Come nasce Berlusconi

Tanto per abbaiareBerlusconi vince, Berlusconi perde, Berlusconi è innocente, Berlusconi è amico dei mafiosi… Si: ma da dove viene Berlusconi? Come può essersi prodotto? Stranamente, per capirlo bisogna parlare di due poveri cronisti di paese. Imbavagliati, e soli

• Origine di Berlusconi. Avevamo segnalato, la settimana scorsa, il caso di due giovani giornalisti siciliani – Marco Benanti e Carlo Ruta – a cui viene impedito di lavorare a causa della scomodità, per i poteri del luogo, delle loro inchieste. Nell’ultima settimana la situazione s’è aggravata, nel senso che il sito di Ruta (www.accadeinsicilia.net), che si minacciava di chiudere, è stato chiuso di fatto. Le sue inchieste vertevano principalmente su banche locali. Quanto a Benanti, è sempre impossibilitato a lavorare.


Mediaset, Vespa, Rai, Emilio Fede e compagnia (per non parlare dei “giornali” siciliani) sono esplicitamente schierati col potere, ne sono una componente non laterale ed è dunque ovvio – persino “giusto” – che non abbiano segnalato questo caso. Ma c’è un’opposizione. Al suo interno, ci sono giornali (dai moderati ai radicali: Repubblica, Unità, Liberazione, Manifesto, ecc.) e giornalisti di indubbio prestigio e valore. Vi sono anche soggetti minori, più “guerriglieri”, specificatamente dediti – specie sull’internet – alla difesa della libertà d’opinione: Articolo 21, MegaChip, il Barbiere della Sera. Infine, c’è il sindacato. Quest’ultimo, fondato proprio per tutelare i il giornalismo e i giornalisti, ha anch’esso un suo sito web, oltre che i suoi autorevoli esponenti: che non mancano, com’è loro dovere, di esternare assai spesso le loro denunce contro questo o quell’attacco alla libertà.


Curiosamente, di tutti questi soggetti – ciascuno dei quali ha istituzionalmente a cuore Benanti e Ruta, in quanto giornalisti censurati – uno soltanto ha ripreso la nostra denuncia, e precisamente il Barbiere della Sera. Tutti gli altri l’hanno ignorata. Una spiegazione potrebbe essere che abbiano valutato e considerato insufficienti i dati da me – vecchio giornalista – forniti, e dunque giudicato inventato il mio argomento. In tal caso, giustizia avrebbe voluto che denunciassero me, preteso antimafioso e democratico che però, per oscuri motivi, s’inventa censure e martiri inesistenti. Ma non l’hanno fatto.


Un’altra spiegazione potrebbe essere che Giulietti e Serventi Longhi, Chiesa e Colombo siano tutti in realtà dei biechi servi del padrone, il quale ha ingiunto loro il silenzio, certo d’esserne obbedito. Ma tutti questi colleghi, in realtà, hanno una storia che rende ridicolo anche solo pensare che siano meno che onesti. E allora?

La spiegazione, purtroppo, è la peggiore di tutte: non se ne sono accorti. Si sta accuratamente procedendo – non per la prima volta – alla distruzione del giornalismo libero al sud. Lo si sta facendo in un momento particolare e preciso, rispetto sia agli equilibri economici che alle ristrutturazioni mafio-politiche in tutto il sud. I movimenti ulteriori, che equivalgono per radicalità e pesantezza a quelli degli anni Ottanta, hanno infatti bisogno di una invisibilità totale, non rotta neanche da osservatori esili e minori. Perciò, non più lavoro ai fianchi ma carri armati.

Ma mentre i carri armati del silenzio mafioso si schierano, generali e ufficiali “non se ne accorgono”, sono altrove. Le sentinelle, impavide in prima linea nel buio, sparano i loro colpi, lanciano gli allarmi. Ma i generali hanno altro da fare. E il nemico avanza.


