La vergogna di chi non ne prova

Dunque, sono un terrorista, o quasi. Lo ha detto a chiare lettere ierisera, a Porta a porta, Edward Luttwak, che ha sostenuto, tra farfugliamenti comprensibili soltanto a me e ad altri diciotto interessati, che l’editore Nuovi Mondi Media fiancheggia il terrorismo internazionale. Attualmente Nuovi Mondi Media è l’editore del saggio che occupa la terza posizione nella classifica della nonfiction italiana, TUTTO QUELLO CHE SAI E’ FALSO. Per inciso: io sono un autore di Nuovi Mondi Media.
Ecco dunque a quali torsioni sciacalle viene sottoposta la retorica mediatica del dolore. Il quale dolore, non so a quanti freghi, assicuro che viene provato: non dispiacere, ma dolore, che è diverso. Però la retorica del dolore non è il dolore. In questo allucinante baillamme di ipocrisie da parte di gufi istituzionali e di autentici killer morali e non, sembra impossibile sottrarsi alla legge che vorrebbe il popolo italiano non soltanto mazziato, ma anche cornuto. Sul piano della retorica del dolore, stanno trattando i 18 caduti a Nassirya esattamente come Gianni Agnelli. Stanno dicendo che l’esercito italiano è in Iraq per fare da Patch Adams negli ospedali dove si curano bambini mozzati dagli americani. Stanno dicendo che i bombardieri USA hanno finora scaricato su Baghdad i miniparacadutisti pressofusi in plastica. Stanno dicendo che noi italiani, in luogo di guerra come in luogo comune, siamo brava gente. Stanno santificando e battezzando con la Beretta in mano al posto dell’aspersorio. Tutto questo non è vero e nulla ha a che fare con il dolore e la pietà umana per i caduti. Tutto questo non è nemmeno propaganda, poiché la propaganda ha una certa dignità militare. Questa è idiozia assassina, di corpi come di menti.
Quando morì Gianni Agnelli, lavoravo a Clarence ed esultai al titolo più geniale che avevo mai visto uscire su quel portale. L’autore era Gianluca e il titolo era: Questa volta la cassa non è d’integrazione. Questa volta, invece, la cassa è di risonanza.

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50 Commenti

  1. La retorica abita dappertutto. Nei discorsi guerrafondai di Luttwak ma anche qui. Ripeto lungi da me dal considerare, le guerre giuste, men che meno questa. Ma i “bambini mozzati” dagli americani è retorica. I bambini erano mozzati dalle bombe giocattolo russe, sono mozzati dai kamikaze di Al Qaeda, dai kamikaze palestinesi, dai carri israeliani, dagli iraniani che mandavano a morire centinaia di migliaia di adolescenti nelle paludi di Bassora, gassati da Saddam, mandati ad uccidere coetanei e menomati dalla bande della guerriglia africana, sgozzati nei balcani, in Algeria, in America latina, tagliati in due nelle guerre tribali e massacrati nelle dittature di tutti i colori. Chi li cura da Strada o dal campo ospedale dei soldati è sempre benvenuto. Ripeto ero contrario alla guerra, a mandare i soldati in Iraq, ma sono favorevole adesso a farceli rimanere, ad integrarli con forze Onu e ad accelerare il passaggio alla democrazia irachena, per quanto questo sia possibile in breve tempo.

  2. La massima solidarietà a chi scrive controinformazione, anche se quasi sempre non sono d’accordo con certe posizioni. Ma è evidente che la libertà d’opinione dà sempre più fastidio, sia in America che in Italia, quando le verità ufficiali non tengono o quando, semplicemente, la realtà è più complicata di quella che si vorrebbe far apparire.

    Edward Luttwak è una macchietta, non posso nemmeno pensare che sia davvero così, deve essere un infilitrato estremamente intelligente che si fa passare per la caricatura del guerrafondaio destrorso che si può leggere in qualche vecchio romanzo: trent’anni dopo i fatti e dopo infamanti rivelazioni ha sostenuto alla TV italiana che il golpe di Pinochet era stato una benedizione per impedire che Allende instaurasse una dittatura comunista!

    Ma nonostante questo anch’io ho avuto un brivido quando si è lanciato in questa esternazione da censore, soprattutto perché quest’attacco delirante è stato immediatamente echeggiato dagli “illustri ospiti” in studio (qualche militare di seconda fila, Big Jim Frattini) con un’esortazione tra le righe abbastanza chiara: se questi scrivono queste cose, dobbiamo farli chiudere.

