E adesso la pubblicità

KnorrLa rivoluzione ci è passata sotto il naso, all’ora di cena, e nemmeno ce ne siamo accorti.
Beh, signori, sta andando in onda uno spot che ha per protagonisti una madre separata, il giovane convivente e la di lei prole.
Parlo della pubblicità dei sughi pronti Knorr. Va ufficialmente decretato che niente di altrettanto sovversivo è mai passato attraverso il tubo catodico tricolore, perché i tre, alla faccia del Moige, ci marciano pure. «Tu mi vuoi bene?» chiede il bambino al compagno della mamma, il quale risponde prontamente: «Ma certo che ti voglio bene, Diego!». Ora preparatevi, perché è il momento del colpo di scena: «Anche se non sei il mio papà?».
Ripeto: «Anche se non sei il mio papà?». Applausi, delirio del pubblico, stading ovation.
E tanto di cappello a chi ha osato idearla: un piccolo passo avanti per l’umanità verso la messa al bando dei risvegli sorridenti, dei saccottini ai quattro cereali, della colazionepiù, delle mamme mammose appartenenti al partito del “più latte” e dei figli nazimerendosi della fazione “meno cacao”. Passo successivo: l’abbattimento dei Mulini Bianchi accarezzati dal sole e quello, fisico, delle famigliole che via via l’hanno abitato. E a chi obietterà che “di sangue han sporcato i cortili e le porte: chissà quanto tempo ci vorrà per pulire”, risponderemo “non per noi”: una passata di Chante Clair (che non solo spende in pubblicità un milionesimo dei concorrenti, ma si basa su una formula che credo preveda un miscuglio tra limone, sapone di marsiglia e uranio impoverito: capace che vi cancelli anche tatuaggi permanenti), e tutto tornerà uno splendore. Anche se sappiamo che sarà uno splendore diverso, che dopo il «Mi vuoi bene anche se non sei il mio papà?» niente sarà mai più come prima.

Massimo rispetto, quindi, per la nuova politica sociale Knorr. Riguardo al loro spot precedente ebbi già modo di scrivere qualche tempo fa:

Spot Risotteria KnorrConfesso una mia debolezza: mi piace uno spot, quello della Risotteria Knorr. Mi affretto a spiegare il perché, prima che cancelliate Macchianera dai bookmark. Uno: va bene il neorealismo pubblicitario, ma lei non poteva proprio essere un cesso, quindi le hanno raccolto i capelli senza pettinarla. Due, colpo al cuore alla morbidezza di Coccolino: indossa una maglietta a righe, un golfino consunto e un paio di vecchi jeans. Tre: lui invece è un cesso e, se possibile, veste peggio di lei. Quattro, colpo sotto la cintura alle pubblicità dei cioccolatini Ferrero: lui vorrebbe sposarsi; a lei frega meno di niente, cincischia e, per di più, lo prende per il culo. Cinque: sforzandosi il giusto e rapportando lo spot ai canoni delle pubblicità italiane, si potrebbe anche giungere all’impegnativa conclusione che i due sanno recitare. Sei: parlano di cose inutili e, per questo, normali («Hai visto in giro il mestolo?» «Ce l’hai lì, sotto il naso»), che con la dettagliata descrizione delle delizie del prodotto hanno a che fare poco meno di una fava. Sette: lui – questo non si vede, ma si deduce senza difficoltà – si fa le canne. È una certezza. Lei, dopo aver assaggiato il risotto coi funghi, decide di sposarlo. La provenienza dei suddetti funghi pare per lo meno dubbia.
Siamo ancora lontani dagli standard dell’unica pubblicità che credo di essere in grado di poter accettare e considerare credibile in quanto realistica (mai, che so, una mamma separata, un bimbo oggettivamente brutto, un papà non rasato di fresco, una figlia zoccola che torni a casa alle tre di notte accompagnata da un camionista armeno ateo, una macchina con l’adesivo ‘baby a bordo’, un caffè che faccia schifo, una cubana che sia un cesso…), ma abbiamo fatto un oggettivo passo avanti. Il video dello spot (per chi non l’avesse visto o non lo ricordasse) lo trovate cliccando qui.
Dimenticavo, otto: i due non si sono appena svegliati; non stanno facendo colazione; non pucciano un biscotto nel latte senza che goccioli o che metà si spezzi cadendo nella tazza; lei gli tocca il culo; lui non si è appena rasato e, per quanto senta dire che il proprio rasoio rappresenti il meglio di un uomo, crede di avere qualità a sufficienza per surclassare il proprio Trilama Mach3 Turbo; rispetto al rasoio, le cui lame ripassano tre volte, lui quando ce la fa se la ripassa solo due, ma lei non si è mai lamentata; lei non ha passato la cera, e si vede; lui indugia in una cucina che non passerebbe il controllo sanitario nel Mozambico, ma non se ne lamenta; lei non sembra essere in “quei giorni” e, se lo è, si accinge a mangiare, quindi evita sia di farne un dramma che di specificarlo. Mi pare abbastanza.

