Il gioco delle parti (tre ipotesi)

Prendete Colin Powell, segretario di Stato americano dimissionario. È rimasto in carica per tutto il primo mandato di George Bush e di lui si ricorderà soprattutto l’immagine risalente al 5 febbraio 2003, quando mostrò alle Nazioni Unite una finta fiala di antrace come a mettere in guardia il mondo dalle armi possedute da Saddam.
A leggere i giornali questa mattina, scansando i molti elogi (chi addirittura lo chiama “Quel buon soldato che odiava la guerra”) e rimanendo sulle ricostruzioni della sua carriera al dipartimento di Stato, sembra si tratti di un povero imbecille, inconsapevole, capitato lì per caso ed usato come foglia di fico dal clan Bush che voleva rendersi un po’ più presentabile (quale sarebbe la faccia presentabile di Powell nessuno lo spiega chiaramente). Oppure di uno strenuo avversario della politica del governo di cui era un autorevole membro, un segretario di Stato di lotta e di governo ma poco influente sulle scelte dell’Amministrazione.
Delle due l’una: o è un pirla, perché non si è mai reso conto di ciò che gli stava intorno, o è uno stronzo, perché se ne rendeva conto benissimo, ha lasciato fare pur non concordando e si è reso responsabile delle azioni (tutte) del governo americano.
La terza ipotesi è che i pirla e gli stronzi siano quei giornalisti, italiani ma non solo, che ci hanno fatto credere ad un Powell in disaccordo col suo Presidente mentre le cose non stavano affatto così.
E a proposito di giornalisti, bisognerebbe parlare di quelli sinistri sempre ben disposti nei confronti dei dimissionari di qualsiasi governo di destra ma questa è un’altra storia e non c’ho voglia.

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7 Commenti

  1. Perfino
    Biagi, Santoro, Luttazzi, Pippo Baudo, Mentana. Qui stanno facendo fuori tutti i nostri compagni, perfino Colin Powell. (jena)

  2. Io direi che c’è la verità vada spalmata su tutte e tre le ipotesi, con una prevalenza della prima.
    La terza come fai notare è più che altro una critica da rigirare alla stampa, anche se, a prescindere da dove vengo in questo caso l’errore, io insisterei sulla qualità dell’informazione, e quella viene a prescindere dalla collocazione. Oppure farei nomi e cognomi, che poi sappiamo di chi parliamo.
    La seconda è la più debole e l’unica che si esclude abbastanza con la prima, quella più centrata. Io penso che avesse ragione Harry Belafonte: ora se spogliamo l’epiteto dal contenuto insultante (mi pare fosse domestic nigger o no?), in effetti raffigura una persona che crede di poter far prevalere le proprie ragioni e di chi rappresenta venendo a patti con chi palesemente non gli concederà alcun spazio di manovra. Ha giocato al gentiluomo laddove non c’era modo di farlo. Ed è rimasto cornuto e mazziato.
    La terza ha un elemento di verità, ma insomma se l’hanno silurato in questo modo mi pare difficile credere a un’identità di vedute dai…

    ciao

  3. Powell non e` stato silurato. Aveva gia` dichiarato oltre due anni fa che se ne sarebbe andato in ogni caso dopo le elezioni.
    Il fatto che ci si lanci in lodi sperticate a Powell e` semplicemente un effetto collaterale dell’antipatia che suscita quella che prendera` il suo posto (che indubbiamente era molto piu` favorevole di Powell all’attacco all’iraq).

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