  3. Che il prode Luttwak fosse pieno di pregiudizi e di altre cose che evito di nominare lo si sapeva, lo scandalo casomai è stato dargli spazio, e qui, sarò anch’io prevenuto, c’entra anche un certo tipo di politica e i suoi leccaculo. Ho letto gran parte del libro citato, e spesso viene sottolineato nel testo, con ironia eccezzionale, che quelle riportate sono ipotesi, ma guarda il caso oltre che a far pensare sono anche plausibili. Io per lavoro frequento zone musulmane, e resto schifato di come si comportano gli americani nel mondo. Che cazzo, non posso imporre al mondo il loro modo di pensare a colpi di uranio impoverito! Il casino l’han fatto loro ben prima dell’11 settembre (sia chiaro, non giustifico in nessun modo quel vile e sanguinario attentato), ma in certi stati stanno ancora sanguinando per quanto fatto dagli americani, non solo in Irak. E noi per partecipare alla “torta” e/o per aiutare un popolo giochiamo con le vite dei nostri figli, dei nostri più bei figli.
    Io esprimo la mia richiesta: un cambio di direzione nella gestione della cosa, tanto oramai è inutile e deleterio tirarsi indietro, ci si dia da fare sotto egida ONU (fanculo le lobbies americane) e d’ora in poi si “mazzuoli” chi va a fare il poliziotto in giro senza che CHI DEVE gestire ste’ cose (leggi ONU) ne convenga (fanculo ancora le lobbies americane, Bush in primis).
    Grazie eroi (di qualunque nazionalità voi siate). Fanculo chi sul sangue altrui perde l’occasione per starsene zitto ed evitare di dire boiate.

  4. Egida ONU, ma come si fa se l’ONU non conta un cazzo, quando cozza con gli interessi di americani e israeliani ? Avete ben visto che fine fanno le risoluzioni ONU, se sono dirette ad Israele e USA. E noi italiani, ma non solo noi, camminiamo con un metro di lingua nel culo di Bush.

  5. X Yoshi: Hai ragione, infatti e’ li’ l’inghippo, fino a che lasciamo i diritti di veto a certi paesi, come anche in pratica il controllo dell’ONU, questo non conterà un ca…volo. Bisognerebbe avere i coglioni, tanti e tutti, per dire basta, ma fa comodo partecipare all’ennesimo piano Marshall.

  6. Ventomare, a parte il fatto che, come ho già scritto altrove, sei un ipocrita e un fesso, mi dici dove hai letto questa sciocchezza delle “bombe giocattolo russe”?.

  7. Genna, non sei un terrorista e quindi smettila di fare la vittima, se provi un piacere perverso nel guardare Vespa sono affari tuoi epperò non prendere come verità assolute quello che si dice in quel salotto, lo sai da solo che te lo dico a fare (no te lo dico per perchè l’incipit del tuo post è penoso). Il resto delle tue parole sono come “l’idiozia assassina” che attacchi, dall’altra parte dello specchio ma sempre idiozia.

  8. In Afghanistan non c’erano bombe giocattolo russe? Cairo che fa, sono anni che cura arti amputati, da bombe antiuomo e mine antiuomo, quelle si anche italiane.

  9. L’ho letto sulle interviste a Cairo su Repubblica. Mi basta. Non capisco però, perché con tutta la sfilza di casi che ti ho fatto ti sei fermato sulle bombe russe. Me ne sbatto di far sembrare gli americani migliori dei russi o di chicchessia. Spero che tu l’abbia capito questo.

  10. Mi sono fermato su quello perché non ne avevo mai sentito dire e volevo saperne la fonte (e non me ne hai ancora data una degna di tal nome). Il resto della lettera era come le altre tue, una sciocchezza.

  11. l’unica cosa buona che potrebbe fare uno come Luttwak sarebbe censurare Nuovi Mondi Media. Fornendo così loro l’incofuntabile prova di essere dei pericolosi ribelli contro l’impero delle “multi” e dando finalmente un senso alla loro “lotta” (chi si astrae è un gran figlio di, mi raccomando). Purtroppo per Nuovi Mondi Media Luttwak conta così poco che non potrà fare neanche questo per voi…

  12. Genna-riello, io tutta questa differenza fra te e Lutvak non la vedo. Forse l’odore… ma anche annegato nella lavanda, sempre quello poi è.

