Nani borlotti girano il mondo e mandano cartoline

La posta di MacchianeraGuido Ruzzier ci racconta quella del nano borlotto che va in Russia – Molly Beez parla invece della “Casa delle turture in libertà” – – C’è chi se la prende con i comici “sacri” – Una petizione a favore del “Baffo” della Fattoria – Demetrio Girardi suggerisce una “Guida pratica alla democratizzazione di un paese” – Mauro Biani: un par de condicio per “Blu Notte” – Claudia Firino, la Resistenza e il saper “scegliersi la parte”.

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IL NANO BORLOTTO

(“ANSA) – ROMA, 20 APR – Si chiama Silvio il nuovo fagiolo che farà dimagrire senza rischio. Il brevetto arriva dal Cnr di Milano, precisamente dall’Istituto di biologia e biotecnologia agraria (Ibba), e sarà impiegato per confezionare pillole dimagranti prive di componenti tossiche per l’organismo. Silvio, un borlotto nano con un corredo genico invidiabile, avrà effetti sul grasso, assicurano al Cnr. […].
LA REPUBBLICA, 23 aprile 2004 – Bacio a un’operaia. Berlusconi in Russia imbarazza Putin. MOSCA – Una giovane operaia russa ha respinto le effusioni di Berlusconi e poi gli ha negato anche un bacio E’ accaduto mercoledì durante la visita del presidente del Consiglio al nuovo stabilimento della Merloni a Lipetsk […]”.

Ne ho dedotto:

Le disavventure di Nano Borlotto in Russia
Com’è mal ridotto
il Nano Borlotto!
Va lì nella steppa
e fa: “Uèi, la peppa!
La fabbrica è bella,
ma pur la donzella!
Da Lipetsk non salpo
se prima non palpo
la femmina uralica!”
E con mossa italica
a Putin sfuggendo
un bacio, ridendo,
rifila a una schiva,
per niente giuliva,
fanciulla del posto.
Al gesto scomposto
la bella resiste,
e fra le conquiste
del nano villano,
(seppur sembri strano)
non va annoverata
la russa anelata,
la brava ragazza,
che pure s’incazza.
Gli fa: “Non permetto,
oh corto nanetto!”
Poi torna, felice,
la sua lavatrice
a rifinir bene,
poiché le conviene
di più lavorare
che farsi tastare
dal nano nostrano
di stile pacchiano.
Il Nano Borlotto
fa, svelto, fagotto
e fugge, scornato,
a Vladi abbracciato.
Volea la zarina,
ma la Beresina
trovò, lì in Oriente,
quel nano impudente.
E quando la moglie
a casa lo accoglie
lo mena di brutto:
“O gran farabutto,
a pezzi ti faccio
e poscia ti caccio!”
Com’è mal ridotto,
quel Nano Borlotto!

da Molly Beez

LA CASA DELLE TORTURE IN LIBERTÀ

La Casa delle torture in libertà
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Iraq: Prima linea arretrata
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Neocons all’italiana
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Non bestemmiare, scopa
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Tortura celtica
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TITOLO

Egregio Neri, per la serie “Martufelli & co.”, avrei alcune modeste proposte. Titolerei un thread (?) “Gente celebrata che non mi ha mai fatto ridere” e nominerei Cochi e Renato, Jannacci e Enrico Ghezzi.
Naturalmente è un gioco fin troppo facile, per cui andrei sulla blasfemia e direi: ma Alberto Sordi (gli sia lieve la terra) perché dovrebbe far ridere? Non aveva spessore, era solo un romanaccio ignorante che grosso modo sapeva fare solo sé stesso.
Ma, diciamola tutta, Totò? Vogliamo dirlo che era meglio Peppino De Filippo? Vogliamo dire che molte battute di Totò fanno cagare? E quante brave persone colpevoli solo di essere diventati caporali, devono essersi sentite discriminate?

