaggio, che ci sia simile sociologicamente, non mi commuove affatto); eppoi perché mi lascia capire che l’istinto nostro sarebbe di andare avanti a feste della matricola e casomai qualche volta occasionalmente anche a manifestazioni per il Vietnam Libero o Contro i Padroni. Invece qua c’era – e c’è – la possibilità di sostituire Repubblica o il Tg1 o Berlusconi, di cominciare a far vivere, al di fuori dell’industria del consenso, proprio l’informazione. Scusate il vocabolario retrò, ma oggi sono proprio incazzato e quindi esco proprio al naturale.

Non sei il solo a non aver apprezzato l’iniziativa: sei in compagnia di tanti che ci sono cascati e stavano per dare la notizia, o di quelli che han sempre pronto in tasca il “non si scherza su queste cose”. A me invece piace non piacere, e piace proprio perché qualcuno non lo sopporta. Un po’ come accade alla satira, insomma, quando è fatta bene, quando arrivano le lettere di protesta di quelli che non hanno capito, e le lettere di quelli che hanno capito benissimo.
Decidere di fare uno scherzo è un po’ come essere schiavi del gusto della battuta: sai che qualcuno se la prenderà, ma pensi sia bella e quindi nessuno ti può trattenere. Poi lo fai perché sei un po’ stronzo, questo va da sé. E qualche volta – lo ammetto: solo in parte – perché è un buon mezzo per comunicare un pensiero.
C’è una cosa che ti è sfuggita, Riccardo, una cosa che invece credo di essere riuscito bene a spiegare ai ragazzi di “Articolo 21“: che le leggi citate nel contesto di quella burla erano tutte vere. E dicevano una cosa semplice semplice: che se a rivelare il contenuto degli omissis del rapporto USA sul caso Calipari fosse stato un cittadino americano – anche uno in buona fede, come me, o il greco dell’ANSA, o il messinese di Repubblica, e mi fermo qui, perché manca “il marsigliese” e poi la Banda della Magliana è al completo – sarebbe stato a tutti gli effetti considerato persona condannabile ad una pena che va “da dieci anni alla pena di morte” per aver compromesso la sicurezza nazionale, rivelato importanti informazioni militari al nemico e tradito il proprio paese. Un terrorista, insomma. Anzi, senza “insomma”: un terrorista e basta.
Questo ti è sfuggito, Riccardo.
Poi, francamente, non capisco il riferimento a Luca Sofri. Anzi, a dire il vero, non capisco tutta questa retorica del “noi” e “loro”. La comprendo poi ancora meno se applicata a Luca Sofri in particolare. Se si continua a parlare di blog, “dell’internet” (come dici tu) non è solo merito dei gianlucaneri che provano a fare i copia&incolla su un documento o dei gianlucaneri che si divertono a fare scherzi idioti, ma anche – e direi soprattutto – dei lucasofri che ne parlano alla radio, dei filippofacci che ne scrivono sui giornali, delle selvaggelucarelli che vanno a fare le opinioniste all’Isola dei Famosi. E poi, sì, alla fine anche dei beppegrillo che ne parlano a teatro.