  13. Concordo sul fatto che la guerra in Iraq sia una bestialita’ umana e politica (e non e’ ancora finita), che Luttwak sia impresentabile, che Vespa sia Vespa e che ci sia un fenomeno di ipocrisia collettiva per cui sembra che fossimo in Iraq a distribuire fiori.
    Allo stesso modo non accetto l’atteggiamento uguale ed opposto di chi appena vede qualcuno saltare su una bomba corre a dire ‘Vedi che avevo ragione’.

  14. Caro Genna, ho assistito anch’io al siparietto inquisitorio del noto stratega Luttwak ed ho inviato un’e-mail alla redazione di informationguerrilla.org (casomai non se ne fossero accorti).
    ps: quelli di ig tempo fa linkarono un mio post, sono anch’io un terrorista?

  15. Gia’, quanto a cinismo Genna e soci hanno poco da imparare da uno come Luttwak. E’ una questione di attributi, di gioco maschio, come i flame nei commenti di un blog, come la guerra. E’ solo un problema di scala.

  16. Non ho trovato la minima traccia di cinismo nel post di Genna, che poi era di Wu Ming. Credo che loro si sentano toccati dalla sorte dei caduti di ieri molto più di tanti che li condannano.

  17. ventomare, che ci piaccia o meno esistono guerre giuste e guerre sbagliate. questa è stata una guerra più che sbagliata: infame. detto questo, due sono le alternative oggi. o stai lì e cerchi di salvare il salvabile. o te ne vai rimettendo in mano il paese a saddam. chissà la felicità dell’iraqueno a questa novità, trallallerorallalà. dopo che gli hai ucciso i parenti, dopo che gli hai demolito la casa, dopo che gli hai bombardato gli ospedali. noi staremo lì perché è l’unica cosa sensata e dignitosa che possiamo fare.

  18. E’ salutare ricordare, come fa Wu Ming, che se questo paese non fa pubblicamente i conti con certe cose successe dentro e intorno alle sue forze armate, non si può pretendere che noi ci identifichiamo con esse. Il comportamento inutilmente repressivo e vessatorio dei carabinieri a Genova non ha ricevuto alcuna sanzione. La morte della recluta della Folgore Scieri, probabilmente vittima di un crudele gioco di iniziazione, è rimasta impunita. Il ruolo del generale dell’Arma Delfino nella strategia della tensione è stato insabbiato. La collezione di stereotipi razzisti e violenti spedita dal comandante Celentano a tutti i parà se la ricordano in pochi. Ha ragione WM: se non c’è pulizia su queste cose, come si fa ad aver piena fiducia nelle forze armate come istituzione? Questo nulla toglie al fatto che, molto probabilmente, i morti di ieri erano brave persone, poveri diavoli, vittime di un meccanismo molto più grande di loro e di tutti noi messi insieme. Ma non toglie proprio nulla nemmeno alla necessità di affermare verità scomode.

  19. Ma che vuol dire “noi staremo lì”? E’ una frase che non significa niente. Capirei se fosse “noi staremo qui” oppure “loro staranno lì”. E comunque non è una cosa né sensata, né dignitosa. La dignità qui non c’entra nulla., c’entra solo la nostra impotenza di fronte a Bush. Per Nicola: i flame nei commenti di un blog con la guerra sono come i cavoli a merenda. Se non capisci questo allora hai dei problemi.

  20. L’ho già detto tre volte. Ho sfilato contro la guerra. Se non ci fosse stato, tra l’altro, l’intervento del Papa, avremmo rischiato anche di più. E non sono un prete, e neanche credente. (per Zio)
    Nessuno vuole evitare verità scomode, anzi, tanto di cappello a chi le porta a galla. Però non è vero che le istituzioni, anche quelle militari, sono tutte la stessa cosa. E’ questo voler accumunare tutto che limita la possibilità di migliorarle davvero. A Genova, ad esempio, con difficoltà, c’è chi indaga, c’è gente nella polizia che ha detto verità scomode. Ora il post, più che riaffermare che la guerra era sbagliata, ha evitato i distinguo, come sempre quando si vuole radicalizzare, tra ragioni sbagliate e vittime “innocenti”, sì innocenti, e l’ha fatto con supponenza. Tanto peggio tanto meglio? Bah. Comunque l’apertura del forum sociale un po’ ha rimesso le cose in pari.

