Profughi della new economy

Net To BeMi perdonerete, spero, se utilizzo queste pagine per soddisfare un’esigenza personale. In questi giorni è uscito in libreria, per i tipi di Hops edizioni, “Net To Be”, il libro che raccoglie tutte le strip disegnate da Roberto Grassilli, storico compagno di innumerevoli e soporiferi meeting aziendali che, probabilmente, stanno proseguendo in nostra assenza sotto le luci al neon di qualche anonima (ma molto cool) sala riunioni. L’esigenza personale di cui parlavo è dirgli grazie, dopo tanto tempo, e per cose che lui sa e non sto qui ad elencare. Quella che segue è la mia prefazione al suo libro. La riporto, accompagnata da questa introduzione, nel caso in cui non sia riuscito a nascondere quel “grazie” tra le righe. “Onestamente, questo libro avrebbe potuto essere migliore. Faccio un esempio: le pagine avrebbero dovuto essere autoadesive. A centinaia di impiegati, grafici, tecnici, topi da tastiera, responsabili dell’amministrazione, collaboratori coordinati e continuativi, superstiti dei portali della golden age della new economy sarebbe stata risparmiata la fatica di doverne fotocopiare le migliori pagine per poterle attaccare con lo scotch al proprio monitor sul posto di lavoro. Lancio un’idea per la seconda edizione: stampatelo su Post-It, e farete di Roberto Grassilli il caso letterario del decennio. Posto che sia presente una connessione ad Internet, infatti, non esiste ufficio in cui almeno una delle strip di Net To Be non sia stata appesa alla parete in quanto perfetta ricostruzione di surreali fatti realmente avvenuti all’interno dell’azienda; fatta pervenire in forma anonima al collega che Grassilli sembra conoscere perfettamente, tanto bene è riuscito a descriverne l’ottusità, i modi, le espressioni, l’abbigliamento, le manie; o attaccata con le puntine da disegno al tatzebao in sostituzione del contratto nazionale che deve essere affisso per legge, in quanto più esplicativa riguardo alle reali condizioni di lavoro e – va da sé – immensamente più divertente. Tra l’altro, con i tempi che corrono, alle dot com qualche Post-It in più fa sempre comodo: a causa delle ristrettezze economiche ormai si usa riciclare quelli vecchi sputando dalla parte senza adesivo. Il fatto che la matita di Grassilli satireggi su concetti quali il marketing e il target rende il libro che avete per le mani un perfetto paradosso: analizzandolo sulla base delle medesime teorie non può che rivelarsi un gioiello di strategia editoriale. Niente quanto questa serie di strip, infatti, raggiunge un target che persino i Miti Mondadori possono esclusivamente permettersi di sognare: quelli che non leggono. O che leggono poco. O che hanno poco tempo. I motivi da cui deriva tale conclusione sono, principalmente, due: innanzitutto è un libro con un sacco di figure. E, in secondo luogo, potrebbe essere a tutti gli effetti definito come il Bignami della letteratura riguardante l’economia e il lavoro nell’era del post-terziario avanzato e dell’information & communication tecnology: qualche accenno del Dilbert di Scott Adams, una ripassatina di Microservi di Douglas Coupland, una spruzzata delle utopiche tesi del Cluetrain Manifesto, la spontaneità dell’internet libera degli esordi, l’ironia di Christopher Locke in Gonzo Marketing e qualcosa del No Logo di Naomi Klein (attenzione: un’ombra appena, lo stretto necessario affinché risulti arduo catalogarlo come ‘No Global’ ma, al limite, come ‘un pochino meno Global’, ovvero quel tanto che basta per veicolare un sano atteggiamento critico verso le strategie livellatrici dell’estro e delle diversità che fanno capo alle multinazionali, senza che a qualcuno possa venire in mente di considerarlo – strumentalmente – come una sorta di Manuale delle Giovani Marmotte per aspiranti Black Blok). Il tutto caratterizzato dalla creatività di una delle storiche e migliori matite del mai troppo rimpianto ‘settimanale di Resistenza Umana’ Cuore. È proprio all’interno della redazione di Cuore che ho incontrato per la prima volta Roberto Grassilli. E che siamo diventati una coppia, nell’accezione eterosessuale del termine, beninteso. Credo che l’allora direttore Claudio Sabelli Fioretti (oggi compagno di scorribande su internet) non mi abbia fatto abbattere da un cecchino esclusivamente per soddisfare una propria curiosità nei miei riguardi: se fossi normale o meno. Blateravo (in un periodo in cui i possessori di modem ricevevano un filo meno di considerazione di quanto le ragazzine ne riservino, in genere, per i coetanei sfigati e brufolosi che fanno da tappezzeria alle feste) del futuro della comunicazione, di telematica, di confini saltati a piè pari dai bytes, della Rete, del Nuovo Medium Libero E Accessibile A Chiunque. Se non lo fece, fu perché qualcuno, ben più autorevole di me, si appassionò agli stessi argomenti. Si può dire, infatti, che Roberto Grassilli abbia battuto sul tempo, di anni, Renato Soru nello scoprire Internet. Che poi non sia stato altrettanto pronto nel far quotare le proprie intuizioni al Nuovo Mercato è un’altra storia. E, diciamola tutta, è forse un altro punto a suo favore. Oggi dire ‘comunità virtuale’ porta sfiga. E pure dire ‘portale’. Quindi non so bene cosa sia e come definire Clarence. So, però, (e anche Roberto sa) che crearlo e gestirlo è costato sorsate di Maalox, sudore e fatica. Risorse che a volte ci sono sembrate ben spese, altre meno. Meno, ad esempio, quando abbiamo avuto a che fare di volta in volta con una delle tante macchiette che trovate descritte nelle strip. A voi parranno tratteggiate a tinte esagerate e invece posso assicurarvi che nel corso del tempo abbiamo visto cose che vuoi umani non potete neanche immaginare eccetera eccetera. Project Managers, Web Consultants, Traffic Creators, Market Relators, Competence Managers, Human Computer Interaction Artists, Data Miners, Electronic Customer Relationship Managers, Strategic Planners, Surfers e WebWatchers totalmente privi del necessario, minimo pudore di vergognarsi del proprio ruolo così com’era riportato sul biglietto da visita. Avete una gran fortuna, credetemi, a poterne ridere vendendoli disegnati: dal vivo erano peggio. Eppure nei loro confronti la matita di Grassilli è stata implacabile ma gentile: persino il più cattivo dei cattivi, l’Ebenezer Scrooge della situazione, messo a confronto con la realtà sembra un personaggio da favola. Del resto, tutta la new economy è stata una favola: qualcuno se l’è inventata, molti l’han raccontata. Qualcuno ci ha pure creduto”.

(illustrazione di Roberto Grassilli)
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