Però, vedi, Riccardo, il discorso del “noi” e “loro” non lo puoi fare a me, uno che obiettivamente non ha problemi a mettere insieme il pranzo con la cena, che tiene una rubrica su un giornale perché ha voglia di farlo e non perché gli serve, che scrive per programmi che vanno in onda sulle reti del Presidente del Consiglio e malgrado tutto si sforza di mantenere fede – arrotondandone gli spigoli con la mediazione dell’età e del tempo, questo è inevitabile – alle idee che aveva prima che fosse in grado di mettere assieme pranzo e cena da solo, di collaborare con i giornali, di scrivere per la tv o permettersi di fare il guru e/o il buffone sul web.
Non lo puoi dire a me, ti spiegavo, perché altrimenti io mi sento più “loro” che “noi”.
E se “noi” vuol dire apprezzare Grillo, Luttazzi e la Guzzanti e schifare Luca Sofri per un motivo che nemmeno capisco; evitare Filippo Facci perché è stato craxiano ignorando al contempo il fatto che è simpatico, originale, scrive da dio e nessuno obbliga lui o te di discutere di politica (cosa che poi, in effetti, abbiamo sempre avuto l’intelligenza di non fare); ignorare Guia Soncini perché scrive per “Il Foglio” o scomunicare Christian Rocca perché è filoamericano sbattendosene del fatto che descrive l’America come pochi sanno fare; ecco, allora a quel punto non è che mi ci sento: preferisco stare tra i “loro”.
Ora ti spiego anche perché.
Quando ho pensato che Macchianera potesse diventare un posto in grado di accogliere gli scritti o le opinioni di più autori, avrei voluto che non fosse considerato un sito “di sinistra”. Per questo ho distribuito le password secondo semplici criteri: la creatività, la capacità di far ridere o saper provocare intelligentemente. Poi è finita che Rocca lo definisce “l’orrido sito” (perché Rocca fa un po’ come te, anche lui divide il mondo tra “noi” e “loro”) un po’ ci è diventato, “di sinistra”, ma non era nelle intenzioni: è successo perché la maggior parte di quelli di destra non erano interessati e – lecitamente, per carità – hanno buttato la password nel cestino.
Alcuni non l’hanno fatto e, ti dirò la verità, sono contento quando sul blog due articoli di stampo opposto innescano una discussione.
Chiedo a te, che sei di sinistra: non trovi che sia scontato comprare la Repubblica e trovarsi d’accordo con Serra? Non provi anche tu un sottile piacere nel leggere un articolo in contrapposizione con le tue idee, che non riuscirà mai a convincerti, ma innegabilmente scritto come dio comanda e capace di sfoderare obiezioni che sappiano scatenare il senso critico del lettore?
Ecco cosa sono – o cosa dovrebbero essere, per me – un vero giornale, un blog, “l’internet”: far sapere al contadino che esiste il formaggio, esistono le pere, ed esiste anche la possibilità di provare il formaggio con le pere.
Perché altrimenti vien da pensare che da queste parti si ritenga che “Libero” (il giornale) sia una geniale idea e si brami ad incoronare un Vittorio Feltri di sinistra.

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23 Commenti

  1. Bravo Gianluca.
    Confermo che, per quel che mi riguarda, qualunque cosa ci dia da riflettere, mettersi in discussione e confrontarci è *comunque* crescere… e chi crede di essere “arrivato” è solo fermo all’ennesimo incrocio…

    Ciao

  2. si, vabbe’, ringraziamo golja per il fattivo contributo.
    gianlu, complimenti: ecco perche’ passo spesso di qui. adesso tu e orioles fate pace, voglio bene a tutti e due.

  3. Ho l’impressione che Neri abbia voluto fare ad Orioles non tanto una distinzione tra “loro” e “noi”, quanto tra chi è “qualcuno” e chi è “nessuno”.
    E secondo i canoni di Neri, lui è “qualcuno”, Orioles è “nessuno”.

  4. Forse Bongo, forse… ma ho la presunzione di poter tranquillamente affermare che siamo tutti *nessuno*…

    Ciao ;)

  5. Un post chiaro, leggibile, comprensibile, pieno di sensatezze. Quasi quasi sottoscrivo.

  6. Autocelebrandoti e scherzando scherzando, Gianluca Neri, non ti sei accorto che il tuo blog si è trasformato in una Simona Izzo dei blog pieno di casalinghe frustrate che commentano ogni cosa.
    Il tuo target è quello che inseguono gli autori di Centovetrine.
    Lascia stare il contadino, le pere e il formaggio. Ti si adatta meglio Myokine, trattamento antirughe.
    Luca Sofri, Filippo Facci, Selvaggia Lucarelli messaggeri nei media del valore internet: uno lavora per il giornale della moglie di Berlusca, l’altro per il giornale del fratello del Berlusca e la terza è entrata in Rai quando la Rai è controllata da Berlusca.
    Che combinazione: tutti legati a Berlusca.
    Fa comodo a quacuno che anche i blog siano controllati e rincoglioniti.

  7. Secondo me hanno ragione tutti e due: Orioles ha voluto malinconicamente rimarcare le potenzialità di informazione dei blog, Neri ne ha rimarcato le potenzialità di divertimento. Alla fine, qualcuno potrebbe scrivere una tesi di laurea su cosa siano realmente i blog, e cosa siano destinati a diventare…

