Un presidente proprio perfetto

Tanto per abbaiare“Basta con le repressioni, basta con le torture, via le armi di distruzione di massa, democrazia e libertà”. Straordinario successo della campagna del prossimo (quasi certo) presidente americano.

Washington. Dal nostro inviato Vittorio Zucconi. “Praticamente un ultimatum” è il commento di tutti dopo la conferenza-stampa di ieri sera alla Casa Bianca. “Le torture con cui i governanti dell’Iraq s’illudono di mantenere il potere a Bagdad – ha dichiarato il presidente – sono ormai documentate oltre ogni dubbio. Come anche gli episodi, almeno tre, in cui i militari del regime hanno aperto indiscriminatamente il fuoco sulla folla”.

“Mr President – ha chiesto un inviato – cosa può dirci sulla questione delle armi di distruzione di massa?”.
“Abbiamo prove inconfutabili secondo cui armamenti nucleari sono stati dislocati sia nella regione irakena che nei paesi confinanti, a cominciare dal Kuwait e dall’Arabia Saudita fino alla Palestina. Essi sono un pericolo per l’intera umanità. Non bisogna dimenticare che il governo che in questo momento dispone dell’Iraq non ha mai voluto aderire ai tratatti internazionali contro le armi chimiche e batterologiche e ha platealmente denunciato tutta una serie di trattati che limitavano gli armamenti nucleari”.
“Cosa può dirci delle voci di trattative col numero due del regime, l’ex capo delle forze armate Colin?”.
“E’ fuori gioco da molto tempo, e noi riteniamo che le sue aperture siano più che altro un pretesto per prendere tempo. Del resto, che trattative possono esserci con un regime che ancora pochi giorni fa si è pervicacemente rifiutato di concedere le libere elezioni richieste da tutte le componenti religiose e laiche del paese?”.
“Ma il segretario delle Nazioni Unite ha detto…”.
“Non possiamo aspettare le Nazioni Unite: ogni indugio equivarrebbe a una complicità nei confronti di un regime che dichiara apertamente di non voler tenere in alcuna considerazione le leggi internazionali universalmente riconosciute e la stessa autorità delle Nazioni Unite. Difenderemo la sicurezza della nazione anche con le sole nostre forze. Porremo fine alle torture e al terrorismo, porteremo la democrazia nel Medio Oriente, non ci lasceremo intimorire dai nemici dei diritti umani e della libertà”.
Dure ed esplicite, le dichiarazioni della Casa Bianca non hanno destato grande entusiasmo in Europa (a parte l’“adesione incondizionata a questa guerra santa per la civiltà” del leader italiano Berlusconi e il “favorevole nel complesso” di Tony Blair) ma hanno fatto balzare al 62,5 per cento la popolarità del presidente. Del resto basta girare un po’ per le strade, parlare con la gente comune, per capire come il discorso presidenziale abbia toccato stavolta corde profonde.
“Con quei bastardi bisogna farla finita – ci ha detto senza esitare il tassista che ci accompagnava all’aeroporto – Io ho sempre votato democratico, ma stavolta bisogna fare come dice lui. Sarà un figlio di puttana, d’accordo, sarà al potere grazie ai suoi parenti, avrà rubato sul petrolio e tutto il resto, ma è uno con le palle, il presidente Hussein, è il nostro presidente”. E ancora una volta niente sembra arrestare l’ascesa del candidato favorito alla presidenza degli Stati Uniti, l’inaffondabile Saddam “Dabbliù” Hussein.


Difesa della famiglia. La cattolica Sicilia è all’ultimo posto in Italia in termini di ricchezza familiare. La miscredente Emilia-Romagna è al primo.

Torture. Su istanza della Lega, il nome di Piazza Beccaria è stato cambiato e ora si chiama Piazza Generalessa Karpinski.

Dilemma. Repubblicani o democratici, Karpinski o Lewinski?

