Croce e leghizia

e Bricolo, per quanto possa sembrare strano, non sono due personaggi di una favola. Il primo si chiama Alessandro, ed è capogruppo del Carroccio a Montecitorio, il secondo Federico, e di mestriere fa il vice di . I due hanno presentato una proposta di legge che prevede l’affissione del crocefisso in tutte le scuole, università, uffici pubblici, carceri, ospedali, uffici giudiziari e stazioni. La motivazione ufficiale è che «i pericolosi e insolenti islamici non devono dimenticare che si trovano in un Paese cristiano. Il crocefisso rappresenta un simbolo identitario di civiltà». Capolavoro finale, la dichiarazione: «Basta tolleranza con gli intolleranti!». Che è come dire: «Basta con le parolacce, porca troia!». Era giusto un po’ di tempo che i legaioli non mostravano inequivocabili segni di squilibrio. Abbiamo commesso l’errore di sperare fossero approdati all’ultimo stadio di evoluzione che è loro concesso: superare la fase del controllo dei propri bisogni, vissuta come un momento molto delicato sia dal punto di vista del leghista che da quello della famiglia. Il padano pensa: “i grandi si aspettano da me che sia capace di trattenere a comando, mentre io mi sento improvvisamente sporco e bagnato senza sapere cosa sia successo”. La consapevolezza che urine e feci possono essere controllate, trattenendole se necessario e rilasciandole al momento opportuno, è cosa niente affatto banale, ed è comparabile allo shock dello svezzamento dalla polenta e osèi. Ho anche io una proposta di legge: per evitare di commettere un sacrilegio e perché il tizio sul crocefisso non se ne abbia a male nel vedersi paragonato ad un idiota, da oggi l’espressione “Dio “, scritta senza apostrofo, dovrebbe essere considerata a tutti gli effetti una bestemmia.

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