  8. Il post era fatto bene tecnicamente (scemo io a non sgamarlo subito) ed era fatto bene anche “politicamente” (come ha detto subito Pino Scaccia): gli americani sono ormai tanto cattivi che, come si vede da questo scherzo, potrebbero metterci dentro per quel che scriviamo. Questo non l’ho capito subito, e anche questa è colpa mia: la mia prima reazione e’ stata quella di telefonare per dare l’allarme, organizzare la solidarietà ecc. Cioè, non sono stato un buon fruitore della “provocazione”: ripeto, per colpa mia.
    Però la maggior parte della gente ha reagito esattamente e stupidamente come me. La “provocazione”, cioè, ha funzionato in ambito ristretto, fra i pochi più intelligenti e “corretti” (fra cui non io). Ha pagato un costo, che è naturalmente il solito “al lupo”: la prossima volta che Indymedia (o il sitarello di Ruta a Ragusa) verrà chiuso per oltraggio allo spirito santo o citazione arbitraria di don Fofò, sarà più difficile credergli, e qualcuno dovrà perdere tempo a spiegare che stavolta non è uno scherzo. Perché i siti, famosi o no, a volte per queste cose li chiudono davvero.

    Il “noi e loro”: mi spiace, esiste, ed è enzi la cosa più importante di tutte, specialmente sull’internet. “Noi”, però, non è “destra” o “sinistra”. E’ semplicemente “noi, le persone comuni”. Ecco: ufficialmente, Gad Lerner (o la povera Ritanna Armeni) sarebbe il “noi” (la sinistra) e Ferrara sarebbe il loro (la destra). Per me non è così. Il “loro” sono Lerner, Ferrara e (visto che ci tiene) Armeni, il “noi” siamo io, mia sorella che guarda la tivvù, il mio vicino che la guarda allo stesso momento, la mia nipotina che invece guarda il reality, il suo ragazzo che non guarda niente del tutto… “Noi” siamo quelli da questa parte dello schermo tv, “loro” quelli che ci stanno dentro. Chi ha diritto (e ha la funzione ufficiale) di parlare e chi no. Questa divisione secondo me è molto più importante di quella antica fra “operai” e “padroni”. Anche più tragica, perché costringe i “noi” a vivere in un mondo interamente disegnato dai “loro”, che forse è reale e forse no. Se “noi” fossimo” nel ’36, probabilmente saremmo convinti di vivere in un felice mondo velinaro e correct, quello che ci dicono “loro”.

    L’internet però sfugge a tutto questo. Nell’internet “noi” possiamo esserci come “loro”. E quelli di “noi” che, per esperienza o mestiere, capiscono un po’ come vanno le cose hanno un’occazione unica di mettere in piedi un casino che non sia più il vecchio circolo dei signori (Lerner-Ferrara-Armeni) in cui parlino i soliti e sempre i soliti Vip di sinestra o di denistra, ma parliamo “noi”. Con tutte le tecniche utili per stare anche sugli argomenti più complicati, come l’informazione, che “loro” stanno semplicemente abolendo. Ieri, sul sito di Repubblica, la scalata al Corriere veniva titolato con la dichiarazione di una carampana, moglie delo scalatore, che asseriva che certi gioielli con le piacevano perché già usati. E che c’entra col Corriere? Niente. Ma loro te la vogliono presentare così, e così te la danno. Poi ti mettono Serra, bravo figliolo, come fiore all’occhiello. Il formaggio è di plastica e le pere ong.

    E che cosa c’entra il povero Luca Sofri? Niente, poraccio. Solo che mi è antipatico e basta. E perché? Così, per istinto. A me l’istinto non scatta quando Ferrara – o Lerner – comincia a sparare cazzate. Mi scatta già appena vedo Ferrara-Lerner-Armeni insieme, gli Autorizzati a Parlare, i “loro”. Come il paisan che s’incazza appena vede passare la carrozza dei signori, senza nemmeno sapere chi c’è dentro.

    Ah, la polemica. Non era per Neri – l’ho detto – era per tutti noi. Non guardiamo la singola cazzata, guardiamo il complesso, e senza personalizzarlo. Così, la cronaca è questa:
    A) L’internet fa lo scoop (i blog, Macchianera, Neri, “noi” facciamo lo scoop);
    B) Poi però ci mettiamo a sghignazzare fra di noi, a tirarci gli aeroplanini di carta e a postarci “provocatoriamente” a vicenda;
    C) Poi torna Neri e fa un’altra bella “provocazione”, però questa raffinata e di sinistra;
    D) Lo scoop resta lì per terra ad aspettare che qualcuno lo raccolga e lo moltiplichi per un milione. E sta aspettando ancora. Nel frattempo, Lerner-Ferrara-Armeni, e l’informazione fasulla dei media “loro”.