Salvo wrote:

Avrete sentito le dichiarazioni di Andreotti circa la dipartita di don Tano Seduto? Una vera e propria confessione. Ha detto di non aver mai incontrato Badalamenti in questa vita ma di ritenere possibile un incontro nell’altra. L’Andreotti sagace, quello che va alle comunioni e mai ai funerali (soprattutto delle vittime di mafia), avrebbe risposto: “E’ morto Badalamenti? Che vuole che le dica, in questa vita non l’ho mai incontrato e non credo d’incontrarlo neppure nell’altra perchè sono destinato a un luogo diverso dal suo”. Decisamente ha perso smalto e ora abbiamo la certezza che Belzebù andrà nello stesso posto di don Tano Seduto e finalmente giustizia sarà fatta.

giovanni.colombo@fastwebnet.it wrote:

Come ulivista della prima ora (febbraio 1995), alle prossime europee non potrò non votare “Uniti nell’Ulivo“. Da tempo anch’io auspicavo la convergenza in un unico contenitore di storie e identità diverse. Detto questo, mi sento libero di affermare che la saga delle candidature si è conclusa malamente. Quasi che l’impopolarità dell’attuale maggioranza e le promesse dei sondaggi abbiano prodotto nei vertici di Ds e Margherita un soprassalto di superficialitá e di spregio verso le attese della base. Doveva essere questa l’occasione per marcare la nostra diversità rispetto al pattume del centrodestra, soddisfando le aspettative di rinnovamento, moralità, competenza nutrite dagli elettori, portando a Strasburgo una squadra da scudetto. Invece le liste sono state blindate per garantire l’elezione sicura ai capilista contrattati dalle segreterie nazionali. Sono stati esclusi, con studiato accanimento, gli outsider che potevano provocare qualche sopresa, si è preferito inserire personaggi molto modesti e farcire il tutto con una buona dose di transfughi del centrodestra (ma come si fa a presentare nel Nord-Ovest, in un colpo solo, Marco Formentini e Vittorio Dotti? E chi sarà mai questo siciliano Latteri Ferdinando che in meno di 24 ore è riuscito a passare da Forza Italia alla candidatura?). Quello dell’elettore è un compito nobile, ma spesso arduo. Il 13 giugno purtroppo non potremo cantare. Niente “La canzone popolare”, niente “Una vita da mediano”, niente “Inno alla gioia”. Andremo in cabina mogi mogi. Per dovere, soltanto per dovere.

stefano wrote:

Trovo che il pezzo sulla Fallaci sia falso e strumentale. Vergogna e biasimo per chi mistifica e per chi dà del razzista a chi razzista non è. Lo stesso biasimo anche per chi è razzista.

gorisavellini@katamail.com wrote:

Sono in perfetto accordo con Gianni Donaudi quando dice che non esistono morti di serie A e di serie B. Ma. Un paese che ricorda e fa ricordare i caduti del fronte istriano e gli italiani che ne sono dovuti fuggire, dovrebbe anche ricordare gli orrori da noi commessi in quelle terre. Il fascismo di Salò aveva venduto al Reich tutto il Friuli orientale, e questo è un fatto. Per gli slavi d’Istria e Dalmazia dopo l’annessione all’Italia ci sono state persecuzioni e internamenti. Come per gli italiani di origine slava (“allogeni” nei verbali dell’epoca), internati in veri e propri campi di concentramento dove la morte arrivava col freddo e la fame: a Gorizia, Chiesanuova, Colfiorito, Gonars, Fertilia, Monigo, Cairo Montenotte, Rab e Zara. Nomi che per cinquant’anni abbiamo preferito dimenticare. Nessuno ricorda neppure l’assedio a Lubiana e tutti i nostri crimini nei Balcani sotto il comando dei generali Roatta e Robotti. Non creiamo due memorie distinte, due giorni diversi per ricordare i morti del confine, non voglio arrivare a vedere le commemorazioni delle foibe in italia e quelle dello sterminio degli slavi a Lubiana. I morti sono uguali e vanno ricordati tutti senza nascondere lo sporco sotto il tappeto. Solo così il passato non ritorna.

bertarellipaolo@libero.it wrote:

A quando la giornata Italiana della Memoria per i campi di concentramento da noi Italiani attrezzati in Libia? Oppure per i bombardamenti ed i gas tirati su Etiopi indifesi? Oppure per le 250.000 vittime in Jugoslavia? Perchè non una giornata della Memoria dedicata a tutte le vite spezzate del Colonialismo Italiano? Penso che sia nato da questo contesto l’idea di Rifondazione di non dare il proprio assenso a questo tipo di operazione che non porta la verità storica, ma bensì nella solita visione patriottarda. Leggete i libri di testo sul colonialismo Italiano… alquanto ermetici e stringati sull’argomento, vero?
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1 Commento

  1. ah beh… allora qualcuno l’ha notata la candidatura di Dotti [Formentini è da mo’ che milita “a sinistra”].
    Qualcuno diceva che silvio b. è talmente debordante che oltre che governo vorrebbe essere anche opposizione: beh, ci siamo, no?

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