  21. zio, “staremo lì” significa che pagheremo per tutto quello che c’è da pagare. abbiamo invaso l’iraq, lo stiamo occupando, ne abbiamo bombardato le città, chiuso quello straccio di economia interna che c’era, fatti saltare acquedotti e fogne, lo abbiamo insomma gettato nel peggior mare di merda che potevamo. adesso, quanto meno, ripariamo. e affrontiamo tutta la violenza che abbiamo scatenato. dobbiamo ricostruire e proteggere la popolazione civile. fanculo bush, il berlusca e la pornografia mediatica del dolore. e fanculo pure i comunisti italiani e le loro vergognose ritirate.

  22. Le “vergognose ritirate”… Mettiamoci pure “Tireremo diritto”, “Vincere e vinceremo”, “spezzeremo le reni alla Grecia”, “li fermeremo sul bagnasciuga” e infine, da non dimenticarsi, “Ne sarete voi degni?”.

  23. bravo okie, tu sì che ci hai fatto ammazzare dalle risate. lasciare milioni di disperati al proprio destino di merda io la chiamo una ritirata vergognosa. tu, invece, come?

  24. Il cinismo sta nell’accostamento dei morti di ieri ad un (reale) problema di democrazia all’interno delle nostre forze dell’ordine. Come a dire: in fondo in fondo gli sta bene a ‘sti fascisti di merda. Detto questo si puo’ essere d’accordo sul fatto che peggio del cinismo c’e’ solo l’ipocrisia, per esempio quella di chi piange i morti dopo averli mandati allo sbaraglio. Per lo Zio: forse sui flame (e piu’ in generale su certi atteggiamenti sprezzanti e arroganti) hai ragione tu, fossi in te, pero’, qualche dubbio in proposito me lo porrei. Quanto ai problemi, io ne ho di certo, ma non piu’ della media , credo.

  25. Ma tu credi davvero che si possa restare lì facendo altro rispetto a ciò che vogliono Bush Jr. e la Hallyburton? Credi davvero alla panzana della “missione umanitaria”? I contingenti sono lì per mantenere l’ordine pubblico mentre gli occupanti arraffano tutto. Non l’hai ancora capito?

  26. Ma cosa vuoi riparare, Cedric? Ma cosa vuoi proteggere? La vuoi smettere di dire sciocchezze? Sei finto quasi più di Ventomare. Non penso sia possibile che tu non abbia ancora capito che lo scopo della permanenza dei contingenti sia la protezione dei pozzi petroliferi, e che non sono attrezzati per ricostruire quasi niente. Tieni, ti dò qualche link per informarti meglio su cosa succede in Iraq. http://www.theherald.co.uk/news/4390.html http://www.mirror.co.uk/news/24by7panews/page.cfm?objectid=13613560&method=full&siteid=50143 http://story.news.yahoo.com/news?tmpl=story&cid=574&e=1&u=/nm/20031112/wl_nm/iraq_guerrillas_dc_1

  27. zio, lo sappiamo tutti il perché e il percome. il problema è che a chi c’ha una gamba amputata o un figlio ammalato in iraq, oggi, non gliene frega un cazzo se quello che lo cura è lì perché il suo governo fiancheggia l’imperialismo americano o meno. quello che gli importa è che ci sia qualcuno a curarlo. ed è l’unico punto di vista che conta, adesso.

  28. Sei proprio come Ventomare. Confondi la Croce Rossa con i militari e le garze con le mitragliatrici. Decisamente hai dei problemi.

  29. no, non confondo gli ospedali militari italiani e le mitragliatrici. no, non confondo una presenza militare di protezione (sei sicuramente al corrente che gli sciiti si ammazzano fra di loro). No, non confondo il genio e i campi profughi, la logistica e la distribuzione di aiuti umanitari. Soprattutto mi è molto chiaro che devi avere un fucile in mano in zona di guerra. perché ti piaccia o meno, lì vige la legge del più forte. e se non sei il primo a sparare, sparano prima loro. chiedi alla croce rossa. quello che invece mi confonde è la tua posizione. che cosa bisognerebbe fare secondo te, adesso? lasciare le ong disarmate da sole in iraq? è questo che mi stai dicendo?

  30. Nell’altro thread Zio si è spiegato benissimo, con dati, citazioni e numerosi link. Tu invece?

  31. Mi ri-intrufolo soltanto per segnalare questo articolo apparso sul Manifesto di oggi, dal quale si evince che: 1) anche associazioni e sindacati dei carabinieri (l’Unarma, non certo il Cocer) chiedono il ritiro delle truppe e considerano questa guerra illegittima; 2) i collegamenti tra Genova e l’Iraq esistono eccome, dal momento che in Iraq, al fine di addestrare la polizia locale, c’è andato il maggiore Claudio Cappello, che nei giorni del G8 comandava la Seconda Brigata mobile dei carabinieri, peraltro comandata da quel generale Leonardo Leso che non solo ha alle spalle il fallimento della missione in Somalia, le accuse di torture, la morte di Ilaria Alpi, ma che a Genova (allora colonnello) comandava le compagnie di intervento rapido, responsabili della maggior parte dei pestaggi immortalati nei video che tutti abbiamo visto.

