Aritmetica italiana

Tanto per abbaiareSi lavora di più, si guadagna di meno. “Militari” e “umanitari” dieci a uno. Made in Italy armato. Le riserve (petrolifere) di Nassirya

Numeri 1. Il lavoro in fabbrica (la “produttività”) è aumentato parecchio dal ’95 in poi (Prodi, D’Alema), ma nello stesso periodo il potere d’acquisto dei salari è rimasto più o meno lo stesso. La produttività è aumentata ancora dal 2002 in poi (Berlusconi, Tremonti), ma il potere d’acquisto non solo non è ancora aumentato, ma è diminuito. Questo non si è affatto verificato nel resto d’Europa, dove il salario reale è invece progressivamente cresciuto: del 10 per cento in Germania, del 20 per cento in Inghilterra e del 23 per cento in Francia.

Numeri 2. L’intervento umanitario italiano in Iraq (ospedale di Bagdad) è costato 21 milioni 554 mila euri. L’intervento militare italiano in Iraq (base di Nassirya) è costato 232 milioni 451 mila euri.

Numeri 3. Secondo la Camera di commercio di Milano, nell’ultimo anno l’export di armi dall’Italia è aumentato di circa il dieci per cento. Le armi italiane vengono vendute indifferentemente a paesi democratici (Grecia, Polonia, Danimarca) e non (Arabia Saudita, Pakistan, Cina).

Numeri 4. Le riserve di petrolio nel territorio di Nassiriya sono state valutate dall’Eni a circa 2,5 miliardi di barili. Questa cifra, secondo quanto dichiarato dall’ex dirigente Eni Benito Li Vigni, sarebbe stata iscrivibile nel bilancio Eni perché “i contratti seguivano una formula molto vantaggiosa che consente di considerare come propria riserva una quota della produzione”.

Elezioni. “Vogliamo dei ladri onesti!”

“Devi conquistare la totalità dell’Asia e dell’Africa”. “L’Europa, il Sudamerica e un terzo continente a scelta”. “Distruggere tutte le armate rosse”.


Libri. Il processo del secolo. (Lino Jannuzzi, Mondadori). Il processo Andreotti visto dalla parte del governo. Pentiti e miliardi investiti all’unico scopo di portare Andreotti sotto processo. Già in precedenza i communisti avevano cercato di calunniare galantuomini come Lima (difeso da Jannuzzi in un altro memorabile libro) per bassi motivi politici: per non parlare dei poveri Salvo e Ciancimino.
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L’oro del Po. La sabbia del Po, dal punto di vista edilizio, vale il doppio delle altre: 20-22 euro a tonnellata. A differenza di quella scavate nelle cave, infatto, è quasi pronta per l’utilizzo immediato in edilizia; il prelievo non è controllabile, e quindi praticamente illimitato. Peccato che è vietato estrarla: si può spostarla dai canali navigabili, scavarla in piccola percentuale delle zone golenali autorizzate, e basta. Tuttavia, da due anni le procure di Reggio Emilia, Mantova e Rovigo indagano su reati legati all’estrazione abusiva. A Mantova c’è un esposto della provincia che parla di disastro ambientale. A Reggio sono sotto indagine quasi tutti i cavatori della provincia, dai privati alle “coop rosse”. Nel 2001 il Tg1 riuscì a filmare una nave che a a Boretto scavava sabbia dal Po, di notte; le Iene poche settimane fa hanno mandato in onda un servizio (sempre da Boretto) sullo stesso argomento. Intanto il letto del fiume è sprofondato di quattro metri, lasciando le fondamenta dei ponti allo scoperto. Fenomeno nuovo? No. L’allarme risale almeno al ’79, al convegno di Idraulica Padana di Parma: “Si sta verificando un progressivo abbassamento degli alvei fluviali la cui causa prevalente è da ricercare nelle massicce e spesso disordinate estrazioni di materiali litoidi dai fiumi”. E infatti l’abbassamento del letto del Po ha provocato l’innalzamento delle golene, con l’interramento delle zone umide che fungevano da casse d’espansione durante le piene e da riserve d’acqua durante le magre. (da Reggio Emilia)