Epilogo. Il bambino chiede: «Anche se non sei il mio papà?», e il convivente della madre risponde: «Ma certo, Diego!». «E quindi sei disposto a fare tutto per me?» «Tutto, Diego, tutto!», ribatte sornione il lui di casa, al che si vede sottrarre dal settenne il piatto di pasta che stava mangiando. Lui abbozza, sorride. Dice: «Ma dove le hai imparate queste cose?», e qui lo spot si chiude, ma risulta ovvio che lui avrebbe un sacco di voglia di aggiungere: «Da quel cretino di tuo padre, ovvio, chi vuoi possa avertele insegnate?».
Peccato, ma va bene anche così: le rivoluzioni più irruente si fanno un passetto per volta. Sarà per il prossimo spot.

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24 Commenti

  1. ora anche macchianera si mette a fare branding… mmmm.. materiale per adverblog.. neri che fa l’uomo “influential”… tramite cookie e referral knorr sapra’ quanto funziona questa operazione di branding.. e paghera neri con tante buste di risottoni!

  2. cavoli, avevo pronto un pezzo apposta sullo sdoganamento delle coppie di fatto, ed ecco che il Neri me lo “brucia”. eppure, esiste anche un’altra possibilità, oltre alla “coppia di fatto”: lei vedovella è.

  3. A me sto uso abuso di nomi nelle pubblicità sta alquanto sul cazzo. Ora il mio nome, ma che dico il mio nome, il nome di Maradona e di Zorro, viene impunemente associato alla Knorr. Per non parlare di mio padre che si chiama Ettore.
    Non c’è più rispetto non c’è.
    Così si uccide l’anagrafe, l’onomastica, mastica.

  4. dopo la cosa su pantani, questo post perfetto. neri, credo che sto per innamorarmi di te.

  5. aspettando Blogot (il mio blog di pubblicità e dintorni) approfitto del tuo post su Knorr, che immaginavo sarebbe arrivato prima o poi.

    Ovvio che anche io ne sia stato colpito, soprattutto perché all’inizio non capivo cosa dicesse il bimbo. Forse perché non ci avevo fatto attenzione o forse perché lo “sbiascicato” del pupo era ancora meno comprensibile e in agenzia/azienda hanno deciso di re-speackerarlo.

    Ma, dette queste inutili cose, non lo trovo così rivoluzionario.

    La pubblicità è uno specchio dei tempi, e nella maggior parte dei casi è uno specchio che arriva in ritardo rispetto ai tempi di cui vuole fare la fotografia.

    E’ il caso di questo spot per un prodotto di larga diffusione come il cibo in busta.

    Ormai le coppie miste sono un dato di fatto, anche se non siamo ai livelli dei paesi nordici dove ti raccontano la storia della loro vita fra matrimoni, divorzi, nuove convivenze e proli estese.

    Più che rivoluzione, parlerei di naturale evoluzione dei tempi e preparati che fra qualche anno vedremo spot per detersivi con coppie gay… giusto giusto con 15 anni di ritardo dalla prima serie di Friends.