    I parà, nel giorno del dolore –
    Rabbia e lacrime alla base del Tuscania a Livorno.- Il gen. Leso: «Sacrificio non inutile». – Le associazioni democratiche dei carabinieri chiedono il ritiro delle truppe: «In Iraq c’è la guerra, mai votata dalle camere». – Replica il Cocer: «Strumentalizzazioni» – Ma la guerra è la missione della Seconda brigata mobile, dalla Somalia al G8 di Genova – A. MAN. –
    Nelle caserme della Seconda Brigata mobile dei carabinieri è il giorno del dolore e della rabbia. Come al comando generale di Roma e al comando della Brigata (a Treviso) il tricolore è a mezz’asta. E alla caserma Amico di Livorno, sede del battaglione paracadutisti Tuscania, i militari piangono amici e colleghi massacrati a Nassirya. Sono lacrime vere. Poche parole le pronuncia il generale Leonardo Leso, parà e comandante della Brigata che riunisce i reparti d’élite della Benemerita dal Gis ai reggimenti speciali di Laives (Bolzano) e Gorizia: «Non sta a me dire se sia stato un sacrificio utile – dice il generale – ma penso proprio di sì». Nessuna dichiarazione, a Roma, dal comandante generale Guido Bellini, che ieri si è mantenuto per tutto il giorno in contatto con i suoi uomini in Iraq e stamattina volerà laggiù. E’ presto per sapere se davvero, come si vocifera in ambienti dell’Arma, il Tuscania ridurrà o modificherà la sua presenza nel paese occupato. A chiedere il ritiro del contingente, accanto ai pacifisti, è la parte migliore dell’Arma. Con una dichiarazione congiunta, l’associazione Unarma, la direzione del Giornale dei carabinieri e il sindacato carabinieri in congedo (Sinacc, di recente formazione), rilevano che «allo stato attuale, contrariamente a quanto affermato da Bush, i fatti dimostrano che in Iraq vi è ancora la guerra. L’Italia non ha mai avuto non ha partecipato né ha avuto il mandato parlamentare per partecipare al conflitto armato». Commossa la solidarietà «all’Arma e ai familiari» delle vittime dell’attentato. «Ma non dovevamo aspettare i morti per meditare sull’impegno italiano in Iraq», osserva il maresciallo capo Ernesto Pallotta, editorialista del Giornale dei carabinieri e voce storica della battaglia per la sindacalizzazione e la democratizzazione dell’Arma. «Di fronte ai morti diciamo basta e l’Italia deve allinearsi ai comportamenti della maggior parte dei paesi europei», insiste il maresciallo cavalier Formiga, segretario del Sinacc. Gli unici carabinieri sindacalizzabili sono quelli in congedo, quelli in servizio hanno solo il Cocer e l’associazione Unarma ha pagato caro il divieto di qualunque attività qualificata come «sindacale», imposto dai vertici del corpo con il beneplacito di quasi tutti i partiti e del consiglio di stato. «Ci chiediamo con dolore – aggiunge Formiga – perché i carabinieri devono morire per terrorismo all’estero? Abbiamo già i nostri problemi in Italia. E tanti». Dura la replica del Cocer, la rappresentanza istituzionale presieduta dal generale Serafino Liberati (tessera P2 n° 1729): «Il Cocer carabinieri – si legge in una nota – anche se affranto dal dolore per un avvenimento così drammatico, ritiene suo dovere far presente, a nome dei 112.000 carabinieri che rappresenta, che non si riconosce in quanto dichiarato da Unarma e Sinacc». La richiesta di ritiro del contingente è «stigmatizzata» come un «tentativo di strumentalizzazione di poveri ragazzi deceduti che hanno invece bisogno solo di pietà e, soprattutto, rispetto».

    In Iraq i carabinieri sono arrivati prima dell’esercito, istallandosi all’inizio a Baghdad al seguito del discusso ospedale da campo della Croce rossa italiana. Le truppe scelte dell’Arma contano su sponsor politici di primo piano (An innanzitutto) e godono di larghissimo credito presso l’amministrazione e gli apparati militari Usa, tant’è vero che l’allora ministro degli esteri Ruggero cercava di utilizzarli anche in Afghanistan nel 2002. Non gli riuscì. Un anno dopo, invece, il generale Leso era candidato al comando dell’intero contingente italiano in Iraq.