A questo punto, e solo a questo punto, possiamo parlare di Berlusconi. Lo giudico un regime, analogo al primo “morbido” fascismo, negatore delle libertà civili. Io, a differenza di altri, non ho atteso di esserne personalmente danneggiato per segnalarlo. Dico però che Berlusconi viene da molto lontano, che l’occupazione di tutti i media – cardine del potere – ha avuto un suo preciso prodromo venticinque anni fa in Sicilia (donde non a caso proviene il teorico del berlusconismo, Dell’Utri) e che chi lo denunciò a suo tempo rimase solo. Io ho ancora le lettere, inviate a giornali e gruppi democratici di allora, con l’elenco e i dettagli di quel primo silenziamento: molte le lettere, ma pochissime (e per lo più evasive) le risposte. Un quarto di secolo, si vorrebbe pensare, dovrebbe pur avere insegnato qualcosa.


Di tutte le reazioni alla doppia sentenza BerlusconiDell’Utri (entrambe pressocché equivalenti, a mio parere) la sola commendevole appare quella dello stesso Dell’Utri. “Monnezza!” ha gridato spavaldamente, da buon mafioso. Chapeau. Tutti gli altri, confusi.

Alcuni, come Anna Finocchiaro dei Ds (è il responsabile della giustizia di quello sventurato partito: figuriamoci quello dell’ingiustizia) si compiace dell’“assoluzione” di Berlusconi come di una buona notizia. Altri esultano addirittura, come quel deputato della Margherita di cui non faremo il nome acciocché tutti i margheritisti possano a vicenda attribuirsene la gloria. Altri, la maggior parte, commenticchiano, battuteggiano, fan sfoggio d’ironia.

Come, sotto al fascismo primo, le barzellette “antifasciste” servivano a riportar nel bonario le peggiori angherie del regime, così le boutades e le fini distinzioni di costoro. Quanto a noi, mai come in questi giorni abbiamo amato l’“Elogio della ghigliottina” di quel ragazzo del ’23. Essere puniti per quel che scriviamo, patire povertà e emarginazione, pagare insomma i costi di una partita vera: tutto ciò ci sta bene, a noi – come a Gobetti – innanzitutto giova la chiarezza.


“Stamani aprendo l’e-mail ho trovato un appello drammatico della Information Society of Ucraine. Quegli appelli di colleghi che denunciano il bavaglio e la fredda lama della censura…”. Giusto. Ma: e Benanti? E Ruta? Troppo piccoli per accorgervene, troppo vicini? Davvero avete bisogno di questa modestissima “Catena” per leggere la parola “bavaglio?”. E, quando non ci saremo più noi, come farete?


“Basta: così tu fai il gioco di Berlusconi! Hai ragione, ma zitto: non bisogna confondere la gente!”. Con me, questo ricatto può funzionare: io sono un vecchio compagno, ho terrore ogni volta di “fare il gioco”, di “danneggiare la sinistra”, ecc. Chissà, forse la prossima volta me ne starò zitto. Ma i giovani? Essi non hanno memorie da difendere, non provano alcun rispetto per voi se non quello che vi sapete conquistare, a memoria zero, ogni giorno. Non votano per voi, difatti. Ai miei tempi, sì: il voto dei diciottenni era tipicamente un voto di sinistra. Adesso è un voto “libero”, continuamente oscillante fra regime e democrazia. Come mai? Di chi è la colpa? Cosa intendete fare per rimuoverla?


“La libertà è indivisibile”. Si difende in Sicilia come a Teulada, nel povero cronista di paese come nel grande opinionista d’opposizione. Amici di Repubblica, dell’Unità, di Liberazione, di Articolo 21, di MegaChip, del Manifesto: la libertà è indivisibile. Vi insegno questo. La libertà è una. E anche per questa lezione, naturalmente, c’è un prezzo da pagare, lo so. Ma è così bella, così irresistibile, così sexy. La libertà.