  9. Credo che l’incazzatura di Riccardo – sincera e sentita come poche – ci potesse pure stare: non s’è certo raggiunto un massimo storico trasformando commenti in ippodromi-bordelli, in cui l’uno inculava l’altro. Dagli omissis al Grande Troiaio. E La colpa non è degli autori bensì “nostra”.

    Ma supererei questo punto e degli interventi di Riccardo (che spero mi perdonerà tanta confidenza), sottolineerei gli slanci.
    E a quegli slanci voglio credere; poco importa se rimarrò con niente in mano.

  10. Come si fa a non condividere tutto quello che Orioles ha detto (e poi Luca Sofri è veramente insopportabile)

  11. Epperò Riccardo non mi convinci, per quel che te ne può fregare, anche se dovrebbe visto che anch’io facco parte del “noi” secondo la tua classificazione. Non mi convinci, rispetto a quanto scritto da Neri, sul concetto dell’antipatia per istinto, perchè ti assicuro, dopo aver letto questo commento, per istinto non ti sopporto proprio.
    Se quindi mi lasciassi andare al sentir “de panza” non ci sarebbe alcun confronto nè con te nè con tutti gli altri verso i quali provo lo stesso sentimento nei tuoi confronticon un impoverimento generale delle intelligenze, nessuno escluso. Stiamo sempre allo stesso punto: “voi” instintivamente “schifate” le parole ed i pensieri di chi vi sta antipatico a prescindere e nel far questo, io credo, vi fregiate di non mettervi in gioco considerandovi “migliori” autoesiliandovi, intellettualmente parlando, nel vostro ghetto della superiorità morale.

  12. mitico gneri … morte ai Tromboni … non mollare … aveva ragione Sciascia scagliandosi contro la poetica dell’Antimafia

  13. Vi ricordate 1984, di George Orwell? In quel libro si teorizzava la suddivisione del mondo tra “alti”, “medi” e “bassi”. I “medi” lottano assieme ai bassi per fare la rivoluzione, poi quando conquistano il potere lasciano al loro destino i “bassi” (che rimarranno “bassi” per tutta la vita) e si preparano a difendere il potere dall’attacco dei nuovi “medi”.

    Ecco a voi lo scontro ideologico tra un “medio” della sinistra radical-chic, diventato “alto”, ricco e “riformista”, grazie ai giochi d’azzardo della web-economy, che hanno mandato in rovina altri poveri fessi, e un vecchio ostinato che si ostina a non scendere a patti con la coscienza e a credere che il giornalismo sia una scelta di vita da pagare anche con l’emarginazione e la poverta’, e non un gioco elettronico fatto di pesci d’aprile raffinati e radical-chic, degni della sinistra al caviale che ci ritroviamo.

    La differenza tra l’informazione in grado di incidere sulla realta’ e il giocare ai giornalisti e’ rappresentata proprio da queste due icone che convivono in rete: un ricco, povero di idee al punto da inventarsi notizie inesistenti assieme ai suoi amici e un povero, ricco di ideali al punto da fare la figura del vecchio bacchettone quando prova ad alzare il dito dicendo “smettiamola di giocare, e facciamo sul serio la rivoluzione dei media, perche’ abbiamo competenze e tecnologie a sufficienza”.

    Caro Riccardo, se hai scomodato i vertici della blogosfera per una innocente e lucida osservazione, secondo me hai toccato un nervo scoperto: questi simpatici goliardi che si ritengono tanto creativi, in un piccolo angolino della loro mente rosicano da morire, perche’ sanno perfettamente di essere dei giullari di corte, anche quando ridono e scherzano sul re, e preferiscono prendersela con un giornalista di razza che gli ricorda quanto possono essere grandi i sogni degli uomini anziche’ prendersela con se stessi per essersi fatti assorbire dal sistema mediatico diventando funzionali al “riformismo”, ai vari camera Bidet, alle suonerie dei telefonini, al simpatico gioco dei blog e a tante altre cazzate che si sommano nel grande rumore di fondo delle stronzate mediatiche, senza spostare di una virgola gli equilibri di potere, anzi alimentando le subculture e i potentati mediatici che dichiarano di avversare a parole.