    Dall’Africa ai Balcani, il generale Leso è un’autorità in tema di mantenimento della sicurezza nei teatri di guerra. Qualche volta i suoi uomini si sono fatti onore, altre volte però sono tornati a casa tra le polemiche: basta ricordare la missione in Somalia nel ’94, segnata dalla misteriosa morte di Ilaria Alpi e dalle accuse (mai dimostrate) di torture sulla popolazione locale. Difficile, infine, dimenticare il ruolo svolto a Genova, al drammatico G8 del luglio 2001, dagli ufficiali della Seconda Brigata mobile. Leso, allora colonnello, coordinava le Compagnie di intervento rapido e risolutivo che caricavano senza pietà; appena un gradino sotto di lui c’erano Giovanni Truglio (oggi colonnello) e Claudio Cappello (oggi maggiore), presenti in piazza Alimonda al momento degli spari che hanno ucciso Carlo Giuliani. E proprio Cappello, nei mesi scorsi, era in Iraq per gli addestramenti della polizia locale.

    La scelta di Genova era inquietante perché nelle piazze italiane, in teoria, dovrebbero andarci solo i battaglioni mobili della Prima Brigata, l’equivalente dei reparti mobili (ex celere) della polizia. La Seconda brigata (1500 uomini circa) raggruppa invece reparti da guerra, fornisce i gli uomini che compongono le «Multinational specialized Units» (Msu) inaugurate da Leso in Bosnia e in Kosovo negli anni 90. Specialisti della guerra? Non tutti. Molti provengono dai normali reparti territoriali, attirati da cospicui incentivi economici. Ma certo la Seconda Brigata è una delle punte di diamante dell’Arma – prima e non quarta forza armata dopo l’incredibile riforma promossa nel 2000 dal governo D’Alema – e un cardine fondamentale del nuovo modello di difesa imperniato sulle forze armate

  32. Mi sembra corretto il discorso Unarma e Sinacc, meno comprensibile quello del Cocer. Continuo a non capire che c’entrano G8 di Genova, Somalia e Ilaria Alpi. Che c’entra il fatto che i comdandanti siano gli stessi? si stava discutendo della loro bravura/correttezza/onesta’? o dell’intervento italiano nella guerra iraquena? Prima cosa da evitare: accostamenti pseudosuggestivi, inutilmente allusivi. Dato che si va ad articoli pensavo di postare questo, è di un blogger iraqueno che seguo da un po’, da lì ad alcuni le cose sembrano diverse . Una sola premessa: non è da considerarsi una “risposta” all’articolo riportato da Wu Ming 1 è solo un altro contributo, di tipo differente. A volte preferisco un candore un po’ retorico ma sincero alle allusioni furbette dell'”occidente decadente”… ;-) “Greetings, So now it is the turn of the gentle Italians. This particular contingent is one of the most loved and kindest on the ground. They treat the people so kindly. They are doing a lot to help the local people. Everybody in Nassiryah will tell you this. And this town has been so peaceful. And it is this that drives the Misguided Demented mad. Targeting this particular target is not just another operation. It is premeditated and pregnant with meaning. They are infiltrating to the South to try to beak the tranquility and peace there. Every single attack or sabotage south of Baghdad is infiltration from other areas. The kind gentle folks of the south would never ever perpetrate such atrocity. Nor do I think any Iraqi, had any part in this. Suicide attacks are the hallmark of foreigners infiltrating into the country, to do Jihad at the expense of our blood, future, and the safety of our children and ordinary folk. So now noble Roman blood is being shed on the ancient plains of Mesopotamia, as it had been more than two millenniums ago, near Ur, near Akad, near ancient Sumeria, near the birthplace of the great prophet Abraham ( PBU ), near the birthplace of western civilization. And again what can we say to the Italian people, these gentle, cultured, cosmopolitan, kind people whom I have known and visited several times; Only the banal words of condolence to families, friends and entire nation. Iraqis: Noble blood of the best of humanity is being shed in your cause, and one day, one day when the new enlightened civilization of Mesopotamia is reborn again, you will erect statues of Gold in you hearts and your boulevards for those now fallen. We weep again. Salam Alaa” Il blog lo trovate a: http://messopotamian.blogspot.com/

  33. Cedric, sei rimasto l’unico a non capire che le ong vengono bersagliate PROPRIO QUANDO NON SONO DISARMATE. Ossia, quando appaiono un’appendice degli invasori. Sei proprio come Andrea e Ventomare, un ipocrita.

