Ingraziarsene uno per ammutolirne cento

A Guia riesce il colpo da maestro: magnifica Gonio che soncineggia, ed è “X” sulla schedina, con i blogger in casa e in superiorità numerica.
Morale: sdoganate, sarete sdoganati.

“QUEST’UOMO È UN GENIO”, FIRMATO GUIA

Quest’uomo è un genio, inizio e fine della storia. Dopodiché, ci si può anche attardare in una cronistoria minima. Giovedì scorso, il Foglio pubblica un articolo titolato “Cliccaggio furioso in poveri pomeriggi senza brasato”. L’autrice – con tutta evidenza al lordo di un bicchiere (di troppo) di Barolo – fantastica sulla mancata vita dei poveri tenutari di siti, gente che non ha di meglio da fare che inventare blog apocrifi in cui scrive cose così poco credibili, gente che non ha mai letto “44 falsi” di Michele Serra (Feltrinelli), gente che non sa fare il brasato al Barolo, altrimenti non potrebbe sprecare in questo modo i pomeriggi d’autunno. Il giorno dopo, sul sito gonio.splinder.it, compare l’opera esilarante di un innegabile genio. Non importa che l’autore faccia fare all’autrice di queste e di quelle righe, qui esilarantemente parafrasate, la figura della demente. Non importano neppure le sue imprecisioni e le sue errate convinzioni (Martin Amis più high brow di Sophie Kinsella? suvvia…) né l’evidenza di un immaginario malato (unica scusante per idee raccapriccianti come quella del brasato surgelato – e fatto con le viscere invece che col muscolo). Minuzie: se noi fossimo un editore, questo tizio ce lo accatteremmo al volo, invece di pubblicare libri di barzellette. Con il piccolo aiuto di un editor, questo diventa il più grande scrittore italiano, pur con il difetto di essere un grande scrittore italiano vivente. (Di più: un grande scrittore che vende molte copie). Uno che ha colto l’essenza dell’apocrifo: non scrivere le cose che scriverebbe l’autore, ma le cose che suonano intonate all’io narrante dell’autore. Non verità, ma plausibilità. Oriana Fallaci non scriverebbe mai (come le fa scrivere Serra) “Vomitai. Una, due, tre, quattro volte”, ma la foga della sua prosa lo rende perfettamente verosimile e allo stesso tempo assurdo, quindi eccezionalmente comico. L’apocrifo è vero oltre la vera verità delle cose (spero di non suonare come una del Dams), e infatti una delle punte massime di ammirazione della parodiata nei confronti della parodia è quel “George e Mildred”. Io non ci avevo pensato né l’avevo mai scritto, ma sta da qualche parte nel sottoscala della mia ragione, ed è assolutamente plausibile come influenza della mia “cellulite nevrotica” e come elemento ancora da ripescare nel saccheggio che perpetro ai miei stessi danni. Trovate quest’uomo, dategli un’identità e un anticipo, ma mi raccomando l’editor, ché questa volta ho (in parte) provveduto io, ma si sa che io non amo fornire prestazioni gratuite – neppure a un genio.

(Guia Soncini, tratto da Il Foglio del 28/10/2003)
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7 Commenti

  1. Ah, che onore far parte di quella cinquantina di persone che lo conosce di persona. Sul serio, ed a prescindere dalla Soncini.

  2. Ferrara tenta la carta e fa il gioco: allargare la cerchia dei suoi lettori! E vince il piatto. Un succulento brasato al barolo con cui continua a stuzzicare l’appetito dei bloggers invitandoli al desco. Anche la Soncini, chef d’eccezione per l’occasione, balza agli onori. Tra venere e bacco troneggia il suo nome. Lode a te oh blog?

  3. Sublime il richiamino polemico su Martin Amis per arginare la disfatta. Sembra di vedere uno scimpanzè goffo che tenta di fare le pulci a mani nude a un mitocondrio. Gonio straccia la signora, e senza neanche bisogno dell’editor.

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