    Il mio consiglio? Lascia perdere questi lidi e concentrati sulla Catena di San Libero, che continuo a ritenere la forma migliore di giornalismo attualmente in circolazione nel nostro paese. Scrivi per chi ti merita. Io sto dalla tua parte e di tutti quelli che hanno le pezze al culo e non hanno tanta voglia di giocare ai pesci d’aprile e di maggio per denunciare i “poveri americani censurati”, e per farlo non esitano a censurare uno dei piu’ lucidi giornalisti italiani viventi dandolo in pasto alla pubblica gogna del blog.

    Quel “mitico Gneri, morte ai tromboni” letto tra questi commenti mi ha fatto davvero male, ed e’ segno che purtroppo la tecnologia si trova mille anni luce piu’ avanti dell’intelligenza.

    Abbiamo in mano i blog, e li usiamo con un impatto meno efficace di quello che aveva il ciclostile nella societa’ di trent’anni fa. Che tristezza.

  14. Momento, Emmanuel. Lo scoop di Neri non e’ quello del ragazzino fortunato. E’ quello del professionista che sa che deve fare il giro delle questure (in questo caso del bookmark) anche la mattina di festa, e che una volta trovato il .pdf non resta imbambolato a guardarlo ma *sa* che deve passarlo a Distiller, ecc. (fra i giornalisti “vecchi” si usa ancora il termine “nuove tecnologie”). Per singolare – ma significativa – coincidenza Neri proviene dalla stessa scuola OdG di Bologna dove c’era (ad esempio) Shining, il giornalista-programmatore che si occupa della diffusione della Catena. Non credo che “giochino al giornalista”, proprio per niente.

    Perciò, cerchiamo di non fare er dibbattito der collettivo e cerchiamo di ragionare razionalmente e per costruire. Il problema non e’ questo o quel “personaggio” ma semplicemente il fatto che qui, in un luogo abbastanza tipico della rete, il giorno dopo un episodio alto del genere ci siamo messi a “parlar d’altro” (i 180 post del Troiaio: compresi i miei) e non a sviluppare cio’ che era successo e andare avanti. La “colpa” non è mia, nè di Neri, nè di qualcuno specifico: diciamo che l’atmosfera era questa, e che tocca rifletterci a tutti, nessuno escluso.

    Vorrei anche evitare il tono vetero del dibbattito-autocoscienza: se Neri fa bene l’imprenditore, mica deve andare in Siberia per questo, e nemmeno dev’essere accusato (o diifeso) a priori. Serve anche questo. Lo stesso vale per me e vale per tutti: suomiamo molti strumenti diversi, alcuni davvero molto strani,
    e *perciò* possiamo essere un’orchestra.

    Impariamo a discutere “fra compagni”, come si diceva una volta. A Neri, che fa il meccanico, io ho detto che secondo me il motore è buono e la frizione un po’ lenta. Lui dice che no e che devo premere di più io. Tutto qua: se pensassi che qui stessimo discute fra Stronzi e Buoni io qui semplicemente non ci sarei, punto e basta. Se ci sono, vorrà pur dire qualcosa.

    Mi aspetto moltissimo dalla generazione di Neri, di Shining e degli altri. Non mi aspetto affatto da loro che facciano i kompagni duri e puri, quelli lasciamoli a Liguori e Brandirali. Una rivoluzione da loro me l’aspetto sì, eccome, ma è una cosa completamente diversa e non richiede affatto “linee del partito”.
    E ora me ne vado a nanna :-) Buonanotte!

  15. Non esiste una fine.
    Il bello “dell’internet” e’ che torni a casa a quest’ora e riesci comunque a trovare qualcosa di interessante da leggere.

    Facciamo il confronto con la TV
    In questo momento troviamo (in ordine sparso) :

    1) TG : “L’UDC di Follini sempre piu’ in crisi”.
    2) Sigla di chiusura di un programma che fa’ finta di essere Zelig.
    3) Full Metal Jacket (Cacchio! Full Metal Jacket!)
    4) Telefilm anni ’80 in cui tutti gli attori sembrano rappresentanti di lacca per capelli.
    5) TG : Uno pelato che dice cazzate.
    6) Pubblicita’.
    7) Il Jim Morrison del 2000.

    Fondamentalmente, il nulla. (A parte Full Metal Jacket, ma lo vedo quando voglio “io” , non quando me lo vogliono far vedere “loro”)

    Il punto e’ che la “rivoluzione digitale” dell’ informazione e sociale sta’ gia’ accadendo in questo preciso istante. E non possiamo fare nulla per evitarlo.