  34. Il blog dell’iracheno fa semplicemente ridere per il tono. Sembra satira (e alla fine lo è). Per quello che ne sappiamo, potrebbe essere curato da qualcuno che sta ai Parioli. Ah, immagino che il “Misguided Demented mad” sia Bush. O Rummy?

  35. Zio. Già, è sicuramente un agente della CIA perché dice cose che non ti piacciono in un modo che non ti piace. Io ho parlato di “candore”, l’inglese che usa mi ricorda molto quello tenero e cerimonioso degli Iraqueni con cui ho avuto modo di parlare nella mia vita.

  36. Gli agenti della CIA fanno cose molto più articolate, questa cosa l’avresti potuta fare addirittura tu che sei uno stronzetto con un nick da stronzetto, e te ne vanti pure.

  37. E visto che li conosci, vedi se ti insegnano a scrivere la loro nazionalità, si dice “iracheni”.

  38. Golpista, mi meraviglio di te. Non c’è scritto soltanto che sono gli stessi comandanti, ma che sono gli stessi reggimenti e le stesse brigate. E’ questo che vuol dire Wu Ming 1, secondo me: non si è fatta chiarezza su come si sono comportati altrove, e non si può pretendere che oggi ci sia un compatto cordoglio. Nessuna sete di vendetta, solo chiarezza di idee.

  39. Ari. La meraviglia è una nobile passione ;-) Spero che chi nelle forze dell’ordine è stato responsabile degli abusi gravissimi fatti al G8 di Genova sia trovato e punito, purtroppo ne dubito, come dubito che (ancora più difficile) saranno scovati e puniti i responsabili degli abusi di Piazza Plebiscito a Napoli (qualcuno ricorda?). Aldilà della possibilità di avere giustizia le regole sono queste: si è innocenti o colpevoli personalmente e si è innocenti fino a condanna definitiva. Detto questo non capisco, se avessero mandato in Iraq un corpo di militari dal primo all’ultimo al di sopra di ogni sospetto per te sarebbe cambiato qualcosa? Avresti sostenuto la guerra in Iraq? . Mi dispiace ma mi sembra che mischiare queste cose aggiunga solo confusione alla confusione che già c’è, nella testa di Wu Ming e della giornalista del Manifesto. Tentiamo di ragionare distinguendo (non separando!) ruoli, funzioni, persone, istituzioni, diritto, morale e forse eviteremo di finire nella triste vacuità dell’insulto di Zio.

  40. La triste vacuità e la confusione albergano solo nel tuo cervello. Non so se è peggio la tua ipocrisia o la tua ignoranza: “aldilà” è dove riposano i più. A parte questo, piccolo idolatra di Luttwak, devo ancora trovare un tuo post che non sia un concentrato di sciocchezze.

  41. x golpista. Miglior risposta di quella che ti avrei dato si trova nel nuovo Giap che ho appena ricevuto:

    “alcune doverose integrazioni al pezzo sull’infuocato dibattito on-line seguito al mio testo “Body Bags” (Repubblica-Bologna, pag.III, 14/11). L’articolo era abbastanza equilibrato, ma in questi casi e’ inevitabile manchi qualche tassello. Inoltre, il riferimento al mio precedente intervento sull’omicidio Biagi (che in realta’ era un racconto) e’ un virgolettato di una frase che in quell’intervento non c’era (*). Quel racconto, intitolato “Carcajada profunda y negra”, conteneva soprattutto un messaggio di solidarieta’ alla famiglia Biagi circondata dal lutto di circostanza e dalle strumentalizzazioni politiche. E’ disponibile sul sito di Wu Ming, http://www.wumingfoundation.com, per chiunque volesse leggerlo.

    Nel mio breve testo dell’altro giorno, intitolato “Body Bags” (anch’esso presente sul sito) non vi era odio, bensi’ amarezza e dolore. Se vi era qualcosa di spregiudicato, era forse l’intenzione di esprimere quell’amarezza e quel dolore attraverso uno stile lapidario, epigrammatico. Ho cercato di scarnificare quel testo, togliendo ogni ipocrisia. Molte persone hanno capito che intendevo dire, ancor prima del mio corollario di spiegazioni.
    Ringrazio chi, su qualche weblog, ha scritto che in quel testo io invitavo gli uomini in divisa a interrogarsi sui motivi e le modalita’ della loro spedizione, che va contestualizzata all’interno di una guerra illegittima, menzognera e che e’ stata condotta nonostante la contrarieta’ dell’opinione pubblica mondiale. Oggi in Iraq c’e’ una vera e propria occupazione coloniale, inutile negarlo. Anche chi ha compiti di “ricostruzione” e’ visto come un occupante, ormai ci sono pochi dubbi al riguardo.
    Qualcuno ha scritto che in “Body Bags”, paradossalmente, esprimevo maggiore cordoglio di molti altri.