Ma mi faccia il piacere, mi faccia…


UN PAR DE CONDICIO

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PETIZIONE A FAVORE DEL BAFFO

Contro la decisione medievale bacchettona di Italia 1, Moige, Codacons e compagnia è stata messa su una petizione a favore del Baffo, che mal che vada sarà una dimostrazione simbolica di affetto e in ogni caso una chiara dimostrazione che il pubblico ha perdonato e/o non si sente poi così mortalmente offeso come gli autonominati rappresentanti di consumatori e genitori voglion far intendere. Più firme ci sono, più si può rendere chiara e popolarizzare la cosa. In questo momento siamo ad un passo dalle 500! Dateci una mano!
Potete linkare il blog messo su a supporto della protesta a questo indirizzo: http://ilbaffodentro.splinder.com C’è anche un simpatico bottone per il Web per linkare e spargere la voce il più possibile. La petizione è su http://www.petitiononline.com/ilbaffo/petition.html. Aiutateci, please!

WAR FOR DUMMIES – GUIDA PRATICA ALLA DEMOCRATIZZAZIONE DI UN PAESE

  1. La guerra è costosa. I contribuenti potrebbero prendere male il fatto che un terzo di ciò che pagano è utilizzato per finanziare l’esercito. Di conseguenza, è meglio finanziare direttamente la ricostruzione del Paese che si è in procinto di democratizzare. I fondi pubblici potranno quindi essere trasferiti a societa di “sicurezza”, che eventualmente su richiesta potranno dare una mano all’esercito.
  2. Al fine di diminuire l’impatto psicologico sull’opinione pubblica, è consigliabile non includere i civili nel bilancio delle vittime. In fondo, anche se i dipendenti delle società di sicurezza combattono, sono sempre civili.
  3. Nel caso che alcuni dei sopracitati civili si facessero linciare, appendere et bruciare da una folla inferocita, cercare di tenere nascosta la natura dei loro datori di lavoro. L’opinione pubblica sarà così ancora più convinta dell’impellente bisogno della società di essere democratizzata. Non preoccuparti, nessuno si chiederà cosa diamine ci facessero dei civili in una città in insurrezione.
  4. Dopo gli avvenimenti sopra citati, sarà opportuno sfruttare l’indignazione generale per un attacco su vasta scala. Gran parte dell’opinione pubblica concorderà sul fatto che uccidere un civile è grave, e che in fondo l’avversario per questo si merita una punizione di molte morti militari. Dato il fatto che si è in una situazione di guerriglia, qualunque membro della società può essere considerato militante.

(questo è il mio modo di denunciare ciò che è successo a Falluja qualche tempo fa. Lo scempio dei corpi di 4 mercenari ha portato al bombardamento a tappeto di una zona residenziale, causando un numero di morti attorno a 350. Ma per noi è più importante sensibilizzare su ciò che succede a tre ostaggi).


SAPER “SCEGLIERSI LA PARTE”

Da piccola mi piacevano le bandiere di questo giorno, e mi commuovevano i racconti dei partigiani sopravissuti, mi hanno dato la misura del mio concetto di eroismo, indissolubilmente legato a quelli di sacrificio di sé ed altruismo. Mi inquieta l’idea che fra pochi anni ascolteremo soltanto i racconti dei loro figli e nipoti, e non potremo più guardare quegli occhi che hanno visto tutto.
Non furono in tanti a scegliere la via delle montagne, e lo stesso si può dire per coloro che si arroccarono a quel simulacro di fascismo che fu la Repubblica sociale. La maggior parte degli italiani restò nelle proprie case, e il sostegno ad una o all’altra fazione fu più spesso il risultato di un calcolo che di una reale condivisione di valori. Carlo Rosselli, in “Socialismo liberale”, disse che questa forma di ignavia fa parte del codice genetico del nostro popolo.
Mi piacerebbe che non fosse più così. O almeno lo auguro a me stessa. Credo che il modo più alto di ricordare ciò che avvenne sia lo “scegliersi la parte”, o più semplicemente lo scegliere, l’impegno preciso e coerente in un qualcosa che renda chiaro da che parte sto. Scendere in piazza domani sarà importante, bello (lo è sempre il trovarsi a camminare con chi condivide ciò in cui crediamo), ma anche incredibilmente facile. Che non ci si limiti a quello.
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3 Commenti

  1. Ora, si può scherzare finché diverte ma poi basta.
    Se non fai di Mauro Biani un tuo “discepolo” organizzo una lotta armata facendo leva sulle latenti e xenofobe ostilità di coloro che leggono Macchianera. Non si tratta. Punto.

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