Non me ne frega un c.

Sì, lo ha fatto anche Aldo Grasso. Ha scritto, tra il lusco e il brusco: “Ha senso una intervista in cui l’intervistato non apre bocca?” Ha scritto anche che il motivo per cui avevano invitato Monica, per tradizione orale, lo conoscono tutti ma non si può dire. Un giorno Cesare Zavattini, alla radio, stufo di ipocrisie, disse: “Cazzo!” E poi, cazzo, cazzo, cazzo. Che liberazione! Pompino, pompino, pompino, pompino. Non sono Zavattini ma fatemelo dire. Meglio un bel “Pompino!” gridato che quei giochini di parole che ci hanno ossessionato in questo week end. Dalla orrenda vignetta, volgare come al solito, di Forattini sulla Stampa, perché quando si disegna si può ma quando si scrive si scrive “faccia di c.”, “lei è una m.”, “e lei è uno str.”. Alle battute di Costanzo (“Porta a porta? Meglio dire Bocca a bocca”). Che dire? L’Italia è un paese di destra e un paese volgare. Inutile che cerchiamo di farlo diventare un paese di sinistra e un paese raffinato. E poi sapete che vi dico? Non me ne frega un c.

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