    Non disprezzo affatto quei morti. Sono stato l’unico a ricordare i militari che stanno morendo di linfoma come conseguenza della loro missione in Kossovo. Si tratta di persone che hanno compiuto una scelta, e’ vero, ma non e’ detto che non possano farsi le domande giuste. In un mio dispaccio successivo, citavo le nette prese di posizione anti-guerra del direttore del “Giornale dei Carabinieri” e dell’Unarma, associazione para-sindacale dei Carabinieri.
    Il riferimento a Genova e ad altri episodi e’ dovuto al fatto che su molti comportamenti dell’Arma e delle altre forze armate e dell’ordine si e’ ripetutamente scelto di non fare chiarezza. Di fatto, tra le forze dell’ordine e vasti settori dell’opinione pubblica italiana esiste un rapporto di sfiducia, dovuto a troppi scheletri nell’armadio, troppe vicende insabbiate, troppi abusi impuniti.
    Purtroppo, il fatto che in Iraq ci sia proprio quel Tuscania, quella Seconda Brigata mobile dei CC che a Genova fu protagonista di inauditi pestaggi, non aiuta. Se intorno alle attivita’ di questi contingenti non ci fosse quella che da molti viene definita “omerta’”, oggi i discorsi sarebbero piu’ lineari, piu’ semplici e meno equivoci. Ciononostante, mai nemmeno per un secondo mi sono scordato che dentro la divisa c’e’ un essere umano. Cosa che molte persone in divisa tendono invece a scordarsi, quando impugnano un manganello rovesciato e si trovano ai piedi un ragazzino in posizione fetale che urla “Basta!”.
    Detto questo, ritengo che la cosa piu’ importante sia ragionare su come evitare altre stragi. Inutile dire che io sono per il ritiro delle truppe.” (Lettera di WM1 alle pagine bolognesi di Repubblica)

  42. Ari. La mia speranza era semplicemente che si potesse riconoscere che quei caduti sono “nostri”; e “nostri” in quanto caduti dell’esercito della Repubblica Italiana, non in quanto “poveri cristi” o “esseri umani” o “eroi”. A te e ad altri sembra solo una questione formale, che tanto il contenuto di Wu Ming 1 si capisce, che poi è “dei nostri” (come “dei nostri” sono tutti i commenti al post pubblicati su Giap che ho letto, neanche uno non dico di segno contrario ma di segno differente almeno…). Io credo che questo problema di forma sia importante e che segni il discrimine tra una opposizione anche dura ma democraticamente corretta e una opposizione scorretta e confusionaria che ammicca stupidamente a contrapposizioni sterilmente utopistiche e rivoluzionarie. Un continuo sfruttamento della rabbia altrui. La rabbia di chi è stato ingiustamente picchiato dalle forze dell’ordine la capisco, quello che non capisco è chi cerca di sfruttarla per alimentare il consenso ai propri deliri ideologici. Leggo saltuariamente (ma periodicamente) Wu Ming, lo trovo interessante perché è un prodotto tipico italiano, di secoli di dominazione cattolica, di chierici che oramai non hanno bisogno neanche più di una chiesa per esserlo tanto hanno interiorizzati questi meccanismi. Rappresenta veramente l’assoluta incapacità in questo paese di essere realmente laici. Sempre il bisogno di qualche chiesa in grado di fornire un modello interpretativo valido sempre in cui incasellare i vari fatti della vita (che poi giustapposti malamente cozzano fra loro generando cose tipo quell’articolo del Manifesto). L’Italia non finirà mai di stupirmi ma anche di annoiarmi. Certo di essermi guadagnato la disistima e l’inimicizia di tutti, vi saluto con affetto ;-)
    P.S. un’ultima cosa che c’entra poco ma mi viene in mente ogni volta che vedo la sua fotografia: povero Giap grandissimo (e rivoluzionario) stratega vincitore di francesi e americani finito tristemente prigioniero dello stato che aveva “liberato”.

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