Porta a Porta. Il Salon Kitty del Duemila.

Occupanti. Ricchi camorristi continuano ad ammazzare – per lo più – poveri innocenti. Fra i poveri, tuttavia, non sono innocenti tutti. Non lo sono, ad esempio, le donne che si mobilitano (coi figli) per difendere i loro padroni o la folla che – sempre difendendo i padroni – impedisce ai poliziotti di intervenire mentre la vittima agonizza sul marciapiede.

E’ deplorevole, ed è di destra, che nessuna di quelle donne sia stata ancora arrestata. La povertà (quando c’è davvero) in questi casi non è un’attenuante, ma un’aggravante. Chi difende i potenziali assassini dei propri figli va punito il doppio. Se la sinistra fosse al governo, secondo me in alcuni punti di Napoli dovrebbero esserci pattuglie di soldati e, bene in vista, carri armati. Non per occupare la città, ma per liberarla. Democrazia è anche sparare ai fascisti, quando occorre.

Jacopo Fiorentino wrote:

Nei prossimi giorni sui 18.000 cassonetti della nettezza urbana di Firenze verranno attaccati degli adesivi che riproducono un simbolo di pericolo e la figura stilizzata di un uomo nell’atto di entrare nel cassonetto. Questo per evitare che qualcuno che dorme li dentro rischi di morire nei camion della raccolta.
Dunque la società si scarica di un’altro peso sulla coscienza e il popolo della strada ringrazia. Un domani quando qualcuno che cercava di ripararsi dal freddo morirà schiacciato dagli ingranaggi dei camion comunali si potrà dire che il pericolo era stato segnalato, e che non è colpa di nessuno. Invece di fornire posti letto, invece di offrire soluzioni reali, le istituzioni scelgono soluzioni che tali non sono.
A noi di Piazza Grande non resta che annotare che un altro limite è stato varcato. Gli esclusi non vengono più cacciati solamente dai luoghi della “gente per bene”. Da oggi chi vuole può continuare a dormire negli “amati” cassonetti. Se poi ci rimane secco è colpa sua.

Cronaca. Milano. Vietate le magliette di Che Guevara alla Fiera.

Luca wrote:

Sai che penso davvero che questo mondo sia inutile? oggi hanno assolto Mister B. e il solo pensiero mi fà venire il vomito, ma possibile che non ci sia + nessuno che abbia voglia di lottare per una causa giusta? Possibile che restiamo tutti, ma proprio tutti, a guardare mentre ci rubano il mangiare dal piatto? Cazzo di un dio buono, ma se uno entra dove sto mangiando e mi frega una fetta di pizza, io cosa faccio, lo guardo, sorrrido e magari lo voto, tanto alla fin fine è solo un simpatico rimbambito che vuole vendermi una polizza? oppure lo prendo e lo ribalto con tanto di amici, stallieri e conoscenti vari? Mi sembrano tutti rincoglioniti, specie i giovani di adesso, con nessuna voglia di pensare, che sarebbe il minimo del buonsenso, ma con solo una gran volia di farsi le lampade e i cannoni senza che questo disturbi minimamente la loro atrofizzata ex-coscienza… Io emigro, voi tenetevi pure stretto questo paese di infamoni, piduisti, ruffiani, mafiosetti da due soldi, tutta quella razza grama che vi siete meritati per non aver agito quando era ora di agire, molto ma moooooooolto tempo fa… Mo’ sono tutti ‘azzacci vostri, fate cosa ‘azzo vi pare, ma poi non mi venite a dire che voi no, non lo sapevate, voi no, non c’eravate, voi… c’eravate eccome, e se non vi siete ancora svegliati, la colpa di sicuro non è la mia…

Ehi, che discorsi sono questi? Qua non emigra nessuno. Mica la partita è finita. Anzi, a pensarci bene, sta cominciando ora. Dai!

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1 Commento

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