    Io non so’ come sara’ questo futuro. Come sempre, spero e per il meglio e mi preparo al peggio, cercando di riempirmi la pancia con un pasto caldo almeno due volte al giorno e di non tradire le cose basilari in cui credo.

    Penso comunque che se non si impara a ridere di uno scherzo divertente (anche se ci siamo cascati come polli e quindi temiamo che stiano ridendo “di” noi e non “con” noi) non si va’ avanti tanto.

    Ridere mette le giuste proporzioni, ti insegna a non prenderti troppo sul serio e ad accettare i tanti dispiaceri della vita (che, nonostante i tanti appelli in vista del referendum, rimane comunque una grandissima puttana).

    E poi chi l’ha detto che non si possa fare “informazione” seria ridendo? E’ gia’ da molto tempo che quando voglio “sapere” qualcosa lo cerco in rete, senza aspettare che i media ufficiali mi dicano quello di cui ho bisogno. Dopotutto, l’ufficialita’ del media e’ stabilita da chi li legge.

    Orioles : Non preoccuparti per gli “al lupo” a vanvera. Meglio un falso allarme che un problema vero. Fidati : sono stato turnista di “Remote Monitoring 7×24”.

  16. per chi si stesse chiedendo: “e allora come sono sul serio questi “shutdown” di siti da parte del governo americano?” ecco Elitetorrents.org il primo sito di bittorrent a distribuire il nuovo film di Star Wars, chiuso addirittura dal dipartimento di sicurezza nazionale (!) (homeland security) qualche ora fa.

  17. Rispondo ad alcuni commenti (non a Riccardo, perché io e lui ci siamo capiti, e se non ci capiamo ci telefoniamo, e se ancora non ci capiamo telefonandoci magari ci si manda affanculo ma poi il giorno dopo amici come prima) non perché penso che sia utile, ma perché sono un idiota che ha tempo da perdere.

    A chi ha sostenuto che “Neri ha voluto fare ad Orioles non tanto una distinzione tra ‘loro’ e ‘noi’, quanto tra chi è ‘qualcuno’ e chi è ‘nessuno’. E secondo i canoni di Neri, lui è ‘qualcuno’, Orioles è ‘nessuno'” dico, semplicemente: vai a leggere che cosa ho scritto in passato di Riccardo Orioles. Non è difficile: nella colonna a sinistra c’è un riquadro per fare le ricerche. E in ogni caso, sempre che serva specificarlo – per il passato che ha, per le battaglie che ha combattuto, per il coraggio di aver sempre fatto nomi e cognomi -, in campo giornalistico e secondo i miei canoni, Orioles è “qualcuno” e io “nessuno”.

    A quello che mi ha definito un “‘medio’ della sinistra radical-chic, diventato ‘alto’, ricco e ‘riformista’, grazie ai giochi d’azzardo della web-economy, che hanno mandato in rovina altri poveri fessi” : non hai idea di quando poco alto, poco borghese, poco portato a giocare d’azzardo, poco radical, poco chic e poco riformista possa essere chi ti sta scrivendo in questo momento. Ma tu sei uno da sezione del PCI anni ’70; uno da “il compagno non è fedele alla linea e va allontanato”; sei una cosa che non esiste più perché quell’essere così a sinistra era in realtà mostruosamente di destra. Dal momento che non esisti più, sparisci. Nel caso tu esista veramente, invece, sei solo modernariato.

    A Riccardo dico solo grazie per tante cose che lui sa. A lui è inutile che ripeta che la stima rimane immutata.

  18. Scusa Neri, ma come si fa a non imborghesirsi con tutti quei soldi? Io non ci riuscirei. A me risulterebbe simpatico perfino Elio Vito se avessi il 10% di quello che si dice tu abbia. Sarà che io ho un debole per i soldi…

  19. Anarchici sotto torchio
    Indignati o entusiasti per lo scherzo di Gianluca Neri? A qualcuno invece capita davvero…

    Dal sito http://www.anarcotico.net
    La polizia postale di Bologna ha eseguito il sequestro della mailing-list della Croce Nera Anarchica e della parte del sito http://www.ecn.org/filiarmonici che raccoglieva materiale diffuso dalla Croce Nera.

    La sezione di sito sequestrata si trova sui server di ecn.org, mentre la mailing-list e due caselle di cui è stata richiesta l’eliminazione erano sui server di autistici/inventati.

    Collegandosi alla pagina http://www.ecn.org/filiarmonici/crocenera.html è visibile il sigillo della polizia.

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