Sono un negro e sgobo il bordone ber la goduria del mio badrone

Due giorni dopo ferragosto, a Milano. Gli affamatori se ne vanno, gli affamati restano. Io sto nel mezzo: sono appena tornato. Pur senza avvalermi delle magìe Bilboa, sono abbronzato come Emilio Fede, ma a un’indagine superficiale si vede che non guadagno come lui. Perciò, solcando stradoni degni di Bucarest sotto una canicola degna di Brazzaville, grazie al cinquantino ammiro tendoni verdi da balcone ormai color Fassino, tapparelle in tinta Cavalli (la di lui epidermide, intendo), Eugenio Finardi che cammina solingo in corso Europa, copie invendute di Willy Pasini, mi accade di sentirmi Dacia Valent. Mi si affianca un’auto della pula: “Ueh, Abdùl, ce l’hai il permesso?”, mi fa il baffo a sinistra. Ovviamente ho fatto cenno che no: in effetti, io non dispongo di alcun permesso. Fermato, ispezionato, mandato a casa con patente invidia per la mia percentuale di melatonina. Adesso scrivo a Repubblica: se mi pubblicano, attendo spettacolari reazioni da parte di quello che tutto il dì guarda i sigilli, non riuscendo a capacitarsi del fatto che esistano sigilli.

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4 Commenti

  1. Truffatore: accorsi e niente pane trovai; solo un po’ di fica (Mamma!Siamo a Roma non a Milano…si dice Silvia,non la Silvia, Cacare, non cagare…fica, non figa)

  2. beh io sono negra, scopo solo per l amia goduria, anche sul portone, e non parlo così, soprattutot quando scopo. anyway, pensa a che a te queste cose succedono solo quando sei abbronzato. a noi costantemente.

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