Survivors. Se fossimo solo in cento, nel villaggio globale (in cento, ma nelle proporzioni attuali del mondo), saprebbero leggere e scrivere solo trenta di noi: gli altri settanta sarebbero analfabeti. In tutto il villaggio, solo venti abitanti dormirebbero in case: tutti gli altri, in baracche, in capanne – o per terra. Fra queste venti case, potrebbe anche esserci una chiesa: i cristiani, comunque, sarebbero non più di trenta. Metà di noi, stasera, avrebbe qualcosa da digerire; gli altri andrebbero a letto a pancia vuota. Saremmo in trentacinque fra europei e americani: di questi trentacinque, comunque, una parte sarebbero sudamericani, terroni, portoricani, negri di Harlem e così via, per cui le persone perbene in realtà si ritroverebbero in non più d’una ventina e avrebbero il loro da fare per controllare tutti gli altri (fra cui cinquantasette asiatici e otto africani). Il fatto è che i quattrini del villaggio sono quasi tutti in mano a solo sei persone (tutt’e sei cittadini americani); e questo potrebbe effettivamente creare qualche problema di ordine pubblico.
E il sesso? Nel villaggio ci sono quarantotto ragazzi e cinquantadue signore. Undici di loro, tuttavia, sono attratti prevalentemente o esclusivamente da individui del loro stesso sesso. E anche questo, probabilmente, potrebbe creare qualche piccolo problema se le autorità del villaggio, specialmente quelle religiose, prendessero l’abitudine di andare ogni notte a controllare i letti degli altri.
Una casa – o capanna, o baracca – del villaggio, una su cento in media, sarebbe una casa triste, perché ci sarebbe dentro qualcuno in procinto di morire di morte naturale, a quarant’anni (se africano) o a ottantacinque (se nordeuropeo). In un’altra casa, invece, si sta aspettando un bambino. La maggior parte dei bambini del villaggio riesce a nascere regolarmente e a superare il primo anno di età. Solo alcuni di loro (non più del dieci per cento) sono destinati ad essere fatti schiavi o prostituiti: la percentuale non è stata ancora esattamente determinata dalle autorità preposte ad essa.
Nel villaggio ci sarebbe un computer, statisticamente, uno solo. Dubito che verrebbe usato per parlare degli abitanti, come stiamo deplorevolmente facendo ora. Più probabilmente, verrebbe impiegato per cercare di vendere qualche modello culturale o qualche oggetto ai venti-venticinque signori in grado, dentro il nostro villaggio, di comprare qualcosa.

Enzo wrote:

C’è una mailing list di amici a cui ho inviato, ogni tanto, mail in diretta dalla Colombia, dalla Birmania o da Timor Est. Se vuoi ricevere delle mail anche sull’Irak (e poi dall’Irak, se riusciamo ad arrivarci) ne sarei felice. Comincerò inviando aggiornamenti che arrivano in diretta da una Ong che sta in Irak da anni, da personale della Croce Rossa e da qualche altro: è possibile che vengano fuori cose che sui giornali non arrivano. Basta inviare una mail vuota e senza soggetto a: enzob-subscribe@yahoogroups.com
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3 Commenti

  1. E ti dirò di più, caro Riccardo. L’Export di armi è aumentato del 39,36 % : “Nel 2003 sono state rilasciate dal ministero degli Esteri 609 autorizzazioni per esportazioni definitive, pari a un valore di circa un miliardo e 282 milioni di euro, con un incremento del 39,36 per cento rispetto ai circa 920 milioni di euro dell’anno precedente. Il dato emerge dall’ultima relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento e dei prodotti ad alta tecnologia trasmessa dalla presidenza del Consiglio al Parlamento” Fonte: Vita http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42285

  2. Tutto estremamente interessante. Ma sei sicuro che non ci sia nessu europeo tra i sei con i denari? Ci siamo anche tutti noi tra i ricchi del mondo, non è mica giusto continuare a sputare sempre e solo sugli stessi.
    Una precisazione: il lavoro in fabbrica (inteso come numero di ore) non si chiama produttività, che è invece il “valore” prodotto per ogni ora di lavoro; quest’ultima dovrebbe essere correlata con i salari reali, non il numero di ore lavorate.

  3. Sempre a proposito della produttività, vorrei sapere dove Riccardo hai preso questi dati positivi. Io non li ricordo ma ad occhio posso dirti che, dato l’incremento dell’occupazione che c’è stato negli ultimi 4-5 anni, se fosse aumentata anche la produttività il pil sarebbe schizzato invece di rimanere sullo 0…. è un fatto matematico…. inoltre se la produttività dell’italia fosse aumentata allora una miriade di imprese straniere avrebbero messo le fabbriche in Italia e non mi sembra sia successo,anzi le fabbriche stanno chiudendo… naturalmente questo non è ascrivibile in toto ai lavoratori, in quanto, fatta eccezione per un 50% di lavoratori che cazzeggiano in banca, alle poste, nei ministeri, all’alitalia, l’altro 50% si ammazza di lavoro. Peccato che il prodotto finale sia il prodotto di lavoro e capitale, e noi come produttività del capitale stiamo veramente a terra….anche inteso come capitale umano e quindi innovazioni di processo…. negli USA l’information technology alimenta la crescita della produttività… ma qui da noi??? fammi sapere
    Raf

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