    Peccato che non ci sia più Rejectedby, nel piattume dell’italico adv questo spot era materiale di conversazione, magari lo riprenderò su it.lavoro.professioni.pubblicita.

    Comunque, tornandomi in mente un tuo vecchio intervento, capisco che questo spot ti sia gradito ;-)

  6. I “creativi” fanno solo il loro mestiere: sanno che oggi il target più interessante di quelli che si fanno le buste e le minestre precotte si sta spostando da chi è single pre-matrimonio a quelli che si sono separati (capita sempre più spesso e sempre da più giovani= non sanno farsi da mangiare = hanno poco tempo e poca voglia = comprano roba già fatta).

    I potenziali clienti aumentano, chi primo arriva per primo vende e conquista “quote di meercato”.
    In uno spot come questo non c’è nemmeno l’ombra della rivoluzione, e neppure un particolare slancio di modernità culturale.
    C’è solo del “sano” realismo commerciale: per questo prodotto si è scelto di non essere ipocriti, per altri (mulino bianco?) continua la saga della famigliola felice, visto che i biscotti vanno perlopiù scelti da mamme e bimbi che fanno la spesa insieme.

    Come dice il vecchio Peter Druker ” le organizzazioni vivono nella società, non devono cambiarla, devono sfruttarla”

  7. d’accordo sul ‘realismo commerciale’, non solo i single di andata e\o ritorno sono il target ideale del precotto, sono anche quelli più nauseati dai mulini che erano bianchi, adesso sono pieni di polvere. magari non arrivano a identificarsi però simpatizzano, approvano la virata ‘coraggiosa’ e quando scelgono, al supermercato, ci mettono pure un po’ di sana rivalsa. crolla, mulino, crolla.

  8. Per far, non dico crollare, ma almeno vibrare il sistema ci vuol ben altro.

    Magari potremmo iniziare tutti ad esser meno pigri e ad approfittare dei segnali di coerenza tra pensiero e azione.
    Un esempio per chi è di sinistra (come me) poteva essere l’idea, caduta nell’oblio, “della pasta Cunegonda” di Umberto Eco. Con più passione, e con poca fatica, quello sarebbe stato un piccolo passo avanti verso una strisciante, lenta ed imprevedibile rivoluzione commerciale con risvolti sociali e politici.

    Con pochi numeri% che si spostano sui dati di vendita delle aree Nielsen si fa scoppiare dei casini che neppure v’immaginate.

  9. Gianlu, ho cominciato a scrivere un commento, ma mi è uscito il post. e siccome il trackback non ce l’ho più, se vuoi leggere ancora a riguardo, fai un salto da me.

  10. Meraviglioso questo post, e complimenti a chi ha ideato lo spot,:di mamme mammose e di bimbi nazimerendosi non ne possiamo proprio più!!

  11. Alcuni commenti a questo post mi ricordano una vecchia questione, vecchia poi, esagero sempre, di qualche mese fa che venne sollevata sul forum di Bramiero Pinna (chi non lo conosce).
    Vale a dire: è vero che con i blog si acchiappa?
    Pare di sì, anche se ci sarebbe da toccar con mano per esserne sicuri.

  12. Ha ragione Gabriele, si acchiappa.
    Date un occhio anche ai commenti di questo
    post e avrete la conferma: anche se non è detto che si concluda, di sicuro si pastura.
    Poi si vedrà.

  13. Questo è il link:

    href=”http://www.macchianera.net/archives/2004/02/19/ore_13_lezione_.html

  14. Caro Neri, oltre ad essere completamente d’accordo con te, mi permetto di ricordare che qualche anno fa anche la barilla (o meglio… la sua agenzia pubblicitaria) mandò uno spot un po’ “controcorrente”… anche se non in maniera così evidente. Ricordate il ragazzino che tornava a casa con l’allenatore di calcio? (o di basket?)… la famigliola era tutta radunata intorno al tavolo ma… mancava il padre… nessuno ne parlava… e la mamma ammiccava maliziosa all’aitante giovanotto. E’ stato un lampo di luce nel grigiore dei mulini… ma andiamo idietro veramente di diversi anni!

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