Senza diplomazie…

Adriano SofriSinceramente: stavolta mi manca la voglia di calcolare il corrispettivo in alberi abbattuti dello spazio riservato dalla carta stampata alle ragioni di Gianni Vattimo. Credo però sia doveroso concedere il mio, questo, a quelle di Adriano Sofri, mediate dalla penna del figlio Luca ed esposte sul blog di Claudio Sabelli Fioretti: “Caro Claudio, ti scrivo alcune cose senza diplomazie. Per molti anni ho cercato di spiegare delle cose del tutto comprensibili a chi ci stava a sentire, con discrezione. Vedo ancora che molti erano da un’altra parte. È un po’ frustrante, ma è anche ovviamente legittimo che chiunque scelga di disinteressarsi a questo o quello, nella fattispecie alla storia di mio padre. Che poi ci scrivano sopra editoriali, o appassionati interventi nei forum, mi pare un po’ più ardito. Pazienza. Ma vedo che tra i tuoi ospiti ci sono anche molte persone perbene, a cui – annoiato io stesso da me stesso – provo a ripetere alcune cose, più brevemente che posso.
Rispettare le sentenze – Che qualcuno imputi a mio padre di non saper rispettare le sentenze, mi pare un po’ fortino. Che qualcuno confonda questo rispetto – ovvero obbedire alle sentenze – a un impensabile silenzio sulle sentenze storte, mi pare un po’ disattento. Significa dire che o le sentenze sono tutte corrette sempre (e allora auguri, ragazzi), oppure che quando non lo sono non bisogna fiatare. Se si avalla quest’idea, poi parlare di regime è più facile, in effetti. Innocente – Mio padre è stato condannato innocente. Ma questo non è obbligatorio saperlo. Mio padre è stato condannato senza prove. Questo è obbligatorio saperlo, se se ne vuole parlare. Se no, parlar d’altro. Grazie. Chi ha obiezioni su questo, chi conosce le prove, chi ha letto le carte e ritiene che ci siano, argomenti (è una provocazione, so che non è possibile, e infatti nessuno ne è stato mai capace). Se no, parlar d’altro. Grazie.
Sentenze – Per favore, non riempirsi la bocca dell’espressione “otto sentenze”, senza citare che tre di esse sono state favorevoli agli imputati, e che una è stata sovvertita con un trucco giudiziario da parte del giudice a latere. Si chiama sentenza suicida, in gergo tecnico. Quanto agli altri inghippi, stavolta ve li risparmio. Perché dovete credere a me e non ai giudici che hanno condannato? Già, e perchè dovreste credere a loro e non a me, allora? E perché non dovreste credere a quelli che hanno assolto, allora?
Privilegio – Mio padre gode di grossi privilegi e sostegni che mancano a molti altri detenuti innocenti. Infatti, aggiungo io, è in galera da quasi sei anni. Ed è un argomento del cavolo. Come a dire che molte ingiustizie legittimano ciascuna di esse. Come dire che c’è una gerarchia delle ingiustizie. Come a dire, in realtà, che nessuno di quelli che usa questo argomento ha mai mosso un dito per tirare fuori di galera qualcun altro meno privilegiato, peraltro. La solita differenza tra quelli che fanno e quelli che parlano.
Grazia – Mio padre dovrebbe chiedere la grazia. E perché? Per averla? E lui l’ha chiesta? Eccetera. Che mio padre esca di galera sarebbe una buona cosa per tutti, come sanno quelli che l’hanno capito, e che si battono con egoismo per se stessi, e per il posto dove vivono.
Similitudini – Ogni caso ha ovviamente una storia sua. Perché diavolo il fatto che mio padre sia innocente dovrebbe rendere innocente qualcun altro? (varrebbe anche il contrario, naturalmente). Il garantismo è quella cosa per cui si chiede che le leggi siano rispettate: nel caso di mio padre questo non è avvenuto, per esempio. Anche in molti altri, per esempio. In altri invece sì. O tutto o niente, è una posizione che la logica e la natura delle cose tendono a non avallare. Le cose sono diverse. A meno di non chiamare “doppiopesismo” il mangiare pasta a pranzo e carne a cena. O voltagabbana chi lo fa.
Claudio – Tu non devi credere che mio padre sia innocente. Io non te lo chiedo. Anzi, non voglio che tu nemmeno ci pensi. Fregatene. Non ti permettere. Non sono fatti tuoi. I fatti tuoi sono se sia stato giudicato correttamente e se sia giusto o no che stia in galera. Se poi vuoi fare un’indagine tua per scoprire com’è andata, hai il mio sostegno appassionato. Ma non chiedere oneri di prove e dimostrazioni. Io non mi azzardo nemmeno a pensare se tu sia colpevole o innocente nelle tue querele. Non mi permetto. So che ti hanno condannato, delle volte, e altre no. Ed è tutto quello che mi azzardo a credere.
Omertà – Una qualche sera a cena, o alla fine di un’intervista a Sette, qualcuno ti avrà detto che però un amico di un amico gli ha detto che è stato qualcuno di LC. «Ma uno di cui mi fido». Ne abbiamo sentite cento: ogni saputello d’Italia va dicendo la sua. Ogni combinazione di mandanti ed esecutori è stata pronosticata come in una partita di trivial. Qualcuno sa, a sentir te. Fammi un favore, Claudio, facci sapere i dettagli, se ci credi. Grazie. Ce ne sarebbero. Ma so di essere noioso. E come si vede ho perso il garbo pedagogico. Vedo che l’estremismo opinionista è più divertente della comprensione, che fa venire dei dubbi e attenua le posizioni, limitando la forza delle proprie espressioni. E se non ci si esprime su tutto, ci si diverte meno”
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La risposta di Claudio Sabelli Fioretti: “Caro Luca, questa drammatica storia mi ha sempre riempito di dubbi. E come tu sai benissimo, chi ha dubbi sta peggio di chi ha certezze. Per questo ne parlo, ne parlo, ne parlo, sperando che parlandone si risolva qualcosa. Certo lo faccio per me, si potrebbe dire che di Adriano non me ne frega niente, mi frega solo di me, ma io sono la persona a cui tengo di più al mondo. Il prezzo da pagare sono le chiacchiera da bar. Ma, te l’ho già detto tante volte, in tutte le discussioni feroci che abbiamo fatto, la cosa peggiore sarebbe il silenzo, per tutti. P.S.: quando ho letto la prima volta, quasi distrattamente, l’articolo di Vattimo, mi sono detto: è rincoglionito, è una bestia piena di sé. E allora l’ho letto, e riletto. E sto pian piano convincendomi che dietro una serie di grandi stupidaggini (alcune enormi come quella di legare questa vicenda alle sorti e alla popolarità del governo Berlusconi) c’è al fondo una grande verità. Adriano è un provocatore, un grande e fastidioso provocatore, ci ha rotto le palle, non fa niente per noi. Chieda la grazia, la smetta di fare il puro, ci mette in crisi e non risolve i nostri problemi. Perché vuole farci stare male? Che diritto ha di farci sentire delle merde?”.

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